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lA RIVOlUZIONE SIAMO NOI (2000). – Nel<br />
1972 il celebre artista tedesco Joseph Beuys<br />
si ritrae con la scritta “la rivoluzione siamo<br />
noi”. Cattelan riprende lo slogan nel titolo<br />
di questo manichino autoritratto<br />
vestito con un abito di<br />
feltro che per Beuys era<br />
simbolo di rigenerazio-<br />
ne. l’opera nasce per una mostra al Migros<br />
Museum di Zurigo: Cattelan fece abbattere<br />
tutte le pareti e lo spazio si ridusse a due<br />
soli stanzoni. Il primo, 1000 metri quadri, fu<br />
lasciato vuoto. Il secondo, 500 metri quadri,<br />
che formava una l con il primo, conteneva<br />
quest’opera in un angolo. Molti visitatori protestarono<br />
e si fecero rimborsare il biglietto.<br />
Ma per Cattelan vestirsi da Beuys fu<br />
come appropriarsi dell’autorità<br />
che quelli non gli riconoscevano<br />
creando così un corto circuito:<br />
per Beuys non avrebbero protestato, eppure<br />
avevano davanti un Beuys.<br />
ERROTIN lE VRAI lAPIN (1994). – Emmanuel Perrotin, gallerista di Parigi, è un<br />
tombeur des femmes e così Cattelan pensò di vestirlo con un<br />
costume a forma di pene e di farne il soggetto stesso dell’esposizione.<br />
Perrotin accettò di indossare il costume per l’intero mese della mostra e ne<br />
approfittò per mettere a segno anche altre conquiste. Per queste “trovate”, Cattelan è<br />
accusato di cavalcare la disponibilità contemporanea a dichiarare arte qualsiasi provocazione.<br />
Ma non è forse Cattelan il primo a farsi beffe del sistema dell’arte, vestendo un suo<br />
rappresentante da pene? Cattelan smaschera e dissacra il sistema e però noi pensiamo che<br />
prenda in giro il pubblico. Qui sta la sua diabolica genialità. Cattelan agisce come<br />
un virus: colpisce indistintamente tutti quelli<br />
che non hanno difese immunitarie, i deboli di<br />
spirito.<br />
NON HA SMESSO<br />
NEMMENO<br />
DI FARE GLI<br />
SCHERZI<br />
A PERFECT DAY (1999). – Glielo aveva detto: “Vedrai che dopo Perrotin, lo farai anche tu”. E così è<br />
stato. Cinque anni dopo lo scherzo a Perrotin, Cattelan appende al muro con lo scotch il suo gallerista milanese<br />
Massimo De Carlo (il quale sviene in diretta davanti al pubblico e viene trasportato in ospedale con l’ambulanza). Una beffa<br />
al narcisismo del gallerista? Un test per vedere fino a che punto accetta di lavorare con un artista impertinente e irregolare? Una prova<br />
d’amore? Di fedeltà? O un atto sadico? Oppure ironico, con il gallerista appeso al muro come i quadri che vende? Ma anche un gioco di<br />
complicità, alla base di ogni rapporto artista-gallerista o artista-committente.<br />
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