Prodotti gastronomici del polesine - Istituto Alberghiero Cipriani Adria
Prodotti gastronomici del polesine - Istituto Alberghiero Cipriani Adria Prodotti gastronomici del polesine - Istituto Alberghiero Cipriani Adria
Prodotti gastronomici del Polesine Alunno: Francesco Congia Classe: 1H I.P.S.S.A.R. “Cipriani” Adria (RO) Attività alternativa alla religione cattolica A.S 2012/2013 1
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<strong>Prodotti</strong> <strong>gastronomici</strong> <strong>del</strong> Polesine<br />
Alunno: Francesco Congia<br />
Classe: 1H<br />
I.P.S.S.A.R. “<strong>Cipriani</strong>” <strong>Adria</strong> (RO)<br />
Attività alternativa alla religione cattolica<br />
A.S 2012/2013<br />
1
<strong>Prodotti</strong> <strong>gastronomici</strong> <strong>del</strong> Polesine<br />
1<br />
Alunno: Francesco Congia<br />
Classe: 1H<br />
I.P.S.S.A.R. “<strong>Cipriani</strong>” <strong>Adria</strong> (RO)<br />
Attività alternativa alla religione cattolica<br />
Introduzione<br />
Aglio bianco <strong>del</strong> <strong>polesine</strong><br />
A.S 2012/2013<br />
Pag.3<br />
Pag.3<br />
2 Melone <strong>del</strong> Delta <strong>del</strong> Po Pag.4<br />
3 Insalate e radicchi Pag.6<br />
4 Mais, Mais Bianco Perla e Farine Pag.7<br />
5 Riso <strong>del</strong> Delta <strong>del</strong> Po Pag.8<br />
6 Tartufo Pag.9<br />
7 Patate Pag.9<br />
8 Carote Pag.12<br />
9 Zucca di Melara Pag.13<br />
10 Gallina Ermellinata e Tacchino Ermellinato di Rovigo Pag.16/17<br />
11 Maiale Pag.18<br />
12 Fauna e caccia Pag.20<br />
13 <strong>Prodotti</strong> ittici Pag.23<br />
14 ESSE Adriese Pag.33<br />
15 Pane e pan biscotto Pag.34<br />
16 Liquori <strong>del</strong> <strong>polesine</strong> Pag.35<br />
17 Miele <strong>del</strong> <strong>polesine</strong> Pag.35<br />
2
Introduzione<br />
Questa ricerca è nata durante le ore alternative alla religione cattolica, con l‘obiettivo di<br />
presentare il meglio <strong>del</strong> Polesine, con le sue eccellenze e le sue specialità, talvolta uniche<br />
e irripetibili.<br />
Farle conoscere a chi non è di questi luoghi, per promuovere una ricchezza che ci<br />
appartiene e ci caratterizza, per accrescere sempre più la consapevolezza di ciò che<br />
questa terra ha saputo “creare” con fatica e determinazione, con il duro lavoro di tante<br />
donne e uomini.<br />
Il <strong>polesine</strong> è caratterizzato da paesaggi circondati dal mare, disegnati da valli e lagune, da<br />
distese di fertile campagna coltivata, da estese risaie, animati da tante persone che ogni<br />
giorno faticano per abbellirli e coltivarli. L’augurio è quello di poter ammirare dal vivo la<br />
nostra terra e di poterne gustare le sue specialità.<br />
Aglio bianco <strong>del</strong> Polesine<br />
Coltura e sapore tipico tradizionale di Rovigo e di <strong>Adria</strong>, dove si produce il 60% <strong>del</strong>la<br />
produzione nazionale, l’aglio bianco Polesano, che qui è coltivato e lavorato, ha<br />
recentemente ottenuto la D.O.P. Dal caratteristico colore bianco brillante uniforme, di<br />
forma regolare e compatta, caratterizzato da un aroma molto intenso .Per il suo<br />
caratteristico gusto è ottimo in cucina, si presta, infatti, come ingrediente alla preparazione<br />
di antipasti, primi e secondi piatti.Molti sono gli usi medicinali attribuiti all’aglio bianco <strong>del</strong><br />
Polesine. E' conosciuto fin dall’antichità per le sue proprietà antisettiche, balsamiche,<br />
espettoranti, e come valido aiuto per problemi d’ipertensione.La fitoterapia attribuisce<br />
all’aglio proprietà antibatteriche, convalidate da studi scientifici, grazie alle quali manifesta<br />
attività antisettica ed antibiotica (apparato respiratorio e gastroenterico in particolare),<br />
antifungine (soprattutto per la Candida albicans).Interessante è l’attività antivirale<br />
<strong>del</strong>l’aglio, documentata verso i virus influenza, herpes simplex, e rinovirus. Uno degli effetti<br />
per cui l'aglio è più conosciuto è quello ipotensivo. Quest’azione pare legata alla capacità<br />
<strong>del</strong>l’aglio di indurre vasodilatazione.<br />
3
Il Melone <strong>del</strong> Delta <strong>del</strong> Po<br />
Il melone <strong>del</strong> Delta <strong>del</strong> Po ha polpa giallo aranciato profumata e ricca di semi, uno dei frutti<br />
estivi per eccellenza perché dissetante grazie all'elevata quantità d'acqua contenuta al suo<br />
interno. Di forma per lo più sferica, la produzione <strong>del</strong> "Melone <strong>del</strong> Delta" nel periodo che va<br />
da giugno ad agosto, è concentrata soprattutto nei comuni di Taglio di Po <strong>Adria</strong> e Porto<br />
Tolle, dove grazie alle particolari condizioni pedoclimatiche, assume un particolare sapore.<br />
Dopo la raccolta, il melone viene trasferito ai mercati ortofrutticoli <strong>del</strong>la zona dove, viene<br />
apposto uno specifico contrassegno, ed è pronto per raggiungere i principali mercati<br />
ortofrutticoli. Negli ultimi anni la coltivazione <strong>del</strong> melone ha conosciuto un sensibile<br />
incremento, tanto da farla diventare una coltura molto diffusa.<br />
Appartenente alla famiglia <strong>del</strong>le Cucurbitacee, come il cetriolo, il melone è un frutto che<br />
può assumere diverse forme, da quella sferica a quella ovoidale.<br />
Il Polesine, precisamente nella zona <strong>del</strong> Delta <strong>del</strong> Po è una zona molto fertile per la<br />
coltivazione <strong>del</strong> melone. Il melone è una pianta annuale che appartiene alla famiglia <strong>del</strong>le<br />
cucurbitacee. Giallo, profumato e gustoso, è ricco di vitamina A e C, contiene una buona<br />
dose di potassio, ma soprattutto molta acqua, il che lo rende un frutto tipicamente estivo,<br />
perché molto dissetante. E originario <strong>del</strong>la fascia tropicale <strong>del</strong>l’Africa e <strong>del</strong>l’Asia, ma ha<br />
trovato nella zona orientale <strong>del</strong>la pianura Polesana un abitat ideale. Il melone può essere<br />
utilizzato come ingrediente per molti piatti freschi ed estivi, ma anche per fare confetture,<br />
liquori e gelati. Melone& Salute.<br />
Dal punto di vista nutrizionale questo frutto ha uno scarso valore energetico (dalle venti<br />
alle quaranta calorie per 100 grammi), in compenso è ricco di zuccheri (saccarosio,<br />
fruttosio e glucosio), vitamine (A e C), sali minerali (potassio, sodio, calcio e fosforo).<br />
Ha proprietà rinfrescanti e coadiuvanti i processi digestivi (ma è sconsigliato a chi soffre di<br />
dispepsie e di disturbi enterici). Possiede una blanda azione lassativa.<br />
4
Calorie <strong>del</strong> melone<br />
Il melone è un frutto a basso contenuto calorico, infatti, apporta circa 33 Calorie per ogni<br />
100 gr. Quindi è un frutto molto consigliato nelle diete alimentari ipocaloriche.<br />
La composizione <strong>del</strong> melone è di: 92% d’acqua, 7% di zuccheri solubili (fruttosio e<br />
glucosio) e poche proteine (circa l’1%). Al suo interno possiamo trovare una buona<br />
quantità di betacarotene, ossia il precursore <strong>del</strong>la vitamina A, e di sali minerali, specie il<br />
potassio.<br />
Le sue proprietà sono:<br />
- proprietà dissetanti, rinfrescanti e diuretiche;- stimolatore di melanina, grazia<br />
all’alta presenza di betacarotene;- proprietà antiossidanti: la presenza di vitamina A lo<br />
rende un antiossidante naturale, fondamentale per combattere i radicali liberi;<br />
- regolatore intestinale: grazie alla presenza di fibra solubile ed insolubile che<br />
contribuiscono alla regolazione <strong>del</strong>le funzioni intestinali, contrastando la stitichezza ed<br />
eliminando il colesterolo;- regolatore <strong>del</strong> sistema nervoso: per via <strong>del</strong>la presenza di<br />
vitamina B, utile contrastare la depressione;- regolatore <strong>del</strong>la pressione: grazie<br />
all’elevato contenuto di potassio, il melone è un valido aiuto per prevenire i disturbi <strong>del</strong>la<br />
pressione arteriosa;- proprietà protettiva <strong>del</strong>le ossa: grazie alla presenza di calcio e<br />
fosforo, che svolgono un’azione contro l’osteoporosi.<br />
Insalata con melone<br />
Tempo di preparazione: 15 minuti<br />
Ingredienti:<br />
• 1 piccolo melone• 100 grammi di insalata mista (rucola, insalata verde, insalata rossa)<br />
• olio d’oliva• sale<br />
Preparazione: Pulite il melone togliendo i semini e la buccia. Tagliateli a quadretti oppure<br />
a palline utilizzando l’apposito attrezzo. Versate il tutto in una insalatiera.<br />
Pulite l’insalata e unitela al melone. Condite con olio e sale e mescolate il tutto<br />
<strong>del</strong>icatamente. Per una super insalata si possono aggiungere verdure diverse come<br />
carote, pomodori e ravanelli e per un piatto unico anche dei formaggi a pezzettini o scaglie<br />
di grana.<br />
5
Insalate e radicchi<br />
Tra i prodotti e i sapori tipici tradizionali in Polesine figurano anche ortaggi e verdure. Le<br />
campagne di Lusia e Lendinara, ricche di sabbia derivata dalle antiche rotte <strong>del</strong> fiume<br />
Adige, presentano una particolare vocazione alle colture di insalate e radicchio di grande<br />
pregio qualitativo, al punto di essere di ottenimento <strong>del</strong>l’IGP. Le varietà comunemente<br />
coltivate sono: Lattuga Cappuccina dal cespo tondeggiante con foglie grandi e carnose; la<br />
Gentile con il cespo aperto di forma conica e foglie frastagliate; la Brasiliana di forma<br />
globosa con foglie grandi; e la Romana dall’aspetto ovale con foglie allungate. Altro<br />
importante prodotto è il Radicchio Bianco o Variegato di Lusia, “il fiore che si mangia in<br />
autunno ed inverno”. Colpisce per la sua forma e colori che lo fanno assomigliare ad<br />
un’orchidea. Il sapore è gradevole e <strong>del</strong>icato.<br />
Risotto con radicchio bianco di Lusia<br />
ingredienti per 4 persone<br />
• 320 g. di riso<br />
• 1 cespo di radicchio bianco di Lusia<br />
• 1 carota<br />
• 1 costa di sedano<br />
• 1 cipolla bionda piccola<br />
• 500 ml di brodo di verdura caldo e salato al punto giusto<br />
• 50 g. di burro<br />
• 30 g di parmigiano grattugiato<br />
• 1/2 bicchiere di vino bianco<br />
procedimento:<br />
In una pa<strong>del</strong>la dal fondo spesso e dai bordi alti mettete metà <strong>del</strong> burro e scaldate a fuoco<br />
basso. Aggiungete la carota. il sedano e la cipolla precedentemente lavati, mondati e<br />
tritati. Fate leggermente rosolare e unite il radicchio tagliato a striscioline sottili. A questo<br />
punto versate il riso, mescolate con un cucchiaio di legno in modo che prenda sapore,<br />
aggiungete la quantità di vino prevista e fate sfumare. Cominciate ad aggiungere brodo<br />
bollente: un paio di mestoli alla volta. Mescolate <strong>del</strong>icatamente e portate a cottura<br />
aggiungendo brodo quando occorre. Quando all’assaggio il riso avrà raggiunto il giusto<br />
6
grado di cottura spegnete il fuoco, aggiungete il burro ed il parmigiano e mescolate per far<br />
amalgamare il tutto. Servite caldissimo.<br />
Mais, Mais Bianco Perla e Farine<br />
La terra polesana è storicamente "grande produttore" di frumento e di mais, due colture<br />
che costituiscono parte integrante <strong>del</strong> paesaggio <strong>del</strong>la provincia. Negli ultimi anni, accanto<br />
alle colture più diffuse, stanno trovando spazio anche altri cereali alternativi, quali farro,<br />
orzo e segale, e varietà rare e dimenticate dall'agricoltura meccanizzata come il mais<br />
bianco perla. Come descritto dal nome, dalla cui macinazione si ottiene una farina bianca,<br />
usata per la produzione <strong>del</strong>la polenta bianca, molto tipica in Veneto, dal sapore molto<br />
<strong>del</strong>icato. La polenta bianca viene spesso accompagnata a piatti di umido o pesce fritto.<br />
Prodotto identificato come “Presidio” da Slow Food, come prodotto da salvaguardare,<br />
in quanto coltura quasi abbandonata perché difficile da coltivare - in quanto la raccolta si<br />
può fare solo a mano - e con poca resa per ettaro. E' compresa tra i <strong>Prodotti</strong> Tipici<br />
Polesani <strong>del</strong>la Regione Veneto.<br />
Polenta bianca<br />
Ingredienti:<br />
500 gr. di Farina da polenta bianca<br />
3000 ml di Acqua<br />
1 cucchiaino di Sale<br />
Procedimento:<br />
Fate bollire 3 litri di acqua con l'aggiunta <strong>del</strong> cucchiaino di sale. Iniziate a versare la farina<br />
a pioggia, poco alla volta, mescolando bene con una frusta. Quando la polenta inizia ad<br />
addensarsi, continuate a lavorarla con un mestolo di legno, abbassando la fiamma e<br />
rigirando sempre nello stesso verso, per evitare che si formino grumi. Dopo circa 40 minuti<br />
la polenta è pronta.<br />
Accorgimenti:<br />
A seconda <strong>del</strong>le ricette, la polenta bianca può essere più o meno liquida: potete tenere a<br />
portata di mano un pentolino di acqua bollente; se la polenta risulta troppo densa,<br />
aggiungete un mestolino alla volta.<br />
Idee e varianti:<br />
7
La polenta bianca veneta può essere servita nel piatto come base per un baccalà in<br />
umido. Altrimenti, versatela sulla spianatoia, fatela freddare, tagliatela a fettine e grigliatela<br />
per su entrambi i lati.<br />
Riso <strong>del</strong> Delta <strong>del</strong> Po<br />
Nel <strong>del</strong>ta <strong>del</strong> Po si coltiva riso da sempre, i terreni che negli anni hanno subito i fenomeni<br />
alluvionali sono particolarmente fertili e usufruiscono costantemente <strong>del</strong>la leggera brezza<br />
marina che crea quel particolare microclima salutare, che assieme al rispetto degli antichi<br />
sistemi di coltura rendono il riso polesano un prodotto sano e ricco dal punto di vista<br />
nutritivo. La sua coltivazione copre circa 9.000 ettari di terreno: Carnaroli dal chicco bianco<br />
perlato e lungo ideale per risotti, tiene bene la cottura, Vialone nano chicco più l’arco<br />
ideale per il risotto di pesce e Arborio dal chicco più piccolo e bianco, queste le varietà<br />
coltivate in particolar modo nella parte meridionale <strong>del</strong> Delta nel comune di Porto Tolle<br />
I terreni semi-sommersi <strong>del</strong> Delta particolarmente fertili e ricchi di potassio sono ottimi per<br />
la coltivazione <strong>del</strong> riso che in Polesine è iniziata nel 1400. Oggi le risaie <strong>del</strong> Delta coprono<br />
una superficie di 9000 ettari , viene coltivato il riso <strong>del</strong>la varietà “Japonica”,<br />
prevalentemente <strong>del</strong> tipo Superfino, nelle varietà Carnaroli , Volano, Baldo e Arborio, tutti<br />
con caratteristiche organolettiche particolari che li contraddistinguono dagli altri risi<br />
prodotti in Italia<br />
Riso alla Canarola (o riso e fasoi duri)<br />
I canaroli erano i raccoglitori di canne, lavoratori poveri che si portavano questo loro<br />
mangiare lungo il fiume, riscaldandolo per giorni. Il risultato è un riso duro misto a fagioli,<br />
raschiato (come da ricetta) dal fondo <strong>del</strong>la pentola.<br />
Ingredienti per 8 persone<br />
• 1 kg. di riso<br />
• 1 dado<br />
• 2 cucchiai di conserva<br />
• 250 gr. di fagioli secchi<br />
Mettere in acqua i fagioli per circa 12 ore. Cuocere con 1 dado, 2 cucchiai di conserva e<br />
possibilmente con un osso di crudo. Toglierli dal fuoco quando i fagioli sono ancora al<br />
8
dente. Aggiungere il riso e lasciare solo l'acqua sufficiente perchè i fagioli e risi galleggino.<br />
Portare il tutto in ebollizione per circa 8 minuti e continuare poi la cottura a fuoco lento<br />
mescolando spesso. Una volta cotti saltare i risi in pa<strong>del</strong>la, scaltrendoli leggermente, poi<br />
servirli con un filo di olio di oliva e un abbondante cucchiaio di grana.<br />
Tempo di cottura circa 2 ore e ¼.<br />
Il Tartufo Bianchetto <strong>del</strong> Delta <strong>del</strong> Po<br />
Le Golene <strong>del</strong> Delta <strong>del</strong> Po: (la Pineta di Donada, l'oasi di Panarella e la golena di Santa<br />
Maria) sono da sempre un buon terreno dei cercatori di tartufo oramai rimasti in pochi. Si<br />
tratta di un tartufo chiaro per l'appunto "bianchetto". Oggi però la diffusione di questo<br />
preziosissimo prodotto è cura <strong>del</strong> Servizio Forestale Regionale di Padova e Rovigo che<br />
gestisce da circa quindici anni il Centro Sperimentale per la Tartuficoltura di Porto Viro con<br />
il compito di diffondere l'uso di piantine micronizzate nelle opere di rimboschimento e di<br />
promuovere la creazione di tartufaie coltivate in ambito agricolo.<br />
Uova al tegamino e tartufo <strong>del</strong> Delta<br />
Le uova al tegamino, nobilitate dal tartufo, sono un piatto prelibato e di veloce<br />
preparazione. Procedimento: scaldare in un tegame da forno un poco di burro, togliere il<br />
tegame dal fuoco e rompervi 2 uova a persona, condirle con scagliette di parmigiano, un<br />
poco di sale e abbondanti fettine di tartufo. Ponete il tegame nel forno ben caldo finchè le<br />
uova cominceranno a rapprendersi.<br />
Servire subito!!!!<br />
Le patate Americane di Valliera<br />
La "patata dolce" o "patata americana" (Batatata), una radice dalla polpa biancastra, che<br />
diventa morbida e dolce quando è cotta. Può essere consumata in varie preparazioni, nel<br />
periodo autunno-invernale Il loro sapore è tuttavia molto più dolce, infatti questo tubero<br />
viene usato in numerose preparazioni dolciarie, (i maneghi gnocchi di patate americane<br />
conditi con burro fuso, zucchero e cannella), ma può essere utilizzata per preparazioni<br />
agrodolci. Da alcuni anni, nella seconda domenica di ottobre, nelle piccola frazione di<br />
Valliera di <strong>Adria</strong> si tiene una sagra tipica per celebrare questo alimento povero <strong>del</strong>la<br />
tradizione contadina adriese. Tubero derivato dalle patate <strong>del</strong>la specie Solanum<br />
tuberosum<br />
9
Regine dei tuberi, le patate sono ricche di vitamina C, efficace nel limitare i danni causati<br />
dai radicali liberi, molecole di ossigeno nocive per i tessuti organici. Inoltre, la presenza di<br />
potassio le rende un ottimo aiuto contro l’ipertensione. La patata contiene anche calcio,<br />
fosforo, magnesio, zolfo, cloro, manganese e ferro, mentre contiene pochissimo sodio. È<br />
un'ottima fonte di vitamine <strong>del</strong> gruppo B, vitamina C e PP. Inoltre facilita l'alcalinizzazione<br />
<strong>del</strong> sangue, è quindi adatta in tutti gli stati di acidosi perché ristabilisce l'equilibrio acido-<br />
basico <strong>del</strong> sangue.<br />
“Le patate contengono una sostanza antitumorale, l’acido cloro genico.” spiega<br />
Mary Ellen Camire, Professore associato e capo <strong>del</strong> Dipartimento di Scienza Alimentare e<br />
Nutrizionale Umana <strong>del</strong>la University of Maine a Orono. “Per trarre il massimo giovamento<br />
dalle proprietà antitumorali <strong>del</strong>le patate, bisogna mangiare anche la buccia o, in<br />
alternativa, bollirle senza sbucciarle e usare l’acqua di cottura per altri piatti, per<br />
esempio minestre o stufati.”<br />
Le patate sono alimenti energetici e disinfiammanti <strong>del</strong>l’apparato digerente; favoriscono<br />
inoltre la formazione e l’espulsione di feci abbondanti e morbide e sono utile quindi in<br />
presenza di emorroidi, in caso di gastriti, di ulcere <strong>del</strong>lo stomaco e <strong>del</strong> duodeno, di coliti,<br />
specialmente se ulcerose. Le patate sono ricche di carboidrati complessi, dunque<br />
indicate per chi soffre di diabete. I carboidrati complessi infatti devono essere scomposti in<br />
zuccheri semplici prima di essere assorbiti, il che significa che entrano in circolazione in<br />
maniera graduale, contribuendo a una maggiore stabilità <strong>del</strong>la glicemia. Le patate danno<br />
un forte senso di sazietà e perciò aiutano a controllare la fame e a perdere peso.<br />
Nel nostro paese sono presenti 4 qualità di patate, a seconda <strong>del</strong> colore, <strong>del</strong>la polpa e<br />
<strong>del</strong>la maturazione si dividono in patate a pasta gialla, bianca, rossa e novelle.<br />
Ogni tipo di patata è adatta a diversi metodi di preparazione. Quelle a pasta gialla sono<br />
caratterizzate da una polpa molto soda e sono l'ideale per essere impiegate nella<br />
preparazione di insalate o nelle fritture. Per fare <strong>del</strong>le cotture arrosto è consigliabile l'uso di<br />
patate novelle che hanno la caratteristica di essere friabili e tenere. Le patate a pasta<br />
bianca, invece, vengono impiegate nella preparazione dei gnocchi e <strong>del</strong> purè in quanto<br />
sono più farinose.<br />
Un consiglio è quello di conservare le patate in una cassetta di legno ( per una giusta<br />
aerazione) ed evitare i contenitori di plastica. E' bene usarle prima <strong>del</strong>la nascita <strong>del</strong><br />
germoglio e prima che assumano un colore verdastro che indica la presenza di solanina (<br />
una sostanza leggermente tossica e non molto digeribile).<br />
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Gnocchi dolci- Maneghi<br />
Ingredienti<br />
1Kg di patate o patate dolci (patate americane)<br />
200g di farina 00<br />
50g di burro<br />
1 uovo<br />
30g di zucchero<br />
10g di cannella<br />
Grana Padano q.b.<br />
Fate bollire le patate con la buccia, sbucciarle, passarle con lo schiacciapatate e farle<br />
raffreddare.<br />
Unite l'uovo, la farina e un po’ di sale, amalgamate tutto fino ad ottenere un composto<br />
soffice ed elastico. Formate gli gnocchi, tuffateli nell'acqua bollente e salata, quando<br />
riaffiorano sgocciolateli e conditeli, senza risparmio con cannella, zucchero, burro fuso ed<br />
abbondante grana padano<br />
Curiosità<br />
Gli gnocchi dolci erano un piatto che scandiva le vigilie <strong>del</strong>l'autunno e <strong>del</strong>l'inverno. I<br />
"maneghi", nome <strong>del</strong>la ricetta tradizionale, si differenziano dagli gnocchi perché tagliati a<br />
forma di bastoncino senza essere passati sulla grattugia rovescia o sui rebbi <strong>del</strong>la<br />
forchetta. La tradizione polesana li vuole conditi con burro, zucchero e cannella, secondo<br />
l'uso ereditato dalla cucina aristocratica rinascimentale di dolcificare e speziare<br />
abbondantemente le vivande al fine di combatterne il sapore vecchio, stantio, e salato,<br />
dovuto ai metodi di conservazione.<br />
11
La carota<br />
CONSUMO E CONSERVAZIONE<br />
Oltre ad essere consumata allo stato naturale, la carota può essere utilizzata per<br />
preparare succhi, puree, minestre, zuppe, dolci e sformati. Ad una temperatura di 0 °C ed<br />
un'umidità relativa <strong>del</strong> 90-95%, le carote si possono conservare anche per diversi mesi,<br />
mantenendo praticamente inalterate tutte le proprie caratteristiche organolettiche.<br />
Le carote sono alimenti poco calorici e quasi senza grassi, molto ricche di sostanze utili al<br />
corpo e in particolar modo di fibra, alfa e beta-carotene. Nella carota sono presenti<br />
anche altri componenti molto importanti: levulosio, destrosio, potassio, ferro,<br />
magnesio, fosforo, calcio, vitamina B6; tutti componenti che rendono le carote degli<br />
alimenti insostituibili in una corretta alimentazione.<br />
Il beta-carotene è un fonte molto importante di vitamina A per il nostro corpo, il beta-<br />
carotene è molto utile per la crescita e la riparazione dei tessuti e aiuta a mantenere la<br />
pelle morbida e sana, a prevenire infezioni <strong>del</strong>l’apparato respiratorio e a proteggerci<br />
dall’inquinamento; una sua mancanza può portare verso una diminuzione <strong>del</strong>la visione<br />
notturna, aumentata suscettibilità alle infezioni, pelle secca e squamosa, perdita<br />
<strong>del</strong>l’appetito e <strong>del</strong>l’olfatto, stanchezza frequente, assenza di lacrimazione, denti difettosi, e<br />
ritardata crescita <strong>del</strong>le gengive. Le carote sono degli ottimi alleati <strong>del</strong>l’intestino: il<br />
succo di carota è un grande equilibratore <strong>del</strong>la flora intestinale e trova impiego nelle<br />
infezioni e tossinfezioni di questo organo, nelle convalescenze, dopo un’assunzione<br />
prolungata di antibiotici o farmaci chimici. Inoltre è un potente remineralizzante. Per queste<br />
due proprietà (eubiotico intestinale e mineralizzante) trova impiego in modo particolare<br />
nell’azione di riequilibrio intestinale.<br />
Crocchette di carote e patate<br />
Ingredienti per 4 persone:<br />
- 400g di carote (peso da sbucciate)<br />
- 200g di patate (peso da sbucciate)<br />
- 1 uovo<br />
- 50g di parmigiano-<br />
Una spolverata di prezzemolo- pangrattato q.b.<br />
- sale e pepe e cumino- una mozzarella<br />
Procedimento:<br />
12
Pelate e lavate le verdure, tagliatele a pezzi grossi e mettetele a bollire fino a quando non<br />
si ammorbidiranno. Versare le verdure lessate nel robot da cucina aggiungendo<br />
prezzemolo, uovo, parmigiano, spezie e il pangrattato. Il composto ottenuto deve essere<br />
abbastanza solido da poterci fare <strong>del</strong>la polpette. Se non ci sembra tale aggiungiamo<br />
pangrattato e a questo punto si inserisce all’interno un pezzettino di mozzarella.<br />
Ripassiamo le polpette nel pangrattato e inforniamo tutto a 180 gradi per 30 minuti.<br />
La zucca<br />
La zucca è un ortaggio che appartiene alla famiglia <strong>del</strong>le Cucurbitacee, le sue origini<br />
arrivano dal Centro America e il suo sviluppo mondiale è avvenuto dopo la scoperta di<br />
Cristoforo Colombo. Di colore arancione, la si può trovare tonda, allungata, ma le sue<br />
proprietà non cambiano: è ricca di acqua e ha pochissimi zuccheri. Per questo è<br />
considerato un alimento ideale per chi segue regimi dietetici. In cucina, infatti, è molto<br />
utilizzata come condimento e come elemento principale <strong>del</strong>la portata.<br />
Coltivazione<br />
La zucca cresce soprattutto in climi miti, sotto i 10° C il suo sviluppo è molto lento.<br />
Predilige terreni molto concimati, ricchi di proteine. Di solito la semina avviene nel periodo<br />
primaverile, verso aprile, mentre la raccolta è nel mese di agosto. Il periodo stagionale in<br />
cui viene di più acquistata e venduta è ottobre, con la fine <strong>del</strong>l'estate.<br />
Tipologia<br />
Le zucche si dividono in grandi macro aree quelle da inverno: Cucurbita maxima e<br />
Cucurbita moscata, e zucche da zucchini: Cucurbita pepo e Cucurbita melano sperma. Tra<br />
le prime ci sono:<br />
• La zucca a turbante<br />
• La zucca grigia di Bologna<br />
• La zucca marina di Chioggia<br />
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• La zucca gialla Mammoth<br />
• La zucca piena di Napoli<br />
Proprietà alimentari<br />
Le proprietà alimentari <strong>del</strong>la zucca la rendono un ortaggio ricco di valore, infatti contiene<br />
caroteni, che consentono di evitare molte forme tumorali, poi ha vitamina A e C, fosforo,<br />
potassio e magnesio. L'ortaggio è ricco di fibre, ma soprattutto di acqua (94%), tanto<br />
che è utilizzato come alimento ideale per la dieta anche perché stimola la diuresi ed è ad<br />
alta digeribilità. Ricco di benefici è anche la buccia che può alleviare i dolori da scottatura<br />
<strong>del</strong>la pelle e in cosmetica le creme a base di zucche sono ideali per idratare la pelle<br />
grassa. Secondo antiche credenze i semi di zucca contengono zinco che aiutano a<br />
stimolare gli ormoni e a combattere l'infertilità.<br />
Risotto di zucca:<br />
Ingredienti:<br />
300 gr di zucca,<br />
100 gr di Parmigiano,<br />
1 lt di brodo vegetale,<br />
50 gr di burro,<br />
1 cipolla,<br />
400 gr di riso,<br />
½ bicchiere di vino bianco.<br />
Per prima cosa per preparare il risotto alla zucca pulite la zucca: privatela dei semi,<br />
tagliatela a fette, sbucciatela e riducetela a cubetti. Nel frattempo, mettete a rosolare in un<br />
tegame abbastanza grande la cipolla finemente tritata con l'olio. Quando la cipolla sarà<br />
ben dorata, aggiungete i cubetti di zucca e il riso (assicuratevi che i cubetti di zucca si<br />
siano ammorbiditi per bene prima di aggiungere il riso!). Mescolate il tutto per qualche<br />
minuto per impedire al riso di attaccarsi al tegame e lasciate cuocere per almeno 10<br />
minuti.<br />
A questo punto aggiungete il vino e a mano a mano anche il brodo, lasciando cuocere il<br />
tutto per almeno 20 minuti. Quando mancano 2 minuti alla fine <strong>del</strong>la cottura aggiungete il<br />
burro e il parmigiano mescolando il tutto per bene. Lasciate riposare il riso per due minuti<br />
e servite in tavola ben caldo!<br />
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Vellutata di Zucca<br />
Ingredienti<br />
2 patate medio-piccole<br />
200g di polpa di zucca<br />
1/2 cipolla bionda<br />
1 litro di brodo vegetale<br />
3 cucchiai di olio d'oliva extravergine<br />
Sale e pepe q.b.<br />
Tritate la cipolla e fatela imbiondire in una casseruola con l'olio d'oliva. Pelate le patate e<br />
affettate finemente a lamella, unite alla cipolla e fate cuocere per 3 minuti Nel frattempo,<br />
tagliate la zucca a dadini e unitela alle patate. Fate rosolare brevemente, coprite con il<br />
brodo e fate cuocere lentamente. A cottura terminata, frullate la vellutata aggiustando di<br />
sale e pepe. Servite la vellutata calda accompagnata da crostini di pane e un filo d'olio a<br />
crudo.<br />
Curiosità<br />
Tutto il territorio <strong>del</strong> Polesine è una zona vocata per la coltivazione <strong>del</strong>la zucca.<br />
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Ne vengono prodotte essenzialmente due e tipologie: la Zucca Delica, tondeggiante con<br />
buccia sottilissima di colore verde intenso e polpa giallo arancione molto compatta, soda.<br />
Ottima per i risotti, o anche cotta in forno. La Zucca Violina, di forma allungata e<br />
ingrossata ad una estremità. Della famiglia Cucurbita Muscata, claviforme, buccia spessa<br />
di colore giallo con riflessi aranciati, polpa giallo intenso. Decisamente dolce, si presta per<br />
il ripieno di tortelli e per ogni tipo di torta. Adatta alla frittura e cottura in forno .<br />
Gallina Ermellinata di Rovigo (Origine, diffusione e<br />
caratteristiche economiche)<br />
La selezione di questa razza è iniziata nel 1959 (completata nel 1965) presso la Stazione<br />
Sperimentale di Pollicoltura di Rovigo (Veneto). Alla sua formazione hanno concorso le<br />
razze Sussex e Rhode Island. Scopo <strong>del</strong>la selezione era quello di ottenere una razza con<br />
spiccata attitudine alla produzione di carne di qualità pregiata ma con una buona<br />
produzione di uova. Abbastanza diffusa. Razza da carne e da uova. L'accrescimento è<br />
abbastanza rapido. Le femmine possono essere utilizzate negli incroci per la produzione di<br />
pulcini autosessati.<br />
Reperibilità<br />
Abbastanza diffusa in tutto il territorio veneto, e specialmente nella zona <strong>del</strong> Delta <strong>del</strong> Po,<br />
gli esemplari di questa razza sono reperibili presso aziende agricole e rivenditori<br />
specializzati.<br />
Usi<br />
I polli vengono consumati cotti alla brace o arrosto. I capponi vengono utilizzati per il brodo<br />
o per l’arrosto mentre la carne di gallina viene bollita e utilizzata per il brodo. Sono<br />
consumate e apprezzate anche le uova prodotte da questa razza.<br />
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Tacchino Ermellinato di Rovigo Atlante <strong>del</strong>le razze di Tacchini<br />
(Origine, diffusione e caratteristiche economiche)<br />
La selezione è stata avviata nel 1958 presso la Stazione Sperimentale di Pollicoltura di<br />
Rovigo al fine di migliorare le prestazioni produttive ed economiche <strong>del</strong> tacchino Comune<br />
introducendo sangue <strong>del</strong>la razza americana Narragansett e ottenendo soggetti con<br />
piumaggio grigio e tarsi colore bruno rossastri. Dal gruppo, per mutazione, comparvero<br />
alcuni soggetti con piumaggio ermellinato e tarsi color arancino. La selezione di questi<br />
animali portò alla formazione di una nuova razza denominata Tacchino Ermellinato di<br />
Rovigo. E' un tacchino rustico di taglia media, precoce e a rapido impennamento Ottimo<br />
pascolatore e si presta molto bene all'allevamento all'aperto anche in zone montane. La<br />
femmina depone circa 70-100 uova a ciclo (con guscio leggermente rosato e <strong>del</strong> peso di<br />
70-80 grammi). La maturità sessuale viene raggiunta a sette mesi sia nei maschi che nelle<br />
femmine. La durata <strong>del</strong>l'incubazione è di 28 giorni.<br />
Caratteristiche morfologiche<br />
Taglia media. Mantello bianco ermellinato. Tarsi color carnicino e pelle bianca<br />
I maschi raggiungono il peso di 10-12 kg, mentre le femmine si aggirano attorno ai 4-6 kg.<br />
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Il maiale<br />
Tra le numerose razze di maiale oggi selezionate, gli allevamenti <strong>del</strong> Polesine occupano<br />
uno spazio importante; qui la suinicoltura è praticata a livello industriale, mentre<br />
l'allevamento casalingo, seppure ancora diffuso, è ormai in declino, e con esso vanno<br />
purtroppo scomparendo antiche tradizioni, consuetudini e leggende.<br />
bistecca di maiale Il maiale ha sempre rappresentato garanzia di sopravvivenza ed<br />
espressione di benessere, e ancora oggi poco o nulla <strong>del</strong>l'animale macellato viene<br />
scartato.<br />
Molti sono i pregiudizi riguardanti la carne suina, spesso accusata a torto di arrecare un<br />
eccessivo apporto di grassi, favorendo quindi l'accumulo di colesterolo nelle arterie. In<br />
realtà la componente di grasso è pari o inferiore a quella <strong>del</strong>la carne degli altri animali, ed<br />
è prevalentemente formata da acidi grassi polinsaturi e monoinsaturi, ad effetto anti-<br />
arterio-sclerogeno.<br />
E' doveroso comunque distinguere due gruppi di razze: quella dei "suini pesanti", da<br />
salumi (ricca di lardo e grasso), e quella dei "suini magri" con un centimetro di grasso di<br />
copertura e un 2-4 % di grasso di infiltrazione.<br />
Il tasso di digeribilità è ottimo proprio in virtù <strong>del</strong>la scarsa quantità di tessuto connettivo;<br />
tuttavia, questo tipo di carne è sconsigliato ad uremici e gottosi, mentre va bene per i<br />
bambini, per gli anziani e per quanti soffrono di digestione lenta.<br />
Tra gli insaccati va ricordata la bondola polesana. di origini antiche, strettamente legata<br />
alla vita stessa <strong>del</strong> Polesine, specialmente nei comuni di <strong>Adria</strong>, Arquà Polesine, Badia<br />
Polesine, Bosaro, Pontecchio, Frassinelle e Rovigo.<br />
Fatta con le parti migliori <strong>del</strong> maiale, tra cui il guanciale, essa è poi aromatizzata con vino<br />
rosso e con brandy, e consumata due mesi dopo la sua preparazione. Alla fine <strong>del</strong>la<br />
stagionatura deve risultare soda e morbida, a metà strada tra la bondola di Montagnana e<br />
la salama da sugo di Ferrara. Se ben conservata, può essere cotta anche dopo due o tre<br />
anni.<br />
La bondiola rodigina<br />
Dopo i reportage di Renato Malaman, di cui anticipiamo l'arrivo di altri godibili cronache di<br />
viaggi da gran gourmand, la penna <strong>del</strong> collega <strong>del</strong> Corriere <strong>del</strong> Veneto, Antonnino<br />
Padovese, ecco per i nostri lettori, le righe di Donato Sinigaglia de Il Gazzettino, che<br />
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insieme alla passione per la direzione <strong>del</strong>la cronaca <strong>del</strong> rodigino, ha sempre condiviso il<br />
piacere <strong>del</strong>la buona tavola e la scoperta di mete enogastronomiche di gran qualità.<br />
Ormai è diventata una leggenda. La vera bondiola<br />
polesana è come la Primula Rossa: tutti dicono di<br />
produrla ma pochi la sanno preparare secondo la<br />
tradizione più antica e più genuina. Il salume più tipico<br />
<strong>del</strong> territorio <strong>del</strong>la provincia di Rovigo è quasi un mito:<br />
aria umida, acqua e nebbia quanto basta, maiali<br />
allevati in riva ai canali che si snodano tra le sponde<br />
<strong>del</strong>l’Adige e <strong>del</strong> Po. Ecco gli ingredienti esterni che unitamente alle parti scelte <strong>del</strong> maiale<br />
ne fanno una vera rarità. “La bondiola – afferma Nemo Cuoghi, accademico <strong>del</strong>la cucina e<br />
profondo conoscitore <strong>del</strong>la cucina polesana – sta diventando ormai introvabile. E’ un<br />
prodotto che deve essere salvato perché appartiene al mondo <strong>del</strong>le eccellenze <strong>del</strong><br />
Veneto. Quello di Cuoghi è stato un invito forte, un messaggio subito raccolto che sta<br />
mobilitando nel nome <strong>del</strong>la “maggiorata polesana” più amata un numero sempre più<br />
numeroso di estimatori e buongustai <strong>del</strong>l’insaccato. Salume caratteristico dei comuni di<br />
Frassinelle, Villamarzana, Pincara, Guarda Veneta, Rovigo e Grignano l’insaccato è il<br />
“prezioso” protagonista <strong>del</strong>le mense nei giorni di festa. Ma con alcuni correttivi e un<br />
disciplinare adeguato potrebbe essere ampliata ad altre aree <strong>del</strong>la provincia di Rovigo.<br />
Cercare di trovare una ricetta è impossibile: la preparazione, la lavorazione e la<br />
stagionatura vengono segretamente tramandate da padre in figlio.<br />
Un po’ come è successo a Giancarlo Bertazzo, uno dei più famosi produttori di bondiola di<br />
Rovigo che ha ereditato il lavoro e la passione dal padre Bruno, allevatore e poi macellaio<br />
per passione.<br />
Nella sua macelleria la lavorazione è gelosamente custodita. Bertazzo svela solo la base<br />
con cui prepara l’impasto: polpa scelta tra cui il fon<strong>del</strong>lo (straculo) e spalla in parti eguali;<br />
gola (guanciale), pancetta, vino rosso di qualità, sale pepe e aglio (facoltativo). La<br />
macinatura è fata con piastra media, numero otto. L’impasto viene poi insaccato nella<br />
vescica di maiale o di vitello. La stagionatura varia dai due ai tre mesi. La forma è<br />
rotondeggiante, il peso varia dal chilogrammo quando è fresca 7.800 grammi quando è<br />
stagionata. Il resto degli ingredienti che fanno <strong>del</strong>la bondola la regina <strong>del</strong>le mense<br />
autunnali e invernali è “top secret”.<br />
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Poche decine di chilometri da Rovigo c’è Frassinelle: luogo vocato per la bondola : qui al<br />
vino a volte si preferisce il brandy e all’aglio gli aromi. La stagionatura è più lentra tre-<br />
quattro mesi.<br />
“In ogni caso – dice Giancarlo Bertazzo – prima di cuocerla è opportuno tenere la bondola<br />
a bagno per lacune ore. Va poi avvolta in un canovaccio e legata ad una assicella ciò<br />
perché la parte non venga a contatto con il fondo <strong>del</strong>la pentola. La cottura deve essere<br />
lenta e <strong>del</strong>la durata di circa quattro ore. Va servita bollente, appena scamiciata, con un<br />
abbondante contorno di purea”.<br />
Fauna e caccia<br />
Fiera Caccia e Pesca 2012<br />
La provincia di Rovigo è una <strong>del</strong>le aree a maggior diversità faunistica di tutta Italia. Questo<br />
grazie alla presenza dei due principali fiumi italiani – l’Adige e il Po – e <strong>del</strong>le loro foci. Il<br />
Polesine, difatti, ospita la parte attiva <strong>del</strong> Delta <strong>del</strong> Po, esteso per oltre 21.000 ettari di<br />
zone umide: un mosaico di acque dolci, salate e salmastre che, unitamente al mutare dei<br />
sedimenti, <strong>del</strong>le maree e <strong>del</strong>le piene, crea un paradiso faunistico. L’Abbondanza <strong>del</strong>la<br />
Fauna ha permesso, nei secoli, lo sviluppo locale di due principali forme di caccia: quella<br />
alla selvaggina stanziale e quella alla migratoria. La caccia alla stanziale è rivolta<br />
soprattutto alla Lepre, grazie al tradizionale utilizzo <strong>del</strong> Segugio, e ai Galliformi, con i cani<br />
da ferma. Il Fagiano è da sempre una <strong>del</strong>le prede più ambite dai cacciatori locali, al quale<br />
nell’ultimo decennio è andata aggiungendosi la Starna, pregiata pernice di pianura.<br />
L’impegno degli Ambiti Territoriali di Caccia e <strong>del</strong>l’Amministrazione Provinciale ha<br />
permesso il ritorno di questa preziosa specie, che è ora comunemente cacciata nelle<br />
campagne polesane. Fiore all’occhiello <strong>del</strong>la tradizione venatoria polesana è, però, la<br />
caccia agli uccelli acquatici. Tale attività venatoria, praticata soprattutto da appostamento,<br />
si è sviluppata in maniera profonda e radicata grazie alla presenza nel Delta di una<br />
variopinta e magnifica Fauna acquatica, costituita soprattutto da anatre selvatiche,<br />
trampolieri e folaghe. Le anatre selvatiche hanno suscitato, da sempre, grande interesse<br />
nelle genti <strong>del</strong> Delta. Sia come fonte di sussistenza alimentare, dato il loro grande numero<br />
e la loro appetibilità, sia come oggetto <strong>del</strong>la passione venatoria, sia, più in generale, per la<br />
loro bellezza ed eleganza. La tessitura <strong>del</strong>le screziature, gli abbinamenti cromatici e la<br />
cangiante lucentezza dei piumaggi fanno, degli Anatidi, i “pappagalli d’Europa”.<br />
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Il grande Delta, che lo straordinario territorio <strong>del</strong> Veneto ci offre, rappresenta una meta<br />
agognata per schiere di anatre selvatiche, che da tutta Europa e dalla Russia fin oltre gli<br />
Urali giungono in questo eldorado mediterraneo: vaste zone umide che a mosaico si<br />
incastonano nell’arco <strong>del</strong>l'Alto <strong>Adria</strong>tico, migliaia di ettari di acque basse che come una<br />
tavola imbandita vengono “apparecchiati” per gli acquatici, un clima relativamente mite ed<br />
un luogo comodamente posto a metà strada tra il nord Europa e l’Africa. Gli anatidi, tesoro<br />
venatorio <strong>del</strong> Delta, da secoli sono gestiti sapientemente, in particolare all’interno <strong>del</strong>le<br />
valli da caccia e da pesca, estese per oltre 8.000 ettari. La cura degli ambienti umidi,<br />
unitamente all’esperienza e ai regolamenti, permettono oggi che decine di migliaia di<br />
anatre selvatiche sostino in Polesine, sia durante la migrazione, che per lo svernamento,<br />
che come nidificanti. La specie di gran lunga più numerosa è il Fischione (il Ciòsso), re<br />
<strong>del</strong>le valli polesane. In inverno il Delta rodigino diventa una <strong>del</strong>le principali aree di<br />
svernamento <strong>del</strong>la specie, con 50.000 individui presenti. Un po’ meno numeroso, ma<br />
capillarmente diffuso, è il Germano reale (Masorìn), così come l’ambita Alzavola<br />
(Sarsègna). Nei laghi di valle e nelle golene <strong>del</strong> Po troviamo, poi, mestoloni, canapiglie,<br />
marzaiole, moriglioni…fino ai più rari quattrocchi, smerghi, morette tabaccate, oche e<br />
casarche.<br />
.<br />
In area lagunare ogni appostamento fisso è <strong>del</strong>l’Amministrazione Provinciale, e dato in<br />
gestione all’A.T.C. (non esistono appostamenti fissi a titolo individuale). Questi<br />
appostamenti sono posizionati in sacche e lagune, sia nel mezzo degli specchi acquei, sia<br />
celati tra le canne e la vegetazione alofita sui margini e nel retro scanno. Nelle lagune di<br />
tutto il Delta veneto sono oltre 300, la maggior parte dei quali ubicati nella Laguna di<br />
Caleri, in Laguna Vallona, in Busiura e Barbamarco, nel Basson e negli Allagamenti. Gli<br />
appostamenti lagunari possono essere di tre tipologie, di seguito elencate.<br />
La “coeggia”: normalmente si trova a ridosso dei canneti; essa è costituita da una barriera<br />
di canne palustri infisse nel fondo, ed ha come scopo la formazione di un nascondiglio per<br />
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il cacciatore e la sua barca, dove lo stesso rimane in attesa <strong>del</strong>l’arrivo degli uccelli. In<br />
taluni casi, particolarmente in presenza di fondali con pochi centimetri di acqua, le canne<br />
possono non essere infisse nel fondo: in questo caso il sito viene allestito con il solo taglio<br />
di piccole quantità di canna (“chiaro”) per poter penetrare con la barca; le canne tagliate<br />
vengono poste intorno al natante per meglio mimetizzarlo. La “coeggia palco” è una<br />
struttura un po’ più sofisticata <strong>del</strong>la precedente, ed è<br />
normalmente ubicata nei laghi aperti. Si tratta di una struttura fissa costituita da un<br />
palchetto in legno <strong>del</strong>le dimensioni di circa mt. 1 x 2, sostenuto da pali in legno infissi nel<br />
fondo, e da una barriera di canne palustri che accerchiano e celano l’intera struttura, il<br />
cacciatore e la barca.<br />
Il “palco” ha la stessa struttura <strong>del</strong>la precedente con la sola differenza che non esiste<br />
nessuna barriera in canna palustre che possa celare il cacciatore.<br />
Oltre che da appostamento fisso, la caccia alle anatre viene praticata da appostamenti<br />
temporanei, costituiti da nascondigli tra la vegetazione o da imbarcazioni in secca. Tali<br />
postazioni possono mutare di giorno in giorno.<br />
All’interno <strong>del</strong>le valli private, strutturate in Aziende Faunistico Venatorie oggetto di<br />
concessione da parte <strong>del</strong>la Provincia, sono presenti centinaia di appostamenti fissi<br />
denominati “botti”. Trattasi di parallelepipedi in cemento, sprofondati nel fondale, con<br />
diametro di circa 1 metro, il cui bordo sporge di poche decine di cm dal pelo <strong>del</strong>l’acqua.<br />
Sono ubicate sia nel mezzo dei laghi, soprattutto per la caccia ai grandi branchi di<br />
fischioni, sia tra le barene e le canne. Ogni valle è dotata di una quindicina di queste<br />
postazioni, ognuna <strong>del</strong>le quali spesso “doppia” (botte e controbotte), ovvero in grado di<br />
ospitare due cacciatori contemporaneamente; non sono quasi mai, però, utilizzate tutte<br />
contemporaneamente, ma turnate a seconda <strong>del</strong> numero di cacciatori presenti, <strong>del</strong>la<br />
stagione <strong>del</strong>l’anno, e <strong>del</strong>le condizioni meteorologiche.<br />
Il ricco territorio <strong>del</strong>la provincia di Rovigo permette anche l’esercizio di altre forme di<br />
caccia, meno praticate ma non meno avvincenti.<br />
Tra queste spiccano quella da appostamento alla Pavoncella (detta Paonzìna),<br />
tipicamente praticata nei medicai, e recentemente anche quella da appostamento<br />
temporaneo al Colombaccio, specie in notevole incremento numerico, presente in inverno<br />
con branchi anche di 10.000 individui.<br />
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<strong>Prodotti</strong> ittici:<br />
i pesci di mare<br />
Il mare che bagna il Polesine è particolarmente pescoso, al punto da rendere la provincia<br />
di Rovigo una <strong>del</strong>le prime produttrici di pesce azzurro in Italia. Oltre al pesce più<br />
tradizionale, tra cui sardine, cefali ed alici di ottima qualità, il Delta <strong>del</strong> Po offre una<br />
prelibatezza "che viene da lontano":<br />
le anguille.<br />
L’anguilla viene allevata nelle valli <strong>del</strong> Delta <strong>del</strong> Po Veneto; è comune in molti corsi<br />
d’acqua ma con popolazioni spesso numericamente ridotte. Il ciclo vitale <strong>del</strong>le anguille<br />
comincia nel lontano mar dei Sargassi, per continuare, dopo quattro anni ed un lungo<br />
viaggio, nel Delta <strong>del</strong> Po, luogo ideale per il loro sviluppo, e per la loro pesca. L'anguilla<br />
<strong>del</strong>le Valli <strong>del</strong> Delta può essere consumata fresca (è una specialità dei ristoranti e <strong>del</strong>le<br />
osterie <strong>del</strong> Delta <strong>del</strong> PO), o marinata. Si consiglia di consumare l’anguilla da gennaio a<br />
marzo e da ottobre a dicembre.<br />
La prima commercializzazione <strong>del</strong>le anguille catturate dai pescatori locali avviene nei tre<br />
mercati ittici di Pila, Scardovari e Porto Viro. L’anguilla marinata si trova in commercio, nei<br />
mesi che precedono il periodo natalizio, nelle gastronomie specializzate, nei mercati rionali<br />
e nei punti vendita <strong>del</strong>la grande distribuzione organizzata nell’area <strong>del</strong> Delta <strong>del</strong> Po<br />
Veneto.<br />
Anguilla in umido<br />
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Ingredienti per 4 persone<br />
• 1 kg di anguille<br />
• 40 g di olio extra vergine d’oliva<br />
• 20 g di aglio<br />
• 200 gr di pomodori pelati<br />
• 200 g di vino bianco<br />
• 2 foglie di alloro<br />
• 20 g di prezzemolo tritato<br />
• sale e pepe q.b.<br />
Preparazione<br />
Scegliere anguille di piccola taglia, sviscerarle, lavarle e praticare <strong>del</strong>le incisioni su tutta la<br />
lunghezza. Chiuderle ad anello e metterle in una casseruola dove in precedenza avremo<br />
fatto soffriggere leggermente l’aglio nell’olio. Aggiungere i pelati, l’alloro, il vino bianco, il<br />
sale e il pepe. Cuocere con coperchio per circa 30/40 minuti, facendo attenzione che non<br />
attacchino. Servire le anguille calde, accompagnate con polenta grigliata.<br />
Anguille fritte<br />
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Ingredienti per 4 persone<br />
• 1 kg di piccole anguille<br />
• 200 g di farina 00<br />
• 30 g di farina da polenta bianca<br />
• olio per friggere<br />
Preparazione<br />
Sviscerare e lavare le anguille. Infarinarle per bene nella farina 00 e nella farina da polenta<br />
mescolate insieme; friggere in abbondante olio caldo. Servire subito.<br />
N.B. La farina da polenta serve a conferire croccantezza a questa preparazione molto<br />
semplice, ma gustosa.<br />
Cefali <strong>del</strong> Polesine<br />
Vivono liberi nelle lagune polesane o allevati nelle valli da pesca dove arrivano<br />
naturalmente o vengono immessi dall’uomo. Viene pescato in mare con reti a circuizione<br />
(saccaleve par sievoli), reti a strascico volanti, reti da posta e tratte e, in laguna, con<br />
saltarelli (canare), tresse ed altre reti da posta e da imbrocco. Si pesca tutto l’anno, ma se<br />
ne consiglia il consumo in primavera e in autunno.<br />
Nelle valli <strong>del</strong> Polesine si trovano diverse specie di cefali: Mugil cephalus: è il cefalo<br />
comune, quello più apprezzato per la bontà <strong>del</strong>la sua carne. Liza aurata: è il cefalo dorato,<br />
simile al cefalo comune, ma con la testa più piccola e stretta e riconoscibile grazie ad una<br />
macchia dorata molto evidente sull’opercolo. Chelon labrosus: è il cefalo bosega, che si<br />
distingue per il labbro superiore pronunciato e robusto. Le sue carni sono particolarmente<br />
apprezzate nel periodo che va da dicembre a febbraio, quando il pesce è più grasso. Liza<br />
ramada: si adatta bene alle acque dolci e salmastre e si pesca in estate. Liza saliens: è la<br />
cosiddetta verzelata, ha il corpo più snello e il muso più appuntito rispetto alle altre specie.<br />
Predilige l’ambiente lagunare.<br />
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La commercializzazione<br />
Il Cefalo è un pesce <strong>del</strong>icato, da consumare o congelare il prima possibile. Si può trovare<br />
facilmente nei banchi dei rivenditori o nelle zone di pesca, data la sua abbondante<br />
presenza nelle aree lagunari polesane. Viene commercializzato fresco, congelato,<br />
affumicato, essiccato.<br />
• 4 filetti di cefali da 200 g (2 cefali da 400g)<br />
• olio d’oliva Per la pastella:<br />
• 65 g di farina<br />
• 1 dl di birra bionda<br />
• 1 cucchiaino d’olio d’oliva<br />
• 1 albume<br />
• sale q.b.<br />
Cefalo fritto con pastella alla birra<br />
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Preparazione<br />
Mettere la farina a fontana in una ciotola con l’olio e un pizzico di sale e versare la birra a<br />
filo, mescolando con una frusta e raccogliendo a poco a poco la farina dai bordi <strong>del</strong>la<br />
fontana. Quando tutta la farina è stata incorporata, coprire la ciotola con un canovaccio e<br />
lasciare riposare per 30’ a temperatura ambiente. A questo punto prendere i cefali,<br />
squamarli e sviscerarli sotto l’acqua corrente. Al di sopra <strong>del</strong>la pinna dorsale tagliare il<br />
pesce facendo aderire il coltello alla lisca; si ottiene così il primo filetto. Infilare il coltello<br />
nel taglio praticato al di sotto <strong>del</strong>le branchie, flettere il coltello in modo che aderisca alla<br />
lisca e tagliare il secondo filetto. Togliere con la punta <strong>del</strong> coltello le spine eventualmente<br />
rimaste e le pinne poste nella parte inferiore <strong>del</strong> pesce. Prima di friggere, montare l’albume<br />
a neve ben ferma con un pizzico di sale e unirlo alla pastella di birra precedentemente<br />
preparata, mescolando <strong>del</strong>icatamente con un cucchiaio per non smontare il tutto.<br />
Immergere i filetti nella pastella, far sgocciolate e immergerli nell’olio d’oliva a 180° C<br />
finché non assumeranno un colore dorato. Toglierli dall’olio e servirli decorando a piacere.<br />
Filetto di cefalo con senape, radicchio brasato e patata naturale<br />
Ingredienti per 4 persone<br />
• 2 cefali freschi da 500 g cadauno<br />
• 100 g di farina<br />
• olio extra vergine d’oliva<br />
• 1 dl di chardonnay<br />
• 40 g di senape<br />
• 1 dl di fumetto di pesce<br />
• 1 radicchio tardivo di Treviso<br />
• 1 dl di Cabernet<br />
• 4 patate<br />
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Preparazione<br />
Lavare, sviscerare e squamare i pesci; con un coltello affilato togliere i filetti, pararli e<br />
tagliarli in due pezzi. Mettere in una pa<strong>del</strong>la antiaderente poco olio e i filetti in precedenza<br />
infarinati. Procedere con la cottura. Sfumare con chardonnay e senape uniti insieme;<br />
all’occorrenza aggiungere il fumetto per poter terminare la cottura. A parte lavare il<br />
radicchio e tagliarlo longitudinalmente in 4, adagiarlo in pa<strong>del</strong>la con poco olio e cuocere a<br />
fuoco dolcissimo per pochi minuti bagnando con il cabernet; aggiustare di sapore e tenere<br />
al caldo. Tornire le patate e cuocerle al dente in acqua e aceto facendole sobbollire.<br />
Adagiare in un piatto caldo i due filetti e terminare con il radicchio e la patata. Servire<br />
subito.<br />
I pesci d’acqua dolce<br />
Pesce gatto:<br />
Il pesce gatto è un pesce di origine alloctona per le acque <strong>del</strong> Polesine.<br />
Il pesce gatto è stato catturato in vari corsi d’acqua <strong>del</strong>la provincia di Rovigo mai con<br />
popolazioni abbondanti; è stato rinvenuto nel Ceresolo, nel Cavo Maestro, nel Cavo<br />
Bentivoglio, nel Coll. Principale Rosolina, nel Principale Passatempo ed in altri canali di<br />
minore rilevanza. L’evoluzione <strong>del</strong> popolamento di pesce gatto in provincia di Rovigo nel<br />
periodo tra il 1999 ed il 2004 è sostanzialmente stabile nonostante l’intensa pressione di<br />
pesca; ciò grazie ai cospicui ripopolamenti operati dalla Provincia.<br />
PAT - <strong>Prodotti</strong> Agroalimentari Tradizionali<br />
Cozze e vongole di Scardovari<br />
La raccolta <strong>del</strong>le cozze si è sviluppata a partire dagli anni '60 nella Sacca degli Scardovari,<br />
situata tra il Po di Gnocca e il Po di Tolle, è un golfo le cui acque salate sono poco<br />
profonde. A partire dagli anni '70, all'interno <strong>del</strong>la Sacca si è passati alla realizzazione di<br />
veri e propri allevamenti dei mitili La cozza qui allevata è <strong>del</strong>la specie Mytilus<br />
galloprovincialis, particolarmente gustosa: Il Ministero <strong>del</strong>le Politiche Agricole ha inserito<br />
"la cozza di Scardovari" nell'albo dei prodotti tradizionali Italiani, un primo importante<br />
passo per quello che viene definito l'"oro" <strong>del</strong> Delta. La produzione <strong>del</strong>la vongola verace è<br />
molto importante all'interno <strong>del</strong>la Sacca degli Scardovari e nelle lagune <strong>del</strong> Veneto<br />
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comprese tra il Po di Maistra ed il Po di Goro. Nei 6500 ettari di lagune <strong>del</strong> Delta Polesine<br />
in concessione viene coltivata la vongola la verace, che si distingue per le dimensioni<br />
(circa 8 centimetri). Negli ultimi anni in particolare è stata introdotta la vongola verace<br />
filippina (Tapes philippinarum Adams&Reeve) grazie alla quale vi è stata una notevole<br />
crescita produttiva ed economica e l'Italia è diventata il maggior produttore comunitario. La<br />
pesca viene ancor oggi effettuata a mano, peculiarità che rende il prodotto particolarmente<br />
vitale e resistente alle successive operazioni di depurazione, notevole importanza ha la<br />
rotazione <strong>del</strong>le zone di pesca e <strong>del</strong>le zone di riposo biologico caratteristica principale di<br />
un'economia sostenibile che non altera l'ambiente che la circonda. Come antipasto, alla<br />
marinara o al sugo, nei risotti o negli spaghetti allo scoglio, le cozze e le vongole <strong>del</strong> Delta<br />
<strong>del</strong> Po sono tra le specialità da assaggiare in tutte le loro preparazioni nei ristoranti locali.<br />
Vongole veraci <strong>del</strong> <strong>polesine</strong><br />
DESCRIZIONE:<br />
Appartenente alla famiglia <strong>del</strong>le Veneridae (Veneridi),<br />
la vongola verace <strong>del</strong> Polesine è un mollusco caratte-<br />
rizzato da conchiglia di forma ovaloide, leggermente<br />
troncata nella parte posteriore, con valve solcate da<br />
striature radiali che si incrociano con solchi concentrici<br />
di accrescimento ben evidenti. Misura una larghezza<br />
variabile di 4-6 cm. L’esemplare di maggiore<br />
lunghezza finora segnalato (83 mm) è stato pescato nella Sacca di Goro (FE) ed è<br />
conservato presso la collezione didattica <strong>del</strong> Dipartimento di Biologia ed Evoluzione<br />
<strong>del</strong>l’Università di Ferrara. La taglia minima di legge è identificata nella lunghezza di 25<br />
mm.<br />
La colorazione esterna <strong>del</strong>la conchiglia è generalmente biancastra o bruno chiara, talvolta<br />
giallastra, con presenza di macchie e striature più scure. La polpa appare turgida,<br />
abbondante per quasi tutto il periodo <strong>del</strong>l’anno. La superficie interna <strong>del</strong>la valva è di solito<br />
biancastra, talvolta giallina, con porzioni violacee.<br />
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L'AREA TIPICA<br />
Le sacche e lagune polesane comprese tra il Po di Maistra ed il Po di Goro (FE).<br />
Si alleva nelle lagune <strong>del</strong> Polesine che ricadono nei Comuni di Rosolina, Porto Viro e<br />
Porto Tolle per un totale di circa 5300 ettari, all’interno <strong>del</strong> Parco <strong>del</strong> Delta <strong>del</strong> Po. Queste<br />
aree sono divise dal mare da un lembo di sabbia denominato scanno. Le vongole vengono<br />
prodotte tra la terra ferma e lo scanno nelle zone ove la circolazione <strong>del</strong>l’acqua è<br />
abbondante.<br />
Introdotta in Italia agli inizi degli anni ’80 ha mostrato un prodigioso adattamento alle<br />
acque lagunari <strong>del</strong>l’alto <strong>Adria</strong>tico. L’Italia è il primo produttore europeo.<br />
BIOLOGIA, ECOLOGIA E STORIA:<br />
La vongola verace è una particolare specie di vongola che ha origine nei mari tropicali ed<br />
è stata introdotta nella laguna Veneta negli anni ottanta. La pesca di questo mollusco<br />
veniva praticata con attrezzi tradizionali come rasche e rastrelli che avevano un bas-<br />
sissimo impatto ambientale. Era una pesca limitata e considerata una pesca povera. Con<br />
l’introduzione <strong>del</strong>la nuova specie però si è assistito ad un vero e proprio boom <strong>del</strong><br />
prodotto. Adattatasi magnificamente alle condizioni ambientali locali, la vongola verace ha<br />
colonizzato ampie aree lagunari.<br />
STAGIONALITÀ:<br />
La pesca si svolge nell’arco dei 12 mesi, toccando i punti di maggior produzione nel<br />
periodo natalizio, pasquale e durante il mese di Agosto.<br />
DA SAPERE:<br />
La vongola verace è una specie che sopporta brevi periodi di emersione e forma quindi<br />
fitte colonie che dai livelli inferiori di marea scendono fino a diversi metri di profondità.<br />
Si riproduce generalmente in luglio-agosto, la specie ha sessi separati, la fecondazione<br />
avviene in acqua dove viene emesso il seme. Successivamente si ha la formazione di<br />
larve plantoniche. Una volta liberate, esse fluttuano nell’acqua finché trovano un substrato<br />
ideale su cui insediarsi. La vongola ha carni molto magre e fornisce una discreta quantità<br />
di proteine e un elevato apporto di fosforo, ferro e vitamina A. Viene consumata sia cruda<br />
che cotta, come base per sughi o come ingrediente per le insalate di pesce.<br />
Gastronomia:<br />
VONGOLE ALLA POLESANA<br />
Ingredienti (per 10 persone)<br />
50 g olio extra vergine d’oliva,<br />
3 spicchi d’aglio,<br />
30
pepe,<br />
2,5 kg di vongole veraci,<br />
0,4 l di vino bianco,<br />
30 g di succo di limone,<br />
30 g di prezzemolo tritato<br />
Procedimento<br />
Lavare le vongole abbondantemente e lasciarle in acqua e sale grosso per qualche ora.<br />
Mettere sul fuoco una casseruola con l’olio, l’aglio e poco pepe, rosolare dopodiché<br />
aggiungere le vongole, scolate dall’acqua. Bagnare con vino bianco, mescolare e coprire<br />
con un coperchio. Dopo qualche minuto verificare che i bivalvi siano tutti aperti, a questo<br />
punto togliere dal fuoco e guarnire con il limone e prezzemolo trito. Servire subito.<br />
RAGÙ DI VONGOLE<br />
Questo ragù se serve per condire spaghetti o altra pasta una parte <strong>del</strong>le vongole è lasciata<br />
col guscio per abbellire la vivanda.<br />
Ingredienti (per 4 persone)<br />
800 g di vongole fresche.<br />
30 g di cipolla.<br />
2 g di aglio.<br />
60 g di olio d’oliva.<br />
una foglia d’alloro.<br />
4 g di prezzemolo trito.<br />
20 g di vino bianco secco.<br />
qualche foglia di basilico fresco.<br />
Procedimento<br />
Lavare le vongole e farle aprire in una pa<strong>del</strong>la con poco olio e qualche spicchio d’aglio<br />
aiutandosi a fuoco vivo per qualche minuto con coperchio, sgusciarne una parte. In una<br />
casseruola con buon olio d’oliva rosolare la cipolla e l’aglio triti, aggiungere il vino bianco<br />
le vongole ( una parte conservate con il guscio per abbellire la vivanda), il prezzemolo il<br />
basilico spezzettato con le mani e sistemando di sale e pepe. Questo ragù spesso si<br />
lascia in bianco ma su richiesta basta aggiungere cubetti di pomodoro fresco o meglio<br />
ancora salsa di pomodoro.<br />
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SARDE FRITTE "IN SAOR" ALLA POLESANA<br />
Ingredienti<br />
Sarde pulite e diliscate, farina di polenta, cipolla,<br />
uvetta, pinoli, sale e pepe, olio per friggere.<br />
Procedimento<br />
Pulite, diliscate le sardine, passatele nella farina da<br />
polenta, friggetele in abbondante olio d’oliva, salate. Per il “saor” Prendete una pa<strong>del</strong>la,<br />
soffriggete la cipolla tagliata a fettine con poco olio d’oliva, salate, pepate, a metà cottura<br />
aggiungete l’uvetta precedentemente ammollata in acqua calda e qualche pinolo. Durante<br />
la cottura bagnate con un goccio di aceto di vino bianco.<br />
Servite la sarda fritta con il “saor” a parte per una versione elegante, oppure alternate le<br />
sarde alla cipolla in una pirofila alla maniera classica.<br />
FILETTI DI SGOMBRO IN UMIDO<br />
Ingredienti (per 4 persone) 4 sgombri di piccole dimensioni (totale 800 g), 80 g di olio d’<br />
oliva, 5 g di prezzemolo tritato, 200 g di salsa di pomodoro, ½ bicchiere di vino bianco<br />
secco, 2 cucchiai di aceto, sale, pepe<br />
Procedimento<br />
Sfilettare gli sgombri. Sistemare i filetti leggermente infarinati in una pa<strong>del</strong>la con l’olio<br />
d’oliva e cuocere per qualche minuto su ambo i lati; bagnare con aceto e vino bianco<br />
secco, aggiungere la salsa di pomodoro, sistemare con sale e pepe, e ultimare la cottura.<br />
Si possono accompagnare a fette di polenta abbrustolita.<br />
Consigli<br />
Lo sgombro, dall’inconfondibile livrea verdeazzurro, si nutre preferibilmente di pesce<br />
azzurro di piccole dimensioni. Gli esemplari migliori sono quelli che, al momento<br />
<strong>del</strong>l’acquisto, presentano riflessi rosati sull’addome. La pezzatura <strong>del</strong> pesce va scelta in<br />
relazione alla ricetta che si vuole preparare.<br />
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ALICI MARINATE<br />
Ingredienti (per 4 persone)<br />
500 g di alici piccole fresche,<br />
1 spicchio d’ aglio, il succo di un limone,<br />
il succo di un’arancia<br />
5 g di prezzemolo tritato,<br />
80 g di olio d’oliva, sale e pepe.<br />
Procedimento<br />
Privare le alici <strong>del</strong>la testa e <strong>del</strong>la lisca centrale, lavarle e asciugarle.<br />
In un recipiente di vetro disporre uno strato di alici sul fondo; cospargere con succo di<br />
limone e arancia, fare un altro strato di alici e versare sopra il succo di limone e arancia<br />
rimanente. Riporre il recipiente in frigorifero e lasciare marinare le alici per almeno tre ore.<br />
Per la presentazione <strong>del</strong> piatto, sistemare uno strato di alici e cospargere di prezzemolo<br />
fresco tritato, aglio e olio extravergine d’oliva. Aggiungere a piacere una guarnizione di<br />
filetti di buccia di limone e di arancia.<br />
Esse Adriese<br />
L’Esse, un dolce <strong>del</strong>la cucina adriese, si può gustare anche inzuppato nel vino rosso o nel<br />
caffelatte. È preparato con un impasto di pochi e semplici ingredienti. Noi l’abbiamo<br />
realizzato e fotografato le varie fasi di lavorazione.<br />
INGREDIENTI<br />
- 300g di farina *<br />
- 100g di zucchero<br />
- 2 uova<br />
- 0,5 dl di latte*<br />
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- 100g di burro fuso*<br />
- aromi a piacere ( vaniglia, limone, cedro, arancia, mandorla amara, anice)<br />
- zucchero in granella<br />
- ½ cucchiaino di lievito per dolci<br />
- acqua q.b.<br />
- sale<br />
Disporre la farina a fontanella, rompere dentro le uova, versare lo zucchero e mescolare<br />
con cura. Aggiungere poi il burro fuso, gli aromi a piacere, il latte e il lievito. Impastare<br />
nuovamente, aggiungere il sale e continuare a mescolare in modo tale che l’impasto sia<br />
omogeneo avendo eliminato ogni più piccolo grumo perché il segreto di un buon Esse è<br />
che sia senza grumi Lavorare poi il filone e dargli la forma di una “S”. Inumidire con acqua<br />
la parte superiore e rovesciare su un piatto ove è stato messo <strong>del</strong>lo zucchero in granella.<br />
Porre in una teglia con carta da forno e infornare a 190° per 30 minuti. Controllare la<br />
cottura usando il metodo <strong>del</strong>le nonne ossia infilare uno stuzzicadenti in profondità <strong>del</strong>l’<br />
ESSE, se la pasta non vi si appiccica vuol dire che sono cotte.<br />
* Per la preparazione, a differenza <strong>del</strong>la ricetta originale, è stata usata farina di farro, burro<br />
e latte vegetale, quindi è priva di lattosio e di grano per chi avesse problemi di allergia o<br />
intolleranze alimentari.<br />
Pane biscotto<br />
E’ un prodotto quindi che non invecchia, di lunga durata e dagli ingredienti semplicissimi<br />
come farina, acqua, sale, lievito madre e grassi come lievito e strutto.<br />
Esse adriese<br />
Le “Esse adriesi” sono friabili frolle a forma di esse a base di farina, latte, burro, tuorli<br />
d’uovo, vaniglia scorza di limone grattugiata e lievito in polvere. L’impasto viene lavorato a<br />
mano e successivamente cotto in forno cosparso di granelli di zucchero. Ottime inzuppate<br />
nel vino ma anche accompagnate da gustose marmellate preparate con cura nelle nostre<br />
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Liquori <strong>del</strong> <strong>polesine</strong><br />
Il "CAPITAN PIPA" il liquore tipico polesano per eccellenza. La sua nascita risale al<br />
lontano 1949, quando a notte fonda, il Sig. Marzolla Mario, riuscì dopo innumerevoli prove<br />
di laboratorio a compiere la sua geniale creazione: un liquore unico soprannominato più<br />
tardi CAPITAN PIPA. Subito conquistò il consenso <strong>del</strong>la popolazione polesana. In breve<br />
tempo, Veneto, Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte conobbero questo liquore e ne<br />
apprezzarono il sapore nuovo, piacevole, marcato e personale, richiedendolo in grandi<br />
quantità. Il particolare aroma <strong>del</strong> CAPITAN PIPA lo rende adatto a qualsiasi utilizzo.<br />
Ottimo bevuto liscio a temperatura ambiente. Può essere anche utilizzato nella farcitura di<br />
gelati alle creme, o nella preparazione di dolci per dare un tocco di intenso aroma.<br />
Miele <strong>del</strong> Delta <strong>del</strong> Po<br />
Da alcuni anni il piccolo centro di Cà Cappellino a Porto Viro è diventato il punto di<br />
attrazione dei mielicoltori locali. Nella ex scuola è stato costituito il Centro di Apicoltura di<br />
Cà Cappellino, dove i produttori <strong>del</strong> Miele <strong>del</strong> Delta <strong>del</strong> Po <strong>del</strong>la zona portano i loro melari;<br />
qui viene fatta la smielatura, il miele viene controllato con analisi chimiche, messo nei<br />
maturatori, confezionato e venduto al pubblico. Oltre alla divulgazione <strong>del</strong>l'apicoltura e alla<br />
vendita dei prodotti <strong>del</strong>l'alveare, il centro offre assistenza tecnico professionale agli<br />
apicoltori locali e a chiunque altro voglia intraprendere questa attività ed è aperto tutte le<br />
domeniche per visite guidate a gruppi e scolaresche<br />
Buon appetito<br />
(Congia Francesco classe I^H IPSSAR “G.<strong>Cipriani</strong>” <strong>Adria</strong><br />
a.s. 2012/2013)<br />
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Dove comprare le Bontà<br />
ADRIA - Forno Ferrarese<br />
LENDINARA - Non solo vino<br />
LOREO - Il Pane di Loreo<br />
PINCARA - Antiche Distillerie Mantovani<br />
PORTO TOLLE - frazione Donzella - Al Vecchio Forno Callegari<br />
PORTO TOLLE - frazione Santa Giulia - Delta Alimentari<br />
PORTO TOLLE - frazione Ca' Mello - Azienda Agricola Tugnolo<br />
PORTO TOLLE - frazione Ca' Tiepolo - Alimentari Pregnolato<br />
ROVIGO - Casa <strong>del</strong> Vino<br />
ROVIGO - Gastronomia Fratelli Piva<br />
ROVIGO e SAN MARTINO DI VENEZZE - Il Frutteto di San Martino - Agriturismo Corte<br />
Carezzabella<br />
SAN MARTINO di VENEZZE - Fattoria le Barbarighe<br />
PORTO TOLLE - Pasticceria Dolce Vita<br />
Dove gustare le Bontà<br />
BAGNOLO PO - frazione Runzi - Azienda Agrituristica Valgrande<br />
GUARDA VENETA - Agriturismo I Quarti<br />
ROVIGO - Tavernetta Dante<br />
ROVIGO - Ristorante La Coccinella<br />
TAGLIO di PO - Tenuta Ca Zen<br />
PORTO TOLLE - frazione S. Giulia - Osteria Arcadia<br />
PORTO TOLLE - frazione Ca' Venier - Agriturismo La Rugiada<br />
PORTO VIRO - Boomerang<br />
SAN MARTINO DI VENEZZE - Agriturismo Corte Carezzabella<br />
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