La strada del formaggio - Gustolocale
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Asparago,<br />
fiore <strong>del</strong> Paradiso<br />
Arriva dal vicino Oriente il fiore all’occhiello<br />
<strong>del</strong>la gastronomia bassanese<br />
Secondo la leggenda fu Sant’Antonio a portarlo in riva al Brenta<br />
Proprio così, sembra che l’asparago venga dalla Mesopotamia, quella<br />
terra fortunata dove, secondo alcuni studiosi, sarebbe stato posto il<br />
Paradiso terrestre… e, <strong>del</strong> resto, è una liliacea.<br />
Da lì si sarebbe diffuso nelle terre temperate, tanto da averne traccia<br />
in reperti egiziani da dove, si sarebbe poi diffuso in tutto il bacino <strong>del</strong><br />
Mediterraneo. Il nome viene dal greco asparagos e questo dal<br />
persiano çperegh che significa “punta”. In sanscrito una parola dallo<br />
stesso suono significa gonfiare o germogliare.<br />
Conosciuto anche dai Romani, diffusissimo quello allo stato selvatico<br />
(tanto che Plinio, pur riconoscendo che quelli di Ravenna erano<br />
squisiti, si domandava perché si dovessero coltivare gli asparagi<br />
quando in natura ce n’erano già a sufficienza) era utilizzato in misura<br />
rilevante anche con funzioni medicamentose.<br />
Una curiosità: Plinio scrisse che “…secondo le mie fonti...” nascevano<br />
anche da “...corna d’ariete ridotte in pezzi e messe sotto terra...”<br />
Potere <strong>del</strong>le corna.<br />
Grande amante degli asparagi era Giulio Cesare che, ricevuto a Milano<br />
da Valerio Leone, si vide offrire gli asparagi con una salsa a noi<br />
sconosciuta, il miron. Volle provare mentre i suoi generali si<br />
rifiutarono, dal che ne trasse deduzioni sulla loro vera fe<strong>del</strong>tà ed i fatti<br />
gli dettero ragione!<br />
Piatti di grande interesse con gli asparagi sono citati anche da<br />
Macrobio: una ricetta di “pollastra grassa su letto di asparagi” è anche<br />
per noi di grande bontà. Era talmente utilizzato che i Romani, per<br />
affermare che una cosa si faceva alla svelta, dicevano: “Citius quam<br />
asparagi cocuntur”, vale a dire prima di quanto ci vuole per cuocere<br />
gli asparagi.<br />
Da noi notizie sull’esistenza degli asparagi e l’abitudine di legarli in<br />
mazzetti si hanno già alla fine <strong>del</strong> 1400, prima <strong>del</strong>la scoperta<br />
<strong>del</strong>l’America e in alcuni documenti <strong>del</strong> 1543 si parla di acquisto di<br />
asparagi di Bassano per pranzi importanti <strong>del</strong> Doge Gritti a Venezia.<br />
Sicuramente anche i Padri Conciliari che passavano da Bassano per<br />
recarsi a Trento, nella seconda metà <strong>del</strong> ‘500, a quel Concilio che fece<br />
argine alle tesi di Martin Lutero, gustavano gli asparagi. Ma la<br />
leggenda unisce anche Sant’Antonio di Padova al superbo turione.<br />
Passando a Bassano per andare dal feroce Romano d’Ezzelino, nel<br />
tentativo di rabbonirlo, Antonio fece casualmente cadere dalla sua<br />
sacca qualche piccolo pezzo d’asparago che trovò qui una sua nuova<br />
patria.