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Moto.it magazine n. 78

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investire in un mezzo, assicurarlo<br />

e fargli il pieno; meglio<br />

tenere quei soldi in margine da<br />

scontare al cliente. Ho deciso:<br />

basta test ride, l’anno prossimo<br />

abbasso i prezzi, e la moto<br />

demo la uso io, per quel che serve.<br />

Anche le case fanno la loro:<br />

per inseguire quote di mercato<br />

a tutti i costi aprendo punti vend<strong>it</strong>a<br />

uno a fianco all’altro hanno<br />

creato una s<strong>it</strong>uazione insostenibile.<br />

Una buona fetta ha chiuso,<br />

qualcuno ha ridimensionato<br />

e ridotto gli impegni. Strutture<br />

che fino a 4/5 anni fa vendevano<br />

300 moto oggi non arrivano<br />

a 50, al di sotto della soglia di<br />

sopravvivenza. Se si parla con<br />

18<br />

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Periodico elettronico di informazione motociclistica<br />

PROVE NEWS MOTOGP SUPERBIKE MOTOCROSS SPORT<br />

il management delle case si sentono solo discorsi tr<strong>it</strong>i e r<strong>it</strong>r<strong>it</strong>i, poche<br />

idee e tanto immobilismo. In questi giorni si legge di chiusure<br />

– fallimenti, diciamocelo – di grandi gruppi di concessionarie del<br />

centro Italia. di valore dell’usato in picchiata per tutti. di chilometri<br />

zero che le case negano esistere ma che invece proliferano ed<br />

erodono ulteriormente il valore dell’usato, con il risultato che alla<br />

fine cambiare moto costa una follia. E le case chiudono. Chi può<br />

– Malaguti – fa la scelta dolorosa ma necessaria, chi non poteva –<br />

Morini? – è caduta e prova a rialzarsi. Auguri.<br />

il mercato è piccolo e fragile. e c’è il problema della<br />

stagional<strong>it</strong>à<br />

Forse a tutti sfugge uno dei motivi fondamentali, la spiegazione<br />

più intima e razionale di tutto questo. Quello della moto in Italia<br />

è un mondo piccolo e fragile, con equilibri instabili ed esigenze<br />

assolutamente peculiari rispetto al resto del tessuto economico<br />

nazionale. Il mercato <strong>it</strong>aliano quest’anno non supererà i 250.000<br />

pezzi tutto incluso: scooter, moto, cinquantini. Togliendo bimbi ed<br />

ultra sessantacinquenni, non si arriva all’1% della popolazione, e<br />

anche nei momenti migliori non si è mai arrivati al 2%, vale a dire<br />

600.000 pezzi. Aggiungiamo al problema di massa cr<strong>it</strong>ica l’assoluta<br />

stagional<strong>it</strong>à di una grossa fetta del mercato che non trova riscontro<br />

nella struttura del sistema stipendi <strong>it</strong>aliano. Servirebbero<br />

5 meccanici in estate ed uno è anche troppo in inverno. E allora?<br />

dove troviamo i margini per mantenere buone strutture, garantire<br />

servizi in linea con le aspettative di una clientela sempre più attenta<br />

ed informata, rispondere alle volontà delle Case, e dare stipendi<br />

decorosi a chi ci lavora? La torta non è grande, se si mangia in tanti<br />

si fa la fame. Sarà brutale da dire ma è necessario un ripensamento<br />

della rete di vend<strong>it</strong>a a partire dalla quant<strong>it</strong>à di punti. Il nostro<br />

mercato si può davvero permettere un rappresentante per marca<br />

nelle province piccole? L’obiettivo primario delle Case dovrebbe<br />

puntare alla qual<strong>it</strong>à del prodotto, dell’assistenza, dell’esperienza<br />

di acquisto, dell’esperienza di possesso. Gratificazione in fase di<br />

acquisto, quando si r<strong>it</strong>ira il “sogno”, gratificazione d’uso, manutenzione,<br />

tenuta di valore. Le insegne grandi, i colori “corporate”,<br />

tutta la gamma prodotto esposta, continui aggiornamenti: al<br />

cliente interessano davvero? Il continuo rinnovamento marginale<br />

del prodotto porta svilimento ed invecchiamento precoce del prodotto.<br />

Perché dopo sei mesi la stessa moto nera invece che grigio<br />

antrac<strong>it</strong>e diventa vecchia, come se parlassimo di abbigliamento,<br />

con tutto il rispetto per chi lo vende?<br />

solo 40 modelli vendono almeno 3 moto per provincia<br />

La quant<strong>it</strong>à pazzesca di varianti che sembra possibil<strong>it</strong>à infin<strong>it</strong>a di<br />

scelta per il cliente è in realtà una frammentazione insostenibile<br />

del mercato. Solo i primi 40 modelli in classifica vendono almeno<br />

3 (si, TRE!) moto per provincia; tutte le altre nei primi 8 mesi hanno<br />

venduto meno di 330 esemplari. Che detto così possono sembrare<br />

tante, ma sono proprio pochine. E quindi antieconomiche<br />

da commercializzare, destinate molto probabilmente a diventare<br />

difficili da rivendere e foriere di problemi – non sono moto fatte<br />

male o di bassa qual<strong>it</strong>à, ma moto su cui la casa fatica a rientrare<br />

dei costi di sviluppo e di supporto della rete di vend<strong>it</strong>a. E poi l’ultimo<br />

argomento, quello delle piccole cilindrate, il tanto auspicato<br />

r<strong>it</strong>orno delle piccole cilindrate, facili, leggere, con costi contenuti,<br />

eccetera. Tutto vero. Ma davvero pensate che produrre un pistone<br />

da 250cc sia molto più economico del produrlo da 500cc? E soprattutto:<br />

che successo hanno avuto tutte quelle moto economiche<br />

lanciate sul mercato da dieci anni a questa parte? Siamo <strong>it</strong>aliani,<br />

siamo sboroni: moto all’ultimo grido ed iPhone 5, non certo una<br />

economica moto anonima o un cellulare da cinquanta euro! Io? Io<br />

speriamo che mi sbagli. Su tutto. Ma la vedo complicata.<br />

09 Ottobre<br />

2012<br />

»»<br />

Anno<br />

02<br />

»<br />

Numero<br />

<strong>78</strong><br />

» Prove News<br />

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