Gli strumenti della cooperazione in rete - FedOA - Università degli ...

Paul Gabriele Weston
dotto un insieme di metadati costituito da un numero
minimo di elementi dal significato immediatamente comprensibile,
senza vincoli normativi riguardo alla quantità di
informazioni e al modo di registrarle, privi di una specifica
destinazione d’uso, a differenza degli altri metadati pensati
in funzione di particolari utilizzazioni e per tipologie definite
di materiali, fosse la strategia migliore per assicurare il successo
a quel dispositivo. Sebbene, in generale, il mondo delle
biblioteche abbia accolto con favore lo sviluppo di Dublin
Core, considerandolo un tassello importante del catalogo
della biblioteca ibrida e mettendo in atto, quindi, progetti di
cooperazione finalizzati alla descrizione di risorse digitali a
carattere prevalentemente culturale, sulla scorta di quanto
era stato fatto trent’anni prima per i documenti tradizionali,
proprio l’assenza di prescrizioni vincolanti, al di là di generiche
linee guida, è apparso fin dall’inizio l’impedimento maggiore
al conseguimento dell’obiettivo di fare di Dublin Core
uno strumento unitario di ricerca e di localizzazione delle risorse
informative digitali. 1
A tutt’altra filosofia si ispirano, invece, i cosiddetti profili
applicativi (Application profiles), cioè strutture descrittive,
composte di elementi tratti da uno o più insiemi di metadati,
combinati ed ottimizzati in funzione di una specifica applicazione.
2 In quest’ottica, infatti, l’integrazione delle risorse si
ottiene combinando fra loro, come tasselli all’interno di una
1 Caplan (2000)
2 Heery-Patel (2000)
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