Settembre-Dicembre - Ex-Alunni dell'Antonianum

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II presidente Giorgio De Benedetti apre la cerimonia, del 75° dell'LI.S.P. U.S. PETRARCA UNA SFIDA ALL'ITALIA P orgo il mio più cordiale e caloroso saluto a tutti gli intervenuti ed in particolare alle molte Autorità, civili e militari e sportive che hanno accolto il nostro invito. Una presenza così numerosa e qualificata onora altamente la nostra festa. Anche il Ministro del Turismo Spettacolo e Sport, on. dott. Franco Carraro aveva assicurato la sua ambita presenza di padovano e sportivo, che purtroppo è venuta a mancare per sopraggiunti impegni del suo alto incarico. Ne è molto dispiaciuto e si scusa. Altrettanto è avvenuto per gli invitati assenti. Il 75° anniversario della fondazione dell'U.S. Petrarca viene festeggiato quest'anno con una serie di importanti manifestazioni sportive che i colleghi qui vicini a me, Presidenti delle diverse Associazioni che la compongono, hanno organizzato con grande successo. Nell'occasione è stato indetto e si è svolto con buona partecipazione anche un apprezzato concorso «Giovani e Sport» tra le scuole dell'obbligo. Ma questa di oggi è la festa conclusiva e più grande per l'U.S. Petrarca, che per scelta unanime del suo Consiglio ha concentrato il massimo sforzo sul libro che viene presentato ora, perché resti la testimonianza di questo importante traguardo nella vita della Società. Il successo o meno sarà naturalmente decretato dai lettori, ma per questa realizzazione desidero uffi- cialmente e personalmente ringraziare prima quel grande scrittore e giornalista sportivo che è Gianni Brera per il coraggio con cui ha accettato e per il grosso sforzo che ha compiuto nella certo non facile impresa; poi il Gazzettino nelle persone del Presidente Luigino Rossi e del Direttore Giorgio Lago per aver curato con tanta passione e disponibilità la pubblicazione ed infine il Banco di S. Spirito per l'importante supporto gentilmente fornitoci in occasione dell'apertura della sua Filiale in Padova. Cedo ora la parola al nostro caro Padre Messori Roncaglia per l'introduzione alla presentazione del libro: «U.S. PETRARCA PADOVA UNA SFIDA ALL'ITALIA». 15
Leggendo il «Petrorco» raccontato da Gianni Drera Si può dare per scontato che i lettori del recentissimo libro di Gianni Brera: l'«U.S. Petrarca Padova: una sfida all'Italia» si divideranno in due schiere: i contenti e i malcontenti del libro stesso. Non saranno pochi i malcontenti (Brera ha coniato un nuovo termine per classificarli vivacemente: «Fedatori»). Tali lettori si sarebbero aspettati dalla penna dell'Autore la stesura di una vera e propria cronaca storica, fedele, particolareggiata, ricca di dettagli e di cifre. Ci sarebbe voluta una serie di vari capitoli che press'a poco trattassero in dettaglio: gli inizi del Petrarca; l'anno preciso della sua nascita; come venne alla luce; esatti elenchi delle varie generazioni dei giocatori; accurata serie di partite giocate nelle varie categorie; vittorie, sconfitte; invasioni di campo; mercato di giocatori con particolare evidenza dei passaggi dal Petrarca al Padova Autore e presentatore in perfetta sintonia e viceversa; premi, finanziatori; solenni elenchi di Presidenti e Consiglieri; ecc., ecc.; tutto in bell'ordine senza trascurare molteplici statistiche. E finalmente un conclusivo capitoletto untuoso: «Lo sport e la formazione religiosa dei giovani alla scuola dei Gesuiti!». Niente di tutto questo nel libro di Brera. Conclusione dei pedatori: è una storia mancata. Ma Gianni Brera non è un cronista! È un pensatore, è uno scrittore, è un artista, è un filosofo. A questo punto pare molto pertinente una citazione dal «De Oratore» di Cicerone (Brera ama le citazioni classiche): «Nec latius atque copiosius de magnis verisque re- 16 bus sine philosophia potest quisquam dicere» («Nessuno potrà mai apertamente e abbondantemente trattare vari e notevoli argomenti senza filosofia»). Ed ecco irrompere questa filosofia sin dalla «Presentazione» del libro di Brera. Quale filosofia? È il fenomeno pedagogico-sportivo dell'U.S. Petrarca, è questo spirito petrarchino che è vera e propria sfida a una certa Italia. Ma Gianni Brera non è puro pedagostica, puro filosofo: è scrittore-romanziere; e il suo libro dell'Unione Sportiva Petrarca è una storia romanzata o se volete, un romanzo storico. Cos'è questo genere letterario? È arte di sapere assimilare in profondità tempi; psicologie; atmosfere; vicende; passioni; convincimenti ed esprimerli in chiave squisitamente umana. Da vero artista Gianni Brera descrive l'ambiente del quale ha ideato un suo etimo: Patavium sta per «patens avium»; «slargo degli uccelli». Questa antica palude subito si anima con figure storiche di varia estrazione, con vicende dei tempi che s'incalzano, sino al primo Novecento; quando, come d'incanto, sorge la mole grandiosa per quei tempi, <strong>dell'Antonianum</strong>. E poi contigua ad esso nasce la Scuola di Religione, che non è un oratorio: commenta subito lo scrittore da buon lombardo... Creata l'atmosfera il romanziere non crea ma racconta gli uomini attorno ai quali sorgono e si muovono le vicende, le passioni, i tempi. Ognuno è un medaglione ma non a sé stante; è quel certo personaggio, singolo o collettivo, che fa da sostegno alla storia. Ecco l'anonimo veronese che porta il foot bali a Padova e che da vita ai «pedatori petrarcheschi» con le loro alterne vicende di vittorie e di sconfitte. E dopo quella del veronese, le altre figure, gli altri medaglioni. Il suo Papanero, il professor Angelo Ferro; non si capisce bene perché gli sia apparso sotto questo aspetto, comunque gli fa venire in mente le tipiche figure tracciate dal nervoso pennello del celebre pittore El Grego. Poi tutta una galleria, ma non statica, bensì ricca di vita palpitante attorno a ognuna delle figure rievocate: l'Ingegnere De Benedetti, Super Presidente; l'odioso e simpaticone Memo Geremia; Aurelio Santinello; Lando Cosi; il piccolo grande allenatore Munari; Bepi Longato; il Padre Casella; il Padre Pretto; il Padre Merlin; il mite fratel Fiocchi. Ognuno è un'atmosfera è un cumulo di vicende e di passioni. Tra tutti una figura emblematica: Duilio Zanovello. Di ognuno di loro c'è un convincimento: formare l'uomo alla vita dello spirito, attraverso la sanità dello sport. Romanziere, Gianni Brera è anche squisito scrittore e s'impossessa di noi lettori con quel suo tipico modo di raccontare che è come se ti guardasse in faccia con un sorriso di amore e, insieme, di velata tristezza, senza mai minimamente sfiorare l'enfasi. Nel «commiato» posto al termine del suo volume Gianni Brera scrìve: «A me uomo di sport ha soprattutto esaltato la realtà pedagogico-morale del Petrarca e la dedizione di tutti». Sarebbe certamente errato se si ritenesse che il libro di G. Brera sia un «romanzo a tesi». Lo scrittore non si è mosso sotto l'incubo di una tesi da dimostrare: «Lo sport forma il giovane alla religiosità e i Gesuiti sono di questa i validi realizzatori tramite l'U.S. Petrarca». No! Egli ha dichiarato umilmente, in apertura del suo libro, di sentirsi in colpa per aver ignorato troppo a lungo la caratteristica dell'U.S. Petrarca. E soltanto cominciando a guardarla da vicino è venuto via, via scoprendo questa dimensione, com'egli scrive, di quantità e di qualità. È stata una scoperta! Ed egli ne ha fatto un bellissimo romanzo storico. E ha raccontato che lo sport - nelle sue varie manifestazioni - è strumento di alta educazione; che dietro la guida dei Gesuiti è strumento di formazione alla spiritualità. Ha raccontato che ci può essere una molteplice attività sportiva «pulita», senza rischi di investigazioni giudiziarie; che c'è chi da soldi, e molti, unicamente per la gioia di dare ad altri - ai giovani - gioia e sanità morale e fisica. Grazie, di tutto questo, caro Gianni Brera! Padri e Fratelli Gesuiti in questi 75 anni del: l'U.S. Petrarca non hanno aspirato che a rea-, lizzare tutto questo per la maggior gloria di Dio! P. Messori Alcune alte Autorità nell'affollata sala
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