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Il Cinghiale Corazzato - Comunità Antagonista Padana

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spese belliche e burocratiche degli stati<br />

post-rivoluzionari, nonché la necessità<br />

diplomatica -di avere una maggiore rilevanza<br />

sulla scena politica internazionale<br />

conducevano ad un processo di concentrazione<br />

dei piccoli stati di Antico Regime,<br />

come avveniva contemporaneamente in<br />

Germania.<br />

<strong>Il</strong> fulcro della questione sta però, a mio<br />

modo di vedere, nella necessità di distinguere<br />

questi processi storici e politici<br />

dalla patina ideologica con cui i sostenitori<br />

del cosiddetto “Risorgimento patrio”<br />

hanno travestito ed enfatizzato gli eventi in<br />

questione.<br />

Se è vero infatti che una conclusione “unitaria”<br />

degli eventi era naturale e per<br />

certi versi anche auspicabile, in virtù dei<br />

benefici che avrebbe apportato alle popolazioni<br />

italiane, resterebbe da spiegare<br />

perché questa sia stato ottenuta tramite la<br />

violenza, l’aggressione a stati sovrani e<br />

persino la repressione manu militari delle<br />

rimostranze di contadini meridionali, ufficialmente<br />

già divenuti sudditi sabaudi. Inoltre<br />

sarebbe utile chiarire il motivo per il<br />

quale a favorire il processo risorgimentale<br />

intervenne la monarchia sabauda, cioè la<br />

meno propensa ad una politica di accordo<br />

con gli altri sovrani e di graduale evoluzione<br />

verso una forma di organizzazione<br />

statuale comune. Tutto ciò fa infatti sospettare<br />

che il processo “risorgimentale”<br />

più che sostenere una politica unificatrice<br />

avesse l’intenzione di utilizzare questa<br />

come schermo per affermare una rivoluzione<br />

sovvertitrice della società.<br />

Queste legittime questioni sono però solitamente<br />

evase ed obnubilate dalla caligine<br />

che gli stessi risorgimentali avevano già<br />

fatto calare sugli occhi dei contemporanei,<br />

tramite l’agitazione di motivi prettamente<br />

ideologici quali appunto l’unità nazionale,<br />

la libertà e il “Risorgimento” stesso.<br />

Tutte e tre queste motivazioni mi sembrano<br />

nascondere o sottintendere una forma mentis<br />

anticattolica se non addirittura anticristiana<br />

di cui spesso il confuso pensiero<br />

cattolico di oggigiorno non è del tutto conscio.<br />

Tra i detonatori della Rivoluzione<br />

italiana certamente il principio di nazionalità<br />

fu il fattore principale e maggiormente<br />

efficace, anche per essere direttamente legato<br />

alla temperie filosofica del secolo, il<br />

Romanticismo.<br />

Naturalmente il termine “nazione” può<br />

avere diversi significati e diverse intensità<br />

ma non vi è punto dubbio che solo nell’800<br />

esso si distaccasse dal suo campo semantico<br />

originario, ovvero quello “biologico” e<br />

“naturale” di nascita e stirpe, per assumere<br />

un’accezione filosofica. Sulle spinte della<br />

filosofia idealista ed hegeliana la nazione<br />

assunse il significato di comunanza spirituale<br />

e ideale fino a diventare una sorta di<br />

religione immanente e terrestre, negatrice<br />

della trascendenza dell’essere umano.<br />

La nazione rivoluzionaria e risorgimentale<br />

non nasce affatto dalla constatazione di<br />

tratti culturali comuni in un popolo o da un<br />

vincolo di giustizia e pietà verso la propria<br />

terra di origine, bensì si afferma come sentimento<br />

palingenetico votato al futuro, in<br />

un impeto di puro volontarismo.<br />

Non a caso dall’800 in poi lo Stato nazionale<br />

divenne l’unica forma possibile di organizzazione<br />

statuale dei popoli negando<br />

in forma pregiudizievole ogni validità a<br />

qualsiasi altro assetto.<br />

Gli stati plurinazionali, al di là di ogni<br />

valutazione effettiva, presero ad essere<br />

considerati abomini politici e negatori dei<br />

diritti e delle libertà dei popoli, anche qualora<br />

le loro rispettive identità venissero<br />

preservate, mentre le comunità umane divise<br />

tra più entità statuali vennero eccitate<br />

a ricercare la loro unità come unica possibile<br />

condizione di libertà. Se pensiamo a<br />

quanti odi e discordie abbia portato con sé<br />

il bellicoso principio di nazionalità, presto<br />

divenuto nazionalismo, nel corso degli ultimi<br />

due secoli è difficile dare torto a tutti<br />

i pensatori cattolici che nel corso delle vicende<br />

risorgimentali avvertirono con molta<br />

lucidità del pericolo che le menti dei cattolici<br />

avrebbero corso aderendo ai prin-

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