La città - L'Azione
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26 TERRITORIO<br />
<strong>L'Azione</strong> 24 OTTOBRE 2009<br />
<strong>La</strong> cultura<br />
Si sente la voce del creato<br />
Per San Francesco il fratello maggiore aiuta quello più giovane<br />
S. Bonaventura scrive: “Considerando (Francesco) che tutte<br />
le cose hanno un’origine comune, si sentiva ricolmo di<br />
pietà (= tenerezza, affetto, amore) ancor maggiore e chiamava<br />
le creature, per quanto piccole, col nome di ‘fratello’ e<br />
‘sorella’: sapeva bene che tutte provenivano, come lui, da<br />
un unico Principio (Legg. M., 8,6; 1145). “In ogni creatura,<br />
come in un ruscello, egli percepiva, con straordinaria pietà<br />
(= tenerezza, affetto, amore), lo zampillare unico della bontà<br />
di Dio” (Legg.M.,9,1; 1162).<br />
Nella concezione di S. Francesco, dunque, ogni stadio di<br />
vita – minerale, vegetale, animale - proviene dall’unico Padre<br />
che è nei cieli. E tutti gli esseri che ne partecipano formano<br />
una sola, grande, meravigliosa famiglia. Vera famiglia<br />
dove, tra i componenti, ci si aiuta, ci si consiglia, ci si vuol<br />
bene.<br />
Con assoluta verità, colorita con un soffio di poesia, Francesco<br />
allora vede nell’acqua “umile et utile, et preziosa et casta”<br />
che d’estate lo disseta e lo rinfresca, come nella pioggia<br />
e nella neve che d’inverno imbossano la terra, un’attenzione<br />
fraterna; nel faggio che gli offre d’estate la sua ombra, come<br />
nella vite, che allunga i suoi tralci per offrirgli i suoi frutti<br />
squisiti, una cortesia; in frate asinello sempre pronto a piegare<br />
il groppone per trasportarlo quando non sarà più in<br />
grado di camminare, una provvidenziale premura. E tutte le<br />
creature parlano all’uomo, con il proprio inconfondibile linguaggio.<br />
E’ necessario che l’uomo, ascolti e capisca quel<br />
linguaggio. Ecco, in una elementare traduzione, ciò che le<br />
creature dicono. Il fiore ‘colorito’ e il candido giglio di campo<br />
ti sussurrano: ammiraci, fratello, perché ‘neanche Salomone<br />
vestiva’ come il Signore veste noi; il profumo che ti<br />
delizia ti ripete: quanto più ti delizierà Colui che è la ‘delizia<br />
del paradiso’; frate vento, che sembra spostare le montagne<br />
e gonfia il mare, ti avverte: quanto più potente di me è<br />
Colui che mi ha creato; le stelle “clarite et preziose et belle”<br />
che da altezze inimmaginabili ti vegliano e ti spediscono<br />
raggi di luce perché la notte sia meno buia ti dicono: quanto<br />
più premuroso di noi è Colui che ci ha e ti ha creato; messer<br />
lo frate Sole, che con la sua luce e il suo calore è causa prima<br />
di ogni vita, ti assicura: io sono solo un’immagine lontanissima<br />
di Colui dal quale hanno l’esistenza tutte le cose; la<br />
roccia calcarea ti assicura: Cristo è la roccia che, scartata dai<br />
costruttori, è divenuta testata d’angolo.<br />
<strong>La</strong> poesia e la scrittura<br />
di Emanuela Antonini<br />
Finalista a Roma, premiata il 7 novembre<br />
Continuano e crescono i successi letterari della concittadina<br />
Antonini (di origini umbre), con il suo libro “Entropia<br />
d’amore” edizioni Thyrus (2007).<br />
A Savona il 10 ottobre ha ricevuto il secondo premio, al<br />
Concorso Internazionale di Poesia, Narrativa e Saggistica<br />
“Priamar”.<br />
Il critico letterario Pietro Seddio di lei scrive:<br />
“E’ certamente l’amore il vero protagonista delle due storie<br />
che percorrono l’intera vicenda raccontata con maestria<br />
dall’autrice Emanuela Antonini capace di offrire un<br />
libro che si attesta nella schiera di una buona editoria che<br />
sa valutare artisti e testi seppur si è costretti a rimanere in<br />
un certo cosmo letterario che vede poco la luce del sole e<br />
raramente si affaccia alla notorietà che non sempre è garante<br />
di buone opere letterarie.<br />
Il merito della Antonini è quello di proporre una lettura<br />
piacevole quanto accattivante che per forza deve incontrare<br />
il favore dei lettori e la promozione ufficiale atta ad una<br />
divulgazione più meritoria.”<br />
Con la Poesia “Solitudine” ha ritirato<br />
l’8 ottobre a Roma, in Quirinale,<br />
il quarto premio al concorso “Il<br />
folle Cupido”, presente l’Ambasciatore<br />
di Polonia presso la Santa<br />
sede. Sempre a Roma è finalista<br />
della VI edizione del Premio<br />
letterario ed Artistico “I colori<br />
della vita”, premiazione il 7 novembre.<br />
Un augurio per il migliore<br />
piazzamento. Questa a<br />
lato è una delle due poesie<br />
premiate.<br />
Sandro Tiberi<br />
<strong>La</strong> voce del creato, dunque, è come quella del fratello maggiore<br />
che aiuta il fratello più giovane, l’uomo, a capire la<br />
realtà delle cose e, riferendo tutto a Dio, gli offre la chiave<br />
per l’intepretazione teologica dell’universo: l’unica vera e<br />
l’unica soddisfacente, Un’ascetica cosmica, nuova, gioconda,<br />
calda, carica di poesia. Il nostro pianeta prende, per<br />
Fotoclub in mostra<br />
<strong>La</strong> recente festa di S. Francesco d’Assisi e la coincidenza<br />
dell’800° anniversario della sua venuta a Fabriano,<br />
hanno suggerito al Fotoclub “Arti Visive BFI” e ai Francescani<br />
di Fabriano di rivisitare i luoghi che ancora ricordano<br />
i passi e gli ideali di S. Francesco nella nostra<br />
terra. Visitare la mostra, aperta nell’atrio di via S. Caterina,<br />
7, è come sfogliare un album di famiglia e rivedere<br />
i luoghi in cui sono vissuti coloro che ci hanno preceduto<br />
e ci hanno formato.<br />
A Fabriano ancora c’è via Valpovera. Anche S. Francesco<br />
passò per quella strada e, affascinato dal titolo, per<br />
lui regale, di madonna Povertà, disse: “Qui saranno i<br />
miei frati”. Era un sogno; ma 74 anni più tardi, per l’azione<br />
geniale del B. Francesco Venimbeni, il sogno divenne<br />
realtà. Per realizzarlo i Fabrianesi furono disposti ad<br />
abbattere 25 case e a cedere 50 “tavole” di terreno: una<br />
decisione corale che portò il luogo a divenire il cuore<br />
di Fabriano; tanto è vero che, quando le vicende storiche<br />
costrinsero i frati ad andarsene di lì, il luogo divenne<br />
sede comunale; e la piazza sottostante, punto d’incontro<br />
quotidiano della gente e delle attività fabrianesi.<br />
<strong>La</strong> mostra evidenzia luminosamente come a Fabriano<br />
siano puntualmente ritornati i leader, decisi a rivivere<br />
la radicalità di Francesco. Insieme ai “luoghi”, la<br />
mostra del Fotoclub fabrianese presenta anche i capolavori<br />
pittorici che, di secolo in secolo, hanno polarizzato<br />
lo sguardo di chi elevava la sua preghiera all’Altissimo.<br />
Si tratta di affreschi, pale d’altare o addirittura del<br />
polittico dell’Incoronazione della Vergine dipinto da<br />
Gentile da Fabriano per l’eremo di S. Maria in Val di<br />
Sasso.<br />
INCANTO<br />
D'AMORE<br />
<strong>La</strong> memoria vola<br />
sull’orizzonte di un cielo d’altri tempi,<br />
quando inseguivamo l’onda<br />
nel mare dei desideri.<br />
<strong>La</strong> dolcezza di quegli anni,<br />
impronte di gioia,<br />
un lume del passato,<br />
che non si spegne.<br />
Eravamo giovani,<br />
quando ci inoltrammo in orbite di sole<br />
a conoscere lune d’amore,<br />
quando il sentimento ardente<br />
accese di rosso la fiamma<br />
della passione.<br />
All’ombra di un maestoso albero,<br />
leggeri sussurri interruppero la quiete,<br />
il sangue cominciò a battere<br />
nelle vene<br />
il cuore a pulsare con ritmo<br />
considerevole<br />
le labbra intrise di passione<br />
si strinsero in un abbraccio.<br />
Effusioni di baci!<br />
I corpi frementi sprigionarono calore<br />
l’odore della pelle ci inebriò<br />
i respiri si raccolsero forti<br />
e il desiderio soffocato,<br />
mentre lo temevamo,<br />
venne.<br />
Eravamo giovani,<br />
quando nell’universo incandescente<br />
scoprimmo…l’incanto d’amore!<br />
Emanuela Antonini<br />
Francesco, tutta un’altra fisionomia e un altro calore quando,<br />
aprendo la finestra al mattino, si sente investito da un<br />
coro di voci che lo salutano e gli augurano la buona giornata<br />
assicurando il proprio apporto perché tutto vada per il meglio.<br />
Di fronte a questa manifestazione di affettuosa familiarità<br />
era scontata, come risposta, l’attenzione premurosa e<br />
cortese di Francesco verso tutto il creato: se trova un verme<br />
sulla strada lo scansa perché non sia investito dalla fretta dei<br />
passanti distratti; se vede un fraticello zappare l’orto gli ricorda<br />
di lasciare un fazzoletto di terra allo stato vergine<br />
perchè lì possano crescere liberamente erbe e fiori; se vede<br />
un coppia di tortore catturate dai cacciatori le compra per<br />
restituirle alla loro libertà; se teme che le sirocchie api, d’inverno,<br />
tremino e soffrano per il freddo fa portare loro miele<br />
e vino. Il rapporto che deve esistere tra l’uomo e il creato per<br />
S. Francesco non è un rapporto di sudditanza, ma di buon<br />
vicinato, di collaborazione, addirittura di fratellanza. Questa<br />
concezione non sconfessa le motivazioni che vedono il<br />
rispetto del creato come un gesto di pietà, o una necessità<br />
per evitare il rischiodell’impoverimento<br />
della<br />
natura, o la preoccupazione<br />
per<br />
la sopravvivenza<br />
umana, ma le<br />
convalida, le abbraccia,<br />
le supera<br />
in un amplesso<br />
gioioso, mistico<br />
e poetico che trova<br />
la sua espressione<br />
più vera e<br />
più lirica nel<br />
‘Cantico delle<br />
Creature’ dove<br />
ogni essere diventa<br />
fratello e<br />
sorella ed è<br />
“Dono di lui, del<br />
suo immenso<br />
amor”.<br />
LORENZO ANTOGNETTI,<br />
il nuovo che avanza<br />
Un nuovo pittore, recentemente, è giunto ad arricchire<br />
il panorama artistico cittadino. Si tratta di Lorenzo<br />
Antognetti (nella foto), nativo di Morro d’Alba,<br />
trasferitosi da quasi tre anni a Fabriano dopo<br />
aver vissuto a lungo a Genova dove ha conseguito il<br />
diploma d’Accademia di Belle Arti. E’ stato proprio<br />
nella <strong>città</strong> ligure che si è consumata la sua formazione<br />
artistica al fianco di personalità come Raimomdo<br />
Sirotti, Aurelio Caminati e Mario Chianese, da cui<br />
ha tratto insegnamenti preziosi. “Per i dipinti di<br />
Lorenzo Antognetti – scrive di lui William Tode - introduco il concetto di<br />
spazio virtuale. Il fine di tutte le arti plastiche è di articolare la forma visiva<br />
e di presentare tale forma, così immediatamente espressiva del sentimento<br />
umano da sembrare carica del sentimento stesso, come il solo oggetto della<br />
percezione, o almeno come l’oggetto primario”. Le esperienze accumulate<br />
stanno conducendo Antognetti verso una piena maturazione, con grande<br />
desiderio di<br />
ricerca e<br />
nuove sperimentazioni<br />
che sta cercando<br />
di<br />
mettere presto<br />
in mostra<br />
a Fabriano<br />
con una<br />
“personale”.<br />
Ferruccio<br />
Cocco<br />
Una delle<br />
sue opere:<br />
"Natura<br />
morta con<br />
aranci"