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109 - Moto.it

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I Racconti di <strong>Moto</strong>.<strong>it</strong><br />

“La dinamica”<br />

di Antonio Priv<strong>it</strong>era | Porca noia. Percorrere in automobile<br />

l’autostrada per ore e ore, alternando entrambi i sensi di marcia,<br />

senza mai uscirne se non a fine servizio: è un’asfissia...<br />

I<br />

l racconto che segue è di pura fantasia e<br />

proprio per questo l’autore desidera chiarire<br />

che i personaggi coinvolti nulla hanno<br />

a che fare con la realtà per le cui categorie<br />

l’autore nutre il massimo rispetto.<br />

Porca noia. Percorrere in automobile l’autostrada<br />

per ore e ore, alternando entrambi i sensi di<br />

marcia, senza mai uscirne se non a fine servizio:<br />

è un’asfissia.<br />

Il fatto è che non succede niente, in autostrada.<br />

La gente va, la gente viene, al massimo ogni tanto<br />

nei servizi notturni tocca fare la buoncostume<br />

all’interno delle aree di sosta, quest’ultime<br />

rivalutate come giardini d’amore per automobili<br />

tremolanti. L’acme dell’entusiasmo lo raggiungiamo<br />

fermi per due ore con l’autovelox montato<br />

sulla vettura di servizio, magari sotto il sole; fate<br />

un po’ voi.<br />

Quella volta ero con Giulio Pini, ci conosciamo<br />

bene perché eravamo insieme al corso per<br />

agenti. Siamo due poliziotti molto complici, dopo<br />

vent’anni di servizio lui sperava di andare all’anticrimine,<br />

io alla scientifica: invece siamo fin<strong>it</strong>i alla<br />

stradale per un gioco di fattori come la destinazione,<br />

la disponibil<strong>it</strong>à, l’att<strong>it</strong>udine e il categorico<br />

rifiuto di chiudersi in un ufficio o, peggio, in una<br />

mensa. Avevo pure chiesto di fare l’agente motociclista<br />

perché amo le moto e ne ho persino due,<br />

una d’epoca e un enduro 1200 che uso ogni giorno<br />

ma, dopo l’istanza, nessuna risposta.<br />

Eravamo seduti l’uno di fianco all’altro nell’autovettura<br />

con i colori d’ist<strong>it</strong>uto, in uno di quei rari<br />

pomeriggi piovigginosi e placidi di un’estate sul<br />

punto di iniziare per tutti tranne per chi come me<br />

e Pini avrebbe visto le ferie da lontano, forse a<br />

settembre; ma era, ed è, il mio lavoro e non mi lamento<br />

nemmeno quando qualcosa di brutto accade<br />

e la porto a casa nascosta nell’animo senza<br />

svelarla a nessuno dei miei cari; lì, ringrazio il cielo<br />

di fare un mestiere che posso lasciare dietro la<br />

porta d’ingresso e vorrei gridare che sono fortunato;<br />

e lo dico, ma sottovoce.<br />

Pini guardava fisso davanti, io guidavo nell’autostrada<br />

poco trafficata attendendo di arrivare<br />

presto alla prossima stazione di servizio perché<br />

avevo una certa urgenza di andare al bagno e<br />

non volevo deliziare il mio caro collega con flatulenze<br />

potenzialmente mortali.<br />

La lettura<br />

La radio gracchiava concise comunicazioni di<br />

servizio.<br />

Pini urlò: - Guarda qui! Rallenta! – ancora intont<strong>it</strong>o<br />

dai miei pensieri piantai un frenatone che<br />

manco alla Source.<br />

- Cos’è? – chiesi al collega.<br />

- Accosta!- ubbidii e mi fermai a pochi metri da<br />

una moto adagiata su un fianco in corsia d’emergenza,<br />

eravamo su di un breve ponte sopra un<br />

fiume. La moto era in fiamme, per terra si vedevano<br />

i segni di una lunga frenata e poi di un impatto<br />

sulle barriere che aveva certamente causato<br />

la caduta, la fuoriusc<strong>it</strong>a della benzina e il conseguente<br />

incendio. Peccato, perché seppure non<br />

nuovissima era sempre una moto e quando vedo<br />

delle motociclette distrutte mi prende male, ci<br />

soffro. Penso a quante emozioni andranno perse<br />

e non vissute, a tutto quello che si sarebbe ancora<br />

potuto fare con quella motocicletta; solo dopo<br />

penso anche al conducente e un po’ me ne vergogno.<br />

Io penso alla moto, anche quando cado<br />

con la mia. Posso anche non farmi nulla ma se la<br />

moto è danneggiata è una tragedia epocale, non<br />

solo per il costo assurdo dei ricambi ma anche<br />

per lo sfregio indelebile che rimarrà segnato sul<br />

serbatoio, sul telaio, sullo scarico.<br />

- Ale, ci sei? Pronto? C’è nessuno? – mi accorsi<br />

di essere rimasto imbambolato.<br />

- Eh?? Sì!<br />

- Che bordello! Secondo te dov’è il conducente?<br />

- Secondo me… minchia, vuoi vedere che è caduto<br />

di sotto?<br />

Ci sporgemmo istintivamente dalle barriere per<br />

guardare il fiume almeno trenta metri sotto di noi<br />

e ci guardammo in volto, pensando alla rottura<br />

di scatole di dovere redigere un verbale per un<br />

incidente probabilmente mortale. Però c’era la<br />

possibil<strong>it</strong>à che il motociclista fosse già andato via<br />

a piedi in cerca di soccorsi, per esempio.<br />

Beh, preso dall’incontenibile voglia di catarsi<br />

che questo fuoco mi ispirava, decisi di fare pochi<br />

metri, uscire dal ponte e addentrarmi nella vegetazione<br />

oltre la carreggiata per fare un urgente<br />

check alle parti nobili, dato che avremmo dovuto<br />

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