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Siviller nel 1414, segna la ripresa economica del territorio, e<br />

la rifondazione <strong>di</strong> Sorris, e a tale periodo deve essere,<br />

probabilmente, fatta risalire la nascita del nome attuale, dato<br />

dall’unione del termine “Villa” con il nome vero e proprio<br />

del paese “Sorris”.<br />

La successiva e<strong>di</strong>ficazione della struttura fortificata meglio<br />

conosciuta come “Castello Siviller”, i probabili incentivi<br />

garantiti a chi intendeva stabilirsi nell’abitato <strong>di</strong> Sorres, il<br />

senso <strong>di</strong> relativa sicurezza che ispirava la presenza del<br />

Castello, la cessazione del lungo stato <strong>di</strong> guerra, favorirono<br />

l’inse<strong>di</strong>amento <strong>di</strong> nuovi abitanti e la ripresa economica e<br />

demografica del centro.<br />

Queste nuove con<strong>di</strong>zioni fecero sì che il villaggio <strong>di</strong><br />

Nispi<strong>di</strong>, <strong>di</strong>stante poche centinaia <strong>di</strong> metri da quello <strong>di</strong> Sorres,<br />

fosse inglobato dall’espansione <strong>di</strong> quest’ultimo dando così<br />

luogo all’attuale centro <strong>di</strong> <strong>Villasor</strong>.<br />

Evoluzione del territorio e dei centri urbani<br />

I due modesti centri, identificati nel Me<strong>di</strong>o Evo con i nomi<br />

<strong>di</strong> “Nispi<strong>di</strong>” e “Sorris”, (dalla cui fusione è nata l’attuale<br />

<strong>Villasor</strong>), la cui remota origine, in relazione agli in<strong>di</strong>zi e ai<br />

riscontri sul campo, è ipotizzabile nel neolitico recente,<br />

dovevano avere le caratteristiche d’altri centri, <strong>di</strong> cui si sono<br />

evidenziati i contorni e l’ampiezza, ubicati in <strong>di</strong>verse regioni<br />

del territorio del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Villasor</strong>.<br />

In relazione a quanto intravisto in queste regioni,<br />

(Kampura, Gora Poddesu, Serra Murighinas, Pauli Majori)<br />

erano sicuramente modesti agglomerati ospitanti al massimo<br />

20 ÷ 30 nuclei familiari.<br />

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Non è dato conoscere la conformazione del centro, ma per<br />

similitu<strong>di</strong>ne con quanto accertato in altri paesi della Sardegna<br />

a seguito <strong>di</strong> campagne <strong>di</strong> scavi archeologici, è verosimile<br />

ritenere che le strutture e<strong>di</strong>lizie a<strong>di</strong>bite alla residenza fossero<br />

costituite da capanne a pianta circolare. Queste non<br />

dovevano essere <strong>di</strong>ssimili dalla capanna che ancora perdura<br />

negli ovili della Sardegna centro – settentrionale “Su<br />

Pinnettu”.<br />

“Su Pinnettu” è una capanna a pianta circolare, avente<br />

<strong>di</strong>ametro me<strong>di</strong>o compreso fra i ml. 3,00÷4,00, avente<br />

muratura in pietrame a secco, e copertura conica in or<strong>di</strong>tura<br />

lignea con sovrastante manto <strong>di</strong> fascine d’erbe palustri.<br />

Normalmente è dotata <strong>di</strong> una sola apertura, architravata, e al<br />

suo interno sono ricavate, nelle murature, delle scansie con<br />

ripiani per deposito d’oggetti e utensili. Al centro de “Su<br />

Pinnettu” è ubicato il focolare, “Sa Forredda” o “Su<br />

Foghile”, a pianta circolare cintato da pietre seminfisse nel<br />

suolo. Il fumo del focolare fuoriesce dall’apertura e dalla<br />

copertura a tetto me<strong>di</strong>ante filtrazione tra le frasche e le erbe<br />

palustri che ne costituiscono il manto.<br />

È probabile che attorno alla capanna, vi fosse uno spazio<br />

recintato, probabilmente con una siepe (è da scartare l’ipotesi<br />

del muro a secco stante la penuria <strong>di</strong> materiale lapideo) ove<br />

custo<strong>di</strong>re gli armenti durante le ore notturne.<br />

La siepe recintante lo spazio attiguo alla capanna era<br />

probabilmente costituita da essenze <strong>di</strong> “alimo”, “licio o spina<br />

cristi” o “pruno selvatico”. Non è però da scartare l’ipotesi<br />

che tale recinzione fosse costituita da frasche rinsecchite<br />

d’essenze quali l’olivastro, il Licio o spina cristi il pruno<br />

selvatico e il perastro, largamente <strong>di</strong>sponibili tra la<br />

consistente vegetazione allora esistente.<br />

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