Marco Ceccarelli APPUNTI DI CRISTOLOGIA BIBLICA
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<strong>CRISTOLOGIA</strong> DEL NUOVO TESTAMENTO<br />
toccano e in qualche modo coincidono. Questo binomio di gloria e umiliazione ricorda<br />
da vicino il quarto canto del Servo] 14<br />
Nel Getsemani abbiamo dunque il momento della grande tentazione che<br />
Gesù deve affrontare (cfr. Lc 4,13) e per la quale invita gli apostoli a prepararsi<br />
(Mt 26,41). Gesù è fortemente tentato di non accettare la sorte che sta<br />
per capitargli e in questa situazione Gesù grida al Padre. Quello che più<br />
stupisce nella preghiera di Gesù non è tanto il fatto che egli esprima il desiderio<br />
che il Padre allontani da lui il calice 15 , quanto piuttosto l’implicita affermazione<br />
che quanto sta per compiersi è la volontà del Padre. La passione<br />
che sta per affrontare è il suo calice, è ciò che il Padre gli ha serbato in sorte;<br />
Gv 18,11:<br />
Gesù disse a Pietro: Metti la spada nel fodero. Non berrò forse il calice che il<br />
Padre mi ha dato?<br />
Che Dio abbia voluto che Cristo subisse un tale destino è qualcosa che anche<br />
dopo duemila anni di cristianesimo lascia un po’ sconcertati. Come può<br />
Dio volere la sofferenza umana (e tanto più quella del Suo figlio diletto)?<br />
Perché Dio deve realizzare la sua volontà facendo soffrire qualcuno?<br />
Quello che per ora possiamo rilevare è come tale realtà richiami molto<br />
da vicino la situazione del Servo nel quarto canto. In Is 53,10 si afferma che<br />
il Signore si è compiaciuto nel prostrarlo con dolore e ha realizzato in tal<br />
modo la sua volontà. Cristo nel Getsemani realizza esattamente questo. Gesù<br />
sa che deve andare a morire e quella morte fa parte del disegno salvifico<br />
di Dio, così come era stato profetizzato riguardo al Servo sofferente 16 . Quel<br />
Servo che nel terzo canto affermava la sua non ribellione alla parola di Dio,<br />
il suo non voltarsi indietro, il suo non scappare, la sua cioè totale sottomissione<br />
alla volontà del Signore, ora trova compimento nella filiale obbedienza<br />
di Cristo.<br />
L’agonia di Gesù, cioè il suo combattimento, consiste proprio in questo.<br />
Egli sapeva che stavano per venire a prenderlo (cfr. Mt 26,46; Gv 18,4); egli<br />
stesso nell’ultima cena aveva messo in moto gli eventi che avrebbero<br />
portato al suo arresto, quando ha detto a Giuda di fare quello che aveva in<br />
mente. Gesù non subisce passivamente ciò che gli sta per accadere; al con-<br />
14 Non va tralasciato anche che il chiaro parallelismo fra la Trasfigurazione e il Getsemani<br />
rivela mirabilmente in forma narrativa la duplice realtà divina e umana presente<br />
nell’unica persona del Cristo.<br />
15 Il “calice” nel linguaggio biblico indica molto spesso ciò che uno riceve in sorte, dagli<br />
uomini o da Dio (cfr. Sal 11,6; 16,5; 23,5; 75,9; Mt 20,22).<br />
16 Inoltre l’espressione di Gesù “se è possibile …” (Mt 26,39) ci porta a concludere che<br />
il calice destinato a Gesù è qualcosa di necessario. Se fosse stato possibile evitargli tale<br />
calice il Padre lo avrebbe fatto. Il fatto che ciò non sia avvenuto implica la necessità della<br />
sua passione.<br />
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