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Il Cinghiale Corazzato - Comunità Antagonista Padana

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cipi del seducente nazionalismo.<br />

Nessuno infatti negava che vi potesse essere<br />

una legittima aspirazione a vedere<br />

realizzato uno stato nazionale ma in alcun<br />

modo questo principio avrebbe potuto essere<br />

assunto come assoluto.<br />

<strong>Il</strong> generale della Compagnia di Gesù, padre<br />

Roothan, non ebbe paura ad affermare<br />

con chiarezza che il principio di nazionalità<br />

così come enunciato dalla Rivoluzione italiana<br />

era assolutamente in contraddizione con<br />

lo spirito evangelico mentre il confratello<br />

padre Matteo Liberatore arrivò a stigmatizzare<br />

quell’idolatria della patria per la quale<br />

“il pulpito era stato convertito in bigoncia di<br />

politiche arringhe e le benedizioni sacerdotali<br />

unicamente implorate a consacrare e santificare<br />

bandiere”. Difatti assolutizzare il concetto<br />

di nazione significa porlo al di sopra dei<br />

veri principi della politica sostenuti dalla dottrina<br />

cattolica per la quale il dovere primario<br />

degli stati deve essere innanzitutto quello di<br />

disporre i mezzi materiali per la salvezza delle<br />

anime e secondariamente quello di assicurare<br />

la giustizia civile e procurare la felicità<br />

degli uomini.<br />

L’ottusità del criterio nazionalista ha invece<br />

prodotto quella mentalità secondo la quale<br />

l’affermazione del principio nazionale ed<br />

unitario italiano è un bene in sé, non suscettibile<br />

di critiche nemmeno qualora si dimostrasse<br />

che non solo non ha prodotto alcun<br />

beneficio ma ha cagionato bensì, direttamente<br />

o indirettamente, molti svantaggi a coloro che<br />

lo misero in moto. Altrettanto ideologica e<br />

pregiudizievole è l’affermazione di un concetto<br />

di libertà totalmente scisso da riferimenti<br />

valoriali e constatazioni oggettive, un concetto<br />

assolutamente pagano e rivoluzionario<br />

che non ha nulla a che vedere con la libertà<br />

cristiana.<br />

La “libertà” dei sostenitori del Risorgimento<br />

è spesso un vuoto simulacro slegato da qualsiasi<br />

riferimento a principi stabili e utilizzato<br />

strumentalmente per sostenere la cacciata dei<br />

sovrani. Per il Manzoni de “<strong>Il</strong> proclama di<br />

Rimini” non a caso la libertà non è altro che<br />

la realizzazione di uno stato unitario e nazionale<br />

(“Liberi non sarem se non siamo uni”),<br />

con un evidente paralogismo, frutto di una<br />

certa arbitrarietà dato che, come avvertiva<br />

Dostoevskij, un’unità così espressa “non significa<br />

proprio nulla”. Per quale motivo infatti<br />

uno stato italiano unitario avrebbe dovuto essere<br />

più “libero” degli stati già esistenti? In<br />

rapporto al cattolicesimo però libertà per i<br />

fautori della Rivoluzione italiana significò essenzialmente<br />

affermazione della laicità dello

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