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SETTEMBRE 2010 NUMERO 91 - Urban

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portland Fenomeni<br />

teen files<br />

Nati con il telefonino e cresciuti con la digitale, gli under 20 ritraggono<br />

se stessi e il loro mondo con una naturalezza inarrivabile. Che sta contagiando la<br />

fotografia con la effe maiuscola<br />

TesTo ciro cacciola<br />

FoTo olivia bee<br />

Costantemente alle prese con prolungamenti tecnologici<br />

del sé, in contatto diretto con il mondo attraverso il web,<br />

gli adolescenti ci incantano con quell’aria sognante, ci inteneriscono<br />

con quegli sguardi fashionisti e mélo, ci abbagliano con la bellezza<br />

sfrontata, esibita ma ancora acerba, usata, strumentalizzata, venduta,<br />

pubblicata dai soliti, sospetti adulti. Tecnologia e rete però giocano dalla<br />

loro parte. Ed è così che gli adorabili, insopportabili adolescenti stanno<br />

finalmente mettendo in luce la propria creatività, utilizzando al massimo<br />

le possibilità offerte dal “nuovo” che li circonda. E che dominano. In<br />

prima persona! Raccontare se stessi, il loro mondo, le loro visioni è fra le<br />

cose che gli riesce meglio. E non è un racconto di parole: per loro sono<br />

soprattutto le immagini a parlare.<br />

“My real name isn’t olivia bee it’s olivia bolles. I’m 15. This is a diary<br />

of sorts” è tutto quanto riesci a trovare di scritto nel personal ws<br />

di questa giovane reporter, Olivia Bee. Ma la quantità di fotografie<br />

caricate e messe lì, sotto gli occhi di tutti, racconta più e meglio di<br />

un qualsiasi trattato di antropologia culturale il mondo di Olivia &<br />

friend. Fotografando i suoi amici e la sua famiglia, nella sua città natale,<br />

Portland, nell’Oregon, Olivia è stata scelta da Converse, ha collaborato<br />

con Nike ed è finita persino su American Photo. “E dire che tutto è<br />

cominciato per caso”, dice. “Usavo per gioco una vecchia digitale dei<br />

miei, un affare anni Novanta, e contemporaneamente a scuola studiavo<br />

tecniche video, seguivo corsi per principianti… poi mi sono ritrovata<br />

a passare intere ore nella camera oscura alle prese con foto della mia<br />

famiglia, ma anche di alberi dalle strane silhouette, animali imbalsamati<br />

insomma, cose che una ragazzina di scuola media può considerare<br />

‘artistiche’. Da allora non ho più smesso. Ho tirato in ballo me stessa, i<br />

miei più cari amici, è stato quasi un processo naturale!”.<br />

Nessuno dei soggetti appare mai “in posa” nel vastissimo portfolio<br />

di OB. “Perché i miei amici ormai sono abituati al fatto che io li filmi<br />

o fotografi tutto il tempo, per loro è come se non ci fossero camere o<br />

obiettivi, così riesco a ottenere il massimo della loro espressività e della<br />

naturalezza”.<br />

Olivia ama la musica. Ascolta Fake Drugs, Wampire, Starfucker ma<br />

anche Pink Floyd: “Adoro quel pezzo dei Band of Horses, Is there a ghost,<br />

mi piacciono i Theatre of Sheep e tutte le hipster band di Portland”.<br />

Alternativa e anti mainstream come le sue scelte musicali, Olivia viaggia<br />

parecchio per la sua età: “Viaggio anche perché devo. Converse mi ha<br />

portato a Parigi e Amsterdam. Quelli di Nike mi hanno portato alle<br />

Hawaii, nel Colorado, presto mi porteranno in California… Un po’ viaggio<br />

anche con la mia famiglia, siamo stati in Canada quest’estate, mi piace<br />

fare campeggio sulla costa con i miei amici, girare quando posso… ma<br />

adoro anche restare a Portland, è la mia città, ed è bellissima”.<br />

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