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quirino bezzi - Centro Studi Val di Sole

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speciale Quirino Bezzi<br />

QUIRINO BEZZI, COLLABORATORE DI<br />

“STUDI TRENTINI DI SCIENZE STORICHE”<br />

<strong>di</strong> Maria Garbari*<br />

Nel necrologio <strong>di</strong> Quirino Bezzi apparso sulla rivista<br />

“<strong>Stu<strong>di</strong></strong> Trentini <strong>di</strong> Scienze Storiche” (LXVII, pp. 541-542),<br />

l’autore Sergio Benvenuti, in modo sintetico ma perfettamente<br />

adeguato alla realtà, definiva i lavori storici<br />

<strong>di</strong> Bezzi “in generale riferentisi a temi locali e alcuni in<br />

forma <strong>di</strong>vulgativa, curati con <strong>di</strong>ligenza e passione”. Tale<br />

giu<strong>di</strong>zio su questo poliedrico personaggio, scomparso il<br />

25 febbraio 1989, non deve intendersi in forma riduttiva<br />

e tanto meno negativa, ma solo come la caratteristica <strong>di</strong><br />

uno fra i più noti ricercatori che dell’amore per la piccola<br />

patria aveva fatto un credo morale ed un costume<br />

intellettuale e <strong>di</strong> vita.<br />

Quirino Bezzi aveva iniziato la collaborazione alla rivista<br />

della Società <strong>di</strong> <strong>Stu<strong>di</strong></strong> Trentini nel 1948, dopo la ripresa<br />

dell’attività scientifica interrotta dalla guerra, continuando<br />

poi con una serie <strong>di</strong> contributi fino al 1979. La sua firma<br />

si collocava accanto a quelle <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi già affermati,<br />

alcuni non solo sul piano locale, considerati maestri per<br />

oggetti e metodologia della ricerca, come Giacomo Roberti,<br />

Francesco Menestrina, Giovanni Ciccolini, Adolfo<br />

Cetto, Giulio Benedetto Emert, Giuseppe Gerola, Renato<br />

Lunelli, Pietro Pedrotti, Enrico Quaresima, Simone<br />

Weber, Bice Rizzi e poi, via via, degli stu<strong>di</strong>osi che arrecavano<br />

le gran<strong>di</strong> esperienze degli ambienti accademici e<br />

internazionali come Umberto Corsini o appartenevano<br />

alle giovani generazioni.<br />

Per tutti costoro le ragioni istituzionali che avevano visto<br />

nascere la Società nel 1919 e la sua rivista nel 1920,<br />

mutuate dal programma steso da Gino Onestinghel,<br />

rimanevano come un legame che attraversava l’attività<br />

<strong>di</strong> tutti gli storici saldando il passato al presente ed<br />

aprendo la via al rinnovamento, senza rinunciare mai al<br />

criterio basilare della scientificità. La storia non poteva<br />

limitarsi alle vicende e agli aspetti istituzionali, ma doveva<br />

allargarsi a tutte le componenti dello sviluppo umano<br />

compiuto in un determinato territorio ed essere tanto<br />

più precisa e ricca <strong>di</strong> particolari quanto più riferita ad<br />

un’area limitata. Per questo era essenziale, in primo luogo,<br />

la raccolta dei materiali documentari e l’inventario<br />

delle fonti perché solo su tale base sarebbero stati possibili<br />

la sintesi ed il quadro generale, evitando <strong>di</strong> cadere<br />

nelle ipotesi immaginarie o <strong>di</strong> limitarsi alle favole.<br />

Quirino Bezzi sposò in pieno la serietà delle funzioni e<br />

dei compiti affidati ai ricercatori locali, valutati in modo<br />

10<br />

positivo anche dagli storici <strong>di</strong> professione che non li<br />

consideravano marginali eru<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> minuzie, ma preziosi<br />

aiuti nell’affondare l’analisi nelle pieghe più nascoste della<br />

società, sovente invisibili a chi non era del posto.<br />

Nel primo saggio pubblicato nel 1948 su “<strong>Stu<strong>di</strong></strong> Trentini”,<br />

de<strong>di</strong>cato a L’aprile 1848 nella storia e nella tra<strong>di</strong>zione della<br />

<strong>Val</strong> <strong>di</strong> <strong>Sole</strong> (XXVII, pp. 69-74), Quirino Bezzi esprimeva<br />

tutto il suo sentire patriottico animato da una profonda<br />

fede democratica <strong>di</strong> stampo mazziniano, quasi un credo<br />

religioso che lo accompagnerà per tutta la vita. L’accoglienza<br />

dei Corpi franchi provenienti dalla <strong>Val</strong> Camonica<br />

e dalla Rendena, ai quali si affiancarono ben 200 volontari<br />

solandri, egli scriveva, fu ottima nella <strong>Val</strong> <strong>di</strong> <strong>Sole</strong> mentre<br />

la <strong>Val</strong> <strong>di</strong> Non rimase più fredda. Bisognava comunque<br />

fissare il ricordo delle popolazioni locali ormai illangui<strong>di</strong>to<br />

prima che “il tempo scolorisca ogni cosa”, sia per le<br />

manifestazioni d’italianità che per le reazioni ai soprusi<br />

austriaci. Le sue pagine, pur in assenza <strong>di</strong> note e <strong>di</strong> riferimenti<br />

all’apparato documentativo, si <strong>di</strong>stinguevano per<br />

la minuzia e la precisione <strong>di</strong> quanto narrato.<br />

Nel 1949 venne attratto dal ritrovamento <strong>di</strong> un masso<br />

a coppelle nei pascoli presso Peio (XXVIII, pp. 337-338),<br />

argomento sul quale ritornerà nel 1970 per un ritrovamento<br />

simile in <strong>Val</strong> <strong>di</strong> <strong>Sole</strong> (XLIX, pp. 61-62). Successivamente<br />

si de<strong>di</strong>cò all’esame <strong>di</strong> documenti richiamati<br />

negli inventari e regesti <strong>di</strong> Giovanni Ciccolini, apportando<br />

qualche nuovo contributo o operando elencazioni e<br />

sintesi su singoli argomenti. Egli <strong>di</strong>mostrava <strong>di</strong> vedere in<br />

Ciccolini un maestro nella raccolta e nell’or<strong>di</strong>namento<br />

dei materiali documentativi, base in<strong>di</strong>spensabile per l’avvio<br />

<strong>di</strong> ogni ricerca in<strong>di</strong>pendentemente dalla materia e<br />

dall’estensione temporale e territoriale degli stu<strong>di</strong>. Nel<br />

1950 Bezzi, a integrazione dell’opera <strong>di</strong> Ciccolini, trascriveva<br />

una pergamena del 1546 in Sopra alcuni obblighi dei<br />

pievani d’Ossana (XXIX, pp. 285-286) nei confronti della<br />

chiesa pievana e <strong>di</strong> quelle <strong>di</strong> Pellizzano e Cusiano. Sempre<br />

sulla scia <strong>di</strong> Ciccolini egli pubblicava nel 1964 Le valli <strong>di</strong><br />

Non e <strong>di</strong> <strong>Sole</strong> in un “Liber focorum” del 1350 (XLIII, pp.<br />

184-192), un lavoro <strong>di</strong> grande precisione e correttezza,<br />

con utili ragguagli sui tipi ed il valore delle monete allora<br />

in uso.<br />

Nel corso del 1967 compariva uno dei suoi contributi<br />

più organici ed estesi, l’Elenco dei notai che operarono nella<br />

<strong>Val</strong>le <strong>di</strong> <strong>Sole</strong> dal 1200 al 1800 (XLVI, pp. 180-195; 286-

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