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SETTEMBRE 2010 NUMERO 91 - Urban

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lA RIVOlUZIONE SIAMO NOI (2000). – Nel<br />

1972 il celebre artista tedesco Joseph Beuys<br />

si ritrae con la scritta “la rivoluzione siamo<br />

noi”. Cattelan riprende lo slogan nel titolo<br />

di questo manichino autoritratto<br />

vestito con un abito di<br />

feltro che per Beuys era<br />

simbolo di rigenerazio-<br />

ne. l’opera nasce per una mostra al Migros<br />

Museum di Zurigo: Cattelan fece abbattere<br />

tutte le pareti e lo spazio si ridusse a due<br />

soli stanzoni. Il primo, 1000 metri quadri, fu<br />

lasciato vuoto. Il secondo, 500 metri quadri,<br />

che formava una l con il primo, conteneva<br />

quest’opera in un angolo. Molti visitatori protestarono<br />

e si fecero rimborsare il biglietto.<br />

Ma per Cattelan vestirsi da Beuys fu<br />

come appropriarsi dell’autorità<br />

che quelli non gli riconoscevano<br />

creando così un corto circuito:<br />

per Beuys non avrebbero protestato, eppure<br />

avevano davanti un Beuys.<br />

ERROTIN lE VRAI lAPIN (1994). – Emmanuel Perrotin, gallerista di Parigi, è un<br />

tombeur des femmes e così Cattelan pensò di vestirlo con un<br />

costume a forma di pene e di farne il soggetto stesso dell’esposizione.<br />

Perrotin accettò di indossare il costume per l’intero mese della mostra e ne<br />

approfittò per mettere a segno anche altre conquiste. Per queste “trovate”, Cattelan è<br />

accusato di cavalcare la disponibilità contemporanea a dichiarare arte qualsiasi provocazione.<br />

Ma non è forse Cattelan il primo a farsi beffe del sistema dell’arte, vestendo un suo<br />

rappresentante da pene? Cattelan smaschera e dissacra il sistema e però noi pensiamo che<br />

prenda in giro il pubblico. Qui sta la sua diabolica genialità. Cattelan agisce come<br />

un virus: colpisce indistintamente tutti quelli<br />

che non hanno difese immunitarie, i deboli di<br />

spirito.<br />

NON HA SMESSO<br />

NEMMENO<br />

DI FARE GLI<br />

SCHERZI<br />

A PERFECT DAY (1999). – Glielo aveva detto: “Vedrai che dopo Perrotin, lo farai anche tu”. E così è<br />

stato. Cinque anni dopo lo scherzo a Perrotin, Cattelan appende al muro con lo scotch il suo gallerista milanese<br />

Massimo De Carlo (il quale sviene in diretta davanti al pubblico e viene trasportato in ospedale con l’ambulanza). Una beffa<br />

al narcisismo del gallerista? Un test per vedere fino a che punto accetta di lavorare con un artista impertinente e irregolare? Una prova<br />

d’amore? Di fedeltà? O un atto sadico? Oppure ironico, con il gallerista appeso al muro come i quadri che vende? Ma anche un gioco di<br />

complicità, alla base di ogni rapporto artista-gallerista o artista-committente.<br />

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