Settembre-Dicembre - Ex-Alunni dell'Antonianum
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GENERAZIONI DI ALLIEVI<br />
UN O DI OTTOBRE<br />
Tanti anni fa un bambinello, che<br />
ancora non andava a scuola, si<br />
ammalò ed i genitori, trasferiti<br />
da poco tempo nella nuova città, non<br />
conoscevano alcuno e non sapevano cosa<br />
fare. Fu allora che l'anziana signora,<br />
proprietaria dell'alloggio in cui abitavano,<br />
li indirizzò all'«ospedalino dei<br />
bambini», che non era molto lontano, a<br />
cercare di un certo dottor Angelo Rovetta,<br />
che lei non conosceva, perché ormai<br />
i suoi «bimbi» erano grandi, ma ne aveva<br />
sentito parlare tanto bene da chi i<br />
suoi bimbi li aveva ancora piccoli.<br />
Quel bambinello ero io. Fu così che<br />
nel lontano 1929 a Brescia cominciò<br />
una lunga amicizia che solo la morte<br />
doveva interrompere, lasciando spazio<br />
ad un sentimento ancor più profondo.<br />
Ricordo quel signore, mingherlino,<br />
fine, sempre vestito di scuro, con voce<br />
sussurrata ed occhi azzurri infinitamente<br />
buoni, che, benché facesse le prime<br />
iniezioni della mia vita, non mi metteva<br />
paura ed, auscultandomi attraverso<br />
il fazzoletto, mi faceva solletico con<br />
Chiesa di San Paolo a Brescia. Progetto e direzione dei lavori<br />
dell'autore di questa rievocazione.<br />
20<br />
la sua barba ben curata. Si era in dicembre,<br />
proprio quanto Santa Lucia<br />
porta i doni ai bambini. E quella volta<br />
passò dall'«ospedalino» lasciando per<br />
me un grosso orsacchiotto «perché non<br />
sapeva ancora dove abitavo», così almeno<br />
disse il dottor Barba (come già lo<br />
chiamavo), portandomi il dono durante<br />
la quotidiana visita. Seppi qualche anno<br />
dopo che a tutti i piccoli malati ricoverati<br />
all'ospedale dei bambini il dottore<br />
Rovetta per Santa Lucia regalava un<br />
giocattolo. Fu mio padrino alla Cresima<br />
e da allora l'ho sempre avuto vicino nelle<br />
evenienze sia liete che tristi. Era uomo<br />
di buona famiglia benestante, di<br />
cultura eccezionale e di altrettanto eccezionali<br />
bontà ed ingenuità, l'ingenuità<br />
di chi nella sua purezza d'animo non<br />
conosce e non immagina storture ed<br />
ipocrisie.<br />
Lo ricordo particolarmente in questo<br />
1987 in cui il 3 ottobre si celebra l'80°<br />
anniversario <strong>dell'Antonianum</strong>, perché<br />
proprio il 3 ottobre del 1982 egli mancò.<br />
Era nato nel 1889 e ricordava con piace-<br />
re di essere stato uno dei primi alunni<br />
dell ' Antonianum.<br />
Alla notizia che avrei frequentato l'Università<br />
di Padova appoggiandomi al<br />
pensionato, mostrò contentezza «perché<br />
un ragazzo quando è fuori casa è bene<br />
che qualcuno lo guardi amorevolmente».<br />
Quando l'«ospedalino» era diventato<br />
un grande ospedale e purtroppo<br />
non c'era più spazio per medici che facevano<br />
regali ai bimbi malati, si era ritirato<br />
in una casa di campagna alla periferia<br />
di Brescia. Benché in essa regnasse<br />
un caratteristico disordine (non<br />
pensò mai di sposarsi), gli era riuscito<br />
di ritrovare e mostrarmi il vecchio<br />
stampato dell'inaugurazione <strong>dell'Antonianum</strong>.<br />
In copertina ne figurava la facciata<br />
in tutta la sua maestosità.<br />
Ogni tanto mi chiedeva se c'era ancora<br />
la barca nel laghetto, se la campana<br />
di Sant'Antonio suonava a mezzanotte<br />
e come stava Padre Casella, di cui era<br />
grande ammiratore. Si sentiva nelle parole<br />
l'attualità di una gradita esperienza<br />
vissuta con costruttiva serenità. Conduceva<br />
vita modesta ed appartata, dedita<br />
allo studio ed alla riflessione in un<br />
mondo ideale tutto suo. Possedeva fede<br />
e cultura cattoliche radicate nel più<br />
profondo dell'anima. Era commovente<br />
vederlo seguire la S. Messa col messale,<br />
inginocchiato in profonda meditazione,<br />
completamente assorto in intimo superiore<br />
colloquio.<br />
Il suo comportamento era di quelli<br />
che forse oggi non si concepiscono ormai<br />
più.<br />
Quando, poco dopo essersi spento come<br />
una candelina, vidi, passando innanzi<br />
all'antica dimora, innalzarsi dal<br />
giardino una colonna di fumo, mi si<br />
strinse ancor più il cuore. Chi era subentrato<br />
eliminava tutte quelle cose<br />
che egli aveva conservato amorevolmente:<br />
forse in quel momento stava<br />
bruciando anche la vecchia pubblicazione<br />
<strong>dell'Antonianum</strong>. Se chi non è più<br />
su questa terra avesse ancora passioni<br />
umane, quanto soffrirebbe a vedere certi<br />
atteggiamenti di chi resta! Ma tu,<br />
buono ed ingenuo dottor Rovetta, non<br />
avresti guardato alla tristezza di un fumo<br />
che sale da quello che fu il tuo giardino,<br />
ma certamente adesso gioiresti al<br />
festoso anniversario del «tuo» Antonianum.<br />
Antonio Zampini