Marzo 2013 - Centri di Ricerca
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illuminino meglio il profilo, all‟analisi più puntuale<br />
delle relazioni <strong>di</strong> lavoro con altri tipografi ed e<strong>di</strong>tori<br />
veneziani, magari de<strong>di</strong>candosi con particolar<br />
cura a ricostruire i percorsi <strong>di</strong> „contiguità‟ seguendo<br />
le tracce offerte dal ricco apparato illustrativo<br />
con cui Zoppino orna i suoi libri, al rinvenimento<br />
<strong>di</strong> nuove e<strong>di</strong>zioni oltre a quelle segnalate<br />
negli annali. A quest‟ultimo proposito mi permetto<br />
<strong>di</strong> segnalare che un esemplare del Convivio delle<br />
belle donne stampato nel 1531 (Annali 280), registrato<br />
da Baldacchini ma come semplice segnalazione<br />
desunta da altri repertori, si trova alla Biblioteca<br />
del Getty Research Institute <strong>di</strong> Los Angeles.<br />
Gli annali si compongono <strong>di</strong> 438 schede bibliografiche,<br />
con addenda <strong>di</strong> ulteriori 5 fantasmi,<br />
tutte riscontrate su esemplari esistenti o segnalate<br />
in repertori affidabili, con trascrizione facsimilare<br />
<strong>di</strong> frontespizio, colophon e <strong>di</strong> eventuali altre parti<br />
ritenute in<strong>di</strong>spensabili per l‟identificazione. Anche<br />
il materiale illustrativo, almeno quello presente<br />
nei frontespizi, è sommariamente descritto in sede<br />
<strong>di</strong> trascrizione. Avrebbe aiutato una leggibilità<br />
maggiore qualche spaziatura tra i <strong>di</strong>versi campi<br />
della scheda, così come l‟uso del colore grigio per<br />
rendere il rosso dell‟e<strong>di</strong>zione non pare sufficientemente<br />
chiaro in molti casi. Se, infine, è <strong>di</strong> aiuto<br />
l‟in<strong>di</strong>cazione dell‟esemplare sul quale si basa la<br />
descrizione, non pare appropriata, in questa sede,<br />
l‟aggiunta <strong>di</strong> caratteristiche proprie dell‟esemplare<br />
esaminato. – F.L.<br />
025-B Bello (Il) e il vero. Petrarca, Contini<br />
e Tallone tra filologia e arte della stampa,<br />
catalogo della mostra con antologia <strong>di</strong> testi<br />
e iconografia, a cura <strong>di</strong> ROBERTO CICALA<br />
– MARIA VILLANO, presentazione <strong>di</strong> CARLO<br />
CARENA, Milano, EDUCatt, pp. 103, quaderno<br />
del Laboratorio <strong>di</strong> E<strong>di</strong>toria<br />
dell’Università Cattolica <strong>di</strong> Milano, con appen<strong>di</strong>ce<br />
fotografica, ISBN 9788883119330,<br />
€ 7. Dal vol. Il bello e il vero emerge la straor<strong>di</strong>narietà<br />
<strong>di</strong> un incontro tra due figure <strong>di</strong> eccellenza<br />
nei rispettivi ambiti: Gianfranco Contini, tra i<br />
massimi filologi e critici italiani del Novecento e<br />
Alberto Tallone, stampatore ed e<strong>di</strong>tore celebre per<br />
la raffinata cura artigianale della sua produzione.<br />
Tutto ebbe inizio da una proposta <strong>di</strong> Tallone:<br />
«Voglio decidermi per l‟e<strong>di</strong>zione petrarchesca e le<br />
domando se è <strong>di</strong>sposto a prepararmi la più bella<br />
lezione per le “Rime sparse”» (lettera a Contini del<br />
30 ottobre 1946). Al momento in cui fu avviata<br />
questa collaborazione, Contini insegnava a Friburgo<br />
e già vantava (oltre ai contributi petrarcheschi<br />
Correzioni grammaticali petrarchesche su<br />
L‟almanacco bibliografico, n° 25, marzo <strong>2013</strong><br />
«Lingua nostra» e Saggio d‟un commento alle<br />
correzioni del Petrarca volgare pubblicato nella<br />
“Biblioteca del «Leonardo»”) l‟e<strong>di</strong>zione delle Rime<br />
<strong>di</strong> Dante (Einau<strong>di</strong>, 1939) che ne aveva consacrato<br />
precocemente la fama. Dall‟altra parte c‟era Alberto<br />
Tallone che, nato da una famiglia lombarda <strong>di</strong><br />
artisti, scelse a trentatré anni <strong>di</strong> approdare a Parigi<br />
per avviare una carriera <strong>di</strong> stampatore su torchio,<br />
tenendo in vita l‟antica tecnica tipografica<br />
della composizione a caratteri mobili adottata da<br />
Gutenberg, tecnica che la meccanizzazione della<br />
stampa aveva (ed ha) ormai estinto. Questa scelta<br />
comportò un notevole <strong>di</strong>sagio per il curatore che<br />
dovette correggere le bozze <strong>di</strong> stampa mano a mano<br />
che vennero impaginate, <strong>di</strong>lazionando (se non<br />
<strong>di</strong> giornata in giornata, come avveniva in ancien<br />
régime typographique) in <strong>di</strong>verse parti, il controllo<br />
complessivo dell‟opera. Avventurosa è poi la vicenda<br />
relativa ai caratteri adottati. La dogana<br />
bloccò i bellissimi caratteri che Tallone aveva fatto<br />
arrivare dall‟Olanda, costringendolo ad aguzzare<br />
l‟ingegno e a prendere la decisione <strong>di</strong> «allestire<br />
una sinfonia <strong>di</strong> caratteri», <strong>di</strong>segnati da lui stesso, e<br />
fatti incidere su punzoni d‟acciaio da Charles Malin,<br />
artigiano già collaboratore <strong>di</strong> Giovanni Mardersteig,<br />
caratteri che Tallone chiamò Palla<strong>di</strong>o ma<br />
che poi avrebbero preso, nella vulgata, il suo stesso<br />
nome. Infine, non potendo fare in tempo ad usare<br />
il Palla<strong>di</strong>o (che verrà fuso solo nel 1949), Tallone<br />
acquistò appositamente un Garamond prodotto<br />
a Parigi dalla fonderia Deberny & Peignot,<br />
sulla base dei modelli cinquecenteschi dello stesso<br />
inventore Claude Garamond. Va sottolineato che<br />
l‟impostazione del lavoro tipografico su un‟antica<br />
tra<strong>di</strong>zione artigianale si accompagnò (nella prospettiva<br />
sia del curatore sia dell‟e<strong>di</strong>tore) ad una<br />
moderna consapevolezza delle implicazioni estetiche<br />
ed interpretative connaturate alla materialità<br />
<strong>di</strong> una e<strong>di</strong>zione. Emblematica, in questa <strong>di</strong>rezione,<br />
è l‟ipotesi dello stampatore <strong>di</strong> evitare l‟in<strong>di</strong>cazione<br />
del numero <strong>di</strong> pagina, così da realizzare<br />
un‟e<strong>di</strong>zione «più spirituale ed elegante». Benché<br />
questa idea non venisse accolta da Contini, emerge<br />
come nel suo caso specifico, «l‟arduo, costante,<br />
perplesso certame» con il co<strong>di</strong>ce Vaticano Latino<br />
3195 si coniugò con una precipua attenzione per la<br />
tecnica e la realizzazione e<strong>di</strong>toriale. Di mese in<br />
mese, attraverso lo scambio epistolare tra i due<br />
protagonisti dell‟e<strong>di</strong>zione, prende corpo dapprima<br />
un progetto in tre volumi e infine quello definitivo<br />
in vol. unico in 4°, composto in carattere Garamond,<br />
su carta Rives fabbricata appositamente<br />
con il nome del poeta in filigrana (ad eccezione <strong>di</strong>