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Il Dal Molin ad Asiago? Che sparata! - Giornale dell'Altopiano

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Ho cominciato <strong>ad</strong> usare il<br />

Trenino che ero ancora piccolo.<br />

Durante la seconda<br />

Guerra Mondiale, frequentavo<br />

le scuole medie in collegio,<br />

all’Istituto Vescovile di<br />

Thiene.<br />

Non ero ancora <strong>ad</strong>olescente,<br />

ma già pratico di viaggi che<br />

affrontavo con disinvoltura<br />

all’inizio e alla fine dell’anno<br />

scolastico, durante le vacanze<br />

natalizie e pasquali, qualche<br />

volta anche nei fine settimana.<br />

Più felice naturalmente quando<br />

salivo verso i miei monti,<br />

un po’ meno quando era il<br />

momento di tornare a scuola.<br />

In quegli anni gli inverni<br />

erano così rigidi e nevosi<br />

che, nonostante lo<br />

spazzaneve (ne esistevano<br />

di due grandezze) venisse<br />

applicato come un gigantesco<br />

baffo davanti alla locomotiva,<br />

il convoglio poteva<br />

ugualmente bloccarsi.<br />

Capitò, se la memoria non<br />

m’inganna, nel 1942 e in<br />

quella occasione il Trenino<br />

rimase fermo diversi giorni.<br />

Proprio la neve era e continua<br />

<strong>ad</strong> essere la mia più<br />

grande passione, il mio elemento<br />

naturale preferito.<br />

Non avevo ancora iniziato<br />

<strong>ad</strong> andare a scuola, che già<br />

indossavo gli scarponi e mi<br />

muovevo sugli sci con<br />

grande agilità.<br />

Domenico Frigo Smidar, falegname<br />

nella nostra azien-<br />

Perché il sapere e il sapore<br />

amano passeggiare in compagnia.<br />

Non solo per fortuita<br />

rima letteraria, ma per quella<br />

r<strong>ad</strong>ice latina che costringe<br />

il sapere a congiungersi<br />

strettamente con il sàpere,<br />

cioè col provare gusto. <strong>Il</strong><br />

sapere e il sapore, ossia l’arte<br />

del vivere. Quell’arte silenziosa,<br />

educata e nobile<br />

che le nostre nonne tessevano<br />

all’ombra del lume nelle<br />

silenziose sere in attesa di<br />

mariti lontani. A ricordarci<br />

che senza sapore non esiste<br />

vero sapere.<br />

Settembre, tempo di ri-partenze.<br />

Fra poco ce lo ricorderà<br />

la celebre transumanza,<br />

la liturgica festa del Matteo<br />

apostolo, quelle gocce di<br />

pioggia settembrina - cantate<br />

dallo Stern scrittore - che<br />

aromatizzano il bosco avvolgendolo<br />

nelle prime nebbie<br />

d’autunno. Ancora qualche<br />

giorno e la natura si sbizzarrirà<br />

per l’ennesima volta. Ripartirà<br />

pure l’uomo, questa<br />

vecchia anticaglia di Dio, arrugginita<br />

ma <strong>ad</strong>domesticabile<br />

col sapore della vita. Nei<br />

cruscotti delle macchine e<br />

Sabato 6 settembre 2008<br />

8<br />

l’Altopiano www.giornalealtopiano.it 21<br />

CANOVE: VALENTINO FRIGO<br />

da, realizzò per la mia famiglia<br />

tavole in frassino,<br />

alle quali lavorava con<br />

grande cura. Le sciovie<br />

non erano ancora state costruite.<br />

Nonostante la qualità<br />

degli sci, per salire sulle<br />

cime si doveva ricorrere<br />

all’aiuto delle pelli di foca<br />

e naturalmente al sostegno<br />

di tutti i muscoli del corpo.<br />

L’unica pista praticabile<br />

sull’Altopiano era quella del<br />

Kaberlaba <strong>ad</strong> <strong>Asiago</strong>, dove<br />

esisteva anche una slittovia,<br />

uno dei primi impianti a<br />

fune in Italia. La passione<br />

per la neve mi spinse a costruire<br />

gli skilift di Tresché<br />

Conca e, in società con<br />

Alfonso Tortora, anche<br />

quelli di Cima Larici.<br />

Diventava così tutto più facile:<br />

più agile la salita, più<br />

riposata la discesa.<br />

Salite e discese alle quali in<br />

ugual modo sono abbinati<br />

anche i miei ricordi della<br />

ferrovia. Salendo <strong>ad</strong><br />

<strong>Asiago</strong>, nonostante la provvidenziale<br />

ed indispensabile<br />

presenza della<br />

c r e m a g l i e r a ,<br />

l’indescrivibile lentezza del<br />

viaggio, racconta anche la<br />

fatica del convoglio che, a<br />

Campiello, sostava a fare il<br />

pieno d’acqua dalla cisterna<br />

che ancora esiste. La<br />

prolungata permanenza in<br />

vettura dei passeggeri,<br />

li faceva<br />

arrivare a<br />

destinazione<br />

piuttosto affumicati.<br />

In discesa<br />

invece<br />

poteva capitare<br />

che, nel tratto<br />

tra Canove e<br />

Cesuna, i carboni<br />

ardenti<br />

che il camino<br />

della locomotiva<br />

sputava<br />

(privata anche<br />

della griglia per<br />

un migliore tiraggio),incendiassero<br />

l’erba<br />

e le piante lungo<br />

la ferrovia,<br />

cosicché spesso,<br />

nelle sere<br />

d’estate, noi<br />

ragazzi ci aggregavamo<br />

agli<br />

<strong>ad</strong>ulti, per aiutarli<br />

nello spegnimento degli<br />

immancabili focolai d’incendio.<br />

Negli ultimi mesi della seconda<br />

guerra mondiale, nel<br />

tratto da Tresché Conca a<br />

Campiello, i partigiani, che<br />

volevano proibire ai tedeschi<br />

della Todt di trasportare il legname<br />

verso la pianura, sabotarono<br />

il Trenino, lo lanciarono<br />

a tutta velocità senza<br />

controllo, facendolo deragliare.<br />

Negli anni ’50 si cominciò a<br />

capire che il Trenino difficilmente<br />

avrebbe potuto continuare<br />

il proprio esercizio.<br />

Troppo il personale occupato:<br />

bigliettai, capostazione,<br />

<strong>ad</strong>detti ai caselli, sovrintendenti;<br />

in tutto circa una cinquantina<br />

di persone, mentre<br />

il numero dei passegge-<br />

ri, anche per il<br />

contemporaneo<br />

utilizzo dei mezzi<br />

su gomma (auto<br />

e pullman), andava<br />

diminuendo.<br />

Per perorare la<br />

causa del<br />

Trenino e mantenerlo<br />

ancora in<br />

vita, verso la fine<br />

degli anni ’50,<br />

come assessore,<br />

sono stato più<br />

volte sia a<br />

Vicenza che a<br />

Roma, con il sindaco<br />

Bernar e il<br />

prof. Costa, presidente<br />

della Comunità<br />

Montana.<br />

Grazie all’interessamento<br />

dell’on. Mariano<br />

Rumor, abbiamo<br />

avuto anche colloqui<br />

con l’on.<br />

Giuseppe<br />

Spataro, dapprima Ministro<br />

delle Poste e Telecomunicazioni,<br />

in seguito dei Lavori<br />

Pubblici e Trasporti.<br />

Con il prezzo del gasolio ancora<br />

basso, la concorrenza<br />

della gomma ci dava poche<br />

possibilità di spuntarla. Stava<br />

prendendo piede anche<br />

una certa tendenza a scoprire<br />

ed utilizzare nuovi prodotti,<br />

lasciando dietro le<br />

‘Atleta vincente perchè uomo felice’<br />

sugli zaini degli<br />

studenti, nelle<br />

stoviglie delle<br />

massaie e nei<br />

trattori dei primi<br />

aratori, nei<br />

registri dei docenti<br />

e nelle<br />

borse dei politici,<br />

nei breviari<br />

dei prelati e<br />

nelle sacche<br />

d e g l i<br />

sportivi…c’incastonerei<br />

una foto. Un<br />

volto che, se ne<br />

vantassi l’onore,<br />

raffinerei<br />

del Premio Nobel per lo<br />

Sport. Una foto, un volto, una<br />

frase capace di custodire silenziosa<br />

la vera arte di vivere.<br />

Lui è Alex Schwartz da<br />

Vipiteno, baluardo estremo<br />

dell’Italia che s’approssima<br />

al confine. Muscoli affilati,<br />

resistenza nella testa e quella<br />

passione innata che ogni<br />

primo mattino lo butta giù dal<br />

letto e lo fa marciare. Per<br />

chilometri e chilometri, lun-<br />

go quel filo nascosto che<br />

lambisce vecchie fontane,<br />

dogane di Stato e vento di<br />

vallate. A Pechino ha strappato<br />

il bis dopo la storia di<br />

Atene: oro nella 50 km di<br />

marcia. Con il merito di aver<br />

vinto partendo da una situazione<br />

svantaggiata: era il favorito.<br />

Un faticatore silenzioso,<br />

una mente concentrata,<br />

un cuore ordinato. Un atleta<br />

che con eleganza nobile am-<br />

Sapor d’acqua natìa<br />

maestra il calcio domenicale<br />

<strong>ad</strong> uscire dal<br />

mondo viziato e puerile<br />

in cui s’è infossato.<br />

Dopo 50 km di<br />

massacrante<br />

<strong>ad</strong>escamento alla<br />

medaglia - quando <strong>ad</strong><br />

un calciatore sarebbe<br />

bastato un filo d’erba<br />

per farlo stramazzare<br />

a terra simulando fatiche<br />

inesistenti e<br />

rassomigliandolo più<br />

alle modelle di Piazza<br />

di Spagna che agli<br />

eroi dell’antica Grecia<br />

– trova il tempo e<br />

raccoglie la concentrazione<br />

per pubblicizzare la sua filosofia<br />

di vita, la sua tabella di<br />

marcia, il suo elisir per l’oro<br />

olimpico. Ai cronisti che gli<br />

chiedevano conto della sua<br />

felicità rispose: “Non sono<br />

felice perché ho vinto. Ma<br />

ho vinto perché sono felice”.<br />

Non è un gioco di parole,<br />

è un segreto modo di leggere<br />

la vita. Tutti vogliono<br />

vincere per essere felici.<br />

Correndo il rischio di non<br />

diventarlo. O di bruciarsi in<br />

compagnia di quel gatto e<br />

quella volpe che furono la<br />

sfortunata coincidenza del<br />

Pinocchio di Collodi. In pochi<br />

cercano la felicità come<br />

allenamento per la vittoria.<br />

Eppure oggi scopriamo che<br />

l’oro di Schwarz non è nato<br />

nei laboratori frequentati dagli<br />

sportivi coi tatuaggi e le<br />

veline come personal trainer,<br />

ma tra le mura di casa sua.<br />

Dove avrà appreso felicità<br />

nella dolcezza dei gesti, nell’amore<br />

affettuoso della sua<br />

Carolina pattinatrice, nell’ordine<br />

dato ai sentimenti. Nell’accogliere<br />

con stupore il<br />

quotidiano vivere fino a farlo<br />

diventare straordinario.<br />

Perché l’esistenza è<br />

un’equazione bellissima nella<br />

quale il sapere sta al sapore<br />

come lo straordinario<br />

sta all’ordinario: necessitano<br />

di una giusta posizione. Pure<br />

Maria di Nazareth, Cuore<br />

ordinato per eccellenza, intendeva<br />

questo segreto:<br />

spalle quelli ormai considerati<br />

obsoleti, come il<br />

Trenino con i suoi vagoni<br />

carichi di storia.<br />

Una volta smantellata la linea,<br />

durante la mia prima<br />

legislatura come sindaco di<br />

Roana (dal 1970 al 1975),<br />

mi interessai per acquistare<br />

tutti i sedimi (tracciato, caselli<br />

e stazioni) della ferrovia,<br />

dal confine di <strong>Asiago</strong> a quello<br />

di Cogollo del Cengio.<br />

Un’iniziativa per la quale,<br />

ancora grazie all’interessamento<br />

di Rumor, siamo tornati<br />

a Roma per ottenere un<br />

abbuono sul prezzo che la<br />

Società Veneta intendeva realizzare;<br />

costi che rispetto<br />

alla richiesta iniziale siamo<br />

riusciti quasi a dimezzare, acquistando<br />

il tutto per circa 95<br />

milioni di lire.<br />

<strong>Il</strong> Trenino era stato per quei<br />

tempi un mezzo di trasporto<br />

valido e sicuro. Anche la mia<br />

azienda se n’è abitualmente<br />

servita, per portare il legname<br />

in pianura verso P<strong>ad</strong>ova o<br />

Milano.<br />

Se avessimo avuto un temperamento<br />

svizzero, forse il<br />

Trenino sarebbe ancora al suo<br />

posto.<br />

Non mi piace comunque viaggiare<br />

in treno. Da quando non<br />

ho più avuto la necessità di<br />

utilizzarlo per andare a scuola<br />

a Thiene, credo di essere salito<br />

su un convoglio una sola<br />

volta, quando a Milano mi rubarono<br />

l’autovettura e fui costretto<br />

a servirmi delle ferrovie<br />

per tornare a Vicenza.<br />

“Maria custodiva tutte<br />

queste cose nel suo cuore<br />

meditandole in segreto”.<br />

Meditazione. Salvaguardia.<br />

Protezione.<br />

A Olimpi<strong>ad</strong>i serrate gli italiani<br />

se ne stanno imprigionati<br />

nelle palestre per emulare le<br />

gesta eroiche degli allori: sudati,<br />

nervosi e tristi. Partenza<br />

sbagliata. Prima costruiamo<br />

la felicità: l’oro nascerà<br />

spontaneo. Perché lo sport<br />

che merita ancora una citazione<br />

è quello che insegna <strong>ad</strong><br />

allenarsi alla felicità per <strong>ad</strong>dentrarsi<br />

nella vittoria.<br />

Senza doping. A testa alta.<br />

Con un sorriso invitante.<br />

don Marco Pozza<br />

www.sullastr<strong>ad</strong><strong>ad</strong>iemmaus.net

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