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Numero <strong>109</strong><br />

04 Giugno 2013<br />

105 Pagine<br />

All’Interno<br />

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<strong>Moto</strong>Gp Mugello<br />

Lorenzo vince<br />

il GP d’Italia<br />

Articoli, commenti<br />

e pagelle<br />

| prova SCooTEr |<br />

Yamaha<br />

X-Max 400<br />

da Pag. 2 a Pag. 17<br />

Nico Cereghini<br />

“Noi Italiani siamo<br />

forti, basta piangersi<br />

addosso!”<br />

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Prova<br />

Honda CB500X<br />

La piccola, grande<br />

tuttofare<br />

NEWS: Concept Ninety BMW | Husqvarna Giovanni Castiglioni si fa avanti | M. Clarke le moto nella storia di Opel<br />

MOTOGP: Anticipazioni 2014 Honda Production Racer e Suzuki | DAKAR: Cyril Despres alla Yamaha


Yamaha X-Max 400 PREGI <strong>Moto</strong>re, prestazioni DIFETTI Sospensione posteriore Prezzo 5.990 €<br />

PROVA SCOOTER<br />

Comodo e veloce,<br />

ma un po’ rigido<br />

La famiglia X-Max, nata nel 2005, si amplia<br />

con l’arrivo del nuovo 400. Ottimo il motore, pul<strong>it</strong>a<br />

la guida. L’impostazione sportiva non compromette<br />

il comfort che cala soltanto sullo sconnesso<br />

di Cristina Bacchetti<br />

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N<br />

el 2001 Yamaha lancia il<br />

TMAX: il celeberrimo maxi<br />

scooter sportivo diventa sub<strong>it</strong>o<br />

un’icona per gli scooteristi<br />

metropol<strong>it</strong>ani, e ancora<br />

oggi, 12 anni dopo, vanta<br />

vend<strong>it</strong>e record e una folta schiera di appassionati.<br />

Nel 2005, per soddisfare le richieste dei clienti<br />

prettamente c<strong>it</strong>tadini, viene lanciato sul mercato<br />

X-Max 250, (presto affiancato dal gemello da<br />

125 cc presentato a settembre al Salone di Parigi):<br />

una sorta di fratellino minore che si ispira<br />

alla sportiv<strong>it</strong>à del TMAX rendendola accessibile<br />

a tutti, sia per quanto riguarda i costi, sia per la<br />

fruibil<strong>it</strong>à del mezzo, pensato proprio per chi con<br />

lo scooter si muove solo in c<strong>it</strong>tà. Ma c’era ancora<br />

un tassello mancante, e il gap tra i due modelli è<br />

troppo grande, il pubblico di sooteristi Yamaha<br />

chiede di colmarlo. Il che accade dopo otto anni,<br />

durante i quali la “classe 400” degli scooter a<br />

tre diapason viene rappresentata dal pacioccone<br />

Majesty. Ed ecco che oggi appare a sorpresa<br />

l’X-Max 400, nelle concessionarie da fine maggio<br />

a 5.990 Euro. Abbiamo chiesto a Giovanna<br />

Prove<br />

4 5


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Camisa, Product Planner Scooter di Yamaha<br />

<strong>Moto</strong>r Europe, di raccontarci se c’è richiesta da<br />

parte dei clienti per questo tipo di scooter. «Certo,<br />

ce lo hanno richiesto in moltissimi. Chi ha già<br />

il 250 e vuole qualcosa di più, oppure chi sogna il<br />

TMAX ma non può permetterselo, avendo quindi<br />

esigenza di uno scooter da poter utilizzare sia<br />

in c<strong>it</strong>tà che fuori, ma con costi e prestazioni più<br />

contenuti».<br />

Il Majesty 400 non bastava a<br />

soddisfare queste richieste?<br />

«No, il Majesty è un mezzo totalmente diverso.<br />

È comodo, una poltrona, e con prestazioni più<br />

blande. Abbiamo preso il motore da 400 cc del<br />

Majesty, ci abbiamo lavorato molto per renderlo<br />

più performante, e ci abbiamo costru<strong>it</strong>o intorno<br />

un mezzo compatto che si ispira alle linee del<br />

Prove<br />

250. Volevamo un mezzo sportivo dalle grandi<br />

prestazioni, ma con un ingombro inferiore». E<br />

infatti questo 400 ha tutta l’aria di un mezzo dalla<br />

cubatura inferiore: le linee ricordano naturalmente<br />

quelle del 250 ma Cristiano Tasca, Senior<br />

Designer di Yamaha, ha la vorato per renderle<br />

ancora più dinamiche. Il musetto con lo sguardo<br />

accigliato, il “boomerang” centrale identico a<br />

quello del TMAX e il codino che ora punta verso<br />

l’alto danno a questo nuovo maxiscooter tutte<br />

le carte in regola per piacere al tipico utente<br />

metropol<strong>it</strong>ano. Grande occhio di riguardo per<br />

la capac<strong>it</strong>à di carico: il sottosella può osp<strong>it</strong>are<br />

una coppia di caschi integrali, e nel retroscudo<br />

sono stati ricavati due comodi portaoggetti. Ridisegnato<br />

anche il look del cruscotto rispetto al<br />

250, qui più vicino a quello del TMAX: comunque<br />

sia, abbiamo il tachimetro analogico - con fondo<br />

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scala a 180 – a sinistra e il contagiri – parimenti<br />

“a lancetta” – a destra, con zona rossa da 8.200<br />

a 9.000. E cambia anche la grafica del display lcd<br />

centrale rettangolare, che indica chilometraggio<br />

totale e parziale, chilometraggio residuo in riserva,<br />

orario, temperatura esterna e del motore, e<br />

ovviamente anche il livello della benzina, con piccola<br />

spia di avviso della riserva.<br />

<strong>Moto</strong>re e ciclistica<br />

Il propulsore che va a spingere il nuovo X-Max è<br />

un monocilindrico a 4 tempi da 400 cc, bialbero<br />

a 4 valvole per cilindro e raffreddato a liquido,<br />

evoluzione dell’un<strong>it</strong>à adottata dal Majesty. Con i<br />

suoi 31,5 cv (23,2 kW) a 7.500 giri, segna un +<br />

54% di potenza rispetto al 250, mentre il picco<br />

di coppia massima di circa 3,5 kgm (33,9 Nm)<br />

a 6.000 giri rappresenta un aumento del 60%.<br />

Proprio per rispondere alla richiesta di un mezzo<br />

prestazionale ma con dimensioni compatte<br />

e carattere sportivo, i tecnici Yamaha si sono<br />

adoperati per realizzare un telaio compatto e<br />

leggero - sempre realizzato in tubi di acciaio a<br />

doppia culla sovrapposta - che riportasse all’agil<strong>it</strong>à<br />

del 250, ma con un interasse di 1.565 mm,<br />

quindi 20 mm più lungo. La forcella teleidraulica<br />

ha un’escursione di 110 mm, esattamente come<br />

i due ammortizzatori (regolabili in precarico su<br />

4 posizioni) ben visibili nella parte posteriore<br />

dello scooter. Sull’X-Max 250, invece, l’escursione<br />

degli ammortizzatori è di 240 mm. Rispetto<br />

a quello del fratello minore, l’impianto frenante<br />

anteriore del nuovo 400 monta due dischi, sempre<br />

da 267 mm, misura che r<strong>it</strong>roviamo anche<br />

dietro, in sost<strong>it</strong>uzione del disco da 240 mm del<br />

250. I cerchi in lega misurano rispettivamente<br />

15” e 13” e calzano pneumatici Michelin C<strong>it</strong>y Grip<br />

da 120/70 e 150/70. Da notare che posteriormente<br />

l’X-Max 250 monta un cerchio da 14” con<br />

Prove<br />

gomma da 140/70 sul 250. Sempre parlando di<br />

differenze tra i due X-Max, il peso dichiarato per il<br />

nuovo 400 è di 211 kg col pieno di 14 l<strong>it</strong>ri, mentre<br />

il 250 è accred<strong>it</strong>ato di 180 kg (184 con l’ABS) col<br />

pieno di 11,8 l<strong>it</strong>ri.<br />

La prova su strada<br />

C<strong>it</strong>tà<br />

Una volta in sella al nuovo X-Max 400 ci si rende<br />

conto che la ricerca della sportiv<strong>it</strong>à non ha<br />

compromesso il comfort: la sella infatti è larga,<br />

spaziosa sia per il pilota – che gode anche di un<br />

elegante supporto lombare - che per il passeggero,<br />

ed è imbott<strong>it</strong>a come una poltrona Frau. Si<br />

siede a soli 785 mm da terra (792 mm, sul 250)<br />

ma la seduta molto larga, anche nella parte anteriore,<br />

potrebbe mettere in crisi gli utenti meno<br />

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alti, costretti a portarsi molto in avanti per appoggiare<br />

bene i piedi a terra. Quella della sella<br />

larga è però una scelta obbligata per poter offrire<br />

una così importante capac<strong>it</strong>à di carico nel vano<br />

sottosella: 37 l<strong>it</strong>ri. Sono 211 i chili dichiarati (col<br />

serbatoio pieno, che peraltro salgono e scendono<br />

con facil<strong>it</strong>à dal cavalletto centrale - tuttavia<br />

per i più pigri ovviamente c’è anche il laterale!<br />

- e sono ben distribu<strong>it</strong>i: non si sentono né nelle<br />

manovre a bassa veloc<strong>it</strong>à né tantomeno in marcia.<br />

Nel pieno del traffico di un lunedì mattina<br />

milanese riusciamo a sgusciare con facil<strong>it</strong>à tra<br />

le auto in coda: certo, l’X-Max non ha l’agil<strong>it</strong>à di<br />

un cinquantino, ma nell’amb<strong>it</strong>o della sua categoria<br />

si porta a casa una bella lode in quanto a<br />

manovrabil<strong>it</strong>à. Unica pecca a cui prestare attenzione,<br />

e per la quale è necessario avere un po’<br />

di occhio, è la seconda metà del veicolo: il motorone<br />

da 400 cc che sporge sul lato sinistro, e<br />

l’importante terminale sul lato destro, rendono<br />

infatti piuttosto larga la sezione posteriore dello<br />

scooter, e c’è il rischio, se “si prendono le misure”<br />

agli specchietti, e in particolare sfiorando<br />

i marciapiedi, di urtare le suddette parti meccaniche,<br />

non proprio di poco conto. L’impianto frenante<br />

si comporta egregiamente, è sicuramente<br />

il punto forte del mezzo, insieme all’ottimo<br />

propulsore. Tanto X-Max scatta velocemente ai<br />

semafori, quanto celermente si arresta senza<br />

bisogno di strizzare eccessivamente le leve anche<br />

in caso di frenata di emergenza. Entro la fine<br />

dell’anno, poi, arriverà la sempre grad<strong>it</strong>a versione<br />

con ABS, che costerà 6.490 Euro. Il discorso<br />

sull’efficienza delle sospensioni va spaccato in<br />

due: se davanti la forcella incassa bene gli avallamenti<br />

e le sconnessioni, il posteriore (seppur<br />

regolabile) è piuttosto rigido, e sia sul pavè che<br />

- soprattutto – sullo sconnesso pesante, scarica<br />

tutto sulle schiene dei passeggeri, per le quali<br />

nulla può fare nemmeno la sella super imbott<strong>it</strong>a.<br />

Abbiamo segnalato questo non trascurabile<br />

difetto ai tecnici della Casa di Iwata. Yamaha non<br />

dichiara ufficialmente nulla riguardo ai consumi,<br />

ma durante il nostro test abbiamo stimato una<br />

percorrenza approssimativa di 21 km per l<strong>it</strong>ro.<br />

Con il pieno del serbatoio da 14 l<strong>it</strong>ri, quindi, si potranno<br />

senz’altro percorrere perlomeno 250 km,<br />

riserva esclusa.<br />

Extraurbano<br />

Portando l’X-Max fuori c<strong>it</strong>tà abbiamo avuto<br />

modo di testare al meglio il grande lavoro fatto<br />

sul propulsore che già equipaggia il Majesty: il<br />

diverso “settaggio” della trasmissione gli dà infatti<br />

un carattere molto più sportivo e, oltre allo<br />

spunto da fermo, è decisamente apprezzabile la<br />

ripresa anche a veloc<strong>it</strong>à anche superiori ai 100<br />

Prove<br />

km/h. Un bel 10 e lode, quindi, va alle prestazioni<br />

del motore, sempre pronto e con un allungo che<br />

sembra non finire mai. Praticamente nulle le vibrazioni<br />

al manubrio e sulle pedane, avvertibili<br />

solo dopo diversi chilometri a veloc<strong>it</strong>à costante e<br />

sostenuta. In autostrada la stabil<strong>it</strong>à è ottima così<br />

come la protezione dall’aria, sia grazie al parabrezza<br />

ben studiato che alla carenatura disegnata<br />

proprio per proteggere al meglio il guidatore.<br />

Visto il sostanzioso peso che il mezzo si porta<br />

dietro, intendendo proprio il succ<strong>it</strong>ato massiccio<br />

retrotreno, c’è il rischio che negli ampi curvoni<br />

veloci si arrivi a percepire un po’ di leggerezza<br />

sull’anteriore: un piccolo accorgimento per ovviare<br />

al problema è quello di portarsi un pochino<br />

in avanti col corpo, pesando così sul manubrio e<br />

andando a bilanciare meglio i pesi. Nelle curve<br />

più strette invece abbiamo notato un’eccessiva<br />

propensione della stampella laterale nel grattare<br />

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l’asfalto. Altro punto al quale, ci hanno promesso,<br />

si vedrà di rimediare in fase di produzione.<br />

Quanto al passeggero, da portare al mare nel<br />

fine settimana, viste le spiccate doti extraurbane<br />

del nuovo maxiscooter Yamaha, gode di pedane<br />

retrattili in alluminio, di un ampio spazio comodo<br />

e, nel caso non disponga di poggiaschiena o<br />

bauletto, di due eleganti maniglioni di sicurezza.<br />

C<strong>it</strong>tà, autostrada, tratti veloci, lungolago, tornanti.<br />

Manca solo un po’ di pioggia e possiamo<br />

dire di aver provato l’X-Max davvero in tutte le<br />

condizioni. Quindi, proprio per non farci mancare<br />

nulla, percorriamo un buon quarto d’ora sotto<br />

un bell’acquazzone torrenziale. Inev<strong>it</strong>abilmente<br />

il feeling con l’asfalto viene a mancare e si chiude<br />

la manopola del gas, ma anche in questo caso,<br />

X-Max si dimostra ineccepibile, con l’ovvia complic<strong>it</strong>à<br />

delle” agilissime” Michelin C<strong>it</strong>y Grip.<br />

Colori, prezzi, accessori<br />

e pacchetti speciali<br />

Il nuovo Yamaha X-Max 400 sarà disponibile in<br />

Italia a partire da fine maggio al prezzo di 5.990<br />

12<br />

Un bel 10 e lode va alle prestazioni del<br />

motore, sempre pronto e con un allungo<br />

che sembra non finire mai<br />

euro franco concessionario , naturalmente sempre<br />

con la possibil<strong>it</strong>à di usufruire dell’estensione<br />

triennale di garanzia Y.E.S. (Yamaha Extra Secur<strong>it</strong>y),<br />

aggiuntiva alla garanzia originale EuroService.<br />

E a fine anno arriverà anche la versione con<br />

ABS, al prezzo di 6.490 euro f.c.<br />

Tre le colorazion disponibilii: bianco opaco, grigio<br />

opaco e nero lucido.<br />

Accessori<br />

Gli accessori dedicati a X-Max 400 sono davvero<br />

innumerevoli. Tra i principali c<strong>it</strong>iamo il parabrezza<br />

basso sportivo, le pedane in alluminio, il<br />

porta targa sportivo omologato, ed il terminale<br />

di scarico dedicato Akrapoviè, e anche lo schienale<br />

per il passeggero. Per aumentare capac<strong>it</strong>à<br />

di carico e comfort nel commuting su lunghe distanze<br />

e nei viaggi più lunghi, i novelli X-Maxisti<br />

avranno a disposizione il portapacchi, il baule da<br />

50 l<strong>it</strong>ri in tinta, lo schermo più alto, il telo copri<br />

gambe e le manopole termiche. Ma sono previsti<br />

anche una sella ancor più rifin<strong>it</strong>a e una custodia<br />

per lo smart-phone da piazzare sul manubrio.<br />

Prove<br />

aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa<br />

bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb<br />

bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb<br />

bbbbbbbbbbbbbbb<br />

13


ZOOM<br />

ZOOM<br />

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In ogni caso, la lista completa degli accessori per<br />

la gamma X-Max è consultabile qui.<br />

Versioni Touring e Sport<br />

Yamaha propone X-Max anche in due versioni<br />

già accessoriate. Per chi ama viaggiare c’è la<br />

Touring che prevede parabrezza alto, porta pacchi<br />

posteriore e baule da 50 l<strong>it</strong>ri in tinta, e che<br />

costa 455 euro in più rispetto al prezzo di listino.<br />

L’allestimento Sport, che prevede schermo<br />

sportivo, pedane in alluminio e porta targa sportivo<br />

omologato, costa invece 237 euro.<br />

Durante il nostro test abbiamo avuto modo di<br />

provare la versione sportiva, dotata anche di<br />

scarico Akrapoviè dedicato: quei 6 chili in meno<br />

si sentono tutti, chiaramente in pos<strong>it</strong>ivo, e lo<br />

spunto è ancora più incisivo. Attenzione, TMaxisti…<br />

YamahaX-Max 400 5.990 €<br />

Tempi: 4<br />

Cilindri: 1<br />

Cilindrata: 395 cc<br />

Disposizione cilindri: Orizzontale<br />

Raffreddamento: a liquido<br />

Avviamento: E<br />

Potenza: 31.5 cv (23.18 kW) / 7500 giri<br />

Coppia: 33.88 Nm / 6000 giri<br />

Marce: AV<br />

Freni: D-D<br />

Misure freni: 267-267 mm<br />

Misure cerchi (ant./post.): 15’’ / 13’’<br />

Peso: 211 kg<br />

Lunghezza: 2190 mm<br />

Larghezza: 780 mm<br />

Altezza sella: 785 mm<br />

Capac<strong>it</strong>à serbatoio: 14 l<br />

Segmento: Scooter Ruote alte<br />

Prove<br />

16 17<br />

SCHEDA TECNICA<br />

ABBIGLIAMENTO<br />

Casco Yamaha MomoDesign<br />

Giacca Tucano Urbano Katmai Lady<br />

Guanti Spidi Lady<br />

Scarpe tecniche Forma Urban Touch Hi-Dry


Honda CB500X PREGI Facil<strong>it</strong>à di guida e erogazione DIFETTI Protezione dall’aria, qualche fin<strong>it</strong>ura Prezzo 6.100 €<br />

PROVA nAkED<br />

Piccola, grande<br />

tuttofare<br />

La nuova 500 crossover di casa Honda<br />

ha dalla sua tanta facil<strong>it</strong>à di guida e un motore<br />

generoso in rapporto alla cilindrata. Posizione<br />

alta per affrontare bene il viaggio come la c<strong>it</strong>tà.<br />

Si guida anche con la A2<br />

di Alessandro Colombo<br />

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L<br />

e nuvole e la pioggia imperversano<br />

sui cieli <strong>it</strong>aliani? Scappiamo<br />

allora nella caliente Barcellona<br />

trovando così… una pioggia torrenziale!<br />

Deve essere il modo<br />

con cui la Spagna decide di farci<br />

sentire a casa, chissà, ma facciamo di necess<strong>it</strong>à<br />

virtù, e approf<strong>it</strong>tiamo delle sfavorevoli condizioni<br />

meteorologiche per verificare la bontà<br />

del funzionamento dell’ABS della nuova Honda<br />

CB500X, la terza della serie ad arrivare in vend<strong>it</strong>a,<br />

dopo le CB500F e CBR500 R. ABS che sulla<br />

500X è compreso nel prezzo, fissato a quota<br />

6.100 euro franco concessionario, contro i 5.500<br />

della naked F e i 6.200 della sportiva R. Pensata<br />

per rivolgersi sia ai neof<strong>it</strong>i che ai piloti più navigati<br />

in cerca di una moto votata al turismo ma poco<br />

impegnativa, e con il look avventuroso di una<br />

crossover, la Honda CB500X ammicca anche a<br />

coloro che necess<strong>it</strong>ano di una moto in grado di<br />

coprire agevolmente il trag<strong>it</strong>to casa-lavoro o per<br />

muoversi con disinvoltura nel traffico.<br />

<strong>Moto</strong>re<br />

Cuore della neonata 500 della Casa di Tokyo<br />

(in comune alle altre due versioni F e R che ne<br />

condividono anche la base ciclistica) è l’un<strong>it</strong>à<br />

Prove<br />

20 21


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bicilindrica in linea frontemarcia bialbero ad 8<br />

valvole da 471 cc, raffreddata a liquido, e caratterizzata<br />

da misure di alesaggio e corsa di 67 x<br />

66,8 mm. Dotato di un rapporto di compressione<br />

di 10,7:1, eroga 48 cv di potenza a 8.500 giri e 43<br />

Nm di coppia a 7.000 giri, ed è incastonato all’interno<br />

di un telaio tubolare in acciaio con disegno<br />

a diamante.<br />

Ciclistica<br />

La Honda CB500X ha un’altezza da terra della<br />

sella di 810 mm e un peso a secco di 178,4 kg,<br />

che divengono 195 con il pieno di benzina. A copiare<br />

le imperfezioni del manto stradale, bene e<br />

in maniera progressiva, sono invece la forcella<br />

con steli da 41 mm, non regolabile e il forcellone<br />

in acciaio scatolato dotato di monoammortizzatore<br />

Pro-Link regolabile in precarico su 9<br />

posizioni. Le ruote hanno disegno a 12 razze e<br />

sono realizzate in alluminio pressofuso con diametro<br />

da 17” per entrambe, oltre che gommati<br />

120/70 all’anteriore e 160/60 al posteriore,<br />

mentre i freni (un solo disco davanti da 320 mm<br />

con pinza a due pistoncini) si caratterizzano per<br />

un disegno a margher<strong>it</strong>a e sono dotati di ABS di<br />

serie.<br />

Equipaggiamento<br />

Completamente dig<strong>it</strong>ale il quadro strumenti è<br />

minimalistico ma ben leggibile. Lo sfondo è di<br />

colore arancione, e la fascia alta del contagiri<br />

presenta una banda rossa volta ad evidenziare<br />

l’approssimarsi dell’ago virtuale verso la sua<br />

corsa al lim<strong>it</strong>atore. Il display mantiene informati<br />

su tutti i parametri fondamentali, oltre a visualizzare<br />

anche il consumo di carburante. Manca<br />

invece l’indicatore de rapporto inser<strong>it</strong>o. Essendo<br />

ovviamente una moto particolarmente vocata al<br />

turismo, la Honda CB500X presenta una lunga<br />

lista di accessori a cui attingere per soddisfare<br />

appieno le esigenze dei chilometristi. Tra questi<br />

figurano un parabrezza rialzato - molto utile se<br />

si necess<strong>it</strong>a di effettuare dei lunghi trasferimenti<br />

autostradali - un set di valigie laterali ed un portapacchi<br />

posteriore su cui collocare un bauletto.<br />

A quanto elencato si aggiungono i paramani, le<br />

protezioni per il radiatore, le luci fendinebbia, le<br />

manopole riscaldate, il k<strong>it</strong> di deflettori laterali e<br />

un’appendice aerodinamica anteriore, oltre al<br />

coprisella monoposto e al sottocodone in tinta.<br />

Design<br />

Caratterizzata da linee fluide ed affusolate, senza<br />

spigoli vivi tipici di molti modelli attuali, la Honda<br />

Prove<br />

CB500X mutua dalla Crosstourer gran parte del<br />

suo linguaggio stilistico e presenta una sezione<br />

in cui la sella si raccorda al serbatoio molto compatta<br />

e rastremata. Complessivamente ben rifin<strong>it</strong>a,<br />

permette comunque di cogliere alcuni particolari<br />

migliorabili negli accoppiamenti, come ad<br />

esempio il tappo del serbatoio amovibile che va<br />

a creare una poco graziosa cav<strong>it</strong>à nei confronti<br />

delle plastiche che lo circondano, oppure altri un<br />

pochettino semplicistici come le leve di freno e<br />

frizione che non presentano regolazioni.<br />

Su strada<br />

Una volta alla guida notiamo da sub<strong>it</strong>o una triangolazione<br />

comoda ed accogliente, con una sella<br />

ampia ed un manubrio alto e largo, oltre che<br />

dotato di tutti i comandi necessari a portata di<br />

d<strong>it</strong>a, eccezione fatta per i due pulsanti posti<br />

22 23


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sulla strumentazione. Niente di meglio per dominare<br />

la strada, solo le manopole risultano quel<br />

tantino di troppo distanziate tra loro quando la<br />

veloc<strong>it</strong>à aumenta, e oltre i 120 km/h emergono<br />

i lim<strong>it</strong>i della protezione aerodinamica rastremata,<br />

che permette sì una buona visibil<strong>it</strong>à ma<br />

che rende sensibili i vortici e che contribuisce<br />

a generare un pochino di effetto vela una volta<br />

passata questa soglia. Inser<strong>it</strong>a la prima delle sei<br />

marce, di un cambio che funziona con rigore e<br />

precisione, ci avviamo a percorrere le bellissime<br />

strade guidate dell’entroterra catalano: curve e<br />

controcurve immerse in uno stupendo scenario<br />

caratterizzato dai più variegati e caldi colori<br />

che la natura spagnola è in grado di offrire e<br />

che sembrano quasi disegnati appos<strong>it</strong>amente<br />

per permettere alle motociclette di percorrerli.<br />

Il manto asfaltato che corre tra una pendenza e<br />

l’altra lungo un toboga fatto di sal<strong>it</strong>e e scollinamenti<br />

è infatti la condizione migliore per godersi<br />

la piccola crossover di Casa Honda. La CB500X<br />

è una moto pensata per dare il meglio di sé proprio<br />

nella s<strong>it</strong>uazione appena descr<strong>it</strong>ta. Il bello di<br />

questa moto sta appunto nel ricercare la guida<br />

bella e pul<strong>it</strong>a, nel raccordare perfettamente tra<br />

loro in rapida successione le curve, pennellando<br />

la tela del manto stradale con la linea tracciata<br />

dalla mat<strong>it</strong>a della ruota anteriore e gest<strong>it</strong>a dalla<br />

mano che controlla la manetta del gas. Il motore<br />

non imbarazza, e non deve farlo. E’ una Honda,<br />

e come tutte le moto del costruttore nipponico<br />

ti fa sentire a casa dopo aver percorso cinque<br />

Prove<br />

Il bello di questa moto sta appunto nel<br />

ricercare la guida bella e pul<strong>it</strong>a, nel raccordare<br />

perfettamente tra loro in rapida successione le curve<br />

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ZOOM<br />

ZOOM<br />

Prove<br />

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metri in sella. Facile da usare e in grado di soddisfare<br />

i palati più disparati: dall’utente navigato<br />

che desidera acquistare una moto divertente<br />

e poco impegnativa al neof<strong>it</strong>a che necess<strong>it</strong>a di<br />

qualcosa con cui imparare e che ha lo sguardo<br />

già rivolto verso il turismo. L’erogazione è<br />

sempre lineare, senza però mai disdegnare una<br />

buona propensione all’allungo. Non ha picchi di<br />

potenza particolarmente avvertibili nel corso<br />

dell’escursione dalla fascia bassa a quella alta del<br />

contagiri e concorre con la ciclistica ad infondere<br />

quella sensazione di confidenza e bilanciamento<br />

che poche moto sanno trasmettere ai neof<strong>it</strong>i e<br />

non solo. Il bicilindrico 500 risponde dolcemente<br />

ai richiami del gas e risulta inoltre essere pronto<br />

e pieno sin dai bassi regimi. Scontato per un bicilindrico?<br />

Forse, ma se questo è vero lo è altrettanto<br />

il fatto di non essere così scontata la pressoché<br />

totale assenza di vibrazioni, così come<br />

non è scontata anche l’omogene<strong>it</strong>à della sostanza,<br />

dicasi coppia e potenza, percep<strong>it</strong>a. Certo,<br />

l’arch<strong>it</strong>ettura dell’un<strong>it</strong>à nipponica è in linea e non<br />

a V, eppure l’erogazione è insieme regolare e di<br />

carattere, una fatto non così frequente in questa<br />

classe di cilindrata. Quasi da motore ancora<br />

poiù frazionato. Tanto equilibrio motoristico è<br />

corrisposto da un’altrettanto calibrata ciclistica.<br />

Il retrotreno si dimostra ben tarato e l’avantreno<br />

infonde sicurezza. L’unica pecca è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a<br />

dall’assenza di un secondo disco del freno; non<br />

che l’impianto che equipaggia la CB500X pecchi<br />

di efficacia, dimostra anzi un’elevata modulabil<strong>it</strong>à<br />

ed un’accettabile potenza mentre l’ABS non<br />

è invasivo nell’intervento, ma un pochettino di<br />

mordente in più non avrebbe affatto stonato in<br />

certe s<strong>it</strong>uazioni, ad esempio a pieno carico.<br />

HondaCB 500 X ABS 6.100 €<br />

Tempi: 4<br />

Cilindri: 2<br />

Cilindrata: 471 cc<br />

Disposizione cilindri: in linea<br />

Raffreddamento: a liquido<br />

Avviamento: E<br />

Potenza: 48 cv (35 kW) / 8500 giri<br />

Coppia: 43 Nm / 7000 giri<br />

Marce: 6<br />

Freni: D-D<br />

Misure freni: 320-240 mm<br />

Misure cerchi (ant./post.): 17’’ / 17’’<br />

Normativa antinquinamento: Euro 3<br />

Peso: 178.4 kg<br />

Lunghezza: 2095 mm<br />

Larghezza: 830 mm<br />

Altezza sella: 810 mm<br />

Capac<strong>it</strong>à serbatoio: 17.3 l<br />

Segmento: Turismo<br />

Prove<br />

28 29<br />

SCHEDA TECNICA<br />

ABBIGLIAMENTO<br />

Casco Caberg Ego Kuma<br />

Giacca Dainese<br />

Guanti Dainese Druids<br />

Stivali Dainese


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Concept Ninety<br />

Da Roland Sands per i 90 anni di BMW<br />

di Edoardo Licciardello | Ricorrono i 90 anni di BMW e i 40<br />

anni dalla nasc<strong>it</strong>a della famosa R90S. L’interessante Concept<br />

Ninety è nata in collaborazione con lo specialista americano,<br />

ed ex pilota, Roland Sands per festeggiare l’anniversario<br />

I<br />

n occasione del Concorso d’Eleganza Villa<br />

d’Este 2013 BMW <strong>Moto</strong>rrad ha presentato<br />

- per la prima volta “in carne ed ossa”<br />

dopo l’anticipazione grafica dello scorso<br />

EICMA - la Concept Ninety, un omaggio a quella<br />

R90S (appena entrata negli “anta”) che aveva<br />

30<br />

fruttato alla Casa bavarese il primo t<strong>it</strong>olo AMA<br />

Superbike. Roland Sands, ex pilota nonché t<strong>it</strong>olare<br />

e vulcanica mente dell’atelier di customizzazione<br />

californiano RSD, ha collaborato con il<br />

marchio dell’elica per realizzare una special a dir<br />

poco spettacolare e spettacolosa.<br />

News<br />

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R90S, quarant’anni e non li dimostra<br />

Nata nel lontano 1973, la BMW R90S rappresentava<br />

il modello di punta della gamma BMW ed era<br />

una delle moto di serie più veloci del mondo. La<br />

colorazione Daytona Orange (nome che richiama<br />

la v<strong>it</strong>toria nella 200 miglia corsa sul catino più<br />

veloce dell’epoca) graziava sovrastrutture aerodinamiche<br />

all’avanguardia, prese rapidamente<br />

ad esempio da diversi modelli della concorrenza.<br />

La Concept 90 riprende fedelmente il discorso<br />

estetico e tecnico di quella prima R90S: sportiva<br />

nell’estetica e nella sostanza - che ipotizziamo<br />

ripresa in profond<strong>it</strong>à dalla R1200S recentemente<br />

usc<strong>it</strong>a di produzione - ricalca le proporzioni<br />

dell’antenata, con la netta demarcazione fra<br />

la tenica di motore (giustamente ancora nella<br />

versione aria/olio e non in quella, più moderna,<br />

con tecnologia di raffreddamento di precisione)<br />

e telaio neri e la carrozzeria realizzata a mano<br />

in alluminio che fa il verso alla colorazione originaria.<br />

Il faro anteriore circolare a LED rappresenta<br />

la versione moderna dell’un<strong>it</strong>à alogena<br />

dell’epoca, e fa da “traino” ad un gruppo serbatoio/sella<br />

integrato.<br />

Roland Sands Design<br />

Realizzate esclusivamente per la BMW Concept<br />

Ninety le componenti pensate da RSD.<br />

Elementi di spicco comprendono la copertura<br />

anteriore del motore e quelle delle valvole, oggetto<br />

di lavorazione scrupolosa, nonché il sistema<br />

di scarico.<br />

Tutto è stato realizzato attraverso un processo<br />

di taglio a contrasto che genera un pregevole<br />

“stacco” rispetto alle componenti meccaniche<br />

nere. Sempre opera di Roland Sands i comandi<br />

freni e frizione, forcellone Paralever posteriore e<br />

filtro aria sotto la sella.<br />

Una simile attenzione per le componenti dinamiche<br />

anche nascoste (filtro dell’aria...) fa ipotizzare<br />

per la Concept Ninety un futuro non necessariamente<br />

legato alle sole esposizioni, ma ben più<br />

attivo, magari con un modello di piccola serie da<br />

guidare su strada e pista.<br />

News<br />

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News<br />

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Mission <strong>Moto</strong>rs<br />

arriva la Mission RS<br />

Una supersportiva elettrica direttamente derivata dalla Mission R<br />

capace di disintegrare la concorrenza nell’AMA e-Power con i suoi<br />

160 cavalli<br />

E<br />

ra il 2011 quando Steve Rapp, in sella<br />

alla Mission <strong>Moto</strong>rs R, annichilì a Laguna<br />

Seca la concorrenza nella categoria<br />

e-Power girando sui tempi delle Supersport.<br />

Ci sono voluti due anni ma la versione<br />

stradale, largamente annunciata a suo tempo, è<br />

arrivata. Il nome è cambiato in Mission RS (Race<br />

Special), ma la sostanza è largamente immutata<br />

- uno dei benef<strong>it</strong> della propulsione elettrica. 160<br />

cavalli (avete letto bene...), pacco batterie da<br />

17KWh che garantisce un’autonomia fra i 200 e<br />

i 200km a seconda dell’utilizzo e purtroppo un<br />

prezzo da far impallidire una qualsiasi ipersportiva<br />

top di gamma attuale: 59.999 dollari! Un prezzo<br />

giustificato da una produzione in piccolissima<br />

serie (solo 40 esemplari, a celebrazione del distacco<br />

in secondi rifilato al primo degli insegu<strong>it</strong>ori<br />

nella storica gara di Laguna Seca) e dalla dotazione<br />

di primissimo livello: cerchi BST in fibra di<br />

carbonio, sospensioni Ohlins in specifica racing<br />

e impianto frenante Brembo “da <strong>Moto</strong>GP”, qualunque<br />

cosa possa voler dire. E’ molto probabile<br />

che arrivi però anche una successiva versione,<br />

dal nome di Mission R (esatto, come la versione<br />

News<br />

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da gara - siamo confusi anche noi) che per “soli”<br />

29.999$ vi offrirà pacchi batterie meno performanti<br />

e una dotazione meno prestigiosa. Il che<br />

significa sempre Ohlins, Brembo e quant’altro,<br />

ma nelle versioni meno costose e raffinate. Da<br />

notare che in entrambi i casi il tempo di ricarica<br />

dovrebbe essere in qualche modo compatibile<br />

con un’uso più tipicamente motociclistico rispetto<br />

a proposte analoghe: si parla di circa due ore<br />

con una normale presa di corrente. Entrambi i<br />

modelli godranno naturalmente di una dotazione<br />

elettronica estremamente sofisticata: il software<br />

è di tale rilevanza nella gestione del mezzo da<br />

mer<strong>it</strong>arsi una denominazione (MissionOS) analoga<br />

a quella dei sistemi operativi di computer e<br />

device mobili. Il cruscotto non si lim<strong>it</strong>erà a dare<br />

le classiche informazioni a cui siamo ab<strong>it</strong>uati, ma<br />

grazie all’integrazione con Google e alla connessione<br />

internet iperveloce fungerà anche da navigatore,<br />

retrovisore e sarà in grado di connettersi<br />

con dispos<strong>it</strong>ivi Bluetooth (casco con strumentazione<br />

sovrimpressa alla visiera stile HUD aeronautico,<br />

cellulari, palmari, nonché la telecamera<br />

installata di serie sul cupolino che potrà registrare<br />

le prodezze del pilota con sovrimpressione dei<br />

dati del GPS).<br />

La Mission RS dovrebbe arrivare nell’estate<br />

2014, con la meno ambiziosa Mission R che entrerà<br />

in produzione al termine delle consegne<br />

della RS.<br />

News<br />

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Stabilimento Husqvarna<br />

Giovanni Castiglioni si fa avanti<br />

Giovanni Castiglioni, alla guida di MV Agusta, si è detto interessato<br />

allo stabilimento Husqvarna di Cassinetta di Biandronno. Una nuova<br />

speranza per 200 e più addetti di Husqvarna ora in cassa integrazione<br />

D<br />

a due anni è alla guida di MV Agusta.<br />

Giovanni Castiglioni, figlio del<br />

compianto Claudio, ha dichiarato il<br />

suo interessamento allo stabilimento<br />

Husqvarna di Cassinetta di Biandronno (che<br />

peraltro apparteneva già alla sua famiglia prima<br />

della cessione a BMW) . Lo ha fatto durante<br />

un’intervista su La Provincia di Varese. Com’è<br />

noto alla Husqvarna è appena scattata la cassa<br />

integrazione, che durerà tre mesi, per oltre 200<br />

dipendenti su un totale di 240. La nuova proprietà<br />

Pierer Industrie ha già deciso lo spostamento<br />

della produzione Husqvarna in Austria<br />

a ottobre, creando una nuova società, e quindi<br />

determinando la conseguente chiusura dell’un<strong>it</strong>à<br />

produttiva varesina. Il rapporto fra MV e<br />

Husqvarna, precedentemente alla crisi avvenuta<br />

durante la gestione BMW, ha avuto una durata<br />

ventennale. Fu infatti la Cagiva dei fratelli Castiglioni,<br />

Claudio e Gianfranco, ad acquistare il<br />

marchio Husqvarna nel 1987. Lo stesso anno nel<br />

quale venne rilevata anche la Ducati che navigava<br />

in cattive acque. La Cagiva aveva appena vinto<br />

due campionati del mondo di motocross, nel<br />

1985 e 1986, e avrebbe poi conquistato anche la<br />

Paris Dakar nel 1990 e 1994. Dal nulla la Cagiva<br />

creò la nuova gamma di moto Husqvarna, che<br />

da molto tempo era inesistente. In questo periodo<br />

le Husky nate sotto la proprietà Cagiva, e<br />

successivamente MV Agusta, hanno saputo conquistare<br />

venti t<strong>it</strong>oli mondiali nell’enduro, tre nel<br />

motocross e due nel supermotard. Tanto che nel<br />

2007 la BMW, che voleva allargare la sua azione,<br />

comperò da MV la Husqvarna per una cifra<br />

prossima ai cento milioni di euro. «Ho riflettuto<br />

molto sul caso Husqvarna – dice Giovanni Castiglioni<br />

dalle colonne de La Provincia di Varese - e<br />

se ci fosse un pacchetto percorribile con tutte le<br />

condizioni sostenibili, economiche, finanziarie,<br />

News<br />

sindacali e ministeriali, potrei essere interessato<br />

al s<strong>it</strong>o di Cassinetta. Premesso che non ho parlato<br />

con nessuno di nulla, a determinate condizioni<br />

questa possibil<strong>it</strong>à potrebbe essere esplorata».<br />

«Se mi chiedono se ho bisogno adesso di 200<br />

dipendenti in più o di uno stabilimento la mia risposta<br />

è negativa – ha prosegu<strong>it</strong>o Giovanni Castiglioni<br />

- ma se c’è un piano industriale ampio,<br />

con il supporto dei vari enti, dello Stato e naturalmente<br />

con l’attuale proprietà, che deve fare<br />

la sua parte, potrei valutare di prendermi questo<br />

rischio».<br />

L’amministratore delegato di MV risponde quindi<br />

prontamente alla possibil<strong>it</strong>à offerta dal verbale<br />

d’incontro al Ministero dello Sviluppo Economico,<br />

nella fattispecie all’Un<strong>it</strong>à di Gestione Vertenze,<br />

del 29 maggio scorso. Incontro al quale<br />

erano presenti anche i rappresentanti di Regione<br />

Lombardia, sindacati confederali e Confindustria<br />

di Varese e nel quale la Pierer Industrie ha dato<br />

disponibil<strong>it</strong>à a “facil<strong>it</strong>are l’eventuale ingresso di<br />

soggetti imprend<strong>it</strong>oriali interessati”. Mentre Ministero<br />

e is<strong>it</strong>uzioni terr<strong>it</strong>oriali, da parte loro, si<br />

sono detti disponibili “a sostenere l’azienda nella<br />

ricerca di nuove soluzioni produttive”.<br />

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Ciao a tutti!<br />

Sent<strong>it</strong>e<br />

qua cosa<br />

ho sent<strong>it</strong>o<br />

dire in televisione:<br />

“Tra dieci anni l’Italia sarà il<br />

Paese in maggior cresc<strong>it</strong>a in<br />

Europa”. L’avesse dichiarato<br />

uno dei tanti “esperti” che<br />

conosciamo, da un mago<br />

della finanza o da un pol<strong>it</strong>ico<br />

qualsiasi, la notizia mi sarebbe entrata da un<br />

orecchio e usc<strong>it</strong>a immediatamente dall’altro, invece<br />

il protagonista è una persona più che affidabile:<br />

Oscar Farinetti, fondatore della catena Eataly,<br />

dodici filiali in Italia, nove in Giappone, una a<br />

New York, a Istambul e a Dubai, una di ottomila<br />

metri quadrati in apertura a Chicago. Farinetti<br />

che investe nel filone culturale dell’enogastronomia<br />

di qual<strong>it</strong>à, inaugurato da Slow Food tanti<br />

Nico Cereghini<br />

Siamo forti,<br />

basta piangersi addosso!<br />

C’è crisi, non facciamo che parlarne: economica,<br />

finanziaria e anche pol<strong>it</strong>ica. Eppure ne verremo<br />

fuori a testa alta, perché siamo bravi. Parola di<br />

un imprend<strong>it</strong>ore di grande successo<br />

anni fa; Farinetti che ha fondato la sua impresa<br />

nel 2004, ha recuperato aziende in crisi, ha assunto<br />

1.800 collaboratori e continua a crescere.<br />

Dunque ho drizzato le orecchie. E vi riporto il resto.<br />

L’Italia è il Paese delle tante eccellenze –ha<br />

continuato Farinetti- che vanno dalla cultura al<br />

design, dalla creativ<strong>it</strong>à alla moda, dall’arte alla<br />

bellezza, dai cibi ai paesaggi, dalla montagna al<br />

mare. Non esiste al mondo un Paese così ricco e<br />

così bello, e naturalmente è lì che dobbiamo investire.<br />

Dieci anni, e il futuro è roseo. Mi ci voleva,<br />

una iniezione di ottimismo. E non di quell’ottimismo<br />

da pubblic<strong>it</strong>à, ma di quest’altro ben saldo<br />

sulle conoscenze e i fatti. La ver<strong>it</strong>à è che dobbiamo<br />

ricordare chi siamo e di cosa siamo stati<br />

capaci. Guardate nel nostro piccolo mondo. Va<br />

bene, la Ducati ora è in difficoltà nelle corse più<br />

importanti, non si può vincere sempre, però vende<br />

molto bene la moto sportiva <strong>it</strong>aliana in tutto<br />

il mondo, alla faccia della crisi; e in SBK l’Aprilia<br />

guida la classifica mondiale, la MV va sul podio in<br />

Supersport, la Ducati stessa è vincente in Superstock.<br />

Ce la giochiamo, nonostante le difficoltà.<br />

E non ci sono soltanto le moto, perché nell’abbigliamento<br />

e nei caschi siamo maestri, Dainese<br />

è il leader mondiale degli investimenti nella<br />

sicurezza, Givi è il numero Uno dei bauletti sul<br />

pianeta, Piaggio ha inventato lo scooter ed è ancora<br />

lì a insegnare come si fa. E potrei proseguire<br />

per mezza giornata, sicuramente dimenticando<br />

grandi nomi. Nessuno è mai riusc<strong>it</strong>o a fondere<br />

creativ<strong>it</strong>à e produzione, artigianato e impresa,<br />

come abbiamo fatto noi <strong>it</strong>aliani. Per rendersene<br />

conto basta guardare le fotografie delle Guzzi<br />

degli anni Trenta e Quaranta: le più belle moto<br />

del mondo.<br />

Dunque, ottimismo. Stiamo toccando il fondo?<br />

Ora si tratta di r<strong>it</strong>rovare l’entusiasmo e di costruire<br />

gli strumenti della ripartenza. Arriverà pure<br />

qualche pol<strong>it</strong>ico di spessore.<br />

Questa usc<strong>it</strong>a di Farinetti me la tengo stretta: tra<br />

dieci anni l’Italia sarà il Paese in maggior cresc<strong>it</strong>a<br />

in Europa.<br />

La ver<strong>it</strong>à è che dobbiamo ricordare chi siamo e di<br />

cosa siamo stati capaci. Guardate nel nostro piccolo<br />

mondo<br />

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Nella storia di Opel, le moto compaiono<br />

ben prima della coppia Valentino Rossi e<br />

Opel Adam<br />

di Massimo Clarke | Probabilmente sono in pochi a sapere che una<br />

delle più grandi case automobilistiche, la tedesca Opel, a suo tempo<br />

ha anche prodotto delle ottime moto, tra le quali una assolutamente<br />

unica…a razzo<br />

L<br />

a storia della azienda di Rüsselsheim<br />

è cominciata nel 1862, quando Adam<br />

Opel ha dato inizio alla fabbricazione di<br />

macchine da cucire, ed è sempre stata<br />

legata alla meccanica di precisione. Il notevole<br />

successo ottenuto dai suoi prodotti ha portato a<br />

una rapida cresc<strong>it</strong>a e nel 1887 la casa ha cominciato<br />

a costruire anche biciclette. Attorno al 1900<br />

aveva circa 1.500 dipendenti e aveva fabbricato<br />

più di 500.000 macchine da cucire.<br />

nel 1901 Opel inzia a dedicarsi anche<br />

alle moto<br />

La produzione automobilistica è iniziata nel 1899<br />

ed è stata affiancata da quella motociclistica due<br />

Storia<br />

anni dopo. Il legame della Opel con il mondo della<br />

moto, durato fino al 1930, non è stato continuo<br />

ma si è articolato in tre distinti periodi. Il primo,<br />

durato fino al 1907, ha visto la realizzazione di<br />

modelli quasi tutti monocilindrici, a valvole laterali<br />

e con potenze comprese tra 1,75 e 3,5 cavalli.<br />

La trasmissione finale era a cinghia. Queste moto<br />

sono state costru<strong>it</strong>e in numeri interessanti e si<br />

sono fatte valere per le loro ottime caratteristiche,<br />

ma in quel periodo la cresc<strong>it</strong>a del mercato<br />

automobilistico è divenuta tale da assorbire in<br />

misura sempre maggiore le risorse produttive<br />

della azienda, che tra l’altro era ancora impegnata<br />

nella fabbricazione delle macchine da cucire<br />

(terminata nel 1911) e delle biciclette. Alle moto<br />

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la Opel sarebbe tornata nel 1914, ma lo scoppio<br />

della prima guerra mondiale ha fatto rimandare<br />

la fabbricazione su grande scala del nuovo motore<br />

ausiliario a valvole laterali di 140 cm3, da collocare<br />

a lato della ruota posteriore, al 1918. In questo<br />

caso l’azienda di Rüsselsheim forniva anche<br />

un veicolo completo, oltre al motore sciolto, che<br />

è stato impiegato anche in alcune competizioni.<br />

Anche moto da corsa<br />

Nel corso dei primi anni Venti la casa ha ottenuto<br />

una serie di importanti successi sportivi grazie<br />

anche a un modello da corsa appos<strong>it</strong>amente studiato<br />

e realizzato. Si trattava di un monocilindrico<br />

a quattro valvole, comandate mediante aste e<br />

bilancieri, dotato di varie caratteristiche di grande<br />

interesse, a cominciare dal raffreddamento<br />

ad acqua e dalla disposizione posteriore dello<br />

46<br />

scarico. Per ridurre al minimo il peso, il basamento<br />

era realizzato in lega di magnesio (e secondo<br />

alcune fonti pare che anche il pistone fosse in<br />

questo stesso materiale!). Il motore aveva una cilindrata<br />

di 204 cm3, ottenuta abbinando un alesaggio<br />

di 60 mm con una corsa di 72 mm, ed era<br />

dotato di un grosso volano esterno, collocato sul<br />

lato sinistro. Le gare alle quali questa moto prendeva<br />

parte si svolgevano su piste ovali in terra<br />

battuta, ippodromi e velodromi. Questa monocilindrica,<br />

apparsa nel 1922, è stata pilotata anche<br />

dallo stesso Fr<strong>it</strong>z von Opel, nipote di Adam e per<br />

diverso tempo grande protagonista della scena<br />

motoristica (il cognome Opel è stato preceduto<br />

da von a partire dal 1918). Nel 1923 è entrata in<br />

produzione una interessante moto, azionata da<br />

un monocilindrico di 148 cm3 direttamente derivato<br />

dal motore ausiliario, che è stata ben presto<br />

Storia<br />

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dotata di valvola di aspirazione in testa (quella di<br />

scarico rimaneva laterale). Questa motoleggera<br />

(il peso era contenuto in una sessantina di chili)<br />

erogava due cavalli. Il cambio era a due marce. La<br />

fabbricazione è continuata fino al 1925, quando<br />

la Opel ha sospeso l’attiv<strong>it</strong>à in campo moto.<br />

nel 1928 arrivano le monocilindriche<br />

500<br />

Si è trattata però di una assenza dalla scena di<br />

breve durata perché solo tre anni dopo la casa<br />

ha ripreso la produzione motociclistica nelle officine<br />

El<strong>it</strong>e-Diamant, in Sassonia, recentemente<br />

acquis<strong>it</strong>e. I modelli erano analoghi a quelli in<br />

precedenza prodotti con il marchio Neander (dal<br />

nome del progettista). Si trattava di robuste monocilindriche<br />

di 500 cm3 realizzate tanto in versione<br />

a valvole laterali quanto con distribuzione<br />

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ad aste e bilancieri. Erano note come <strong>Moto</strong>club<br />

e il modello più sportivo, dotato di due tubi di<br />

scarico, erogava 22 cavalli, una potenza davvero<br />

ragguardevole all’epoca per un motore di quella<br />

cilindrata. Il cambio era a tre marce. Nella parte<br />

ciclistica spiccavano il telaio, cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da profilati<br />

in acciaio un<strong>it</strong>i mediante chiodatura, e la forcella<br />

elastica di insol<strong>it</strong>o disegno. La produzione<br />

di queste moto è terminata nel 1930, quando la<br />

Opel ha defin<strong>it</strong>ivamente abbandonato la scena<br />

motociclistica.<br />

“Il mostro”: ecco la moto a razzo<br />

Un posto a sé nella storia mer<strong>it</strong>a la straordinaria<br />

moto a razzo realizzata da Fr<strong>it</strong>z von Opel nel<br />

1928 e da lui stesso provato sul circu<strong>it</strong>o dell’Avus.<br />

Si trattava di una <strong>Moto</strong>club, nella versione più<br />

sportiva, alla quale erano stati aggiunti sei razzi<br />

a propellente solido. In fabbrica la soprannominarono<br />

“il Mostro”.<br />

48<br />

L’usc<strong>it</strong>a di scena di Fr<strong>it</strong>z von Opel e l’arrivo<br />

di GM<br />

Il coraggioso Fr<strong>it</strong>z era noto all’epoca come “uomo<br />

razzo”, in quanto aveva realizzato due vetture e<br />

due aerei dotati appunto di questo sistema di<br />

propulsione. Con la RAK 2, spinta da ben 24 razzi,<br />

all’Avus raggiunse i 238 km/h. Un altro importante<br />

record lo ottenne per i veicoli su rotaie, a 254<br />

km/h, con la RAK 3. Alla fine del 1929 Fr<strong>it</strong>z von<br />

Opel lasciò l’azienda e andò a vivere in Svizzera.<br />

Sempre nel 1929, l’80 per cento delle azioni Opel<br />

furono vendute alla statun<strong>it</strong>ense General <strong>Moto</strong>rs,<br />

che due anni dopo ne completò l’acquisizione.<br />

Corsi e ricorsi storici hanno visto per la recente<br />

campagna pubblic<strong>it</strong>aria di Opel Adam, in vend<strong>it</strong>a<br />

dall’inizio del 2013 e con il nome del fondatore<br />

dell’azienda tedesca, il nove volte campione del<br />

mondo di motociclismo Valentino Rossi nel ruolo<br />

di testimonial. Due e quattro ruote si sono incrociate<br />

nuovamente.<br />

Storia<br />

aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa<br />

bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb<br />

bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb<br />

bbbbbbbbbbbbbbb<br />

49


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I Racconti di <strong>Moto</strong>.<strong>it</strong><br />

“La dinamica”<br />

di Antonio Priv<strong>it</strong>era | Porca noia. Percorrere in automobile<br />

l’autostrada per ore e ore, alternando entrambi i sensi di marcia,<br />

senza mai uscirne se non a fine servizio: è un’asfissia...<br />

I<br />

l racconto che segue è di pura fantasia e<br />

proprio per questo l’autore desidera chiarire<br />

che i personaggi coinvolti nulla hanno<br />

a che fare con la realtà per le cui categorie<br />

l’autore nutre il massimo rispetto.<br />

Porca noia. Percorrere in automobile l’autostrada<br />

per ore e ore, alternando entrambi i sensi di<br />

marcia, senza mai uscirne se non a fine servizio:<br />

è un’asfissia.<br />

Il fatto è che non succede niente, in autostrada.<br />

La gente va, la gente viene, al massimo ogni tanto<br />

nei servizi notturni tocca fare la buoncostume<br />

all’interno delle aree di sosta, quest’ultime<br />

rivalutate come giardini d’amore per automobili<br />

tremolanti. L’acme dell’entusiasmo lo raggiungiamo<br />

fermi per due ore con l’autovelox montato<br />

sulla vettura di servizio, magari sotto il sole; fate<br />

un po’ voi.<br />

Quella volta ero con Giulio Pini, ci conosciamo<br />

bene perché eravamo insieme al corso per<br />

agenti. Siamo due poliziotti molto complici, dopo<br />

vent’anni di servizio lui sperava di andare all’anticrimine,<br />

io alla scientifica: invece siamo fin<strong>it</strong>i alla<br />

stradale per un gioco di fattori come la destinazione,<br />

la disponibil<strong>it</strong>à, l’att<strong>it</strong>udine e il categorico<br />

rifiuto di chiudersi in un ufficio o, peggio, in una<br />

mensa. Avevo pure chiesto di fare l’agente motociclista<br />

perché amo le moto e ne ho persino due,<br />

una d’epoca e un enduro 1200 che uso ogni giorno<br />

ma, dopo l’istanza, nessuna risposta.<br />

Eravamo seduti l’uno di fianco all’altro nell’autovettura<br />

con i colori d’ist<strong>it</strong>uto, in uno di quei rari<br />

pomeriggi piovigginosi e placidi di un’estate sul<br />

punto di iniziare per tutti tranne per chi come me<br />

e Pini avrebbe visto le ferie da lontano, forse a<br />

settembre; ma era, ed è, il mio lavoro e non mi lamento<br />

nemmeno quando qualcosa di brutto accade<br />

e la porto a casa nascosta nell’animo senza<br />

svelarla a nessuno dei miei cari; lì, ringrazio il cielo<br />

di fare un mestiere che posso lasciare dietro la<br />

porta d’ingresso e vorrei gridare che sono fortunato;<br />

e lo dico, ma sottovoce.<br />

Pini guardava fisso davanti, io guidavo nell’autostrada<br />

poco trafficata attendendo di arrivare<br />

presto alla prossima stazione di servizio perché<br />

avevo una certa urgenza di andare al bagno e<br />

non volevo deliziare il mio caro collega con flatulenze<br />

potenzialmente mortali.<br />

La lettura<br />

La radio gracchiava concise comunicazioni di<br />

servizio.<br />

Pini urlò: - Guarda qui! Rallenta! – ancora intont<strong>it</strong>o<br />

dai miei pensieri piantai un frenatone che<br />

manco alla Source.<br />

- Cos’è? – chiesi al collega.<br />

- Accosta!- ubbidii e mi fermai a pochi metri da<br />

una moto adagiata su un fianco in corsia d’emergenza,<br />

eravamo su di un breve ponte sopra un<br />

fiume. La moto era in fiamme, per terra si vedevano<br />

i segni di una lunga frenata e poi di un impatto<br />

sulle barriere che aveva certamente causato<br />

la caduta, la fuoriusc<strong>it</strong>a della benzina e il conseguente<br />

incendio. Peccato, perché seppure non<br />

nuovissima era sempre una moto e quando vedo<br />

delle motociclette distrutte mi prende male, ci<br />

soffro. Penso a quante emozioni andranno perse<br />

e non vissute, a tutto quello che si sarebbe ancora<br />

potuto fare con quella motocicletta; solo dopo<br />

penso anche al conducente e un po’ me ne vergogno.<br />

Io penso alla moto, anche quando cado<br />

con la mia. Posso anche non farmi nulla ma se la<br />

moto è danneggiata è una tragedia epocale, non<br />

solo per il costo assurdo dei ricambi ma anche<br />

per lo sfregio indelebile che rimarrà segnato sul<br />

serbatoio, sul telaio, sullo scarico.<br />

- Ale, ci sei? Pronto? C’è nessuno? – mi accorsi<br />

di essere rimasto imbambolato.<br />

- Eh?? Sì!<br />

- Che bordello! Secondo te dov’è il conducente?<br />

- Secondo me… minchia, vuoi vedere che è caduto<br />

di sotto?<br />

Ci sporgemmo istintivamente dalle barriere per<br />

guardare il fiume almeno trenta metri sotto di noi<br />

e ci guardammo in volto, pensando alla rottura<br />

di scatole di dovere redigere un verbale per un<br />

incidente probabilmente mortale. Però c’era la<br />

possibil<strong>it</strong>à che il motociclista fosse già andato via<br />

a piedi in cerca di soccorsi, per esempio.<br />

Beh, preso dall’incontenibile voglia di catarsi<br />

che questo fuoco mi ispirava, decisi di fare pochi<br />

metri, uscire dal ponte e addentrarmi nella vegetazione<br />

oltre la carreggiata per fare un urgente<br />

check alle parti nobili, dato che avremmo dovuto<br />

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impiegare molto tempo fermi lì per i rilievi e non<br />

avrei certo potuto approf<strong>it</strong>tare del bagno di una<br />

stazione di servizio. Chiesi a Giulio un paio di minuti<br />

di pazienza, scavalcai la rete e feci, il verbo<br />

cade a fagiolo, una decina di metri tra alberi di<br />

eucalipto e vegetazione incolta; aveva smesso di<br />

piovere e faceva caldo.<br />

Poi vidi una cosa che mi lasciò di stucco.<br />

A dire la ver<strong>it</strong>à credo che anche lui rimase piuttosto<br />

sorpreso dal vedere un poliziotto con le<br />

braghe giù e non credo fosse per la visione disdicevole<br />

di un tutore dell’ordine sorpreso in posa<br />

non consona alla dign<strong>it</strong>à del suo ruolo.<br />

Insomma, poco oltre nella vegetazione c’era<br />

una splendente Kawasaki Z 900 degli anni ’70 e<br />

a fianco un signore ben vest<strong>it</strong>o, sbarbato, sulla<br />

trentina, alto e a<strong>it</strong>ante, visibilmente sereno, con<br />

uno zaino in spalla. Tutto il mio contrario, che ero<br />

già sudato, oltre i quaranta, altezza media, corporatura<br />

esile e nervoso. Molto nervoso, ma dovete<br />

capirmi, la posizione non mi aiutava e, per<br />

soprammercato, quando la tieni da un paio d’ore<br />

inizia a diventare pesante sia l’aria, sia l’umore...<br />

ma siccome io sono sempre operativo, massiccio<br />

e incazzato, avvertii che qualcosa puzzava; in<br />

senso metaforico, intendo.<br />

Senza nemmeno rialzarmi i pantaloni, estrassi la<br />

Beretta e gridai:<br />

-Fermo! – e nel frattempo balzellavo verso lo<br />

sconosciuto con i pantaloni della divisa alle caviglie,<br />

la pistola in una mano e l’altra che tirava su<br />

le mutande.<br />

L’uomo si girò, alzò le mani e sorrise, chissà poi<br />

perché.<br />

- Non spari, per favore. Uccidere è peccato.<br />

- Che cosa stai combinando?<br />

- Niente e lei, invece? Si dia un contegno. – il tizio<br />

si permise di redarguirmi.<br />

- Poco spir<strong>it</strong>o, dove vai? – chiesi abbassando<br />

l’arma e alzando le braghe.<br />

- A casa, con la mia moto.<br />

- Ah, una Z 900! Che ci fa una moto come quella<br />

nei campi accanto l’autostrada?<br />

- Facevo una passeggiata, magari cercavo un<br />

luogo appartato dove r<strong>it</strong>irami e r<strong>it</strong>rovare me<br />

stesso, proprio come lei… - a me l’ironia piace,<br />

ma quando la faccio io. Quando la fanno gli altri<br />

la rubrico come insolenza.<br />

Gli chiesi i documenti, il tizio disse che non li<br />

aveva d’appresso. A quel punto fui obbligato a<br />

portarlo alla macchina per fargli il terzo grado<br />

assieme a Pini: la cosa puzzava sempre più, nonostante<br />

i miei tentativi di serrare le natiche.<br />

- Giulio, guarda che cosa ho trovato lì dietro! –<br />

dissi spingendo il tizio, che avevo pure ammanettato,<br />

dentro la macchina di servizio.<br />

- Eh? Ma non eri andato lì per una c… controllata<br />

del terr<strong>it</strong>orio circostante e trovare utili indizi per<br />

capire la dinamica dell’incidente?<br />

- Già, e ho trovato questo str… strano signore.<br />

– Misi a parte Giulio di quello che era accaduto<br />

e decidemmo di perquisire quel signore ben vest<strong>it</strong>o:<br />

il tizio non fece resistenza, ostentando una<br />

irr<strong>it</strong>ante tranquill<strong>it</strong>à. Nelle tasche della giacca<br />

aveva soltanto una lettera sigillata indirizzata a<br />

“Maria”, nient’altro.<br />

Da quel momento e nonostante le nostre insistenze<br />

non spiccicò più una parola e mostrò di<br />

essere insensibile persino alla minaccia di passare<br />

la notte in gattabuia. Lo lasciammo ammanettato<br />

in macchina e andammo a consultarci fuori<br />

dalla volante.<br />

- Mi pare che possiamo passare la palla alla centrale.<br />

– disse Giulio allargando le braccia sconf<strong>it</strong>to.<br />

- No. – risposi.<br />

- Che vuol dire “no”?<br />

- Ma a te uno che in mezzo al nulla parcheggia<br />

una Z 900, è vest<strong>it</strong>o come un damerino nonostante<br />

la pioggia, senza un documento addosso,<br />

con uno sguardo così sereno che sembra il Dalai<br />

Lama, con una lettera non affrancata indirizzata<br />

ad una certa Maria e che non risponde alle nostre<br />

domande manco fossimo a Guantanamo, un po’<br />

di curios<strong>it</strong>à te la smuove o no? Ma che cazzo lo<br />

facciamo a fare questo mestiere?<br />

- Ale, io non mi ci metto in questi ragionamenti.<br />

Chiamiamo la centrale, facciamo venire qui<br />

La lettura<br />

un’altra volante, portiamolo in questura e che se<br />

la sbrighino loro.<br />

- Eddai, per una volta che possiamo fare qualcosa<br />

di più che avanti e indietro per l’autostrada!<br />

Vediamoci chiaro! Qui c’è un incidente strano, il<br />

corpo del motociclista non si trova, questo non<br />

parla! Ci scappa l’encomio solenne se risolviamo<br />

tutto da noi!<br />

- Va bene, e che vorresti fare?<br />

- Secondo me, dovremmo aprire quella lettera.<br />

- Sei scemo? Non si può fare, c’è la privacy.<br />

- Dai Giulio, magari la lettera ci aiuta a capire meglio<br />

quello che sta accadendo qui e chi è il tipo<br />

dentro la macchina!<br />

- Quello non c’è con la testa, Ale! Guardalo: non<br />

parla, fissa il vuoto col suo sguardo da asceta,<br />

non ha un euro, gira senza documenti…<br />

- …ah! Ma glielo abbiamo chiesto come si chiama?<br />

Che mestiere fa? Dove ab<strong>it</strong>a?<br />

- No, io no. Tu?<br />

- Manco.<br />

- Minchia.<br />

- Vabbè Giulio, ma se anche sapessimo il nome,<br />

cosa cambierebbe?<br />

- Avremmo un punto di inizio, perlomeno.<br />

- Ahhh! Allora ti stai incuriosendo pure tu! Facciamo<br />

così, diamoci quindici minuti: se in quindici<br />

minuti non abbiamo scoperto niente chiamiamo<br />

la centrale e portiamo in questura il tizio, ok?<br />

- Affare fatto. Un quarto d’ora, poi facciamo i bravi<br />

poliziotti.<br />

Il motociclista continuò a tacere, nonostante<br />

blandizie e intimazioni. Mancavano cinque minuti<br />

allo scadere dei quindici che ci eravamo concessi<br />

per sentirci dei grandi investigatori americani<br />

capaci di magiche congetture risolutive e<br />

come extrema ratio minacciammo di aprire la<br />

lettera, solo allora lui disse:<br />

- Non importa. So già come andrà a finire.<br />

Con un gesto plateale, Giulio prese la busta e<br />

ne strappò un margine, poi ne spiegò il foglio<br />

contenuto all’interno e iniziò a leggere, dopo<br />

avere gettato un’occhiata al prigioniero, seduto<br />

nel divanetto posteriore della macchina con gli<br />

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sportelli spalancati.<br />

- Senti qui, Ale: “Dolce amore, innanz<strong>it</strong>utto niente<br />

fiori. Detesto l’odore dei fiori marcidi ai funerali,<br />

soprattutto al mio; avrò il piacere di vedere<br />

la gente avvicinarsi alla mia bara vuota, sussurrare<br />

parole di circostanza e magari scoprirò chi<br />

mi era amico veramente e chi no. Se tutto va<br />

bene farò r<strong>it</strong>orno da te appena il clamore della<br />

mia scomparsa si sarà placato, credo un paio di<br />

mesi. Ho inscenato tutto; se stai leggendo questa<br />

lettera vuol dire che il mio propos<strong>it</strong>o di simulare<br />

un incidente in motocicletta dandole fuoco<br />

e facendo credere di essere stato sbalzato dalla<br />

sella e caduto nel fiume sottostante ha avuto<br />

successo: il mio corpo non verrà mai trovato e si<br />

penserà che sia stato trasportato nel mare poco<br />

distante e disperso nei flutti. Perdonami se non<br />

ti ho detto nulla dei miei propos<strong>it</strong>i, ma non avevo<br />

altre soluzioni.<br />

Non sai alcune cose: la prima è che la nostra relazione<br />

stava per essere scoperta e tu capisci<br />

benissimo che un prete innamorato di una giovane<br />

parrocchiana ha le ore contate; questi sono<br />

tempi difficili per la Chiesa e mi avrebbero immediatamente<br />

trasfer<strong>it</strong>o in una missione in Congo.<br />

I sussurri delle vecchiette nel confessionale mi<br />

hanno avvert<strong>it</strong>o dell’urgenza di fare perdere le<br />

mie tracce, anche per il bene della tua onorabil<strong>it</strong>à.<br />

La seconda è che con i soldi della questua ho<br />

comprato una motocicletta d’epoca, una Z 900<br />

degli anni settanta, che ho sempre tenuto ben<br />

nascosta a tutti. L’inseguivo da un paio d’anni<br />

come una chimera e non appena ne ho trovata<br />

una su internet non me la sono fatta sfuggire.<br />

Miserevolmente, non possedevo denaro a sufficienza<br />

per acquistarla (la sai anche tu quella<br />

vecchia storia della cast<strong>it</strong>à, povertà, obbedienza…<br />

vabbè, cose che si dicono) e ho dovuto ricorrere<br />

ai soldi che i fedeli mettevano nel cestino<br />

che passa durante la messa. La nostra parrocchia<br />

è in un quartiere ricco e sono bastati un paio<br />

di mesi per accumulare la somma necessaria a<br />

soddisfare la mia passione per le motociclette<br />

d’epoca. Alla faccia della crisi, aggiungo.<br />

Credo, però, che qualcuno si sia reso conto della<br />

cosa, perché la perpetua nelle ultime settimane<br />

ha preteso di tenere presso di sé la questua rifiutando<br />

di versarla nel conto corrente della parrocchia,<br />

tra l’altro guardandomi in tralice. Di quella<br />

vecchia c’è poco da fidarsi e temo che abbia scoperto<br />

qualcosa o di noi, o della motocicletta e ho<br />

pensato che non ci fosse altra soluzione che sparire,<br />

simulare la mia morte e ricominciare d’accapo.<br />

Io non sono come i pol<strong>it</strong>ici, cui tutto può essere<br />

perdonato col passare del tempo: il Vaticano<br />

ha dichiarato tolleranza zero verso quelle piccole<br />

debolezze un tempo tollerate (anche perché altrimenti<br />

sai che palle la v<strong>it</strong>a da prete!), specialmente<br />

a causa dei numerosi scandali oramai di<br />

dominio pubblico. Insomma, l’atmosfera intorno<br />

a me, e a noi, era diventata rovente.<br />

Amore mio, tornerò presto da te, insieme alla<br />

motocicletta. Distruggi questa lettera e non fidarti<br />

di nessuno, non rivelare niente nemmeno a<br />

tua mamma (poi ti racconto cosa ha confessato<br />

manco un mese fa a padre Ignazio!). Tuo, Pancrazio.”<br />

Fu come rivelare ad un bambino che Babbo Natale<br />

si era appena scopato la sorella nel giorno<br />

del suo matrimonio: l’iconoclastia più perversa e<br />

disarmante; non rimaneva che dirmi che Valentino<br />

Rossi se la intendeva con Biaggi a lume di<br />

candela con la benedizione di Burgess e poi avrei<br />

puntato la Beretta verso di me. Certe cose turbano.<br />

Mi scappò pure una flatulenza, ma almeno<br />

ebbe il mer<strong>it</strong>o di smuovere un po’ l’aria che era<br />

diventata di ghiaccio. Nel frattempo aveva ripreso<br />

a piovere.<br />

- Pancrazio… tu sei il padre Pancrazio della parrocchia<br />

di Santa Maria della Guardia, vero?<br />

Ovviamente il tizio tacque ma si vedeva chiaramente<br />

che era scioccato, e non dalla puzza. Controllammo<br />

il suo zaino, dentro c’era un casco jet,<br />

una tunica da prete, biancheria e venti biglietti da<br />

cinquecento euro. Sarebbe stato più logico e più<br />

professionale dare prima un’occhiata alla zaino,<br />

ma c’eravamo fatti affascinare dalla s<strong>it</strong>uazione e<br />

avevamo perso un po’ di vista la correttezza delle<br />

procedure.<br />

- Ale, non ci resta che chiamare la Centrale.<br />

- Giusto. Chiamo io.<br />

- No, ci penso io, Ale.<br />

- No, preferisco parlarci io, perché…<br />

Quest’indecisione fu il nostro ultimo errore: Pancrazio<br />

approf<strong>it</strong>tò del momento di es<strong>it</strong>azione ed<br />

ebbe un guizzo improvviso: uscì fuori dalla volante<br />

e corse in mezzo alla carreggiata, dove venne<br />

travolto da una macchina che giungeva a forte<br />

veloc<strong>it</strong>à. Sbalzato in aria, fece una capriola strana;<br />

forse le mani ammanettate dietro la schiena<br />

influirono sulla dinamica della caduta perché ricadde<br />

sull’asfalto praticamente seduto.<br />

Io e Giulio ci intendemmo all’istante e facemmo<br />

ricorso a tutto il sangue freddo e alla nostra<br />

esperienza di poliziotti navigati.<br />

Attesi che la macchina si fermasse un centinaio<br />

di metri dopo e ne scendesse un ragazzino bianco<br />

come un cadavere e tremante; gli andai incontro,<br />

mentre Pini si occupava del prete. Dissi al<br />

ragazzo che aveva combinato un bel guaio, che<br />

quello era morto ma che non doveva preoccuparsi,<br />

ci avremmo pensato noi. Lui doveva solo<br />

La lettura<br />

andarsene, lasciarmi i suoi documenti e non fare<br />

mai parola con nessuno di quello che aveva fatto<br />

altrimenti sarebbe andato in galera. Il ragazzino<br />

mi lasciò la patente, disse cento volte sì e mille<br />

grazie e scappò con la macchina ammaccata.<br />

Pini, invece, trascinò il cadavere del prete vicino<br />

alla motocicletta e gli tolse le manette, bruciò la<br />

lettera a Maria e depose il casco jet accanto al<br />

corpo. Tornammo entrambi in macchina, Pini si<br />

mise le mani sulla faccia e mormorò qualcosa,<br />

sconvolto.<br />

Poi fece per prendere la radio ma io gli chiesi di<br />

aspettare un paio di minuti, il tempo di nascondere<br />

la Z 900 per bene nella vegetazione: la sarei<br />

venuto a prendere di notte, al riparo da sguardi<br />

indiscreti. Tornai in auto, poi gli dissi:<br />

- Questi sono tuoi. – erano metà dei diecimila<br />

euro che il prete aveva nello zaino. Giulio si mise<br />

i soldi in tasca, quindi prese la radio:<br />

- Centrale, qui Savona/Como 12: incidente sulla<br />

A19, motociclista deceduto nell’impatto con<br />

il guardrail a segu<strong>it</strong>o di perd<strong>it</strong>a del controllo del<br />

mezzo per eccessiva veloc<strong>it</strong>à. Non ci sono altri<br />

mezzi coinvolti, rimaniamo sul posto in attesa di<br />

ambulanza e per i rilievi.<br />

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SPECIALE MOTOGP<br />

GP d’Italia<br />

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Jorge Lorenzo vince al Mugello<br />

di Giovanni Zamagni | Rossi fuori al primo giro e Marquez scivola a<br />

tre giri dalla fine. Lorenzo martella tempi impossibili per gli insegu<strong>it</strong>ori.<br />

Completano il podio Pedrosa e Crutchlow<br />

C<br />

apolovaro di Jorge Lorenzo, con<br />

Dani Pedrosa secondo e Cal Crutchlow<br />

terzo. Quinto Andrea Dovizioso,<br />

primo delle Ducati, fuori alla terza<br />

curva – al cambio della direzione della Luco-<br />

Poggio Secco – Valentino Rossi dopo un contatto<br />

con Alvaro Bautista. A terra, a due giri dalla<br />

fine, anche Marc Marquez mentre era in seconda<br />

posizione.<br />

Il sogno di Rossi di tornare sul podio al Mugello<br />

è durato poche centinaia di metri: scattato male<br />

dalla terza fila, Rossi si è trovato, nelle conc<strong>it</strong>ate<br />

fasi iniziali, in mezzo al gruppo e dopo aver infilato<br />

Alvaro Bautista, si è r<strong>it</strong>rovato nel cambio di<br />

direzione della prima variante all’interno, davanti,<br />

ma comunque sulla traiettoria di Bautista. “Ho<br />

fatto la curva a sinistra, ma nel cambio di direzione<br />

mi sono trovato Rossi, ho preso una botta<br />

dalla sua moto: stavo facendo la mia linea, quando<br />

ho cambiato inclinazione mi sono trovato lui<br />

sulla traiettoria” spiega Bautista. La sua analisi<br />

è corretta, ma Valentino era avanti, anche se Alvaro<br />

non lo poteva vedere. Insomma un classico<br />

incidente di gara, molto differente da quello che<br />

vide coinvolto sempre Bautista nel 2011 a Valencia,<br />

quando alla prima curva buttò a terra Rossi,<br />

Hayden, e De Puniet, e nel 2012 ad Assen, quando<br />

abbatté Lorenzo.<br />

GARA SOLITARIA<br />

Fuori Rossi, il GP d’Italia è vissuto sulla sfida Yamaha/Honda,<br />

con Lorenzo sempre al comando<br />

a dettare il r<strong>it</strong>mo e le due RC213V HRC in scia<br />

fino al 12esimo giro, quando Jorge ha dato l’ennesimo<br />

strappo, lasciando i due rivali spagnoli<br />

a contendersi il secondo posto. Per Lorenzo la<br />

seconda v<strong>it</strong>toria stagionale, che gli permette di<br />

conquistare il secondo posto in classifica generale<br />

a 12 punti da Pedrosa.<br />

MARQUEZ BRAVO E… ESAGERATO<br />

Mentre Lorenzo se ne andava, Pedrosa era sempre<br />

più in difficoltà, tanto da essere infilato al<br />

19esimo giro da Marquez alla Casanova-Savelli:<br />

a quel punto, Marc ha preso un po’ di vantaggio,<br />

ma Jorge era troppo lontano per andarlo a prendere.<br />

Insomma, poteva controllare la s<strong>it</strong>uazione,<br />

ma al 21esimo giro, sempre alla Casanova-Savelli,<br />

ha perso il controllo della sua RC213V, finendo<br />

a terra per la quarta volta in tre giorni. Come dire:<br />

Marquez è un pilota fenomenale, ma deve anche<br />

imparare a controllarsi.<br />

DOVIZIOSO PRIMA DUCATI<br />

Come aveva previsto dopo le prove, Andrea<br />

<strong>Moto</strong>GP<br />

Dovizioso non è riusc<strong>it</strong>o a ripetere lo strep<strong>it</strong>oso<br />

terzo posto conquistato in qualifica, ma è comunque<br />

il primo pilota Ducati al traguardo, quinto,<br />

dopo aver perso la quarta posizione all’usc<strong>it</strong>a<br />

dalle Biondetti, superato di slancio da Stefan<br />

Bradl. Come avveniva anche nel 2012, comunque,<br />

il potenziale Ducati è questo, con Hayden<br />

sesto a 6”7 dal compagno di squadra e l’ottimo<br />

collaudatore Michele Pirro settimo.<br />

I PRIMI COMMEnTI<br />

Lorenzo: “Non era una gara facile, perché con<br />

le alte temperature la Yamaha soffre di più della<br />

Honda, in particolare alla massima inclinazione.<br />

Invece è andato tutto bene: ho sub<strong>it</strong>o spinto fortissimo,<br />

poi ho dato un altro strappo e Pedrosa<br />

ha detto basta”.<br />

Pedrosa: “Avevo difficoltà a tenere la moto sulla<br />

linea ideale, la moto si muoveva tanto. Lorenzo<br />

mi è andato via, poi mi ha passato anche Marquez,<br />

ma ha sbagliato ed è caduto. Meglio per<br />

me, il secondo posto è ok”.<br />

Crutchlow: “Ci fossero stati altri tre giri avrei battuto<br />

Pedrosa: è un dato pos<strong>it</strong>ivo, perché significa<br />

che sono andato in crescendo: sono contento di<br />

aver “rovinato” il podio tutto spagnolo”.<br />

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Incidente Bautista e Rossi<br />

Vale: “Non mi ha visto, può succedere”<br />

di Giovanni Zamagni | Bautista ha sbagliato, ma è un incidente di gara<br />

- taglia corto Valentino -. Avevo il passo per salire sul podio,<br />

dobbiamo migliorare in qualifica<br />

gara<br />

del riscatto<br />

di Valentino<br />

L’attesa<br />

Rossi si è tramutata<br />

in una non gara, con<br />

Rossi fuori alla prima variante,<br />

la “Luco-Poggio Secco” dopo<br />

un duro contatto con Alvaro<br />

Bautista. “Incidente di gara” ha<br />

sentenziato la direzione corsa,<br />

“incidente di gara” ha confermato<br />

Rossi, “incidente di gara”<br />

ha ribad<strong>it</strong>o Bautista. In pratica,<br />

uno di quei classici contatti che<br />

possono accadere poco dopo<br />

la partenza: Valentino era già<br />

davanti e quindi non ha sicuramente<br />

nessuna colpa, ma Alvaro<br />

non lo poteva vedere e la sua<br />

manovra non è stata quindi né<br />

spericolata né tantomeno volontaria.<br />

“Abbiamo guardato bene le immagini:<br />

lui era a sinistra, tutto<br />

all’interno, ha chiuso un po’ la<br />

traiettoria e ha accelerato violentemente<br />

per non farsi superare<br />

anche da Iannone: io ero<br />

davanti almeno di mezza moto,<br />

ma lui ha detto che non mi ha<br />

visto, pensava che io fossi più<br />

indietro. E’ una spiegazione<br />

plausibile, ci può stare”.<br />

60<br />

E’ ovviamente deluso Valentino,<br />

ma non arrabbiato: Bautista<br />

non ha colpe, anche se,<br />

obiettivamente, ha sbagliato.<br />

“In partenza mi si è gonfiata la<br />

frizione e quando ho lasciato la<br />

leva ho perso tempo: mi hanno<br />

passato Hayden e Bautista.<br />

Alla seconda curva (la Luco,<br />

NDA) ho superato all’esterno<br />

Bautista, lui ha dato gas violentemente<br />

e mi ha centrato sul<br />

piede sinistro. E’ stato un brutto<br />

botto, in un punto pericoloso,<br />

perché io avevo già cambiato<br />

direzione: sono andato fuori<br />

pista e per ev<strong>it</strong>are l’impatto<br />

con le protezioni mi sono buttato.<br />

Considerando la dinamica<br />

dell’incidente sono anche stato<br />

fortunato. E’ chiaro che Alvaro<br />

ha fatto un errore, ma è un incidente<br />

di gara, può succedere”.<br />

Archiviato il contatto con<br />

Bautista, rimane il rammarico<br />

per un’occasione sprecata.<br />

“Sì, poteva essere una gara pos<strong>it</strong>iva:<br />

a parte in qualifica, dove<br />

comunque ero a due decimi<br />

dalla prima fila, sono sempre<br />

stato veloce in tutti i turni e nel<br />

warm up avevamo migliorato<br />

la messa a punto della moto.<br />

Potevo tenere un buon r<strong>it</strong>mo,<br />

giocarmi il podio. E’ chiaro che<br />

bisogna essere più efficaci in<br />

qualifica, perché più avanti sei<br />

e meno rischi ti prendi: nei 15<br />

minuti del sabato dovrò essere<br />

più veloce e più furbo”.<br />

Riponevi grandi speranze in<br />

questo GP: temi un contraccolpo<br />

psicologico?<br />

“No, anche se è chiaro che bisogna<br />

metabolizzare la delusione,<br />

che è stata grande. Se<br />

non altro, ci sono due aspetti<br />

pos<strong>it</strong>ivi: fra due settimane si<br />

corre a Barcellona, un’altra pista<br />

che mi piace e non mi sono<br />

fatto male”.<br />

Sei sesto in classifica a 56<br />

punti da Pedrosa: dopo cinque<br />

gare si può già dire che<br />

sei fuori dalla lotta per il t<strong>it</strong>olo?<br />

“I punti da recuperare sono<br />

molti e davanti ho tanti piloti<br />

che vanno forte: in particolare,<br />

Lorenzo e Pedrosa sono sempre<br />

veloci, in ogni condizione.<br />

E’ chiaro che è molto difficile<br />

recuperare, ma il campionato è<br />

lungo: dobbiamo però migliorare<br />

su tanti aspetti”.<br />

<strong>Moto</strong>GP<br />

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Gp d’Italia, l’analisi dei protagonisti<br />

di Giovanni Zamagni | Non è stato un GP troppo esaltante, per la<br />

netta superior<strong>it</strong>à di Lorenzo e per l’immediata usc<strong>it</strong>a di scena di Rossi.<br />

Come al sol<strong>it</strong>o, a regalare un po’ di spettacolo è stato Marc Marquez<br />

N<br />

on è stato un GP troppo esaltante,<br />

per la netta superior<strong>it</strong>à di Jorge<br />

Lorenzo e per l’immediata usc<strong>it</strong>a di<br />

scena di Valentino Rossi.<br />

Come al sol<strong>it</strong>o, a regalare un po’ di spettacolo è<br />

stato Marc Marquez, caduto mentre era secondo:<br />

se fosse sal<strong>it</strong>o sul podio per la quinta volta<br />

consecutiva sarebbe stato un primato assoluto.<br />

Vediamo di capire meglio cosa è successo nel GP<br />

d’Italia.<br />

Questo è il terzo successo consecutivo di Jorge<br />

Lorenzo al Mugello: come mai è così forte in<br />

questo tracciato?<br />

I continui cambi di direzione, i curvoni veloci<br />

da percorrere in appoggio esaltano le qual<strong>it</strong>à<br />

di guida del pilota spagnolo e le caratteristiche<br />

della Yamaha. Lorenzo sapeva di avere qui una<br />

buona possibil<strong>it</strong>à di successo e l’ha sfruttata al<br />

meglio, superando anche in maniera piuttosto<br />

decisa Pedrosa alla prima curva, come spiega lo<br />

stesso campione del mondo. “Sapevo che dovevo<br />

provare a passare Pedrosa il prima possibile,<br />

per questo sono stato molto aggressivo alla San<br />

Donato. Chiedo scusa a Dani, ho preso qualche<br />

rischio, ma lo dovevo fare, perché volevo stare<br />

davanti a imporre il mio r<strong>it</strong>mo: era la mia strategia.<br />

Più mer<strong>it</strong>o mio o della Yamaha questo successo?<br />

Non lo so, ma è chiaro che senza una<br />

moto compet<strong>it</strong>iva non puoi vincere: questo è un<br />

tracciato favorevole alla M1”.<br />

Come mai Dani Pedrosa è andato in crisi dal<br />

13esimo giro in poi?<br />

Risponde Pedrosa: “Fin da venerdì, la mia moto<br />

scivolava tanto, non so bene perché, forse per il<br />

tipo di gomme scelte dalla Bridgestone. All’inizio<br />

ero molto motivato, sapevo che Lorenzo sarebbe<br />

stato velocissimo, ho forzato tanto sull’anteriore<br />

<strong>Moto</strong>GP<br />

per tenere il suo passo, ma quando la gomma posteriore<br />

ha cominciato a perdere grip non riuscivo<br />

più a controllare la moto: perdevo in entrata e<br />

nei cambi di direzione. Credo che in queste gare<br />

bisogna essere intelligenti e accontentarsi di un<br />

piazzamento”.<br />

Perché Marc Marquez è caduto al 21esimo giro<br />

all’usc<strong>it</strong>a della Casanova-Savelli?<br />

Risponde Marquez: “Guardando i dati dell’acquisizione,<br />

sembra che io abbia fatto tutto come nel<br />

giro precedente. Sinceramente ero stato molto<br />

più aggressivo quando avevo superato Pedrosa<br />

(sempre alla Casanova-Savelli, due giri prima,<br />

NDA), mentre quando sono caduto non mi sembra<br />

di aver fatto niente di anomalo, stavo solo<br />

cercando di conservare il margine acquis<strong>it</strong>o (circa<br />

un secondo, NDA) su Pedrosa”.<br />

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La quarta caduta in tre giorni, può avere ripercussioni<br />

psicologiche su Marquez?<br />

Io dico di no e lo dimostra il nuovo primato della<br />

pista ottenuto da Marc al secondo giro: dopo le<br />

“bastonate” prese in prova, lo spagnolo non ha<br />

avuto nessun timore a spingere fortissimo fin<br />

dai primi secondi. Piuttosto, ancora una volta,<br />

Marquez ha stup<strong>it</strong>o per la sua capac<strong>it</strong>à di apprendimento<br />

e se fosse sal<strong>it</strong>o sul podio sarebbe<br />

stato veramente qualcosa di eccezionale.<br />

“E’ vero - conferma – sono caduto 4 volte, ma<br />

ho imparato tanto per i prossimi GP. E poi sono<br />

scivolato mentre ero secondo, non mentre stavo<br />

lottando per la quinta o sesta posizione. Non dimentichiamo<br />

che sono un debuttante: non avrei<br />

mai creduto di poter essere a questo punto del<br />

campionato terzo in classifica generale”.<br />

64<br />

Come mai Andrea Dovizioso non è riusc<strong>it</strong>o a<br />

battere Bradl?<br />

Risponde Dovizioso: “Nell’ultimo giro ci siamo<br />

superati quattro volte: è stato divertente. Purtroppo,<br />

ero troppo al lim<strong>it</strong>e, appeso alla moto per<br />

girare in 1’49”1 e tenere il passo di Bradl: nelle<br />

Biondetti non potevo tenere la linea ideale e lui è<br />

riusc<strong>it</strong>o a superarmi facilmente”.<br />

Come mai Andrea Iannone ha faticato<br />

così tanto sia in prova sia in gara?<br />

Venerdì, Andrea era stato abbastanza rapido,<br />

ma poi non è più riusc<strong>it</strong>o a trovare una messa a<br />

punto che lo soddisfacesse.<br />

Inoltre, dopo gli infortuni, Iannone è a corto di<br />

preparazione fisica.<br />

<strong>Moto</strong>GP<br />

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Le pagelle del Mugello<br />

di Giovanni Zamagni | Lorenzo 10! Otto per Pedrosa e Crutchlow,<br />

entrambi sul podio. Otto anche per i ducatisti Dovizioso e Pirro.<br />

Non vanno oltre al 5 Rossi e Marquez<br />

JORGE LOREnZO<br />

10 Soltanto Pedrosa è riusc<strong>it</strong>o a stargli davanti<br />

in qualifica – per un solo giro e per appena<br />

69 millesimi -, per il resto il campione del mondo<br />

ha sempre dettato il r<strong>it</strong>mo, sia in prova sia in<br />

gara, dimostrando una forza impressionante. Al<br />

Mugello è imbattuto da tre anni: solo Valentino<br />

Rossi ha un primato (sette successi consecutivi)<br />

migliore del suo. Su questo tracciato la M1 era<br />

compet<strong>it</strong>iva, ma lui ci ha messo tanto del suo.<br />

DAnI PEDROSA<br />

8 Sembrava che sabato pomeriggio fosse riusc<strong>it</strong>o<br />

a risolvere i problemi della Honda, invece in<br />

gara ha faticato più del previsto. Il suo obiettivo<br />

è il t<strong>it</strong>olo mondiale e corre di conseguenza: sapendosi<br />

accontentare di un piazzamento quando<br />

non è in grado di vincere. Giusto così.<br />

CAL CRUTCHLOW<br />

8 Non gli si può chiedere di più, sta ottenendo<br />

il massimo con la moto che ha a disposizione.<br />

Se fosse stato più aggressivo nei primi giri,<br />

avrebbe potuto anche arrivare davanti a Pedrosa,<br />

ma, sinceramente, non gli si può rimproverare<br />

nulla. Inconcepibile che la Yamaha gli preferisca<br />

Pol Espargaro.<br />

STEFAn BRADL<br />

6 Il piazzamento è buono, ma favor<strong>it</strong>o anche<br />

dalle cadute altrui. In ogni caso, di questo non lo<br />

si può colpevolizzare, ma i 19”321 sub<strong>it</strong>i dal primo<br />

sono tutti colpa sua: non riesce a fare il salto<br />

di qual<strong>it</strong>à, non entusiasma mai.<br />

AnDREA DOVIZIOSO<br />

8 Entusiasma in prova, conquistando una prima<br />

fila che fa sognare i ducatisti, nonostante<br />

condizioni fisiche non certo ottimali. In gara,<br />

purtroppo, può solo difendersi, ma lo fa nel migliore<br />

dei modi, ottenendo il massimo risultato<br />

<strong>Moto</strong>GP<br />

possibile: per la quarta volta, su cinque GP, è il<br />

primo al traguardo in sella alla GP13.<br />

nICkY HAYDEn<br />

6,5 Arriva alle spalle del compagno di squadra,<br />

dopo essergli stato anche davanti in gara:<br />

in prova è sempre inferiore a Dovi, ma in gara è<br />

più o meno sempre al suo livello, anche se, comunque,<br />

si è “beccato” quasi sette secondi. E’<br />

commovente per la dedizione che ci mette: da<br />

tre anni i problemi della Ducati sono sempre gli<br />

stessi, ma lui prova comunque a dare il massimo.<br />

Professionista.<br />

MICHELE PIRRO<br />

8 Fa il collaudatore, ma è al terzo GP consecutivo<br />

e dalla prossima gara sost<strong>it</strong>uirà (defin<strong>it</strong>ivamente)<br />

Spies. Va veloce e non fa danni: non gli si<br />

può chiedere di più.<br />

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ALEIX ESPARGARO<br />

8 Costantemente il migliore tra le CRT in prova<br />

e in gara: guida bene e sbaglia raramente. E’ lui<br />

quello forte della famiglia Espargaro.<br />

BRADLEY SMITH<br />

5 D’accordo, era messo male fisicamente,<br />

con il mignolo sinistro che dovrà essere operato<br />

(probabilmente oggi) e una micro frattura a uno<br />

scafoide. Prendere due secondi al giro con una<br />

Yamaha compet<strong>it</strong>iva è comunque troppo.<br />

AnDREA IAnnOnE<br />

4 Un fine settimana da dimenticare: forse Andrea<br />

è arrivato al Mugello con troppa aspettativa.<br />

La pressione gli ha giocato un brutto scherzo.<br />

MARC MARQUEZ<br />

5 E’ vero, è caduto troppe volte e avrebbe<br />

potuto farsi parecchio male, ma continua<br />

a sorprendere per la capac<strong>it</strong>à e la veloc<strong>it</strong>à di<br />

apprendimento. A mio modo di vedere, è impressionante<br />

che dopo tutto quello che gli è successo<br />

in prova, sia stato in grado di realizzare il primato<br />

della pista e di lottare per il secondo posto fino a<br />

tre giri dalla fine.<br />

VALEnTInO ROSSI<br />

5 La sua colpa – grande – è quella di non essere<br />

andato oltre il settimo posto in prova e di aver<br />

sbagliato la partenza: quando scatti così indietro,<br />

le possibil<strong>it</strong>à di un incidente, di un contatto<br />

crescono esponenzialmente. Per il resto, in prova<br />

ha dimostrato che il podio era ampiamente<br />

alla sua portata.<br />

ALVARO BAUTISTA<br />

4 Non ha commesso un errore clamoroso ed<br />

è vero che non poteva vedere Rossi, ma è stato<br />

comunque Alvaro a sbagliare.<br />

Anche in prova era indietro, solo nono: fa troppa<br />

fatica.<br />

YAMAHA M1<br />

9 In grande difficoltà fino al GP scorso, al Mugello<br />

la Yamaha è tornata a volare, “perché non<br />

ci sono curve lente da prima marcia”, ha spiegato<br />

Lorenzo. Su questo tracciato non c’era alcuna<br />

differenza con la Honda, anzi.<br />

HOnDA RC213V<br />

8 Anche quando fatica, rimane una moto più<br />

che compet<strong>it</strong>iva: al Mugello ha sofferto per le<br />

gomme, ma la differenza più grande la fatta il pilota<br />

(Lorenzo), più che la moto (Yamaha).<br />

DUCATI GP13<br />

5 Non cambia niente: efficace per un giro, in<br />

affanno sulla distanza. Ci vogliono delle nov<strong>it</strong>à,<br />

forse una rivoluzione: non è semplice, ma così è<br />

deprimente.<br />

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<strong>Moto</strong>GP Mugello<br />

Pos. Pilota Punti<br />

1 Jorge LORENZO 25<br />

2 Dani PEDROSA 20<br />

3 Cal CRUTCHLOW 16<br />

4 Stefan BRADL 13<br />

5 Andrea DOVIZIOSO 11<br />

6 Nicky HAYDEN 10<br />

7 Michele PIRRO 9<br />

8 Aleix ESPARGARO 8<br />

9 Bradley SMITH 7<br />

10 Hector BARBERA 6<br />

11 Randy DE PUNIET 5<br />

12 Danilo PETRUCCI 4<br />

13 Andrea IANNONE 3<br />

70 71<br />

Classifica<br />

Pos. Pilota Punti<br />

1 Dani PEDROSA 103<br />

2 Jorge LORENZO 91<br />

3 Marc MARQUEZ 77<br />

4 Cal CRUTCHLOW 71<br />

5 Andrea DOVIZIOSO 50<br />

6 Valentino ROSSI 47<br />

7 Nicky HAYDEN 45<br />

8 Alvaro BAUTISTA 38<br />

9 Stefan BRADL 38<br />

10 Aleix ESPARGARO 28<br />

11 Bradley SMITH 24<br />

12 Michele PIRRO 22<br />

13 Andrea IANNONE 21<br />

Classifica Generale


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Prima immagine ufficiale<br />

per la Honda Production Racer GP<br />

di Edoardo Licciardello | La Casa di Tokyo ci regala<br />

un’anticipazione della <strong>Moto</strong>GP per i privati. Leggermente<br />

in r<strong>it</strong>ardo rispetto ai programmi, arriverà comunque in tempo<br />

per i test in vista del prossimo anno<br />

S<br />

olo qualche giorno fa Shuhei Nakamoto<br />

aveva rilasciato qualche informazione<br />

molto generica riguardo<br />

all’attesissima Honda Production<br />

Racer, ovvero la <strong>Moto</strong>GP che la Casa di Tokyo<br />

metterà a disposizione dei team privati di seconda<br />

fascia ad un prezzo calmierato di un milione<br />

di euro, ed ecco qui anche una foto. Il dettaglio<br />

è abbastanza scarso, e non permette di capire<br />

granché sul mezzo - ci lim<strong>it</strong>iamo a notare che il<br />

collaudatore dovrebbe essere Tadayuki Okada,<br />

almeno a giudicare dalla tuta, e che la pista è Motegi,<br />

ipotesi confermata dal comunicato stampa.<br />

La carenatura assomiglia molto a quella della<br />

RC213V, ed in generale la moto sembra staccarsi<br />

decisamente dalla CRT messa in pista a partire<br />

dallo scorso anno dal Team Gresini. Non abbiamo<br />

molte informazioni a riguardo se non quanto<br />

dichiarato da Nakamoto la scorsa settimana: la<br />

moto, per contenere i costi, sarà priva di cambio<br />

seamless e comando distribuzione pneumatico<br />

(con il passaggio alle 990 ad alesaggio fisso i<br />

72<br />

regimi di rotazione sono calati, rendendo nuovamente<br />

percorribile la strada dei comandi tradizionali),<br />

e pur non avendo indicazioni a riguardo<br />

è facile ipotizzare una gestione elettronica demandata<br />

alla centralina unica Marelli attualmente<br />

in fase di sviluppo. Le componenti accessorie<br />

- freni e sospensioni - saranno Nissin e Showa,<br />

attualmente in fase di sviluppo nei team Gresini<br />

ed LCR ad opera di Stefan Bradl ed Alvaro Bautista.<br />

Il debutto della Production Racer era inizialmente<br />

previsto per i test di Barcellona (dove sarà<br />

presente, almeno stando ai programmi dichiarati,<br />

la nuova Suzuki) ma è stato rimandato a data<br />

successiva a causa di r<strong>it</strong>ardi nello sviluppo. La<br />

foto che vedete si riferisce ad un test svolto, naturalmente<br />

a porte chiuse, giovedì e venerdì della<br />

scorsa settimana. «I risultati sono stati superiori<br />

alle aspettative, soprattutto per quanto riguarda<br />

il comportamento dinamico» ha commentato<br />

entusiasta Nakamoto stesso. «Siamo molto soddisfatti<br />

in questo momento, e vi daremo altri dettagli<br />

in un prossimo futuro».<br />

<strong>Moto</strong>GP<br />

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De Puniet in pista con la Suzuki 2014<br />

di Edoardo Licciardello | Il francese ha effettuato il primo test<br />

in sella alla <strong>Moto</strong>GP con cui la Casa di Hamamatsu tornerà in<br />

<strong>Moto</strong>GP nel 2014. Lo rivedremo in sella alla Suzuki a Barcellona<br />

L<br />

a pista di Motegi è molto impegnata, di<br />

recente: dopo il debutto quasi pubblico<br />

della Honda Production Racer della<br />

settimana scorsa stavolta è il turno<br />

della Suzuki, protagonista di un primo shakedown<br />

con un pilota “vero” in sella grazie alla gentile<br />

osp<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à di Honda, padrona del tracciato. E’<br />

consuetudine infatti dividere le piste durante test<br />

privati per dividere le spese (ultimo esempio le<br />

prove effettuate ad Austin nel precampionato),<br />

meno comune invece vedere case concorrenti<br />

provare sui tracciati di proprietà di una delle rivali.<br />

Grande quindi la dimostrazione di sportiv<strong>it</strong>à<br />

da parte di Honda, ufficializzata da Enrico Borghi<br />

su <strong>Moto</strong>sprint di oggi. E’ stato Randy De Puniet,<br />

attualmente impegnato sulla CRT ART del team<br />

di Aspar Martinez a mettere alla frusta la nuova<br />

quadricilindrica con cui la Casa di Hamamatsu<br />

ha già annunciato il rientro nel Mondiale dell’anno<br />

prossimo. Randy ha già... mezzo sedere sulla<br />

sella per l’anno prossimo, grazie ad una veloc<strong>it</strong>à<br />

pura fuori discussione (la regolar<strong>it</strong>à può essere<br />

considerata un altro discorso) e alla notevole<br />

esperienza nella massima categoria. Il francese,<br />

cinque v<strong>it</strong>torie in 250, ha infatti corso con Kawasaki,<br />

Honda e Ducati oltre ad essere stato l’ultimo<br />

pilota a salire in sella alla Suzuki GSV-R durante<br />

i test di Valencia del 2011, quando il r<strong>it</strong>iro della<br />

squadra guidata da Paul Denning non era ancora<br />

stato deciso ufficialmente. L’avventura naufragò<br />

dopo pochi giorni. La giornata ha visto De Puniet<br />

inanellare diverse tornate grazie ad un clima più<br />

che favorevole (i presenti hanno parlato di 28°)<br />

sotto l’occhio di Davide Brivio, ormai ufficialmente<br />

alla guida della squadra Suzuki. Non sono<br />

stati comunicati riscontri cronologici ufficiali, ma<br />

gli astanti parlando di un miglior tempo attorno<br />

all’1’47, prestazione più che onorevole per un debutto,<br />

allineata ai riscontri avuti dai collaudatori<br />

e ai tempi delle CRT in attesa del primo confronto<br />

diretto con le concorrenti nei test ufficiali di<br />

Barcellona, che si terranno il lunedì successivo<br />

alla gara del prossimo 16 giugno. Non si hanno<br />

ancora informazioni precise in mer<strong>it</strong>o alla moto,<br />

anche se pare ormai accertato che la nuova Suzuki<br />

sia una quattro cilindri in linea con fasatura<br />

a croce (schema portato al debutto dalla Yamaha<br />

nel lontano 2004 sulla sua M1 e successivamente<br />

adottato dalla Kawasaki ZX-RR sulla moto<br />

<strong>Moto</strong>GP<br />

portata in gara dal team Hayate dopo il r<strong>it</strong>iro della<br />

Casa di Akashi) che potrebbe semplificare la<br />

v<strong>it</strong>a ai tecnici di Hamamatsu quando dovessero<br />

realizzare motori o moto complete destinate ai<br />

Team privati.<br />

Più complicato ipotizzare ricadute sulla produzione<br />

di serie, anche se Suzuki ha una lunga tradizione<br />

in termini di stradali “rap<strong>it</strong>e dalle corse”<br />

- si pensi solo alle gloriose RG ed RGV Gamma a<br />

due tempi degli anni 80, o alla stessa GSX-R750<br />

SRAD del 1996 il cui telaio ricalcava fedelmente<br />

le misure della RGV campionessa del mondo con<br />

Kevin Schwantz nel 1993. Non si hanno indicazioni<br />

ufficiali in mer<strong>it</strong>o ai piloti che potrebbero salire<br />

sulla Suzuki l’anno prossimo, anche se come<br />

già detto la scelta di Randy De Puniet per questo<br />

test lascia ipotizzare che il francese sia candidato<br />

ormai certo per una delle due moto che verranno<br />

schierate nel 2014.<br />

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DIetRO Le<br />

quINte DeLLA<br />

MOtOGP:<br />

Francesco<br />

Guidotti<br />

di Giovanni Zamagni | E’ giovane, ma ha già<br />

una grande esperienza avendo lavorato per tre<br />

Case motociclistiche importantissime come kTM,<br />

Aprilia e adesso Ducati. Francesco ha frequentato<br />

il <strong>Moto</strong>cross e lavorato in SBk, 125, 250, e <strong>Moto</strong>GP<br />

76 77


78<br />

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E ’<br />

giovane, ma<br />

ha già una<br />

grande esperienzaavendo<br />

lavorato, tra gli altri, per tre<br />

Case motociclistiche importantissime<br />

come KTM, Aprilia<br />

e adesso Ducati. Del resto, a<br />

soli quattro mesi Francesco<br />

Guidotti era già in un campo da<br />

cross assieme a papà Fabrizio,<br />

per anni punto di riferimento<br />

dell’Aprilia e scopr<strong>it</strong>ore di tanti<br />

campioni della veloc<strong>it</strong>à. Una<br />

ered<strong>it</strong>à che Francesco porta<br />

avanti nel migliore dei modi,<br />

grazie a una passione profonda<br />

e a conoscenze invidiabili in<br />

tutti i settori del motociclismo.<br />

Perché Francesco, a differenza<br />

di molti suoi colleghi team manager,<br />

ha frequentato o lavorato<br />

nel motocross, in SBK, in<br />

125, in 250, in <strong>Moto</strong>GP.<br />

nome e cognome?<br />

«Francesco Guidotti».<br />

nato dove e quando?<br />

«Firenze, 25 novembre 1972».<br />

Prima gara di moto che hai<br />

visto?<br />

«Non me la ricordo perché<br />

avevo circa 4 mesi: mio babbo<br />

lavorava nel motocross e mi<br />

portò a marzo alla prima gara<br />

di campionato».<br />

Qual è invece la prima gara<br />

che ti ricordi?<br />

«Avrò avuto 5-6 anni, sempre<br />

di motocross “nazionale”: può<br />

essere Montevarchi, Maggiora,<br />

Fermo, Faenza…».<br />

Insomma, la passione per le<br />

moto è nel DnA familiare.<br />

«Sì, è così».<br />

Che scuola hai fatto?<br />

«Ist<strong>it</strong>uto Tecnico Industriale,<br />

al Meucci di Firenze. Poi sono<br />

andato a lavorare nell’azienda<br />

di famiglia: era troppo grande<br />

la passione per continuare a<br />

studiare».<br />

Hai iniziato facendo cosa?<br />

«Il meccanico. Per la ver<strong>it</strong>à,<br />

allora si faceva un po’ di tutto:<br />

le strutture erano piccole e non<br />

si faceva un lavoro solo. A quei<br />

tempi, a fine degli anni Ottanta,<br />

mio babbo aveva già inizi ato la<br />

collaborazione con l’Aprilia per<br />

la veloc<strong>it</strong>à – era il riferimento<br />

per i piloti privati che usavano<br />

le RSW replica “Reggiani” - e<br />

le moto si preparavano a casa<br />

e non in pista, come invece<br />

avviene adesso. Durante l’inverno<br />

montavamo le moto, che<br />

poi venivano vendute, quindi<br />

facevamo assistenza tecnica<br />

in pista. Poi ho cominciato la<br />

gestione di piccoli team, poi<br />

il team Italia 250 e così via:<br />

progressivamente ho smesso<br />

di occuparmi della parte<br />

manuale, anche perché se ne<br />

occupavano persone più brave<br />

di me. C’è stata una evoluzione<br />

gestionale all’interno della<br />

squadra, ci voleva una persona<br />

che stesse dietro alla parte organizzativa,<br />

perché le esigenze<br />

crescevano con l’aumentare<br />

del gruppo: così, quasi senza<br />

accorgermene mi sono trovato<br />

a fare più un lavoro di gestione,<br />

organizzazione e amministrazione,<br />

che non la parte tecnica,<br />

meccanica».<br />

Adesso qual è il tuo ruolo<br />

esatto?<br />

«La dic<strong>it</strong>ura è “Team Manager”<br />

Ducati-Pramac, ma è un lavoro<br />

che negli ultimi 10-15 anni è<br />

cambiato moltissimo. E’ anche<br />

differente se fai il team manager<br />

per una Casa ufficiale o<br />

per una squadra satell<strong>it</strong>e come<br />

questa, anche se lavoriamo in<br />

stretto contatto con la Ducati».<br />

Proviamo a specificare meglio:<br />

tu hai fatto il team manager<br />

di squadre ufficiali come<br />

kTM (in 125 e 250) e Aprilia<br />

SBk, mentre adesso lavori<br />

per una squadra satell<strong>it</strong>e.<br />

Puoi dire esattamente cosa fa<br />

un team manager e qual è la<br />

differenza tra squadra ufficiale<br />

e satell<strong>it</strong>e?<br />

«Intanto, la preparazione della<br />

stagione è molto differente. Il<br />

team manager di una squadra<br />

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ufficiale deve proporre, è lui che<br />

deve cercare di dare un indirizzo<br />

al team, ma alle spalle ha una<br />

Azienda che deve dare una giustificazione<br />

alle corse, secondo<br />

una strategia ben precisa che<br />

dipende da fattori come il marketing<br />

e la comunicazione. C’è<br />

anche un ufficio legale, che segue<br />

tutta la parte contrattuale,<br />

delle sponsorizzazioni, con una<br />

struttura complessa ed articolata:<br />

ogni reparto ha le sue<br />

esigenze, le sue difficoltà e il<br />

team manager deve cercare di<br />

mettere insieme tutti i “pezzi”.<br />

Inoltre, in una squadra ufficiale,<br />

sol<strong>it</strong>amente ci sono piloti di<br />

un certo livello, con determinate<br />

caratteristiche, con una<br />

forte personal<strong>it</strong>à: insomma, la<br />

gestione è abbastanza complessa,<br />

ma hai anche tanti<br />

strumenti da utilizzare, hai un<br />

supporto alle spalle. In una<br />

squadra privata, devi fare un<br />

po’ tutto da solo: dalla parte<br />

legale alla comunicazione e alla<br />

logistica. Le necess<strong>it</strong>à sono più<br />

modeste, ma anche le disponibil<strong>it</strong>à<br />

e ti devi confrontare con<br />

le squadre ufficiali: insomma è<br />

piuttosto difficile».<br />

In pista cosa fa un team manager?<br />

«Deve essere il riferimento per<br />

tutto le persone che lavorano<br />

all’interno della squadra, a<br />

partire dai piloti. Devi tenere i<br />

rapporti con la Casa “madre”,<br />

nel nostro caso la Ducati, devi<br />

soddisfare gli osp<strong>it</strong>i che vengono<br />

in circu<strong>it</strong>o, devi tenere i<br />

rapporti con la stampa: è molto<br />

articolato».<br />

E dentro al box cosa fai?<br />

«Dentro al box sono soprattutto<br />

i tecnici a lavorare: personalmente,<br />

ho piacere di sapere,<br />

anzi devo sapere cosa succede:<br />

grazie al mio passato “tecnico”<br />

ho la percezione della grav<strong>it</strong>à<br />

o meno di un problema sulla<br />

moto. Il team manager deve<br />

anche aiutare il capo-tecnico,<br />

l’ingegnere di pista, il pilota nella<br />

strategia gara e prove, come<br />

per esempio la scelta della<br />

gomma».<br />

Ma il team manager è una figura<br />

assolutamente indispensabile<br />

o potrebbe esistere<br />

una squadra senza team manager?<br />

«Chiamalo come vuoi – proprietario<br />

della squadra, team<br />

coordinator, team manager,<br />

team principal – ma ci vuole<br />

una figura che tiene insieme 30<br />

persone. Deve essere una figura<br />

con un certo carisma, una<br />

persona della quale le altre 29<br />

si fidano, uno che quando dice<br />

una cosa, 9 volte su 10 riesce<br />

a realizzarla. Deve cercare di<br />

prevenire i problemi: quando<br />

arrivi in pista, deve funzionare<br />

tutto, non ci devono essere<br />

particolari problemi. Qualche<br />

anno fa era meno importante,<br />

perché per un pilota c’erano al<br />

massimo quattro persone ed<br />

era il capo meccanico a fare<br />

da riferimento per la squadra.<br />

Adesso non è più possibile e c’è<br />

anche l’hosp<strong>it</strong>al<strong>it</strong>y da gestire,<br />

una parte importante che si è<br />

evoluta negli anni: è uno strumento<br />

che serve ad attirare<br />

interesse, osp<strong>it</strong>i, persone che<br />

magari non hanno mai visto<br />

una corsa o una moto. Li devi<br />

accogliere in un ambiente che<br />

li faccia sentire a proprio agio,<br />

perché nel box, più di tanto non<br />

ci possono stare. Insomma, il<br />

mio lavoro si è tanto evoluto<br />

e diversificato. Per quanto mi<br />

riguarda, ho avuto la fortuna<br />

di vivere due epoche piuttosto<br />

importanti del motociclismo<br />

moderno: quella dei primi anni<br />

Novanta, con il passaggio dalle<br />

moto artigianali a quelle ufficiali<br />

con l’intervento diretto di<br />

Honda, Yamaha, Aprilia e della<br />

altre Case, che hanno dato una<br />

grande accelerazione all’evoluzione<br />

delle moto; poi i primi<br />

anni 2000, con la fine dei motori<br />

2T, sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i dai 4T».<br />

Hai lavorato, tra gli altri, con<br />

Max Biaggi e con Marc Marquez,<br />

proprio all’inizio della<br />

carriera di Marc: prova a descriverli.<br />

«In Marquez ho creduto da sub<strong>it</strong>o,<br />

da quando ha debuttato<br />

nel motomondiale 125. Dissi<br />

sub<strong>it</strong>o: “questo ha una marcia<br />

in più”. Mi ricordava Biaggi<br />

all’esordio, di cui io avevo fatto<br />

il meccanico nell’europeo, mi<br />

ricordava Roberto Locatelli,<br />

tutti quei piloti che non solo<br />

andavano forte, ma avevano<br />

una predisposizione ad assimilare<br />

velocemente gli aspetti<br />

importanti delle gare, di essere<br />

pilota. Marquez in gara si esalta:<br />

una parte del mio lavoro, è<br />

quella di accompagnare il pilota<br />

nella maggior parte delle<br />

fasi quotidiane e capisci tante<br />

cose già da come si vestono,<br />

da come sono gelosi del casco,<br />

della tuta, da come trattano<br />

questi indumenti con rispetto.<br />

Marquez mutava espressione<br />

già quando si cambiava per le<br />

prove. Io l’ho conosciuto che<br />

aveva 15 anni, con la faccia da<br />

bambino, perché ha sempre<br />

dimostrato meno della sua<br />

età, ma quando saliva in moto<br />

era completamente diverso: la<br />

sera a cena era un ragazzino,<br />

nel box era già un pilota, uno<br />

che ascoltava attentamente<br />

quello che gli dicevi, qual era il<br />

programma di lavoro. Lo sguardo<br />

era sempre concentrato,<br />

proiettato al turno e quando si<br />

cambiava per la gara aveva –<br />

immagino che abbia ancora, è<br />

un po’ che non lavoro più con<br />

lui – negli occhi la gioia di andare<br />

a correre».<br />

Quindi per te non è una sorpresa<br />

quello che sta facendo<br />

in <strong>Moto</strong>GP.<br />

«No, non lo è. Nel 2010, quando<br />

in 125 fece quattro “zeri”<br />

nelle prime quattro gare, perché<br />

è sempre stato uno molto<br />

irruento, gli dissi: “se ti dai<br />

una calmata, le puoi vincere<br />

tutte”. Ci credevo, nonostante<br />

tutto. Quell’anno, Marc conquistò<br />

il primo GP al Mugello e<br />

da lì cambiò passo, vincendo<br />

poi il t<strong>it</strong>olo: per me non fu una<br />

sorpresa, ci avevo sempre creduto.<br />

A maggior ragione, non<br />

sono meravigliato oggi per i<br />

suoi risultati in <strong>Moto</strong>GP: mia<br />

moglie dice che parlo di Marquez<br />

come di mio figlio! Del<br />

resto, con lui ho iniziato a lavorare<br />

nel 2008, quando era un<br />

pilota KTM “satell<strong>it</strong>e”, mentre<br />

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nel 2009 era nella mia squadra:<br />

gli ho voluto bene al di là del<br />

pilota, delle sue prestazioni. Si<br />

fa voler bene: è un ragazzo rispettoso,<br />

educato. Ci distrusse<br />

un po’ troppe moto, ma andava<br />

bene così… Nel 2010, al Mugello,<br />

quando vinse la sua prima<br />

gara iridata, nell’intervista al<br />

parco chiuso con Italia1, si ricordò,<br />

nonostante l’adrenalina<br />

del momento, di ringraziare me<br />

e Mario Galeotti (grande tecnico,<br />

morto purtroppo qualche<br />

anno fa per una malattia incurabile,<br />

NDA), perché avevamo<br />

lavorato con lui in passato».<br />

Biaggi, al contrario, non è certo<br />

famoso per essere un carattere<br />

facile…<br />

«Tutt’altro! Ho avuto modo di<br />

conoscere Biaggi quando faceva<br />

la Sport Production, nel<br />

1989-1990, perché noi (nel<br />

senso dell’azienda Guidotti,<br />

NDA) facevamo servizio di<br />

assistenza per l’Aprilia anche<br />

nella SP: già lì si capiva che era<br />

un ragazzo sveglio. Nel 1991 ha<br />

fatto l’europeo 250 con il Team<br />

Italia e io, pur andando ancora<br />

a scuola, mi liberavo abbastanza<br />

spesso per andare alle gare<br />

e facevo da aiuto meccanico.<br />

Eravamo entrambi ragazzini e<br />

siamo tornati a lavorare insieme<br />

a distanza di quasi vent’anni:<br />

per me non è stato così<br />

difficile con lui. Max tende a<br />

mettere molta pressione, a volte<br />

anche arroganza nel modo<br />

di chiedere le cose, nei modi di<br />

fare, ma grazie al rapporto che<br />

si era instaurato nel tempo, ho<br />

sempre avuto modo di dirgli le<br />

cose giuste al momento giusto.<br />

Non ci sono stati momenti di<br />

grandi tensioni: la difficoltà più<br />

grande era trasformare per l’Azienda<br />

in pos<strong>it</strong>ivo quello che lui<br />

diceva di negativo, ammorbidire<br />

le sue maniere poco ortodosse.<br />

Con Max ho ancora un buonissimo<br />

rapporto, però è chiaro<br />

che lavorare con lui è difficile.<br />

Ma in due anni abbiamo portato<br />

a casa un mondiale: alla fine<br />

è quello che conta. In quegli<br />

anni, in Aprilia c’era tanta pressione,<br />

perché era stato fatto un<br />

investimento importante in un<br />

aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa<br />

bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb<br />

bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb<br />

bbbbbbbbbbbbbbb<br />

momento difficile, perché c’era<br />

uno sponsor di prestigio come<br />

Al<strong>it</strong>alia, per Max era una sfida<br />

nuova, era ammesso un solo<br />

risultato: vincere.<br />

Abbiamo fatto un buon lavoro,<br />

mentre l’anno dopo, stranamente,<br />

lui l’aveva presa un po’<br />

sottogamba, sono accaduti un<br />

po’ di episodi particolari, fatto<br />

sta che non siamo riusc<strong>it</strong>i a ripeterci».<br />

Hai un ricordo particolare del<br />

Mugello?<br />

«La prima gara di motomondiale<br />

che ho visto è stata al Mugello<br />

nel 1985, quando Freddie<br />

Spencer correva sia in 250 sia<br />

in 500: è decisamente un bel<br />

ricordo».<br />

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IIl team Althea ha vissuto a Donington<br />

una tappa importante<br />

sulla strada che può riportare<br />

la squadra <strong>it</strong>aliana ai vertici<br />

del mondiale Superbike. Dopo<br />

alcune più che comprensibili<br />

difficoltà iniziali e dopo un<br />

periodo di apprendistato, ora<br />

il team Althea e il suo pilota si<br />

stanno confermando costantemente<br />

nelle posizioni che contano.<br />

Dopo le gare di domenica<br />

Genesio Bevilacqua<br />

“Biaggi sembra prevenuto<br />

nei confronti di Giugliano”<br />

di Carlo Baldi | Ecco il pensiero di Genesio Bevilacqua, proprietario<br />

del team Althea. Il telecronista Biaggi rischia di sembrare prevenuto<br />

nei confronti di Davide Giugliano. In Ducati mancano le persone,<br />

non i mezzi e stanno rovinando Checa<br />

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abbiamo incontrato Genesio<br />

Bevilacqua, l’uomo che questa<br />

squadra l’ha creata e la gestisce.<br />

Come sempre ha espresso<br />

il suo pensiero in modo chiaro e<br />

deciso parlandoci di Giugliano,<br />

di Biaggi e della Ducati.<br />

A Donington avete vissuto il<br />

miglior weekend da quando<br />

siete passati ad Aprilia.<br />

«Quando si inizia un nuovo<br />

Superbike<br />

percorso ci sono certamente<br />

dei meccanismi da mettere a<br />

punto. Noi abbiamo pagato lo<br />

scotto del noviziato ad inizio<br />

stagione, ma siamo stati sempre<br />

sereni e motivati, consapevoli<br />

di avere a disposizione un<br />

pacchetto molto compet<strong>it</strong>ivo,<br />

formato da un pilota giovane e<br />

di talento e da tecnici competenti<br />

ed affiatati».<br />

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Giugliano sta dimostrando<br />

una matur<strong>it</strong>à in costante cresc<strong>it</strong>a.<br />

«Stiamo parlando di un ragazzo<br />

di vent<strong>it</strong>re anni con il quale<br />

abbiamo impostato un programma<br />

di tre anni, iniziato nel<br />

2011 quando Davide vinse la<br />

Superstock 1000 FIM Cup. Per<br />

far crescere un giovane occorre<br />

pazienza e fiducia, ma ora<br />

stiamo iniziando a raccogliere i<br />

frutti del nostro lavoro. Il talen-<br />

to di Davide è sempre stato evidente,<br />

ma in queste ultime gare<br />

il nostro pilota sta mostrando<br />

dei netti miglioramenti anche<br />

dal punto di vista della mental<strong>it</strong>à.<br />

Si sta adattando molto<br />

bene ad una moto per lui nuova<br />

come la RSV4 e in gara corre a<br />

stretto contatto con i piloti ufficiali<br />

senza timori reverenziali,<br />

dimostrando talento, abil<strong>it</strong>à e<br />

carattere».<br />

Se ne sono accorti tutti e forse<br />

il solo Biaggi nelle sue telecronache<br />

resta un poco cr<strong>it</strong>ico<br />

nei confronti di Davide.<br />

«Io purtroppo, seguendo le<br />

gare dal mio box, non ascolto<br />

le sue telecronache, ma in molti<br />

mi dicono che spesso Max è<br />

cr<strong>it</strong>ico nei confronti di Davide.<br />

Parliamo di un ex pilota che<br />

ora fa il telecronista e che certamente<br />

imposta i suoi commenti<br />

secondo la sua mental<strong>it</strong>à<br />

e le sue idee. Però mi dispiace<br />

che un ex pilota romano tratti<br />

a volte con sufficienza e scarsa<br />

considerazione un altro pilota<br />

romano come lui, anche se<br />

molto più giovane. Un poco di<br />

sano campanilismo in questo<br />

caso forse non guasterebbe.<br />

Ma a parte questo aspetto,<br />

penso che comunque quando<br />

ci si trova davanti ad un giovane<br />

emergente che dimostra di<br />

avere del talento, questo vada<br />

incoraggiato. Le cr<strong>it</strong>iche quando<br />

sono giuste sono sempre<br />

ben accette, ma una parola di<br />

incoraggiamento farebbe bene<br />

sia a Davide che a Biaggi, che<br />

rischia invece di sembrare prevenuto<br />

nei confronti del nostro<br />

pilota».<br />

E visto che parliamo di ex,<br />

cosa ne pensi della tua ex<br />

moto, della Ducati e del suo<br />

momento difficile?<br />

«Dovreste riascoltare alcune<br />

interviste che io rilasciai<br />

proprio a voi di <strong>Moto</strong>.<strong>it</strong> alcuni<br />

mesi or sono (leggi l’intervista).<br />

Il mio pensiero nei confronti<br />

della Ducati è rimasto lo<br />

stesso. Quello che mi dispiace<br />

maggiormente è vedere quante<br />

difficoltà sta incontrando<br />

Carlos (Checa, ndr) sia come<br />

uomo che come pilota. Mi spiace<br />

vederlo sconf<strong>it</strong>to dal dolore,<br />

proprio lui che lo scorso anno<br />

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a Phillip Island dopo essere<br />

caduto ad oltre 200 km orari<br />

andò poi a vincere gara due pur<br />

se dolorante. Vederlo ora che<br />

rinuncia a scendere in pista per<br />

un dolore ad una spalla mi fa<br />

pensare che Checa sia demotivato<br />

e questo mi spiace davvero<br />

tanto, perché conosco il suo<br />

carattere fiero e combattivo».<br />

Tu conosci la Panigale avendone<br />

iniziato lo sviluppo<br />

assieme a Ducati. Pensi che<br />

prima o poi riuscirà ad essere<br />

compet<strong>it</strong>iva in Superbike<br />

oppure non credi che quello<br />

della 1199 sia un progetto<br />

vincente?<br />

«Io credo agli uomini più che ai<br />

progetti ed alle moto. <strong>Moto</strong> e<br />

progetti si possono facilmente<br />

modificare, ma le persone no.<br />

Penso che in Ducati ci siano<br />

delle componenti umane che<br />

r<strong>it</strong>ardino il processo di cresc<strong>it</strong>a<br />

della Panigale. Abbiamo appena<br />

parlato di Checa ed è emblematico<br />

il fatto che io lo abbia<br />

lasciato da campione e che ora<br />

invece lui venga messo in discussione<br />

come fosse un novellino.<br />

Io ho sempre sostenuto<br />

che i risultati si ottengono con<br />

gli uomini giusti e che gli uomini<br />

giusti vadano valorizzati. Mettere<br />

in discussione Checa dopo<br />

poche gare, pensando di utilizzare<br />

Biaggi come collaudatore,<br />

quasi come se Max potesse<br />

lavorare meglio di Carlos sulla<br />

Panigale, mi sembra un segnale<br />

di sfiducia nei confronti di<br />

una pedina determinante come<br />

potrebbe essere lo spagnolo<br />

per la Ducati. Dico questo a<br />

prescindere dal valore o meno<br />

della moto, ma faccio notare<br />

che tutti continuano a definirla<br />

come nuova, ma sono due anni<br />

che gareggia in pista».<br />

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Giorgio Faraldi<br />

Il regista del <strong>Moto</strong>cross<br />

di Massimo Zanzani | Da sette anni è il regista del Mondiale cross,<br />

una pedina fondamentale della Youthstream per trasmettere in<br />

diretta TV le fasi più accattivanti di tutti i GP<br />

G<br />

iorgio Faraldi,<br />

come si diventa<br />

registi del motocross?<br />

«Facendo la gavetta: il primo<br />

anno sono arrivato in<br />

Youthstream come produttore,<br />

poi ho preso a mano la regia<br />

della Supermoto e poi anche<br />

quella del Mondiale cross. Prima<br />

di allora ho fatto esperienza<br />

con la regia in studio, con<br />

tre o quattro camere per i talk<br />

show e nel pugilato, cose semplici<br />

rispetto a quelle di adesso,<br />

ma soprattutto ho avuto una<br />

solida formazione tecnica frequentando<br />

una scuola di per<strong>it</strong>o<br />

elettronico e facendo sia il<br />

cameraman che il montatore,<br />

professioni che hanno permesso<br />

di crearmi un’esperienza a<br />

360°. Quando mi è stato proposto<br />

di passare alla regia conoscevo<br />

quindi tutti gli aspetti<br />

del lavoro e mi sono sent<strong>it</strong>o di<br />

prendere questa responsabil<strong>it</strong>à,<br />

anche perché oltre a<br />

telegiornali e programmi di intrattenimento<br />

per il 90% della<br />

mia carriera ho sempre curato<br />

sport motoristici tra cui Rally e<br />

Formula 1».<br />

Come è strutturato<br />

il tuo lavoro?<br />

«Se la pista è nuova arrivo in<br />

circu<strong>it</strong>o già il mercoledì, diversamente<br />

il giovedì, perché devo<br />

decidere la posizione esatta di<br />

ogni telecamera, l’altezza a cui<br />

devono andare, il tipo di trabattello,<br />

il modello di supporto, se<br />

vanno abbinate al cavalletto o<br />

se debbono essere mun<strong>it</strong>e di<br />

piattina rotante dove è seduto<br />

il cameraman, il tipo di ottica da<br />

utilizzare e dove piazzare l’operatore<br />

per le interviste e quando<br />

l’abbiamo a disposizione<br />

anche la posizione della Jimmy<br />

Gib che è una sorta di giraffa<br />

che di sol<strong>it</strong>o segue dall’alto il<br />

pilota in una curva».<br />

Una volta preparato tutto si<br />

fanno le prove il sabato e poi<br />

arriva il fatidico giorno della<br />

diretta. Quanto tempo prima<br />

ti prepari?<br />

«Se iniziamo alle dieci con l’Europeo<br />

entro nel camion regia<br />

alle otto e mezza per fare delle<br />

prove perché ci vuole abbastanza<br />

tempo per mettere a<br />

punto tutto: vedo comparire<br />

una camera alla volta, devo<br />

cercare di spiegare ai cameraman<br />

cosa devono fare e dare<br />

le prior<strong>it</strong>à a cui attenersi, è un<br />

lavoro lungo. A livello televisivo<br />

infatti abbiamo delle tranche<br />

standard di un’ora, dove devi<br />

cercare di far entrare tutto e<br />

non è semplice perché abbiamo<br />

tanti obblighi e materiale da<br />

trasmettere già prima che inizi<br />

la gara. Poco prima del via so<br />

già più o meno come inizierò,<br />

faccio il piano di massima con<br />

le ultime istruzioni per gli operatori<br />

TV spiegando che dopo<br />

la sigla andremo con la camera<br />

tre, poi con la cinque e di segu<strong>it</strong>o<br />

con la Post Card. Due minuti<br />

prima che si abbassi il cancello<br />

comincio ad urlare: due minuti<br />

alla partenza, un minuto, poi<br />

inizio a fare il conto alla rovescia,<br />

quindici secondi, poi da<br />

dieci a uno e play: è a quel punto<br />

che parte la sigla e inizia la<br />

gara».<br />

Perché urli?<br />

«Perché tutti mi devono sentire<br />

forte e chiaro, quando alzi la<br />

voce tutti stanno z<strong>it</strong>ti e si concentrano<br />

bene. Io ho la cuffia<br />

e parlo nel microfono, ma per<br />

<strong>Moto</strong>cross<br />

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chi sta nel van è più immediato<br />

sentire direttamente la mia<br />

voce, perciò urlo, per richiamare<br />

l’attenzione. Poi cominci ad<br />

essere talmente concentrato<br />

che non senti più niente, però<br />

quando ci sono delle belle lotte,<br />

una caduta, si fa il tifo, senti<br />

proprio che ti penetra l’adrenalina».<br />

In quanti siete nel camion regia?<br />

«Oltre a me c’è un assistente<br />

che mi dà le dr<strong>it</strong>te quando<br />

succedono certe battaglie che<br />

non riesco a vedere, poi c’è il<br />

grafico, il mixer video che mi<br />

sta di fianco e che cambia la<br />

sequenza delle telecamere in<br />

base all’ordine che gli do, il tecnico<br />

audio con l’assistente che<br />

si occupa dei suoni e dei microfoni,<br />

due operatori che si occupano<br />

del controllo delle camere,<br />

dalla scelta dei diaframmi<br />

alla colorimetria delle immagini<br />

perché i cameraman che sono<br />

in posta mettono solo a fuoco<br />

e segue i piloti ed un altro paio<br />

dedicati alle scene rallentate e<br />

agli high lights che utilizzano la<br />

nuova K2 Dyno della Grass Valley,<br />

una grossa società americana<br />

che fabbrica anche i mixer<br />

ad alti livelli, così versatile che<br />

la usano anche nella <strong>Moto</strong>GP».<br />

Davanti a te hai un bel po’ di<br />

schermi che devi seguire.<br />

«Nelle gare che si corrono in<br />

Europa ho sei plasma di una<br />

cinquantina di pollici gest<strong>it</strong>i da<br />

un software che permette di<br />

personalizzare l’interno degli<br />

schermi così da poterli dividere<br />

come si vuole. Puoi dividerli<br />

in sei parti, farne uno grosso e<br />

uno piccolo, o in qualsiasi altro<br />

modo, io me lo personalizzo<br />

in modo da avere un grosso<br />

schermo per il programma che<br />

va in onda, uno per la preview<br />

che è quello che andrà in onda<br />

nel cambio successivo, poi tutte<br />

le camere sono in riquadri un<br />

po’ più piccoli».<br />

Quante sono?<br />

«In gente sono undici, che possono<br />

filmare anche due parti<br />

del circu<strong>it</strong>o se non addir<strong>it</strong>tura<br />

tre, per cui in totale abbiamo<br />

circa sedici fonti o sorgenti,<br />

le chiamiamo così, più le On<br />

Board piazzate sui caschi dei<br />

piloti, le RF per la trasmissione<br />

senza cavo e le Minicam che<br />

piazziamo a terra lungo il circu<strong>it</strong>o.<br />

Inoltre ci sono le tre pagine<br />

coi tempi dei piloti, i mon<strong>it</strong>or<br />

delle quattro sorgenti dedicate<br />

alle immagini rallentate, uno<br />

per le grafiche che andranno<br />

in onda e uno per segnale che<br />

viene mandato al paddock. In<br />

totale ho quindi di fronte a me<br />

una trentina di schermi, senza<br />

contare quello che il responsabile<br />

software ha personalizzato<br />

per me dove ho una freccetta<br />

verde che mi fa capire quando<br />

un pilota sta guadagnando terreno<br />

rispetto a quello davanti,<br />

un quadratino rosa che compare<br />

quando il distacco è diventato<br />

solo di un secondo facendomi<br />

capire che sta recuperando<br />

forte e che forse vale la pena<br />

seguire l’azione, un segno giallo<br />

che mi identifica in che punto<br />

della pista è il pilota con l’on<br />

board, ed un altro di colore diverso<br />

per i piloti locali che di sol<strong>it</strong>o<br />

non è semplice localizzare.<br />

Questo sistema mi ha dato una<br />

grande sicurezza nella gestione<br />

della gara».<br />

Altro che quattro, di occhi ce<br />

ne vorrebbero almeno cinque<br />

o sei! Qual è il momento più<br />

bello?<br />

«Quando c’è una bella lotta o<br />

quando mancano magari tre<br />

giri alla fine e un pilota importante<br />

supera un altro; senti proprio<br />

il boato, tu ti stai divertendo<br />

a filmarla e sei consapevole<br />

che a casa si divertono a vederla.<br />

Oppure quando riusciamo<br />

a prendere in diretta una<br />

caduta spettacolare, come ci<br />

è successo ad esempio in Portogallo<br />

quando Cairoli è fin<strong>it</strong>o a<br />

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terra. L’abbiamo filmato proprio<br />

bene, e c’è stata un’esplosione<br />

di adrenalina ma<br />

ovviamente non perché eravamo<br />

contenti che fosse caduto,<br />

bensì perché siamo riusc<strong>it</strong>i a<br />

far vedere benissimo le immagini.<br />

In quel momento io senza<br />

perdere tempo parto a dare comandi<br />

e a dire: voglio il rallenty,<br />

ce l’avete da un’altra parte? E<br />

si comincia sub<strong>it</strong>o a mettersi<br />

in moto per trovare la camera<br />

che aveva le riprese, praticamente<br />

mentre stiamo filmando<br />

la caduta prima che sia fin<strong>it</strong>a<br />

ci stiamo già preparando per<br />

proporre le fasi al rallentatore.<br />

E così io non guardo mai quello<br />

che va in onda, sono già a<br />

quello che viene dopo, anche<br />

quando mando la sigla, sto già<br />

lavorando a quello che viene<br />

successivamente».<br />

Il momento più brutto, invece?<br />

«Quando ci sono degli elementi<br />

esterni che ti disturbano e ti<br />

fanno perdere la concentrazione.<br />

A volte passo qualche<br />

giro senza sapere che cosa sto<br />

riprendendo, le possibil<strong>it</strong>à di errore<br />

sono tante e quello che è<br />

andato è andato, la diretta non<br />

perdona».<br />

Qual è stato il più grosso errore<br />

che hai fatto?<br />

«La cosa frustrante è quando<br />

non prendi l’arrivo, purtroppo<br />

mi è cap<strong>it</strong>ato nel 2006 in Irlanda<br />

quando per una serie di<br />

cose stavo seguendo un’altra<br />

s<strong>it</strong>uazione e ho perso il finale.<br />

Adesso con l’esperienza che ho<br />

mi permetto di fare delle cose<br />

un po’ più rischiose. Ad esempio<br />

seguo il primo ma all’ultimo<br />

giro mi posso permettere se<br />

c’è una battaglia importante<br />

più dietro di andare a tenerla<br />

d’occhio senza perdere di vista<br />

il vinc<strong>it</strong>ore, non è facile e nessuno<br />

lo fa per me perché ci vuole<br />

esperienza. In quel momento<br />

cerco di prepararmi in anticipo,<br />

magari dico a un cameraman<br />

che è nel rettilineo a tre o quattro<br />

camere prima della fine che<br />

quando arriva chi vince la gara<br />

di prendermelo così posso<br />

stare sicuro che lo mando in<br />

onda».<br />

Per quale motivo non dovresti<br />

seguire il vinc<strong>it</strong>ore all’ultimo<br />

giro?<br />

«Perché cerchi di dare più<br />

spettacolo con qualcosa di più<br />

interessante, magari Cairoli da<br />

qualche giro è davanti con trenta<br />

secondi di vantaggio mentre<br />

dietro si stanno scannando per<br />

superarsi. Nella <strong>Moto</strong>GP è più<br />

semplice perché ogni curva ha<br />

la sua telecamera per cui sai<br />

esattamente in ogni istante<br />

dove sono i piloti, mentre io se<br />

vado a cercare una battaglia<br />

non ho la visione di dov’è il primo<br />

in quel momento in quanto<br />

le camere non sono tutte libere<br />

perché magari quella che mi<br />

filmerebbe il primo in realtà è<br />

girata dietro che riprende la<br />

battaglia e quindi il r<strong>it</strong>ornare sul<br />

primo comporta una ricerca.<br />

Per questo il rischio c’è sempre,<br />

perdendo un po’ di tempo<br />

devo essere sicuro di quello<br />

che faccio, non posso permettermi<br />

di filmare una battaglia<br />

e poi non tornare in tempo sul<br />

primo».<br />

Il momento che ti ha dato più<br />

soddisfazione in questi anni?<br />

«Al Nazioni l’anno scorso abbiamo<br />

utilizzato la Cable Camera,<br />

una telecamera che<br />

scorre su cavo che ha forn<strong>it</strong>o<br />

delle sequenze nuove e spettacolari<br />

offrendo una visione<br />

d’alto come dall’elicottero ma a<br />

soli 15 metri di altezza. E’ stato<br />

fantastico averla sul traguardo,<br />

alla partenza, sul podio dove<br />

avevi la visione di tutta la gente<br />

davanti: davvero magnifica.<br />

Altri momenti indimenticabili<br />

se riesci a coprirli bene sono<br />

quando c’è la festa per il vinc<strong>it</strong>ore<br />

del Mondiale, c’è una forte<br />

adrenalina che spero di trasmettere<br />

anche ai cameraman,<br />

di inc<strong>it</strong>arli, di istruirli bene per la<br />

gioia degli spettatori che sono a<br />

casa».<br />

Certo che dopo ogni gara<br />

perderai un paio di chili….<br />

«Magari, andrebbe bene per la<br />

mia dieta! In realtà a volte fatico<br />

un po’ con la voce, bisogna<br />

cercare di risparmiarsi, ci sono<br />

gare dove sei un po’ più tranquillo,<br />

altre dove sei un po’ più<br />

stressato, però l’importante<br />

è conservarsi perché queste<br />

giornate sono lunghissime».<br />

Ultimamente sono arrivate<br />

alcune importanti nov<strong>it</strong>à.<br />

«Sì, la più significativa è la diffusione<br />

in alta definizione che<br />

ha portato immagini più belle<br />

e dettagliate, lo percepisco<br />

immediatamente perché vedo<br />

meglio i numeri e quando usiamo<br />

le immagini in post produzione<br />

per fare altri video la<br />

qual<strong>it</strong>à è veramente molto più<br />

elevata. Inoltre usiamo spesso<br />

il drone, un piccolo elicottero<br />

che ti offre la possibil<strong>it</strong>à di avere<br />

in diretta le riprese dall’alto».<br />

In Qatar si è corso per la<br />

prima volta in notturna,<br />

come hai vissuto il GP?<br />

«E’ stata un’esperienza<br />

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nuova, e considerando tutto direi<br />

che è andata bene. C’erano<br />

due grossi camion con pali da<br />

trenta metri che illuminavano<br />

due zone principali, il resto è<br />

stato fatto con pali alti sette<br />

metri dislocati tutto intorno al<br />

circu<strong>it</strong>o che hanno forn<strong>it</strong>o una<br />

buona illuminazione. Abbiamo<br />

visto come rendere più uniforme<br />

tutto il circu<strong>it</strong>o, e dalla prossima<br />

edizione probabilmente<br />

avremo un impianto fisso che<br />

offrirà le condizioni ideali. A me<br />

comunque è piaciuto, preferisco<br />

quando si corre di giorno<br />

ma una ogni tanto è carina. E’<br />

un po’ come la <strong>Moto</strong>GP: crea<br />

quell’evento speciale che può<br />

essere attraente per la gente<br />

considerando anche che gli<br />

orari di messa in onda possono<br />

essere un motivo in più per<br />

guardarlo in TV».<br />

Un sogno?<br />

«Dirigere la regia di concerti<br />

perché la musica mi piace da<br />

morire. Magari quello dei Depeche<br />

Mode che fanno il 18 luglio<br />

a San Siro. Andrò a vederli,<br />

ma invece di stare in mezzo al<br />

pubblico mi piacerebbe proprio<br />

stare nel camion regia».<br />

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Dakar & Mondiale Cross-Country Rally<br />

Cyril Despres con Yamaha<br />

di Piero Batini | Va al suo posto il primo tassello, in ordine cronologico,<br />

del complicato “affaire” Cross-Country Rally. Cyril Despres è con<br />

Yamaha. Il giovane Mickael Metge sarà il suo “portatore d’acqua”<br />

L<br />

a lunga gestazione di uno dei più complicati<br />

momenti della storia dei Rally-<br />

Raid produce uno dei suoi effetti più,<br />

per molti versi, sensazionale. Cyril Despres,<br />

cinque volte vinc<strong>it</strong>ore della Dakar, l’ultima<br />

edizione compresa, passa a Yamaha <strong>Moto</strong>r France,<br />

e diventa Pilota ufficiale e punta di diamante<br />

della Squadra nippo-francese. Conseguenza, ma<br />

anche motore, di questa decisione che ha del<br />

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clamoroso, è che la Marca giapponese esce così<br />

finalmente allo scoperto impegnandosi di nuovo<br />

a pieno regime nel difficile, e oneroso, programma<br />

della Dakar. Cronologicamente gli eventi<br />

sono maturati negli ultimi giorni, ma le basi di<br />

quella che è una vera e propria rivoluzione degli<br />

equilibri che hanno caratterizzato l’assetto della<br />

disciplina nell’ultimo decennio, sono “precip<strong>it</strong>ati”<br />

lentamente. Di questo parleremo più avanti, tra<br />

aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa<br />

bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb<br />

bbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbbb<br />

bbbbbbbbbbbbbbb<br />

poche ore. Cyril Despres si unisce a Yamaha, e<br />

parteciperà alla Dakar 2014 in sella alla YZF 450,<br />

la moto che è stata sviluppata in chiave Dakar già<br />

negli ultimi tre anni e che è stata portata in gara,<br />

tra gli altri, da David Casteu e Olivier Pain. Il fatto<br />

che Despres, per oltre dieci anni “Arancione”<br />

diventi “Uomo Blù” non deve stupire, anche se<br />

in molti, e per un certo periodo anche noi, credevano<br />

che la storia sarebbe fin<strong>it</strong>a in “Rosso”. La<br />

storia è ben più complessa, e comunque è un fatto<br />

rilevante, soprattutto per la special<strong>it</strong>à, che la<br />

nuova onda di eventi abbia favor<strong>it</strong>o un importante<br />

incremento della partecipazione e dell’impegno<br />

delle Case, notoriamente riluttanti in tempi<br />

di crisi ad imbarcarsi in una delle avventure più<br />

delicate del motorismo agonistico. Cyril Despres<br />

è contento, naturalmente. Adesso può concentrarsi<br />

su un nuovo progetto senza lim<strong>it</strong>i di ambizioni.<br />

Di questo progetto il fuoriclasse francese è<br />

Rally<br />

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il fulcro e il centro delle motivazioni. L’esperienza<br />

e il talento del Pilota, mai discusse da alcuno,<br />

diventano la spoletta di una straordinaria carica<br />

agonistica, che non potrà che far bene non solo<br />

alla Dakar sulla quale è stata focalizzata. Che la<br />

storia sia completamente nuova, anche se affonda<br />

le sue radici nel lontano 1979, anno della<br />

prima Dakar e del primo impegno Yamaha ad<br />

opera dell’indimenticabile Jean-Claude Olivier, è<br />

dimostrato anche dal fatto che per assistere Despres<br />

durante la Dakar e lo sviluppo ulteriore della<br />

moto, è stato scelto un giovane di talento per<br />

ricoprire il ruolo di “portatore d’acqua”, Mickael<br />

Metge. Metge ha partecipato quest’anno alla sua<br />

prima Dakar, e il Sardegna Rally Race del 2012 è<br />

stato il suo primo Rally. Idealmente, ma non praticamente,<br />

l’ingresso di Cyril Despres tra le file<br />

Yamaha è accompagnato dalla benedizione di<br />

Stephane Peterhansel, l’asso degli assi della Dakar<br />

che ha vinto per undici volte la maratona ex<br />

africama ed ora sudamericana, sei volte in sella<br />

alla guida di una Yamaha.<br />

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Honda alla Dakar 2014<br />

Nuovo team e nuova moto<br />

di Piero Batini | Altro tassello, fondamentale, del puzzle Dakar 2014.<br />

Il passato storico della Dakar e il futuro della special<strong>it</strong>à s’incontrano al<br />

Mugello per annunciare il passaggio di Joan Barreda alla Honda<br />

A lghero,<br />

30 maggio 2013. Non a Parigi,<br />

non al Mugello, ma ad Alghero<br />

decentrati sul terreno neutro della<br />

mossa del Sardegna Rally Race,<br />

per mon<strong>it</strong>orare l’evoluzione dei momenti chiave<br />

di un passaggio storico. Poche ore fa abbiamo<br />

“svelato” la notizia della migrazione di Cyril<br />

Despres da KTM a Yamaha. Adesso è la volta<br />

della notizia che riguarda Honda e il Pilota che<br />

più di ogni altro rappresenta la nouvelle vague<br />

del sogno dakariano: Joan Barreda. Lo tsunami<br />

Honda, innescato quasi a sorpresa nella seconda<br />

metà dell’anno scorso, “travolge” adesso il fortissimo<br />

Pilota spagnolo, rivelando il potenziale<br />

completo di uno dei progetti più appassionanti<br />

dell’ultimo scorcio della storia della Dakar. È una<br />

storia nata dall’immaginazione più fantasiosa e<br />

appassionata, incubata per lunghe settimane di<br />

trattative delicate e difficili ma sempre equilibrate<br />

e con il pensiero alla realizzazione dell’operazione<br />

“impossibile”. Joan Barreda passa al<br />

Team HRC, stiamo parlando dell’emanazione<br />

agonistica della Honda, e con lui trasmigra anche<br />

il suo compagno di Squadra Paulo Gonçalves. Lo<br />

annunciano i “pilastri” dell’operazione solo fino<br />

a ieri fantascientifica, Katsumi Yamazaki, Direttore<br />

del Team, e Martino Bianchi, General Manager,<br />

sotto la tenda Honda in un cuneo di matrice<br />

Rally-Raid inser<strong>it</strong>o nella già elevata ecc<strong>it</strong>azione<br />

del Gran Premio d’Italia del Mugello. È una di<br />

quelle notizie che si possono definire “bomba”.<br />

Del tutto inaspettata, solo da taluni sognata, e<br />

per pochissimi realizzabile. Joan Barreda aveva<br />

ancora un contratto in essere con il Team tedesco<br />

SpeedBrain, doppia ex emanazione di BMW<br />

e Husqvarna, e il Team HRC aveva già una struttura<br />

avviata dall’edizione 2012 del Rally del Marocco.<br />

Si è parlato di rotture di accordi, di fughe e<br />

di ribellioni. Sono le illazioni di un Mondo avvelenato<br />

dalla curios<strong>it</strong>à, non è così. La realizzazione<br />

del Progetto è stata resa possibile dal basilare e<br />

raffinato lavoro di tess<strong>it</strong>ura che ha ricuc<strong>it</strong>o s<strong>it</strong>uazioni<br />

diverse e legato i rappresentanti delle tre<br />

ent<strong>it</strong>à coinvolte nel programma, sotto la guida<br />

di quella che, ad oggi, definiremmo l’”Eminenza<br />

Grigia” del sogno impossibile. È soprattutto una<br />

bellissima vicenda di grande passione, che regala<br />

alle pagine della Storia di uno dei co-Marchi<br />

102 103<br />

Rally<br />

più importanti della Dakar un cap<strong>it</strong>olo quasi d’altri<br />

tempi, costellato di Gentlemen Agreement e<br />

di subordinazione degli interessi personali a un<br />

obiettivo molto più grande. Saranno due le formazioni<br />

“implicate” nel progetto Dakar 2012.<br />

La prima espressa dalla firma del binomio Joan<br />

Barreda-Paulo Gonçalves. La seconda, ma senza<br />

un ordine di prior<strong>it</strong>à, è quella della nuova origine<br />

datata fine 2012: Helder Rodrigues, Javier Pizzol<strong>it</strong>o,<br />

Sam Sunderland. Il tra<strong>it</strong> d’union dell’intero<br />

piano agonistico ha il suo perno fondamentale<br />

nello sviluppo della nuova Honda CRF 450 Rally,<br />

la <strong>Moto</strong> il cui distintivo progettuale è il rinnovo dei<br />

fasti della Storia di Marchio attraverso l’affermazione<br />

in quella che è la maratona per definizione,<br />

la Dakar. La marcia di avvicinamento è già iniziata.<br />

In Giappone, dove la moto è originata e sviluppata,<br />

e nel resto del mondo dove si muovono<br />

le pedine dei Rally che portano alla Dakar 2014.<br />

La “prima” virtuale dell’operazione va in scena<br />

al Sardegna Rally Race, a cui partecipa Helder<br />

Rodrigues. Successivamente i flag geografici<br />

verranno apposti sulle mappe dell’Argentina,<br />

dell’Eg<strong>it</strong>to, del Marocco. L’obiettivo di Honda,<br />

Barreda & Co. è quello di vincere, e quando un<br />

obiettivo è così precisamente non negoziabile<br />

è “inev<strong>it</strong>abile” che produca effetti collaterali di<br />

non secondari livello e portata. Sono “progetti”<br />

che non hanno scadenza, e che sfornano prodotti<br />

di elevato livello i cui beneficiari sono quegli


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appassionati che diventano clienti privilegiati. Di<br />

questo e di altro torneremo a parlare, certamente<br />

perché la “bomba” che deflagra è la notizia,<br />

ma il raggio dei suoi effetti non può essere lim<strong>it</strong>ato<br />

ai fatti più sensazionali e immediati. Restano<br />

da spiegare i ruoli che hanno avuto e che sono<br />

destinati ad avere le altre ent<strong>it</strong>à chiave trascinate<br />

in quella che è una vera e propria “operazione”,<br />

ovvero di largo coinvolgimento. Il ruolo di Wolfgang<br />

Fischer e di SpeedBrain, per esempio, o<br />

quello del potenziale Alessandro Botturi per ora<br />

disatteso, delle Esperienze imprescindibili scese<br />

in campo e dei collegamenti tra “operazioni”<br />

solo apparentemente slegate ma riun<strong>it</strong>e in questo<br />

Triangolo delle Bermuda cronologico degli<br />

eventi che sintetizzano la rivoluzione ambientata<br />

nell’affascinante Pianeta del Rally-Raid. La spoletta<br />

che innesca la “rivoluzione” ha un nome ed<br />

un cognome, quelli di Joan Barreda, 29 anni, di<br />

Castellon de la Plana, Spagna, att<strong>it</strong>udini da fuoriclasse<br />

e un futuro già fulgido, ed un Marchio,<br />

quello di Honda, che è l’imprinting di quel futuro<br />

oggi annunciato al Mugello.<br />

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Rally<br />

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