PieMonti 6-2012.pdf - Comune di Alpette
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20<br />
Attualità<br />
intese come territorio e quelle fatte<br />
da persone, cultura, tra<strong>di</strong>zioni. In ogni<br />
caso la Chiesa non può <strong>di</strong>menticare la<br />
montagna”. La <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Saluzzo ha<br />
tre valli importanti (Maira, Varaita e Po)<br />
con preti che, ogni anno, percorrono<br />
decine <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> chilometri per i<br />
vari paesi e borgate: incontrano gente,<br />
sono presenti nei momenti importanti<br />
della vita e per celebrare i sacramenti<br />
della vita cristiana. Sono forse loro, nel<br />
Saluzzese come nel resto del Piemonte,<br />
il segno più tangibile della vicinanza<br />
della chiesa alle Terre Alte.<br />
Ancora Guerrini: “Per le nostre<br />
parrocchie <strong>di</strong> montagna la Chiesa è<br />
il segno principale <strong>di</strong> aggregazione.<br />
Questo vale soprattutto per le piccole<br />
borgate, ognuna con la sua chiesa o<br />
cappella: talune sono veri tesori d’arte<br />
e rivivono d’estate soprattutto in<br />
occasione della festa del patrono della<br />
borgata. Un esempio: in valle Maira<br />
da San Damiano Macra (745 metri) in<br />
su ci sono 107 tra chiese e cappelle e<br />
almeno 30 risalgono a prima del ‘500:<br />
in quasi tutte si celebra una festa, che<br />
raccoglie talora centinaia <strong>di</strong> persone ed<br />
è il momento più importante dell’anno.<br />
Ma la montagna è una realtà fatta <strong>di</strong><br />
tenacia, <strong>di</strong> fatica, tanta fatica, <strong>di</strong> senso<br />
del dovere, solidarietà, fede semplice<br />
trasmessa attraverso persone semplici.<br />
Oltre a questo c’è un territorio fragile,<br />
delicato negli equilibri. Per questo non<br />
può essere semplicemente sfruttato,<br />
ma deve essere tutelato. E per questo<br />
Monsignor Nosiglia visita una cantina per la stagionatura <strong>di</strong> formaggi <strong>di</strong> capra<br />
bisogna favorire forme <strong>di</strong> collaborazione<br />
(cooperative, consorzi, associazioni…)<br />
perché da soli non si sopravvive”.<br />
Rifl essioni analoghe da parte <strong>di</strong><br />
monsignor Luciano Pacomio, vescovo<br />
<strong>di</strong> Mondovì (anche questa una <strong>di</strong>ocesi<br />
che copre vasti territori isolati e <strong>di</strong><br />
montagna, arrivando fi no alla Liguria):<br />
“L’attenzione alla montagna sta a<br />
cuore alla nostra Chiesa almeno<br />
per due motivi: perché è abitata da<br />
persone anziane, che debbono essere<br />
aiutate e sorrette. E poi perché nel<br />
periodo invernale e estivo è occasione<br />
<strong>di</strong> numerose presenze con una scelta<br />
<strong>di</strong> vivibilità aperta al riposo, perfi no<br />
all’ascolto e a un <strong>di</strong>alogo <strong>di</strong> aiuto a<br />
I Vescovi italiani e il mondo rurale<br />
“Solo con Dio c’è futuro nelle nostre campagne!”, è il titolo del Messaggio dei<br />
Vescovi italiani per la Giornata del Ringraziamento che è stata celebrata il 13 novembre.<br />
Il testo richiama la grande tra<strong>di</strong>zione rurale e agricola del nostro Paese<br />
e ammonisce su alcune storture che si registrano in questi ultimi tempi. Il messaggio<br />
de<strong>di</strong>ca uno spazio signifi cativo agli impren<strong>di</strong>tori agricoli: “Se la terra sarà<br />
amata come dono gratuito <strong>di</strong> Dio, sarà anche custo<strong>di</strong>ta da impren<strong>di</strong>tori agricoli<br />
intelligenti e attivi, capaci <strong>di</strong> speranza, pronti a investire, per ‘intraprendere’ anche<br />
con notevoli rischi economici. Vorremmo, in particolare, esprimere la nostra<br />
ammirazione e bene<strong>di</strong>re l’opera <strong>di</strong> quei giovani impren<strong>di</strong>tori che hanno scelto <strong>di</strong><br />
ritornare alla terra, nel lavoro agricolo. Essi – scrivono i vescovi – sono cresciuti<br />
più del 6% in tutta Italia, in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> un riscoperto amore alla terra, scelta per vocazione<br />
e non per costrizione”. Nel testo si afferma poi che “questi giovani vanno<br />
aiutati e accompagnati” sul piano educativo, formativo e anche economico, ambito<br />
nel quale “è decisivo il ruolo degli istituti <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to: pensiamo in particolare<br />
alla nobile tra<strong>di</strong>zione delle Casse rurali, oggi Banche <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to cooperativo” che<br />
“tanto hanno giovato a trasformare le campagne”. I vescovi chiudono affermando<br />
che “in una crisi tanto dura, non dovranno certo essere le campagne e le zone<br />
rurali a pagare il prezzo più alto. Per questo va rilanciata la cooperazione, perla<br />
<strong>di</strong> autentica crescita in tante terre d’Italia”.<br />
vivere per tutto l’anno. In secondo<br />
luogo, perché la bellezza della<br />
natura interpretata dall’arte e dalle<br />
vestigia del vivere umano <strong>di</strong> numero<br />
consistente, in altri tempi, sono beni<br />
da salvaguardare e a cui imparentare<br />
le nuove generazioni”. Monsignor<br />
Pacomio ricorda poi come nella sua<br />
<strong>di</strong>ocesi, “nelle valli Cuneesi e nella val<br />
Bormida ligure, sono destinati giovani<br />
sacerdoti che collaborano con de<strong>di</strong>zione<br />
e <strong>di</strong>rei con gioia, per una esperienza<br />
<strong>di</strong> vita buona”. Tra i gesti concreti c’è<br />
da segnalare una importante iniziativa<br />
socioculturale <strong>di</strong> cui la <strong>di</strong>ocesi è stata<br />
protagonista: la nascita dell’associazione<br />
per la <strong>di</strong>fesa dei pastori della montagna,<br />
a partire dall’incontro che si svolto da<br />
pochi mesi a Frabosa (in provincia <strong>di</strong><br />
Cuneo).<br />
Monsignor Franco Giulio Brambilla,<br />
vescovo <strong>di</strong> Novara, solo poche settimana<br />
fa aveva detto che “con l’autunno<br />
inizierà un anno <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> sfi de, nella<br />
vita personale e sociale” con richiami<br />
a tutta la chiesa novarese “per un<br />
forte impegno e presenza nella realtà<br />
sociale del territorio. Occorre ritornare<br />
alle origini per dare nuova lena,<br />
per innestare fi ducia e speranza nei<br />
rapporti civili e sociali, per costruire<br />
insieme, senza inutili personalismi, la<br />
città dell’uomo a misura d’uomo, per il<br />
lavoro, l’impresa, la carità, la missione, il<br />
volontariato e la cultura”. Un messaggio<br />
ecumenico e sempre valido: solo<br />
aiutandosi e rispettandosi gli abitanti<br />
delle Alpi piemontesi possono uscire<br />
dalla crisi più forti e con un modello <strong>di</strong><br />
sviluppo moderno e al passo con i tempi.