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PDF, 1.739 KB - La Privata Repubblica

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un pacco, contenente apparentemente fogli e definito esplosivo, perché lo<br />

portasse in tipografia, espresse ancora una volta timori per la sua vita: del<br />

pacco, regolarmente consegnato e ritirato da persona sconosciuta al<br />

Limongelli, non è stata trovata alcuna traccia.<br />

<strong>La</strong> corte di primo grado, pertanto, ha esaminato le varie vicende trattate<br />

da Pecorelli sulla sua rivista, soprattutto con riferimento a quelle che, al<br />

momento dell’omicidio, si presentavano come attuali, perché nuove o<br />

perché riproposte all’attenzione del pubblico attraverso la rivelazione di<br />

nuovi particolari o la fornitura di una nuova chiave di lettura, sulla<br />

premessa che solo una notizia attuale è idonea, per il pericolo che la sua<br />

pubblicazione rappresenta, a costituire valido movente per la soppressione<br />

di una persona. Dall’esame degli scritti pubblicati sulla rivista sono emerse<br />

cinque vicende aventi spiccate caratteristiche di pericolosità per gli<br />

interessati, vale a dire: il golpe Borghese, l’Italcasse, il fallimento Sindona,<br />

il dossier Mi.Fo.Biali, il caso Moro(16.3/9.5.1978).<br />

IL GOLPE BORGHESE<br />

<strong>La</strong> vicenda giudiziaria del c.d. Golpe Borghese, come ricostruita dai primi<br />

giudici, è nata su impulso di Giulio Andreotti, ministro della difesa<br />

all’epoca, il quale, avuta notizia, dal generale Gianadelio Maletti del servizio<br />

segreto (Sid), di una attività golpista di Valerio Borghese e del<br />

coinvolgimento in essa del generale Vito Miceli, suo predecessore, aveva<br />

trasmesso il rapporto fornito dal Sid all’autorità giudiziaria.<br />

Dell’indagine era stato incaricato il sostituto procuratore della repubblica<br />

di Roma, Claudio Vitalone.<br />

Pecorelli era in possesso di documenti segreti e aveva preso netta<br />

posizione in favore del generale Vito Miceli, sostenendo che dal rapporto<br />

originale e completo erano stati eliminati i nomi di politici e di alti funzionari<br />

che avevano aderito al golpe e precisando, ancora, che l'originario dossier<br />

era stato regolarmente inviato dal generale Vito Miceli alla magistratura, che<br />

l’aveva restituito, avendo preferito lavorare su ipotesi minori. Nei suoi<br />

articoli Carmine Pecorelli aveva sempre sostenuto che il coinvolgimento del<br />

generale Vito Miceli nel c.d. Golpe Borghese era stato frutto di un piano di<br />

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