Settembre-Dicembre - Ex-Alunni dell'Antonianum

Dai 75 anni di storia dell'U.S.P.
contributi del giornale «11 Gazzettino
II Petrarca, una sfida all'Italia.
Una sfida largamente vinta, paradossalmente
anche nelle
sconfitte, perché al «Tre Pini» il
successo non si misura con i gol,
con le mete, o con le stoccate. Qui si
giocano partite ben più importanti,
comunque durature, che non conoscono
il logorio del tempo.
Gli atleti di ieri sono, in moltissimi
casi, i dirigenti di ieri, in perfetta
comunione di intenti, uniti da un
unico linguaggio, da un unico spirito,
nutrimento quotidiano dei ragazzi,
piccoli e grandi. Il Petrarca fa
sport. L'esercizio fisico è costantemente
accompagnato da un arricchimento
morale, che vuoi dire rispetto
delle regole del gioco, in
campo e fuori.
Giorni fa, commentando una
sconfitta petrarchina, Memo Geremia
sottolineava che «in campo ci
sono anche gli altri» e che questi
Petrarca-Rugby. Annil 947/48/49: dalla serie B alla serie A
sotto la guida del bravo Massoli.
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hanno lo stesso diritto-dovere di
vincere.
La sfida all'Italia è nel modo di
concepire lo sport, lontano dagli
schemi ormai tradizionali, generalizzati
in tutte le contrade. Ed ecco
gli impianti della Guizza, una
scommessa partita dal «Tre Pini» al
servizio dei giovani che reclamano
a voce alta gli spazi vitali per praticare
l'attività agonistica. Questa, è
anche una sfida alla Padova politica,
che fin qui ha perduto più di
un'autobus, che è rimasta sorda e
cieca alle continue sollecitazioni
che vengono dalla città.
Il Petrarca non è di un altro mondo.
Non ha posto barriere di alcun
genere, lasciando le porte aperte a
tutti gli uomini di buona volontà, a
tutti i ragazzi che abbiano la forza
di riconoscersi in questa cultura. I
Gesuiti, per scelta, non intendono
rivendicare nessun diritto, perché
la loro opera, sempre discreta, è tesa
alla valorizzazione degli uomini.
Nelle sfide c'è un vincitore e uno
sconfitto, è inevitabile. All'Antonianum
nessuno si sente trionfante, la
sfida continua.
Fantino Cocco
...E fu subito 6-0
ol Poetavo
E ra
calcio, non vivisezionato da
tattiche, o ragione di vita, ma
sempre calcio; e il primo Petrarca
- Padova finì con un punteggio
tennistico: 6-0 per i bianconeri. La
data, il 13 aprile 1913. Il Petrarca,
agli inizi, è stato sempre la «bestia
nera», o meglio «bianconera» dei
biancoscudati, che raccolserso all'ombra
del Tre Pini altre pesanti
sconfitte.
La forza casalinga del Petrarca era
tale che anche i campioni, come lo
svizzero del Padova Payer (6 dicembre
1914 Petrarca - Padova 3-2) si
sentirono così soggiogati dal « tempio
sacro» del football di allora, che uscirono
dal campo anzitempo, in segno
di riconosciuta umiltà. Insomma, il
tilt completo.
Il Petrarca è anche pallacanestro.
Pur spesso sponsorizzato, è stato sempre
chiamato all'indigena «Petrarca».
Il periodo migliore, una ventina
d'anni fa, quando nella «terribile bolgia»
del palazzetto, gli squadroni che
si chiamavano Ignis e soprattutto
Simmenthal, tremavano. Storico il
66-60, che decretava il trionfo dei
bianconeri sui campioni di Milano,
con Doug Moe, autore da solo di 42
punti.
La pallavolo sta vivendo invece ora
i momenti migliori; gli slavi Jankovic
e Travica hanno imparato a parlare
petrarchino, secondo lo stile locale.
Per il campionato che sta per comin-