copertina Gargiulo:Trizio.qxd - Marina Militare
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FRANCIS DRAKE - IL CORSARO DELLA REGINA<br />
tornava. Quando il tempo migliorò Drake scese a terra, sperando di avere qualche contatto<br />
con gli indigeni: era possibile vederli da lontano — ed era comunque evidente<br />
che erano di statura normale — ma fuggivano non appena comparivano gli Inglesi.<br />
Nel corso di una di queste puntate scoprì un magazzino che conteneva 50 «struzzi» essiccati<br />
— si trattava di nandù dell’America del Sud, imparentati con i più grandi struzzi<br />
africani — in procinto di essere preparati per essere mangiati.<br />
Il porto di Cape Hope non sembrava abbastanza sicuro e inoltre cibo, legname e acqua<br />
dolce non erano facilmente reperibili, così il 15 maggio la flotta partì e si spostò in<br />
una baia «bella, sicura e vantaggiosa» a 47° 30’ sud. Le navi vi gettarono le ancore il<br />
18 maggio e vi rimasero 15 giorni; Drake chiamò il posto Seal Bay, anche se successivamente<br />
divenne famoso come Port Desire. Il suo primo pensiero fu per le navi perdute<br />
e non appena furono arrivati a Seal Bay si mise alla ricerca della Swan e della<br />
Mary: mandò John Winter a sud con la Elizabeth, mentre da parte sua andò a nord con<br />
la Pelican. Drake trovò la Swan non lontano da Seal Bay e la condusse in porto; la nave<br />
era in cattive condizioni e Drake mise in pratica la decisione di ridurre il numero<br />
delle navi, demolendo la Swan e recuperando il ferro, mentre le parti in legno vennero<br />
utilizzate come legna da ardere. Thomas Doughty e il suo fratellastro John, che si trovavano<br />
in una specie di detenzione a bordo della Swan, furono trasferiti sulla Pelican,<br />
ma ripresero i loro consueti tentativi di far ammutinare gli uomini. Drake continuò a<br />
dimostrare molta tolleranza nei confronti di quei due sobillatori, che qualsiasi altro comandante<br />
avrebbe gettato in mare molto tempo prima; si limitò invece a rimproverarli<br />
e, per liberarsene, li trasferì a bordo della Christopher, il cui comandante, il vecchio ed<br />
energico ex-carpentiere Thomas Moone, li avrebbe tenuti sotto controllo. A Seal Bay, i<br />
navigatori ricevettero la visita di alcuni indigeni della Patagonia che, stando al racconto<br />
di Edward Cliffe, si avvicinarono a meno di cento passi dagli Inglesi e «si disposero<br />
molto ordinatamente, formando una specie di anello, mentre ogni uomo aveva arco e<br />
frecce... Poi gli indigeni... si avvicinarono ancora ai nostri uomini, dimostrandosi molto<br />
gradevoli tanto che il Signor Winter danzò con loro. Trovarono molto piacevole il<br />
suono delle trombe e delle viole... Sono molto portati all’allegria e all’ilarità, ma sono<br />
anche molto astuti e pronti a rubare qualsiasi cosa abbiano a portata di mano: infatti<br />
uno di loro tolse il berretto dalla testa del nostro Comandante generale (nel momento<br />
in cui si era chinato». Cliffe fa notare che gli indigeni «erano di statura media», mentre<br />
Fletcher ne parla come se fossero stati dei giganti e li descrive in un modo talmente simile<br />
a quello di Pigafetta che sembra quasi che lo stia parafrasando. Un gigante, dice<br />
Fletcher, trovandosi un mattino vicino ad alcuni inglesi che stavano bevendo i consueti<br />
bicchieri di vino «volle fare come loro» e preso il bicchiere in mano non fece in tempo<br />
a portarlo alle labbra che lo aspirò con il naso e (trattandosi di un forte vino delle Canarie)<br />
gli diede improvvisamene alla testa fino a farlo sentire ubriaco o guanto meno<br />
sopraffatto dall’alcool a tal punto che finì disteso a terra non riuscendo più a mantenersi<br />
in piedi. Gli altri indiani si spaventarono credendo che fosse stato ferito, ma l’uomo<br />
si mise a sedere sempre stringendo in mano il bicchiere pieno di vino, e poi lo annusò<br />
con cautela per vedere «se da seduto aveva più fortuna che stando in piedi. Lo<br />
annusò a lungo e cominciò a sorseggiarlo a poco a poco fino a quando lo ebbe bevuto<br />
Aprile 2011<br />
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