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quirino bezzi - Centro Studi Val di Sole

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BEZZI, DIRETTORE DI “STRENNA TRENTINA”<br />

Ricordare Quirino Bezzi a vent’anni dalla scomparsa, anche<br />

limitandosi alla preziosa attività che per lunghi anni<br />

ha profuso in Strenna Trentina, dove ha rivestito la carica<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>rettore responsabile, non è certo cosa facile.<br />

Molti, <strong>di</strong>versi e piacevoli sono stati i momenti passati in<br />

sua compagnia che in questo momento mi si affacciano<br />

alla memoria che quasi mi pare <strong>di</strong> doverlo incontrare fra<br />

poco. Ma prima <strong>di</strong> mettere mani a documentare il suo<br />

contributo alla Strenna Trentina, voglio anche ricordare<br />

le molte rubriche ra<strong>di</strong>ofoniche che insieme ho avuto<br />

modo <strong>di</strong> realizzare per le trasmissioni della Rai, visto che<br />

allora quella era la mia principale attività. Come collaboratore<br />

Rai Bezzi preparava testi <strong>di</strong> racconti, alle volte<br />

anche leggende <strong>di</strong> carattere locale, che venivano quin<strong>di</strong><br />

letti ed elaborati con inserti musicali. Per altre rubriche<br />

invece come ad esempio “Gli uomini dei rifugi” si doveva<br />

andare in montagna, portandosi a spalle il registratore,<br />

dove personalmente intervistava i gestori dei rifugi, che<br />

<strong>di</strong> solito conosceva. La rubrica veniva inoltre arricchita<br />

con la storia a lui nota fin nei particolari. Quelle uscite,<br />

per me, rimangono un ricordo <strong>di</strong> momenti felici.<br />

Sotto una scorza semplice e genuina, egli era riconosciuto<br />

indubbiamente una personalità nei <strong>di</strong>versi mon<strong>di</strong> culturali,<br />

politici, sportivi e <strong>di</strong> montagna, dove ha ricoperto<br />

sempre posti <strong>di</strong> grande responsabilità. Altri certamente<br />

ricorderanno la sua operosità nella società trentina,<br />

dato che il mio compito è limitato nella rivista, dove la<br />

sua presenza nelle <strong>di</strong>verse annate copre l’arco <strong>di</strong> oltre<br />

mezzo secolo con una sessantina <strong>di</strong> articoli. A una prima<br />

scorsa dei titoli si può affermare che gran parte <strong>di</strong><br />

questi sono de<strong>di</strong>cati alla sua valle che ha sempre avuto<br />

nel cuore, e della quale ha stu<strong>di</strong>ato la storia, la geografia,<br />

e gli uomini. Di questo lembo <strong>di</strong> terra trentina ha analizzato<br />

le risorse, dalle acque minerali <strong>di</strong> Pejo e Rabbi, ai<br />

boschi, alla fauna, e alla flora. Ha raccontato la bellezza<br />

<strong>di</strong> numerosi splen<strong>di</strong><strong>di</strong> e recon<strong>di</strong>ti recessi delle montagne<br />

che contornano la valle insieme ai rifugi alpini, i laghi e le<br />

malghe con loro produzione casearia.<br />

Degli uomini illustri del passato credo non abbia <strong>di</strong>menticato<br />

nessuno: troviamo infatti <strong>di</strong>versi articoli sul socialista<br />

Giacomo Matteotti, ma anche l’alpino Odoardo e il<br />

giurista Attilio Focherini, il pittore Domenico e il poeta<br />

Bartolomeo Del Pero, gli storici solandri Tomaso Vigilio<br />

Bottea e Giovanni Ciccolini. Della stirpe dei Bezzi poi mi<br />

<strong>di</strong> Gino <strong>Val</strong>entini*<br />

15<br />

speciale Quirino Bezzi<br />

pare ci siano tutti, dal garibal<strong>di</strong>no Egisto al <strong>di</strong>tterologo<br />

Mario fino al grande e illustre pittore Bartolomeo. Grande<br />

spazio quin<strong>di</strong> a tutti gli artisti del pennello e dello<br />

scalpello della valle, e alla genialità solandra specie nella<br />

poesia popolare e nelle abitu<strong>di</strong>ni tra<strong>di</strong>zionali come nella<br />

storia. Non poche le pagine de<strong>di</strong>cate alla guerra, dalla<br />

prima alla seconda.<br />

Egli stesso infatti, essendo nato nel novembre del 1914,<br />

si reputava figlio della guerra tanto che in alcune occasioni<br />

mi ha confidato che il suo nome doveva essere<br />

“Guerrino” ma il parroco, mi <strong>di</strong>sse, non deve essere stato<br />

dello stesso parere dei miei genitori.<br />

Ma torniamo alla Strenna trentina per ricordare che<br />

non mancano anche altri articoli oltre che della valle,<br />

pur sempre <strong>di</strong> interesse provinciale.<br />

Troviamo così la storia della Accademia degli Agiati, la<br />

figura <strong>di</strong> Nepomuceno Bolognini, padre del folclore<br />

trentino, Pier Fortunato Calvi, <strong>di</strong>fensore del Cadore e<br />

arrestato a Cogolo, il giurista Carlo Antonio Pilati, il <strong>di</strong>alettologo<br />

Carlo Battisti, l’insigne giureconsulto Francesco<br />

Vigilio Barbacovi e Gianbattista Righi, l’ideatore della<br />

moderna Campiglio. Pagine <strong>di</strong> racconti storici e leggende<br />

popolari interessanti dalle quali vogliamo estrarre un<br />

particolare racconto, che ritengo sia il suo primo articolo<br />

in Strenna visto che data nel lontano 1943 e porta il<br />

titolo “Il miracolo della Madonna”.<br />

Racconta Bezzi che nel 1820 Teodoro, un bambino <strong>di</strong><br />

quattro anni, figlio del me<strong>di</strong>co condotto <strong>di</strong> Cusiano, Domenico<br />

Bezzi, si smarrì nel bosco sul monte Salvat, al <strong>di</strong> là<br />

della Cappelletta <strong>di</strong> S. Antonio in <strong>Val</strong>piana e per tre giorni<br />

venne ricercato da molti uomini accorsi da quasi tutta la<br />

pieve. Nel pomeriggio del terzo giorno, quando ormai le<br />

speranze erano poche, un pastorello <strong>di</strong>sse <strong>di</strong> averlo incontrato<br />

in un dato posto della montagna e quin<strong>di</strong> corsero<br />

e riprenderlo. Tutti pensarono al miracolo, si <strong>di</strong>ce<br />

nell’articolo, visto poi che il bambino <strong>di</strong>ceva <strong>di</strong> essere<br />

sempre stato in compagnia <strong>di</strong> una bella signora vestita<br />

<strong>di</strong> bianco e <strong>di</strong> azzurro. Il racconto termina precisando<br />

che il bambino <strong>di</strong>venne sacerdote, e quin<strong>di</strong> curato prima<br />

a Celentino e poi a Magras. Lo stesso Quirino scrive<br />

<strong>di</strong> aver ascoltato il racconto nelle pre<strong>di</strong>che dall’altare<br />

<strong>di</strong> Cusiano dall’ottantacinquenne don Filippo Dell’Eva.<br />

Leggenda o miracolo? Chissà, meraviglia comunque la<br />

precisione delle date, dei paesi e dei protagonisti.

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