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Il Cinghiale Corazzato - Comunità Antagonista Padana

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L’ultimo vero samurai<br />

“Tenno heika banzai”: possa l’Imperatore<br />

vivere diecimila anni! Questa frase è<br />

passata alla storia come l’urlo di guerra<br />

che i piloti kamikaze nipponici lanciavano<br />

pochi istanti prima di gettarsi in picchiata<br />

contro le navi da guerra statunitensi:<br />

un’ultima invocazione diretta dai<br />

piloti al loro sommo sovrano, personificazione<br />

vivente della nazione del “Sol<br />

Levante”, per la cui gloria erano ben<br />

disposti a sacrificare la vita. Questa fatale<br />

sentenza riecheggiò 25 anni dopo la<br />

fine della guerra, per esattezza il 25 novembre<br />

1970, nelle stanze del ministero<br />

della difesa giapponese: a urlarla fu lo<br />

scrittore Yukio Mishima, che immediatamente<br />

dopo praticò il seppuru, ovvero il<br />

suicidio rituale che i guerrieri samurai si<br />

infliggevano per salvaguardare il proprio<br />

onore dall’onta della sconfitta.<br />

infliggevano per salvaguardare il proprio<br />

onore dall’onta della sconfitta.<br />

Ma che cosa aveva spinto quel intellettuale<br />

a commettere un gesto così<br />

eclatante, in realtà solo ultimo atto di<br />

piano iniziato con il sequestro, quella stessa<br />

mattina, del generale dell’esercito<br />

Mashita?<br />

Mishima all’epoca aveva 45 anni ed era<br />

all’apice del suo successo: apprezzato<br />

e stimato dagli ambienti intellettuali sia<br />

all’estero che in patria, era uno dei pochi<br />

autori giapponesi ad avere raggiunto<br />

una fama internazionale, arrivando ad<br />

essere tradotto in decine di paesi e ad<br />

essere candidato più volte per il prestigioso<br />

premio Nobel.<br />

Nonostante questo suo immenso successo,<br />

Mishima viveva in quegli anni<br />

una profonda crisi esistenziale, dovuta,<br />

come egli stesso affermò, all’assistere<br />

alla completa decadenza dei valori e<br />

degli usi tradizionali della società giapponese<br />

da dopo la fine della guerra.<br />

Difatti, dopo la resa incondizionata<br />

nipponica, seguita alle deflagrazioni<br />

atomiche di Hiroshima e Nagasaki, gli<br />

Stati Uniti oltre Mishima non riusciva a<br />

tollerare che una potenza straniera imponesse<br />

al proprio paese uno status<br />

quo diverso dal proprio, arrivando così<br />

a pianificare un vero e proprio genocidio<br />

culturale: infatti, pur anche apprezzando<br />

la cultura occidentale, non<br />

riusciva a vedersi in un mondo in cui<br />

i valori tradizionali da lui imparati durante<br />

l’infanzia decadessero del tutto<br />

d’importanza, arrivando a essere definite<br />

“mere componenti superflue di un<br />

mondo anacronistico”.

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