PieMonti 6-2012.pdf - Comune di Alpette
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Dalle Comunità montane<br />
alle Unioni montane<br />
passi avanti e passi in<strong>di</strong>etro<br />
<strong>di</strong> Lido Riba<br />
Per le prospettive della montagna<br />
piemontese la riforma in corso <strong>di</strong><br />
attuazione poteva essere un grave<br />
passo in<strong>di</strong>etro se non fosse intervenuta<br />
la decisione del Governo Monti che<br />
ha salvato il principio <strong>di</strong> montanità<br />
prevedendo le Unioni montane <strong>di</strong><br />
comuni con le competenze già attribuite<br />
alle Comunità montane in materia <strong>di</strong><br />
sviluppo. Le gran<strong>di</strong> questioni della Storia<br />
– e tale è la questione montana – non<br />
procedono in modo lineare. Ci sono<br />
passi avanti e battute <strong>di</strong> arresto. Alle<br />
volte passi in<strong>di</strong>etro. Quello attuale è un<br />
passaggio <strong>di</strong>ffi cile. Non per il problema<br />
in sé del passaggio dalle Comunità alle<br />
Unioni – che parrebbe anche essere una<br />
occasione per rilanciare un “progetto<br />
montagna” in Piemonte, ma per il<br />
rischio <strong>di</strong> frantumazione dei territori in<br />
piccoli raggruppamenti deboli sia sul<br />
piano della rappresentanza collettiva<br />
che rispetto alla possibilità <strong>di</strong> imprimere<br />
una spinta propulsiva alla causa<br />
collettiva delle Terre alte.<br />
L’unità per le nostre vallate è sempre<br />
stata la forza vincente, come i capelli<br />
per Sansone. Unità geografi ca (unità<br />
della valle), unità identitaria (lingua,<br />
tra<strong>di</strong>zioni, obiettivi), unità economica<br />
(integrazione tra fondovalle e paesi<br />
vallivi), unità storica (rappresentata dal<br />
destino comune delle popolazioni) e,<br />
infi ne, unità amministrativa attraverso<br />
le Comunità montane. Ora la legge<br />
11 estinguendo le Comunità montane<br />
intende attribuire ai comuni una<br />
libertà <strong>di</strong> scelta rispetto alla propria<br />
futura aggregazione. Una libertà<br />
apparentemente accattivante alla quale,<br />
però, possono concorrere l’egoismo dei<br />
Comuni più ricchi, le contingenti affi nità<br />
politiche, localismi e municipalismi<br />
fi nora riassorbiti dal carattere unitario<br />
delle Comunità montane. Così<br />
rischiamo <strong>di</strong> assistere alla situazione <strong>di</strong><br />
Comuni <strong>di</strong> fondovalle che si separano<br />
dalla valle, a piccoli gruppi <strong>di</strong> Comuni<br />
che si mettono “in proprio” senza<br />
avere vere capacità <strong>di</strong> autogestione del<br />
proprio sviluppo, all’utilizzo improprio<br />
delle Convenzioni anche per gestire le<br />
funzioni <strong>di</strong> sviluppo che, a nostro parere<br />
(e non solo nostro), la legge riserva alle<br />
Unioni montane. C’è già il caso <strong>di</strong> una<br />
valle in cui la destra orografi ca si riunisca<br />
in Unione e la sinistra in Convenzioni:<br />
chi e come gestirà il fi ume? Si creerà,<br />
cioè, una situazione ad Arlecchino con<br />
una forte per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> compattezza e <strong>di</strong><br />
capacità operativa. Questa impostazione<br />
che viene presentata come affermazione<br />
della “centralità” e della libertà dei<br />
Comuni, appare propagan<strong>di</strong>stica<br />
nei confronti <strong>di</strong> Comuni sempre più<br />
abbandonati a se stessi e adesso anche<br />
incentivati a <strong>di</strong>sunirsi.<br />
Per questo, ora che le Comunità hanno<br />
fatto le loro deliberazioni e tocca ai<br />
Comuni fare le loro scelte, va fatto<br />
ogni ulteriore sforzo – e ringraziamo<br />
tutti coloro che lo stanno facendo – per<br />
tenere i territori il più uniti possibile.<br />
Per evitare la per<strong>di</strong>ta della coesione che<br />
è sempre stata il punto <strong>di</strong> forza della<br />
montagna.<br />
Non dobbiamo tuttavia fermarci alla<br />
situazione contingente. Il percorso <strong>di</strong><br />
una partita storica come la “questione<br />
montana” può incontrare <strong>di</strong>ffi coltà,<br />
battute d’arresto o essere anche<br />
costretta a passi in<strong>di</strong>etro. L’importante<br />
è che si mantenga intatta la volontà<br />
e l’impegno della popolazione a<br />
perseguire gli obiettivi che restano, se<br />
posso usare una espressione antica,<br />
“l’emancipazione della montagna”.<br />
Saremo tra i “sommersi” o i “salvati”<br />
nella misura in cui riusciremo a<br />
conservare la nostra determinazione<br />
contrapponendo “l’ottimismo della<br />
volontà al pessimismo della ragione”.<br />
Dividere le vallate, perderne l’unità, è<br />
un danno grave, ma abbiamo le risorse<br />
per riprendere il cammino. La prima<br />
delle risorse è il fatto che oltre l’80% dei<br />
Comuni, con un’accentuazione tra quelli<br />
più montani, sono orientati a percorrere<br />
la strada dell’Unione.<br />
Dovremo rimettere in pie<strong>di</strong> quella<br />
capacità <strong>di</strong> programmazione attraverso<br />
la quale le nascenti Unioni montane<br />
potranno coinvolgere sui progetti <strong>di</strong><br />
sviluppo tutte le risorse a cui abbiamo<br />
<strong>di</strong>ritto: il Fondo per la montagna, i fon<strong>di</strong><br />
ATO e i fon<strong>di</strong> Leader, previo il pieno<br />
coinvolgimento dei Gal che possono<br />
accentuare la loro naturale funzione <strong>di</strong><br />
braccio operativo delle Unioni ma anche<br />
<strong>di</strong> vero motore degli investimenti nelle<br />
Terre alte.<br />
3<br />
Primo Piano