Il circolo interrotto Figure del dono in Mauss, Sartre e ... - OpenstarTs
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MAUSS E LA FOLLIA DEL DONO<br />
organismi pubblici, dai contratti privati e dai s<strong>in</strong>dacati, dalle cooperative, dalle <strong>in</strong>tese<br />
tra <strong>in</strong>dustriali, f<strong>in</strong>anziari, commercianti, dalle leggi, dalle società miste pubblicoprivato.<br />
Considerata la rete di istituti su cui il mercato si regge, i limiti "che neanche<br />
una società socialista può superare"42 sono dati dalla richiesta dei beni e dal<br />
fatto che genere, quantità e qualità dei beni di consumo sono determ<strong>in</strong>ati dai produttori.<br />
La conseguenza che <strong>Mauss</strong> ne trae è che "le società socialiste non potranno<br />
dunque edificarsi che al di là e a parte di una certa quantità di <strong>in</strong>dividualismo<br />
e di liberalismo, soprattutto <strong>in</strong> materia economica".43 Ritroveremo più avanti questa<br />
giusta misura tra socialismo e <strong>in</strong>dividualismo. Ma, al momento, è il corollario a<br />
questa tesi che riveste un certo <strong>in</strong>teresse: "Questa tesi non stupirà i Proudhoniani e<br />
non stupirà tra i Marxisti che coloro che, per follia, hanno esteso al consumo la<br />
nozione di appropriazione collettiva.44<br />
Almeno tre osservazioni devono essere fatte a riguardo di questa affermazione.<br />
Prima osservazione. Innanzitutto, con essa <strong>Mauss</strong> decide di una partizione nel<br />
campo dei marxisti. La tesi sostenuta, dice <strong>Mauss</strong>, potrà stupire solo quei marxisti<br />
che hanno <strong>in</strong>debitamente esteso al consumo, e pertanto a quel consumo m<strong>in</strong>imo che<br />
sono i bisogni <strong>in</strong>dividuali, la nozione di appropriazione collettiva. Ci sono dunque,<br />
tra i marxisti, coloro che male <strong>in</strong>terpretano lo spirito <strong>del</strong> marxismo e coloro che lo<br />
<strong>in</strong>terpretano più adeguatamente. Questa partizione decide anche, di conseguenza, di<br />
un buon e di un cattivo spirito <strong>del</strong> marxismo. Decidendo di un buon e di un cattivo<br />
spirito <strong>del</strong> marxismo, <strong>Mauss</strong> al tempo stesso effettua un'appropriazione, un'<strong>in</strong>terpretazione<br />
appropriante, di ciò che è il marxismo. Questa decisione è anche, per<br />
questa stessa ragione, la rivendicazione di un'eredità, che pare tanto più urgente <strong>in</strong><br />
quegli anni quanto più violente sono le divisioni e le contrapposizioni tra gli eredi<br />
di Marx.<br />
Seconda osservazione. Secondo un cattivo spirito <strong>del</strong> marxismo, secondo una<br />
sua <strong>in</strong>terpretazione sviante, l'appropriazione collettiva deve <strong>in</strong>vestire pure la sfera<br />
privata ed <strong>in</strong>dividuale, cioè il nucleo fondamentale di libertà e di autonomia sul<br />
quale si erge la moderna società borghese. Occorre <strong>in</strong>vece riconoscere che c'è un<br />
limite all'appropriazione collettiva. Essa deve restare a/limite <strong>del</strong>la sfera <strong>del</strong>la proprietà<br />
privata, non deve <strong>in</strong>taccarla, non deve <strong>in</strong>taccare il diritto <strong>in</strong>dividuale a bisogni<br />
differenziati. Si può riconoscere <strong>in</strong> questa difesa <strong>del</strong> limite una difesa <strong>del</strong>la proprietà,<br />
<strong>del</strong> proprio, e, potremmo dire, <strong>del</strong>la casa come simbolo <strong>del</strong>la proprietà privata.<br />
C'è dunque un'economia <strong>del</strong>la casa, economia m<strong>in</strong>ima di soddisfacimento dei<br />
bisogni primari, c'è una proprietà <strong>del</strong>l' oikos, che non deve essere espropriata.<br />
42 ASB, p.ll9.<br />
43 Ibidem.<br />
44 Ibidem; nella traduzione italiana è saltato il riferimento ai "Proudhoniani"; il corsivo è mio.<br />
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