Oltre il turismo. Scenari di mutamento nell ... - Padis - Sapienza
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I prossimi paragrafi rappresentano <strong>il</strong> frutto dell‟osservazione portata avanti in tre fasi<br />
<strong>di</strong>stinte negli anni 2007, 2008, 2009, in <strong>di</strong>versi perio<strong>di</strong> dell‟anno, nei luoghi scelti come<br />
para<strong>di</strong>gmatici del cambiamento <strong>nell</strong>‟arcipelago <strong>di</strong> Capo Verde. Ho scelto questa modalità <strong>di</strong><br />
residenza <strong>di</strong>scontinua al fine <strong>di</strong> cogliere le <strong>di</strong>fferenze che entrano in gioco in <strong>di</strong>verse stagioni<br />
turistiche in modo da proporre una ricostruzione complessiva dall‟impatto del <strong>turismo</strong> <strong>di</strong> massa<br />
sulle comunità recettive.<br />
3.2 Dove i mon<strong>di</strong> collidono. Cases Stu<strong>di</strong>es.<br />
“… Chi decide dove e quando una comunità traccia le proprie linee <strong>di</strong> confine, chi designa chi sta<br />
dentro e chi fuori” (Clifford 1999)<br />
Si è già accennato come l‟antropologia per lungo tempo abbia tralasciato <strong>il</strong> <strong>turismo</strong> per la<br />
sua “banalità”. I capitoli che seguono sono un‟etnografia del “banale”, o meglio, un‟analisi del<br />
“problematico” che si nasconde <strong>di</strong>etro l‟ovvio.<br />
Il quadro teorico e metodologico esposto nei paragrafi precedenti, e soprattutto l‟analisi<br />
teorica delle strategie <strong>di</strong> resistenza, trova una sua confutab<strong>il</strong>ità solo se calato in spazi, luoghi,<br />
v<strong>il</strong>laggi. Una volta sul campo, l‟antropologo si trova a fare i conti con le concezioni che i locali<br />
hanno del loro territorio, su come l‟hanno sud<strong>di</strong>viso, classificato, nominato. Gli in<strong>di</strong>vidui, infatti,<br />
ripartiscono culturalmente lo spazio in cui vivono, determinando per ogni area definita, una serie <strong>di</strong><br />
comportamenti previsti e attesi. I nomi <strong>di</strong> luogo e i punti <strong>di</strong> riferimento spaziale forniscono un‟idea<br />
<strong>di</strong> come ogni popolazione concepisca <strong>il</strong> proprio spazio. Ai confini fra un‟area sociale e un‟altra si<br />
percepiscono chiaramente le <strong>di</strong>fferenze culturali: da una parte “nos do lugar”, “ a gente nossa”,<br />
“nos localizados”, “nos nativos”, “ o povo da qui”, dall‟altra “os aventurieros”, “os forasteiros”,<br />
“os curiosos”, “os de foras”.<br />
Il nativo vede bene soprattutto chi non ha vincoli professionali col <strong>turismo</strong> e che <strong>di</strong>mora nel<br />
luogo per poco tempo. Meno bene è visto l' impren<strong>di</strong>tore che si trasferisce per lungo tempo e vive<br />
gli stessi spazi del nativo talvolta “riempiendoli” <strong>di</strong> significati non con<strong>di</strong>visi.<br />
Sui “de fora” vengono proiettate le colpe principali dei problemi sociali: “prima <strong>di</strong> loro c'era la<br />
pace e la felicità”.<br />
Nascono così i conflitti che Norbert Elias (2000) ha legato a <strong>di</strong>fferenti relazioni <strong>di</strong> potere tra<br />
established e outsiders. La ricerca effettuata da John Scotson nei primi anni sessanta a Winston<br />
Parva in Ingh<strong>il</strong>terra, ripresa e approfon<strong>di</strong>ta da Elias, permette <strong>di</strong> <strong>il</strong>lustrare come un gruppo <strong>di</strong><br />
persone riesca a monopolizzare le occasioni <strong>di</strong> potere escludendo e stigmatizzando i membri <strong>di</strong> un<br />
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