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voluto ricreare il modello abitativo con il quale ha trascorso<br />

una parte significativa e importante della propria vita.<br />

Ritenere che l’arrivo dei coloni Punici e successivamente<br />

Romani abbia all’improvviso sra<strong>di</strong>cato totalmente usanze e<br />

consuetu<strong>di</strong>ni dei nativi è indubbiamente non proponibile.<br />

Quasi certamente, i nativi avranno ancora per secoli<br />

conservato la loro tipologia e<strong>di</strong>lizia cui lentamente e<br />

progressivamente si è affiancata quella dei dominatori sino a<br />

<strong>di</strong>venire la tipologia più largamente <strong>di</strong>ffusa, soppiantando<br />

totalmente, con il trascorrere del tempo, quella dei nativi.<br />

Potremo <strong>di</strong>re “niente <strong>di</strong> nuovo sotto il sole”, in quanto la<br />

nostra generazione è attualmente, spesso inconsapevole,<br />

quasi sempre muta testimone <strong>di</strong> un avvenimento similare<br />

ormai inarrestabile e irreversibile.<br />

La profonda penetrazione degli usi e costumi della civiltà<br />

romana all’interno delle comunità del mondo rurale, ha fatto<br />

sì che queste, quasi impercettibilmente, nell’arco <strong>di</strong> sei secoli<br />

hanno assorbito le innovazioni portate dal mondo romano.<br />

Con la fine del potere romano, la tipologia e<strong>di</strong>lizia<br />

largamente consolidata è ormai quella romana, che salvo<br />

pochissime mutazioni e sovrapposizioni è rimasta quasi<br />

immutata sino alla fine del 2° conflitto mon<strong>di</strong>ale. La<br />

tipologia e<strong>di</strong>lizia della casa conta<strong>di</strong>na <strong>di</strong>ffusa in tutti i centri<br />

agricoli del Campidano e quella della “casa a corte”, con i<br />

corpi <strong>di</strong> fabbricato addossati normalmente ai due confini<br />

longitu<strong>di</strong>nali ed al confine trasversale posteriore, costituenti<br />

una pianta a “U”. Questa era nel contempo residenza e<br />

centro aziendale e pertanto dotata <strong>di</strong> tutti gli ambienti aventi<br />

specifica destinazione agricola, pagliaio, magazzeno vinario<br />

ecc.<br />

13<br />

È presumibile che tali abitazioni fossero strutturate su un<br />

solo piano terra, essendo le costruzioni a due piani fuori<br />

terra un’innovazione del XVIII ÷ XIX secolo.<br />

Nel territorio <strong>di</strong> <strong>Villasor</strong> non sono state ancora in<strong>di</strong>viduate<br />

strutture in grado <strong>di</strong> poter esplicare compiutamente la<br />

tecnologia costruttiva delle abitazioni conta<strong>di</strong>ne durante il<br />

periodo romano. Nei siti in cui la presenza umana è cessata<br />

con la fine del potere romano, i pochi resti che sono stati<br />

rinvenuti sono limitati a parziali e <strong>di</strong>scontinue opere <strong>di</strong><br />

fondazione.<br />

Il recupero nel territorio <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi capitelli e rocchi <strong>di</strong><br />

colonne <strong>di</strong> marmo bianco, <strong>di</strong> calcare e ad<strong>di</strong>rittura in un<br />

pregiato marmo proveniente dall’Africa Settentrionale (rocco<br />

<strong>di</strong> colonna esistente nella Via N. Brundu) induce a ritenere<br />

che nel territorio siano esistite e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> una certa importanza<br />

realizzati con i migliori materiali e la migliore tecnologia che<br />

“l’Ars Ae<strong>di</strong>fican<strong>di</strong>” romana aveva a <strong>di</strong>sposizione. Nella<br />

regione del territorio del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Villasor</strong>, denominata<br />

“Sant’Andria”, sono stati evidenziati nella superficie dei<br />

campi arati brecciami d’intonaco in malta pozzolanica dello<br />

spessore me<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 8 ÷ 10 cm. La contestuale presenza <strong>di</strong><br />

consistente materiale lapideo induce a ritenere che nella zona<br />

sia esistita una importante struttura e<strong>di</strong>lizia dotata <strong>di</strong> un<br />

impianto termale. La presenza dell’impianto termale è<br />

verosimile con la presenza del brecciame d’intonaco<br />

anzidetto.<br />

La presenza dei resti delle suddette strutture, può<br />

giustificare maggiormente l’ipotesi che nella piana <strong>di</strong> <strong>Villasor</strong><br />

e nei centri limitrofi siano esistiti dei vasti latifon<strong>di</strong><br />

appartenenti a facoltose famiglie del patriziato romano.<br />

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