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Sessione 2 - Ispra

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Il sottosuolo della Piana Campana è costituito da una associazione eterogenea di sedimenti<br />

di età plio-pleistocenica a tetto del substrato carbonatico mesozoico ribassato da<br />

sistemi di faglie ad andamento appenninico ed antiappenninico. La successione plio-pleistocenica,<br />

dello spessore complessivo di alcune centinaia di metri, è data da depositi di<br />

ambiente marino, su cui poggiano depositi piroclastici sciolti e litoidi, depositi di ambiente<br />

palustre, torbe e orizzonti di travertino.<br />

Le ricerche hanno interessato la fascia pedemontana di raccordo tra il rilievo di M. Saro e<br />

la piana alluvionale, dove si estendono gli abitati di Sarno e S. Marina di Lavorate (fig. 2).<br />

Fig. 2 – L’area di studio.<br />

In passato, non sono stati effettuati studi specifici riguardo i fenomeni di sprofondamento;<br />

gli unici riferimenti noti in letteratura sono quelli di SCACCHI (1885) e SCHERILLO (1966)<br />

entrambi relativi ad una depressione di forma subcircolare ubicata in località S. Vito, ad<br />

est di Sarno.<br />

SCACCHI (1885), dopo aver descritto le cave di tufo di Fiano e Fossa Lupara poste al piede<br />

del rilievo di S. Maria di Castello, da cui si estraevano sin dall’antichità grandi quantitativi<br />

di tufo grigio campano, si sofferma sulla descrizione della depressione di forma sub-circolare<br />

in località S. Vito ed in particolare sulle caratteristiche della formazione piroclastica<br />

presente al piede delle pareti interne della depressione. Secondo l’Autore, per quanto la<br />

cavità presenti una forma assimilabile a un cratere vulcanico, essa è da attribuirsi ad una<br />

cava di tufo (a dimostrazione di ciò sarebbero – secondo l’Autore - alcune tracce antropiche<br />

sulle pareti di tufo) abbandonata per la cattiva qualità del materiale che si otteneva.<br />

SCHERILLO (1966), nella descrizione di alcune forme del paesaggio dell’agro Falerno, attribuisce<br />

– senza entrare nel merito delle argomentazioni - la genesi della fossa di S. Vito<br />

ad un episodio di sprofondamento.<br />

Segnalazioni più recenti relative a fenomeni deformativi del suolo dell’intera area sono<br />

contenute in FABBROCINO et al. (2007) e CASCINI & DI MAIO (1994).<br />

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