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Boccaccio lettore di Orazio

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<strong>Boccaccio</strong> <strong>lettore</strong> <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong><br />

ri greci, in linea con quel culto per la notitia graecitatis così sensibile nel <strong>Boccaccio</strong><br />

maturo 75 .<br />

A questa meticolosa esplorazione storico-poetica, della quale alla lettura del<br />

<strong>Boccaccio</strong> il corpus oraziano pare farsi col<strong>lettore</strong> emblematico e privilegiato,<br />

ben si riconnette l’esemplarità che il nome e la figura <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong> assumono poi<br />

nelle numerose menzioni all’interno XIV libro delle Genealogie, dove anche un<br />

caso <strong>di</strong> citazione testuale viene ad assumere un valore ben più rilevato della funzione<br />

<strong>di</strong> supporto eru<strong>di</strong>to che motiva le altre <strong>di</strong>rette riprese oraziane nel corso<br />

dell’intera opera. Tale risulta l’ampia lettura tratta dall’Epist. II 2 (con citazione<br />

dei vv. 65-66, 76, 79-80 e 84-86) in Geneal. XIV 11, 5, in tema <strong>di</strong> lontananza<br />

del poeta dalla vita urbana, indubbio calco dalla pagina petrarchesca del De vita<br />

solitaria II 12, <strong>di</strong> cui sono riprodotti persino i medesimi tagli citazionali, e dove<br />

si può vedere un esempio concreto del peso determinante avuto dalla me<strong>di</strong>azione<br />

petrarchesca nell’assimilazione del modello oraziano da parte del <strong>Boccaccio</strong>.<br />

Le frequenti nominazioni <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong> nelle sequenze spesso variate <strong>di</strong> auctores<br />

che è dato incontrare nel XIV libro delle Genealogie, d’altra parte, ben illuminano<br />

i termini <strong>di</strong> una esemplarità mai unilaterale o rigida, quale la posizione<br />

canonica <strong>di</strong> <strong>Orazio</strong> dovette sempre conservare nella matura considerazione boccacciana.<br />

Una linea è quella per cui <strong>Orazio</strong> viene posto alla guida della triade<br />

dei satirici. Così in Geneal. XIV 15, 12, sono nominati <strong>Orazio</strong>, Persio e<br />

Giovenale «quorum satyricum carmen tanto virtutis impetu in vicia viciososque<br />

invehitur, ut eos exterminare videatur». Ancora in Geneal., XIV 19, 14, confutando<br />

la cacciata platonica dei poeti: «Possem de Horatio Flacco, de Persio vulterrano,<br />

de Iuvenale aquinate multa <strong>di</strong>cere, per que pateret liquido mentis<br />

Platonis non fuisse tales urbe pellendos» (argomento riportato poi in Esposiz. I<br />

1, 90). Quin<strong>di</strong>, con enfasi sulla tipicità stilistica, in Esposiz. IV 1, 131, dove in<br />

versu usi sunt» [27b]), lirico (per Pindaro [21b]), funerario (Simonide «qui primus nenias<br />

a<strong>di</strong>nvenit, idest carmina lugubria» [19b]). Come si vede, in talune <strong>di</strong> queste annotazioni il<br />

<strong>Boccaccio</strong> sottolinea l’iniziativa <strong>di</strong> primato, in un’ottica sempre sensibile al fatto poetico nel<br />

suo aspetto fondativo o comunque innovativo (si tratti anche <strong>di</strong> Eschilo «poeta repertor larvarum<br />

in scena» [29b] da Ars 279). In ogni caso, per gli estratti oraziani la fonte dei notabilia<br />

risulta sempre interna al testo, confermando così una modalità <strong>di</strong> lettura <strong>di</strong>retta ed esclusivamente<br />

concentrata sulle informazioni dal testo ricavabili.<br />

75 Le notizie sulla patria sono tratte, anche in tal caso, <strong>di</strong>rettamente dal testo: così per<br />

Alceo «de insula Lesbos» (1b), Simonide «de insula Cea» (4b e 19b). Altre notazioni sull’appartenenza<br />

geografica si danno per Empedocle «poeta siculus» (32b; notizia <strong>di</strong>scordante con<br />

Esposiz. IV 1, 308, dove è detto, sulla scorta <strong>di</strong> Boezio, ateniese) e per Cassio «poeta parmensis»<br />

(41b; in questo caso, però, l’in<strong>di</strong>cazione non può essere cavata dal luogo citato dal<br />

<strong>Boccaccio</strong> [Serm. I 10, 62, dove si tratta <strong>di</strong> un altro Cassio, l’etruscus], mentre è presente in<br />

Epist. I 4, 3; il riferimento a PS. ACRO, ad Sat., I 10, 61-62, che specifica «Cassio vero<br />

Parmensis fuit», potrebbe spiegare, ma si tratterebbe dell’unico caso contro quanto ipotizzato<br />

supra, n. 31, circa il fatto che <strong>Boccaccio</strong> non accedesse agli scoliasti).<br />

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