piano territoriale paesistico della provincia di caltanissetta - CRIEA
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Frutta secca<br />
Come già accennato sia il mandorlo che il pistacchio sono specie presenti nell'area.<br />
Coltura tipica delle aree collinari siciliane, il mandorlo, un tempo presente su superficie <strong>di</strong> una<br />
certa estensione, è oggi rappresentato da impianti che si estendono su pochi ettari,<br />
prevalentemente in forma consociata con seminativi, in molti casi insieme all'olivo. Va detto,<br />
però, che nelle aree limitrofe poste a sud delle zona considerata, la coltura assume un ruolo<br />
maggiore.<br />
In analogia al quadro varietale proprio <strong>della</strong> mandorlicoltura collinare siciliana sono presenti<br />
numerose varietà, innestate su mandorlo amaro, e biotipi a mandorla dolce provenienti da<br />
semenzali non innestati. Rappresentate in particolare la Persicara, la Farinara, la Jannusa, la<br />
Tuono (<strong>di</strong> origine pugliese) tra le varietà a guscio duro, e una generica Mollese tra quelle a guscio<br />
premice.<br />
Tipologie <strong>di</strong> impianto e tecniche colturali appartengono alla tra<strong>di</strong>zione e rispecchiano il degrado<br />
colturale <strong>della</strong> specie in Sicilia. In molti casi, non rivestendo attualmente la cultura il ruolo<br />
economico che nel passato aveva sopratutto nei riguar<strong>di</strong> <strong>della</strong> trasformazione dolciaria, si<br />
procede, praticamente alla sola raccolta manuale.<br />
Poco da <strong>di</strong>re sul pistacchio presente ormai con pochi esemplari <strong>della</strong> cultivar Bianca, che invece<br />
in passato, come già detto, occupava un peso maggiore.<br />
Frumento<br />
La coltivazione dei cereali autunno-vernini ed in particolare quella del frumento duro ha<br />
rappresentato, e tuttora rappresenta, il punto <strong>di</strong> forza degli or<strong>di</strong>namenti colturali tipici delle zone<br />
collinari interne siciliane.<br />
In effetti, nell'area indagata la coltura del frumento, <strong>di</strong>ffusa su tutto il territorio (soprattutto<br />
nell'area centrale), rappresenta l'or<strong>di</strong>namento colturale prevalente, sia in coltura principale che<br />
consociato con olivo e, più raramente, mandorlo.<br />
Nella rotazione, frequentemente biennale, il grano segue generalmente una o più foraggiere<br />
annuali (favino, veccia-avena, veccia-trigonella) o, più <strong>di</strong> rado, una foraggiera biennale (sulla)<br />
oppure, ancora, il riposo pascolativo (maggese).<br />
A testimoniare la <strong>di</strong>namicità del settore, nella zona sono presenti <strong>di</strong>verse varietà (Arcangelo,<br />
Appulo, Creso, maggiormente <strong>di</strong>ffuse, seguite da Duilio, Messapia, Simeto e Capeiti), molte<br />
delle quali <strong>di</strong> recente introduzione. Nella raccolta <strong>della</strong> produzione, però, nonostante le <strong>di</strong>fferenti<br />
varietà coltivate, solitamente non viene effettuata la ripartizione per varietà ed il prodotto viene<br />
immagazzinato alla rinfusa.<br />
Le tecniche colturali adottate presentano caratteri <strong>di</strong> <strong>di</strong>screta razionalità. Le produzioni in grano<br />
raggiungono livelli variabili, sia in relazione all'andamento climatico che alla localizzazione <strong>della</strong><br />
coltura ed alle tecniche impiegate, con valori <strong>di</strong> circa 30-40 q/ha.<br />
Nelle aree più marginali del territorio, nelle quali non si riescano ad ottenere sufficienti risultati<br />
economici, si fa ricorso al ritiro dei seminativi dalla produzione (set-aside). Tra i cereali sono<br />
anche presenti in coltura l'orzo e, più raramente l'avena.<br />
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