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Meridiana 209_Meridiana - Società Astronomica Ticinese

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Research (LINEAR) nel 1999, ha un diametro di<br />

560 metri, il danno per la biosfera terrestre<br />

sarebbe imponente. Non come quello che<br />

accoppò i dinosauri 65 milioni di anni fa, perché<br />

allora l'asteroide era da 10 chilometri, però<br />

senza dubbio un bel botto. Dobbiamo quindi<br />

perderci il sonno? Siccome la nostra incolumità<br />

individuale è la priorità massima, ovviamente<br />

no: se qualcosa è certissimo, è che nel 2182<br />

nessuno degli attuali lettori di <strong>Meridiana</strong> sarà<br />

ancora vivo. Forse però dovremmo preoccuparci<br />

almeno un pochino per la sopravvivenza dei<br />

lettori di <strong>Meridiana</strong> nostri pronipoti e ancora<br />

nascituri? Nemmeno, per la verità.<br />

La notizia del possibile impatto di<br />

(101955) 1999 RQ36 arriva da un articolo pubblicato<br />

da «Icarus» nel numero dell'ottobre<br />

scorso. E va' a capire perché abbia goduto di<br />

un po' di attenzione solo adesso. Sarà che in<br />

estate c'è poco da raccontare... Comunque<br />

«Icarus» è una rivista autorevole e merita di<br />

essere presa sul serio. Il gruppo di ricercatori<br />

italiani, spagnoli e statunitensi autori della ricerca<br />

ha stimato la probabilità di un impatto del<br />

pianetino fra oggi e l'anno 2200 utilizzando due<br />

diversi modelli matematici e considerando<br />

anche l'effetto Yarkovsky. Su tempi dell'ordine<br />

del secolo non bastano infatti le 290 osservazioni<br />

ottiche e le 13 radar per prevedere la traiettoria<br />

di (101955) 1999 RQ36 usando la legge<br />

di gravitazione universale, ma bisogna anche<br />

tener conto dell'emissione dei fotoni termici prodotti<br />

per il riscaldamento provocato dal Sole. Il<br />

risultato non è pulito e garantito come potrebbero<br />

produrre (in teoria, ché il caos ci mette sempre<br />

lo zampino) le leggi della dinamica, ma è<br />

probabilistico. E nel caso del nostro asteroide<br />

mostra un su e giù di probabilità per i prossimi<br />

due secoli, con un bel picco nel 2182.<br />

Da perderci il sonno? No, come abbiamo<br />

9<br />

detto, perché non ci riguarda direttamente. E,<br />

se anche ci preoccupassimo per i pronipoti,<br />

stiamo comunque parlando di probabilità minuscole.<br />

Insomma, il cielo non ci cadrà sulla testa.<br />

Quasi di sicuro. Insomma, forse. Ma anche no.<br />

Chissà?<br />

Pesi massimi<br />

Ma il limite non era 100, al massimo 150?<br />

Questo dicono i Sacri Testi dell'astrofisica stellare:<br />

oltre le 150 masse solari una stella diventa<br />

instabile. Quindi si disgrega. E invece no:<br />

adesso se n'è scoperta una da quasi 300. Una<br />

bella sfida per gli astrofisici teorici. O una bella<br />

sfiga?<br />

Per scovarla, insieme a sei altre ciccione,<br />

il team guidato da Paul Crowther, dell'Università<br />

di Sheffield, in Inghilterra, ha dovuto anzitutto<br />

dare una bella frugata dentro il database delle<br />

osservazioni dell'Hubble Space Telescope<br />

(HST), per identificare delle candidate verosimili.<br />

Poi è stato necessario approfondire con il<br />

Very Large Telescope (VLT) dell'European<br />

Southern Observatory (ESO) sul Cerro<br />

Paranal, in Cile. Risultato: sette stelle supermassicce,<br />

dell'ordine delle 150 masse solari e<br />

oltre. E forse addirittura una da 265, sebbene<br />

misure recentissime dicano che forse potrebbe<br />

trattarsi di un sistema doppio.<br />

Come descritto nell'articolo nelle<br />

«Monthly Notices of the Royal <strong>Astronomica</strong>l<br />

Society», tre stelle sono state trovate in NGC<br />

3603, una regione di intensa formazione stellare<br />

a 22 mila anni-luce da noi. Più lontano, nella<br />

Nebulosa Tarantola nella Grande Nube di<br />

Magellano, a 165 mila anni-luce, ci sono le altre<br />

quattro, ospiti di R136, un ammasso di stelle<br />

giovani, massicce e caldissime. Da sole dominano<br />

l'ambiente circostante, al punto da gene-

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