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Marco Ceccarelli APPUNTI DI CRISTOLOGIA BIBLICA

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PREPARAZIONE VETEROTESTAMENTARIA<br />

Egli si è fatto carico di quello che era destinato al popolo. I verbi nś’ e sbl<br />

sono in questo contesto sinonimi; indicano entrambi il portare un peso sopra<br />

di sé. La “malattia” e i “dolori” di cui il Servo si è caricato sono metafore<br />

per indicare i peccati del popolo, come risulta chiaramente anche dal parallelismo<br />

con i vv. 11b-12 dove appaiono gli stessi verbi 42 . Risulta chiaro<br />

quindi che i “dolori” e la malattia destinati al popolo sono i loro peccati, o<br />

la punizione conseguente, o entrambe le cose. “Portare la colpa” o il peccato<br />

significa esserne responsabile, farsi carico delle sue conseguenze, come<br />

il castigo e la riparazione. Secondo il rituale levitico i peccati del popolo<br />

dovevano essere “scaricati” sopra di un capro il quale li avrebbe allontanati<br />

da esso (Lv 16,21-22). Il capro si fa carico delle colpe le quali spariranno<br />

con la sua morte nel deserto. Il Servo sembra svolgere la stessa funzione del<br />

capro espiatorio.<br />

Inoltre il verbo nś’ spesso viene usato, avente come oggetto la parola<br />

“peccato” o simili, nel senso di “perdonare” il peccato, la colpa, l’iniquità,<br />

ecc. 43 . Per perdonare il peccato occorre in un certo senso “farsene carico”.<br />

Perdonare il peccato significa togliere dal peccatore il peso del suo peccato.<br />

Ma per toglierlo occorre che qualcuno lo prenda su di sé. Il Servo adempie<br />

questa missione. Egli è uomo dei dolori e conoscitore della malattia perché<br />

si è addossato i peccati dei molti.<br />

Per l’uomo biblico il peccato non è una semplice trasgressione giuridica<br />

e nemmeno soltanto una specie di ferita spirituale; è piuttosto un male che<br />

si colloca nella sfera potremmo dire fisico–psichica dell’uomo. Peccato significa<br />

sofferenza, come quella di una malattia. E se tale malattia non è curata<br />

e rimossa rischia di condurre alla morte. Per questo davanti al peccato<br />

l’uomo chiede a Dio “perdona”, cioè “togli il peccato”; Es 10,16-17:<br />

Il Faraone disse: Ho peccato contro Jahveh vostro Dio e contro di voi. Ora ti<br />

prego, perdona (nś’) il mio peccato soltanto questa volta e supplica Jahveh vostro<br />

Dio di rimuovere da me questa morte.<br />

Sal 25,18:<br />

Vedi la mia miseria e il mio affanno e perdona (nś’) tutti i miei peccati.<br />

Perdonare il peccato significa dunque “liberare” l’uomo da esso e dai suoi<br />

nefasti effetti 44 . Liberare l’uomo dal peccato significa ridargli l’integrità to-<br />

42 I due verbi li abbiamo incontrati nei due versetti conclusivi. Infatti sbl appare nel v.<br />

11 avente come oggetto “le colpe di essi”, cioè dei molti, mentre nś’ nel v. 12 ha come oggetto<br />

“i peccati dei molti”.<br />

43 E.g. Gen 50,17; Es 10,17; 32,32; Sal 32,1.5.<br />

44 Questo viene messo bene in luce dal vocabolo che i LXX usano per tradurre nś’ in<br />

questi casi, vale a dire il verbo afihmi, che significa appunto liberare, sciogliere, lasciare<br />

(qualcuno) libero.<br />

33

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