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Marco Ceccarelli APPUNTI DI CRISTOLOGIA BIBLICA

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PREPARAZIONE VETEROTESTAMENTARIA<br />

[Mosè] stette là con Jahveh quaranta giorni e quaranta notti; non prese cibo e<br />

non bevve acqua. E scrisse sulle tavole le parole dell’alleanza, le dieci parole.<br />

Nel linguaggio teologico, la “parola del Signore”, il debar Jahveh è il pensiero<br />

e la volontà di Dio. Jahveh regola i suoi rapporti con il mondo mediante<br />

la sua parola (in ebraico dâbâr, in greco logoj). La parola, la volontà<br />

di Dio, ha chiamato il mondo all’esistenza, e mediante la parola egli mantiene<br />

l’ordine nel mondo 18 . I dieci d e bârîm manifestano l’intima natura di<br />

Dio che si esprime nella sua volontà. Comunicando le “dieci parole” Jahveh<br />

non sta imponendo un trattato arbitrario sul partner più debole dell’alleanza,<br />

ma sta rivelando al popolo ciò che permetterà ad esso di mantenersi in vita,<br />

cioè nella comunione con Dio. Quello che consentirà ad Israele di avere una<br />

vita prospera e felice nella terra sarà l’osservanza di queste parole di vita 19 .<br />

Le dieci parole sono il dono che Dio fa al suo popolo nel contesto della b erît.<br />

La torah non è un peso gravoso, ma una rivelazione di Jahveh all’uomo<br />

perché possa conservarsi in vita. Se l’uomo si allontana da essa si allontana<br />

dalla vita. Dio non punisce nessuno, ma il peccato, l’allontanamento dalla<br />

via della vita produce inevitabilmente una conseguenza di morte, come Israele<br />

sperimenterà tragicamente con l’esilio.<br />

[Questo è vero però non solo per Israele, ma per ogni uomo al quale Dio, attraverso<br />

Israele, vuole comunicare le sue parole di vita, la sua rivelazione. Le dieci parole<br />

sono una rivelazione su Dio e sull’uomo, qualcosa di oggettivo, che hanno cioè<br />

il loro valore per tutti, per ogni tempo, per ogni uomo, in ogni situazione, tempo e<br />

cultura. Israele era convinto della intangibile validità del Decalogo per tutte le generazioni;<br />

Dt 31,10-13:<br />

10 Mosè comandò loro: “Alla fine di ogni sette anni, al tempo dell’anno del condono,<br />

nella festa delle capanne, 11 quando tutto Israele viene a presentarsi al<br />

Signore tuo Dio, nel luogo che avrà scelto, leggerai questa legge davanti a tutto<br />

Israele, agli orecchi di tutti […] 13 I loro figli, che non la conoscono, ascolteranno<br />

e impareranno a temere il Signore vostro Dio”.<br />

In questo passo la parola di Dio si trova al centro e al vertice di una celebrazione<br />

solenne che aveva luogo ogni sette anni. Qui si vede come la parola che Israele ha<br />

ricevuto sul Sinai è qualcosa che non deve essere mai dimenticata. Con tale ripetuta<br />

celebrazione Israele voleva significare che la parola della rivelazione sinaitica<br />

aveva per tutti i tempi e per tutte le generazioni uguale attualità. Dunque il Sinai<br />

non è un evento passato, ma una realtà vivente per tutte le generazioni]<br />

18 Cfr. Sal 33,6-9; 147,15-20; 148,6-8.<br />

19 Cfr. Dt 6,17-18.24; 11,26-28; 28,1-2.<br />

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