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Diversifarm Idee imprenditoriali innovative nell'agricoltura delle ...

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1.7. Sviluppo regionale e locale<br />

Uno degli elementi che ha caratterizzato maggiormente il cambiamento di<br />

rotta iniziato con l’ultima riforma della PAC (Agenda 2000), è senz’altro il fatto<br />

che con essa si è puntato il dito in modo decisivo su uno sviluppo di tipo<br />

integrato e decentrato.<br />

La dimensione regionale ha, infatti, attirato su di sé un’attenzione sempre<br />

maggiore, perché c’è stata una progressiva presa coscienza dell’importanza<br />

rivestita dall’identità locale <strong>delle</strong> popolazioni, dalla differenziazione, dalla<br />

specificità e dalla particolarità di ogni realtà locale per lo sviluppo umano e civile.<br />

In altre parole, uno sviluppo basato sulla concentrazione <strong>delle</strong> attività<br />

economiche in aree sempre più urbanizzate e congestionate, che ha come<br />

conseguenza la profonda marginalizzazione <strong>delle</strong> aree periferiche ed isolate, non<br />

ha alcuna possibilità di futuro.<br />

Uno sviluppo che, invece, sia sostenibile e durevole, non può essere<br />

indipendente da alcuni elementi come l’economia, il territorio, l’ambiente e la<br />

società, tra i quali deve instaurarsi un articolato sistema di interrelazioni.<br />

La strategia individuata con la nuova PAC si concretizza in una tipologia di<br />

sviluppo a partire dal basso (il cosiddetto bottom-up approach, o approccio<br />

ascendente), che è basato su due elementi cruciali:<br />

• regionalizzazione: partire dagli aspetti peculiari di ogni regione o<br />

area specifica per individuarne i problemi e impostare una strategia<br />

di intervento mirata, che punti a risolverli specificamente e che<br />

rispetti tali peculiarità, e non considerare una sola strategia di<br />

sviluppo come soluzione unica ed universale, da applicare a tutte le<br />

realtà locali;<br />

• de-settorializzazione: evitare di applicare, come è stato fatto in<br />

passato, una politica agraria, isolata ed indipendente dalle altre<br />

politiche, dagli altri settori economici e dalle realtà locali e dirigersi,<br />

invece, verso la formulazione di politiche rurali integrate, che<br />

tengano conto <strong>delle</strong> particolarità e <strong>delle</strong> potenzialità del territorio e<br />

dei suoi abitanti, che siano quindi più flessibili e dinamiche.<br />

Si tratta, in definitiva, di uno sviluppo integrato, nel quale la società, il<br />

territorio, l’ambiente, l’economia e le istituzioni (pubbliche e private) si<br />

combinano e si bilanciano perfettamente per dar luogo ad un fenomeno stabile,<br />

che si consolida nel lungo periodo: ogni territorio ha le proprie esigenze e le<br />

proprie particolarità, quindi, solo riferendosi ad esse, è possibile programmare<br />

uno sviluppo sostenibile e durevole.<br />

Tali strategie di sviluppo devono anche poter contare su un forte appoggio<br />

a livello locale, cioè sul sostegno e sulla partecipazione e cooperazione di enti sia<br />

privati che pubblici, nonché sul coinvolgimento <strong>delle</strong> popolazioni locali, che<br />

devono attivarsi per mettere in luce i propri problemi e le proprie esigenze e, in<br />

generale, per migliorare le loro condizioni di vita. In questo contesto anche lo<br />

Stato ed il mercato si trovano a ricoprire nuovi ruoli, infatti non sono più in<br />

competizione tra loro, ma agiscono in un ambiente di cooperazione.<br />

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