Scuola di Polizia verso la chiusura - sito in costruzione

NUOVO oggi MOLISE
Martedì 18 Maggio 2010
L’approfondimento
Ribatte - con un documento
articolato e frutto di un lavoro
portato avanti con decisione
- alle critiche di chi
crede che le commissioni
speciali siano inutili e solo
fonte di sperpero di denaro.
E così Luigi Pardo Terzano,
consigliere regionale
Udc e presidente della
"Commissione temporanea
per lo studio delle Problematiche
del disagio", incassa
i colpi e tira fuori lo studio
che disegna lo stato della
famiglia molisana.
«La Commissione istituita
nel 2009 deve, come compito,
svolgere attività di
studio, ricerca ed elaborazione
di proposte al fine di
monitorare le problematiche
connesse al disagio familiare.
Per ottemperare al
nostro compito - spiega il
presidente Terzano - a fine
gennaio, abbiamo deciso di
espletare una indagine conoscitiva
su tutto il territorio
molisano per acquisire i
dati omogeni e completi
sulle situazioni delle famiglie
al fine di poter successivamente
sviluppare proposte
organiche di intervento
tenendo conto anche del
rapporto annuale del Cis
che ha messo in evidenza
una situazione di chiara
difficoltà delle famiglie italiane.
Dall’analisi dei dati
emerge una sostanziale situazione
di difficoltà, in diversi
casi ascrivibile proprio
all’area del disagio
delle famiglie molisane, a
conferma anche del dato
sviluppato a livello nazionale».
La popolazione (fonte
Istat, 2009) si attesta sulle
320mila 795 unità. Il 22%
dei molisani ha una età superiore
ai 65 anni (70.130)
e il 12% ha più di 75 anni
(37.202 persone). Sono 125mila
le famiglie regolarmente
costituite, nel 65%
dei casi sono presenti entrambi
i coniugi. Ma solo il
7% di questi nuclei familiari
vede marito e moglie entrambi
occupati. Si equivalgono
le percentuali dei nuclei
familiari con figli e senza
figli (una piccola prevalenza
di quest’ultime).
Il 22,5% dei nuclei familiari
ha figli fino a 5 anni
d’età «segno di un evidente
stato di denatalità» mentre
il 45% ha figli maggiorenni
«a conferma di una palese
difficoltà di inserimento nel
mondo del lavoro». Il
32,5% delle famiglie molisane
ha invece figli in età
scolare.
«Ma il 10% delle famiglie
soffre di situazioni di
disagio economico».
Sono 2234 nuclei familiari
in provincia di Campobasso
e 670 in quella di
Isernia (mancano alcuni
dati, ndr) che rientrano
nella categoria ’famiglie in
difficoltà’. Degno di essere
sottolineato anche un altro
dato, rilevabile dalle tabelle
allegate alla relazione della
Commissione presieduta da
Terzano. Le situazioni di
maggiore disagio si registrano
nei centri minori.
134 ad Acquaviva Collecroci,
208 a Guglionesi, 100
a Montemitro, 150 a Riccia,
217 a San Martino in Pensilis,
128 a Santa Croce di
Magliano. A Termoli dove,
in base allo studio della
Commissione Temporanea,
sono 298 i nuclei familiari
in situazione di difficoltà
economica.
Anche in provincia di
Isernia si registrano analoghe
situazioni: 87 famiglie
in difficoltà ad Agnone, 50
a Sant’Agapito, 60 a Pescolanciano,
46 a Castel San
Vincenzo.
«Per venire incontro a
tali situazioni di disagio -
spiega ancora il presidente
della Commissione, Terzano
- sul piano sociale regionale
si sono previste delle
misure atte a realizzare un
sistema integrato di servizi
nella logica del principio
della sussidiarietà verticale
e orizzontale attraverso il
coinvolgimento di tutti gli
attori pubblici, del privato
sociale e dei privati presenti
sul territorio. L’analisi
dei dati nazionali e regionali
fa emergere chiaramente
la necessità di prevedere
l’adozione di provvedimenti
per il recupero della
natalità, essenziale per conservare
i livelli di benessere.
Una politica della natalità
deve andare di pari passo
al sempre maggiore e più
qualificato inserimento della
donna nel mondo del lavoro,
con il giusto e non più
rinunciabile riconoscimento
economico del lavoro domestico.
I provvedimenti da adottare
- continua ancora Terzano
- non sono più sulle
criticità, per le quali ad
onor del vero la Regione
Molise ha dato risposte
molto esaurienti ma sulle
condizioni normali, quoti-
CAMPOBASSO
Il presidente della Commissione speciale analizza i dati
Famiglie in difficoltà
e azioni per aiutarle
L’allarme di Terzano
diane. La legislazione nazionale,
non avendo costruito
percorsi a tutela della
nascita, sembra non considerare
che la mancanza
di ricambio generazionale
sta diventando il primo
vero problema del paese».
Quali interventi sarebbero
più che necessari allora?
«Il tema della riforma del
fisco non è di quelli da sottovalutare.
Certo, è tema
che esula dalle competenze
regionali ma potrebbe costituire
un valido iincentivo
per le famiglie a tutela della
natalità per giungere ad
inserire la voce famiglia in
ogni progetto di riforma tributaria.20L’assessoratoregionale
alle Politiche Sociali
- dice ancora Terzano - in
questa fase sta dando risposte
certe alle famiglie:
ha adottato provvedimenti
di aiuto emanando specifiche
direttive in materia di
sostegno economico alle fa-
La popolazione si attesta
sulle 320mila 795 unità (Istat 2009)
Sono 2234 i nuclei familiari disagiati
in provincia di Campobasso
e 670 quelli in provincia di Isernia
miglie in difficoltà anche
nel caso in cui i componenti
siano in possesso del permesso
di soggiorno o di carta
di soggiorno. I sostegni
prioritari previsti sono
quelli per far fronte a difficoltà
derivanti dal sostenimento
di spese mediche, pagamento
del fitto, delle bollette,
delle spese scolastiche
e per la formazione professionale,
per l’acquisto di
ausili sanitari necessari
per migliorare le condizioni
di vita di familiari disabili,
per lutti improvvisi oppure
per quei casi di mancata o
tardiva corresponsione degli
alimenti familiari da
parte del coniuge. Sono stati
potenziati i servizi socio
educativi rivolti alla prima
infanzia per rispondere alle
esigenze delle famiglie interessate
all’affido e all’adozione.
Per le giovani coppie
- continua ancora Terzano -
e favorire l’accesso alla prima
abitazione sono stati
predisposti bandi pubblici
che hanno consentito di
supportare 350 coppie molisane.
E poi i Consultori familiari
con specifici servizi
rivolti proprio ai giovani.
Non dimentichiamo che è
stato istituito l’albo degli
enti di servizio civile e sono
stati definiti i progetti relativi
che consentiranno l’inserimento
di 216 giovani
volontari. Sono state adottate
strategie tese a ridurre
le categorie di disagio con
una logica integrata di sostegno
e di misure di reinserimento,
dando priorità
agli interventi per le nuove
generazioni».
Cosa manca allora? «Per
porre in essere interventi
coordinati e finalizzati è indispensabile
che anche le
proposte di legge all’esame
delle Commissioni permanenti
di competenza o le
leggi già promulgate abbiano
percorsi privilegiati e finanziamenti
certi». Argomento
questo oggetto di numerose
prese di posizione,
soprattutto nella minoranza
a dire il vero. Si fanno le
leggi, si approvano e poi restano
lettera morta. A cosa
servono, allora?
«A mio avviso le proposte
di legge 40 e 103, relative
proprio alle famiglie, andrebbero
esaminate e coordinate
anche con la proposta
di legge 20 concernente
i servizi educativi per la
prima infanzia per avere in
tempi brevi istituti giuridici
che sicuramente andrebbero
a dare sostegno diretto
alle famiglie e potrebbero
favorire la costituzione di
nuovi nuclei familiari. Non
solo; la legge regionale relativa
agli incentivi in favore
dei piccoli comuni molisani
per contrastare lo spopolamento
è un provvedimento
importante che però ha
avuto uno stanziamento
molto modesto se non insignificante».
Cosa si potrebbe fare?
«Una sorta di testo unico di
interventi per le politiche
familiari, per consentire
una conoscenza di tutti i
provvedimenti e per dare
possibilità alle famiglie di
avere un documento organico
che possa indirizzarle
nell’ottenimento dei benefici
sulla base dei requisiti posseduti.
Occorre sostenere e
promuovere iniziative per
conciliare il lavoro familiare
con quello lavorativo remunerato.
Dovrebbero trovare
codificazione anche gli
interventi a sostegno del lavoro
domestico per il quale
dovrebbe essere riconosciuta
una indennità annua,
indennizzi per infortuni domestici,
copertura assicurative
ai fini pensionistici.
Andrebbe anche costituito
un osservatorio regionale
permanente che sia la base
per una conferenza regionale
sulla famiglia che dovrebbe
avere cadenza annuale».
wanda bergamin
nuovomolise@email.it
«Riconoscere il lavoro domestico»
Mamme, casalinghe
e senza reddito
«La politica è chiamata a creare condizioni base favorevoli
verso la famiglia e verso i bambini in tutti i settori
della vita. Ciò significa che la famiglia deve essere tutelata
nella sua identità propria e messa in grado di compiere
responsabilmente la sua missione procreativa ed
educativa - spiega ancora il consigliere regionale Pardo
Terzano -. Oggi, per una politica di sostegno alla famiglia
che volesse dare concreta attuazione a questi diritti,
si prospettano alcune direzioni di cammino non facile
ma di grande significato civile. La donna, soprattutto
quando è madre, riveste un ruolo singolare e particolarissimo
nella dimensione domestica. Un dato che non
può essere ignorato. Anzi, dovrebbe essere di stimolo per
riuscire ad ’armonizzare la legislazione e l’organizzazione
del lavoro con le esigenze della missione della donna
all’interno della famiglia". Per dare ai genitori, soprattutto
alla madre, la possibilità di scegliere liberamente
di dedicarsi in casa alla cura dei figli senza subire danni
economici, si dovrebbe riconoscere nella sua dignità e
utilità il lavoro domestico e quindi retribuirlo adeguatamente.
Perché penalizzare la madre che si dedica ai
figli? In Italia il 33% delle donne lavoratrici lascia il
lavoro esterno restribuito al momento della nascita di
un figlio. Perché una famiglia che decide di avere dei figli
deve necessariamente divenire più povera? Il lavoro
domestico non è riconosciuto come socialmente produttivo
a meno che non sia svolto dalla colf oppure dalla
baby sitter. La rilevanza sociale ed economica è affermata
nella Costituzione, all’articolo 4: la Repubblica riconosce
a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove
le condizioni che rendano effettivo questo diritto. E c’è
anche l’articolo 35: la Repubblica tutela il lavoro in tutte
le sue forme ed applicazioni. Non mancano ideologie
che vedono la realizzazione della donna nella professione
e nel lavoro extradomestico e misconoscono l’importanza
del suo ruolo di madre. Una politica rispettosa
dei diritti dei bambini e delle famiglie dovrebbe lasciare
ai genitori l’effettiva libertà di scelta mettendo a disposizione
adeguati mezzi finanziari. La classe dirigente
di questo Paese deve cambiare menatlità, compiere un
salto culturale: non bastano interventi e misure modeste
quanto non fallimentari. Serve un programma organico
di rilancio. E’ ora di pensare al futuro dell’Italia a partire
dalla famiglia e dalla natalità. I bambini non sono
un bene privato, sono un investimento per il futuro. Ci
vogliono un fisco e politiche veramente amiche della famiglia.
Siamo già tra i paesi più vecchi del mondo e dimentichiamo
che la famiglia è un capitale umano e sociale
su cui investire. Promuovere politiche per la famiglia
oggi è modernità, è futuro. Basta solo che la politica
lo capisca».
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