Il Cinghiale Corazzato - Comunità Antagonista Padana
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<strong>Il</strong> taiko esiste in tantissime fogge e dimensioni,<br />
da quelli più piccoli che si<br />
tengono in mano all’enorme horse ride,<br />
tanto grosso che – come dice il nome – si<br />
suona montandoci sopra a cavalcioni. Alla<br />
cospicua schiera di percussionisti si aggiungono<br />
il flauto giapponese (Shinobue) o<br />
altri strumenti come il gong o i piatti.<br />
Difficile descrivere a parole l’impatto<br />
devastante dei ritmi dei Kodo: basta pensare<br />
che questo disco è utilizzato per collaudare<br />
gli impianti stereo, mettendo alla<br />
prova le possibilità dei diffusori. Anche se<br />
non è musica classica, non esito a parlare<br />
di orgasmo wagneriano.<br />
E non si pensi che sia solo rumore, tutt’altro! La sorpresa è invece la quantità di sensazioni che si possono<br />
suscitare con l’uso quasi esclusivo di percussioni, nell’alternarsi di atmosfere dense e rarefatte. La<br />
maniacale precisione giapponese emerge nell’organizzazione delle canzoni: che siano motivi tradizionali<br />
o composizioni originali, tutti gli strumentisti si coordinano in modo affascinante. Non è molto diverso<br />
dall’ammirare un complicatissimo orologio dove anche il più piccolo ingranaggio contribuisce alla mirabile<br />
precisione dell’apparecchio.<br />
Questa raccolta offre una valida panoramica del periodo<br />
tra il 1988 e il 1992, e la segnalo anche perché la<br />
si trova in vendita abbastanza facilmente. Pur parlando<br />
di un disco, non si può dimenticare che le esibizioni<br />
dei Kodo sono altrettanto curate dal punto di vista visivo,<br />
con l’uso di costumi tradizionali ed elaborate coreografie<br />
da parte degli stessi musicisti. <strong>Il</strong> gruppo tiene<br />
molto allo scambio culturale e musicale, e allo scopo<br />
ha fondato il Kodo Village, che ogni anno ospita un<br />
festival di percussionisti da tutto il mondo. Tradizione<br />
e innovazione per una volta si incontrano, e il successo<br />
mondiale dei Kodo (più di 3.000 concerti in 27 paesi)<br />
dimostra che la formula funziona.<br />
Ascoltato per voi: Hollenthon –<br />
With Vilest of Worms to Dwell (2001)<br />
Qui vi presento un album non recentissimo ma comunque<br />
imperdibile per tutti gli amanti del metal<br />
sinfonico. Gli austriaci Hollenthon esordiscono nel<br />
1999 con Domus Mundi, che fonde elementi metal<br />
e di world music. With Vilest of Worms to Dwell<br />
è invece orientato verso la grandiosità sinfonica, e<br />
come evitare il paragone con i Therion? Eppure le<br />
differenze sono notevoli. Per prima cosa, anche se<br />
non sembra, le parti orchestrali, i violini pizzicati, i<br />
fiati sono opera dei sintetizzatori. È tutto fatto molto<br />
bene e non sembrano finti, ma in ogni caso non è<br />
una vera orchestra.