libro -- i vultaggio di monte san giuliano rivisto - 3 - Trapani Nostra
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silvestri; con lo zaino e senza alcun altro bagaglio, senza impe<strong>di</strong>menti, si avventuravano anche per<br />
due, tre giorni dentro i territori dei nemici; la loro tecnica era quella <strong>di</strong> piombare all'improvviso sui<br />
nemici ed erano lesti a ritirarsi; abili e temerari più la notte che il giorno; più nelle macchie boschive<br />
che non in pianura; fortissimi dove i cavalli non potevano entrare né erano in grado <strong>di</strong> combattere".<br />
Era insomma la classica guerriglia del "colpisci e fuggi".<br />
"Nella montuosa Calabria re Pietro seppe farne un buon uso nella sua guerra; ne mise insieme<br />
molti, e parevano fatti apposta per i Siciliani, che erano nati anche loro nelle montagne, svelti,<br />
audaci, <strong>di</strong> mano e d'ingegno prontissimi (Amari)".<br />
Con queste truppe Pietro d'Aragona occupò, il 14 febbraio 1283, Reggio. Qualche giorno<br />
dopo anche Geraci fu occupata. Verso la fine del mese cinquecento cavalieri francesi<br />
comandati da Romondo <strong>di</strong> Beaux, sorpresi presso Sinopoli, furono fatti a pezzi, <strong>di</strong><br />
sorpresa fu occupata Seminara la notte del 13 marzo, e parecchi altri luoghi caddero in<br />
potere degli Aragonesi e dei Siciliani e ancora <strong>di</strong> più ne sarebbero caduti se la notizia della<br />
congiura <strong>di</strong> alcuni baroni <strong>di</strong> Sicilia, l'arrivo della regina Costanza con i figli, e l'avvicinarsi<br />
della data per il duello <strong>di</strong> Bordeaux, non avessero costretto il re a fare ritorno nell'isola. Il<br />
22 aprile 1283, Pietro era a Messina, dove al parlamento, appositamente riunito,<br />
comunicava le sue volontà: dopo la sua morte, il figlio Alfonso avrebbe avuto Aragona,<br />
Catalogna e Valenza, il figlio Giacomo, la corona <strong>di</strong> Sicilia che, nell'assenza sua, sarebbe<br />
stata retta dalla regina Costanza e da Giacomo. Alaimo <strong>di</strong> Lentini veniva creato gran<br />
giustiziere, Ruggero <strong>di</strong> Lauria grande Ammiraglio, Giovanni da Procida gran cancelliere,<br />
il catalano Guglielmo Calmando vicario nel comando dell'esercito.<br />
Dopo queste attribuzioni <strong>di</strong> compiti, Pietro s'impegnava a spegnere il fuoco della rivolta<br />
che, istigata da Gualtiero <strong>di</strong> Caltagirone, cominciava ad accendersi in val <strong>di</strong> Noto. In<br />
quest'occasione gli fu preziosa l'opera <strong>di</strong> Alaimo, che in meno <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci giorni si rese<br />
padrone dei capi della congiura. Tranquillizzato sulle sorti del regno, l'11 maggio del 1283<br />
d.C. Pietro <strong>di</strong> Aragona poté salpare da <strong>Trapani</strong> per recarsi a Bordeaux.<br />
Non riposavano nel frattempo gli Angioini, ma si affaccendavano a trovar denari ed<br />
uomini in Italia e fuori, aiutati dal Pontefice, il quale, già lanciata la scomunica su Pietro e<br />
su i Siciliani nel novembre del 1282, la rinnovava nel gennaio e nel febbraio dell'anno del<br />
1283, deponeva l'Aragonese dal trono d'Aragona, che pretendeva essere pure quello un<br />
feudo della Chiesa, cercava <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssuadere Eduardo d'Inghilterra dal concedere la mano <strong>di</strong><br />
sposa della figlia al primogenito <strong>di</strong> re Pietro e concedeva a Carlo d'Angiò <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferire il<br />
pagamento del censo dovuto alla Chiesa. Né questo soltanto facevano gli avversari <strong>di</strong><br />
Pietro d'Aragona: poiché nel reame <strong>di</strong> Puglia il malumore della popolazione cresceva,<br />
Carlo lo Zoppo, vicario del padre, convocava il 30 marzo del 1283 d.C., nelle pianure <strong>di</strong><br />
San Martino, un parlamento <strong>di</strong> conti, baroni, citta<strong>di</strong>ni e autorevoli uomini e, <strong>di</strong>chiarando<br />
<strong>di</strong> riconoscere e deplorare le tristi con<strong>di</strong>zioni dei sud<strong>di</strong>ti dovute - secondo lui - al<br />
malgoverno degli Svevi, concedeva franchigie ed immunità agli ecclesiastici, aboliva le<br />
leggi più dannose ai baroni, ristabiliva la corte privilegiata dei Pari, liberava la<br />
popolazione dei più esosi balzelli e comminava pene severissime contro gli abusi dei<br />
magistrati. Nello stesso tempo, come sembra, il vicario angioino si teneva in segreti<br />
rapporti con alcuni baroni siciliani, fra cui era Gualtieri <strong>di</strong> Caltagirone, e inviava venti<br />
galee giuntegli dalla Provenza al comando <strong>di</strong> Guglielmo Cornut e Bartolomeo Bonvin,<br />
marsigliesi, con altri navigli a vettovagliare il castello <strong>di</strong> Malta asse<strong>di</strong>ato da Manfre<strong>di</strong><br />
Lancia. Partito re Pietro dalla Sicilia, Gualtieri si ribellò apertamente, ma il suo moto non<br />
ebbe fortuna: il 22 maggio, catturato con i suoi seguaci, fu decapitato nel piano <strong>di</strong> San<br />
Giuliano con Francesco de’ To<strong>di</strong> e Manfre<strong>di</strong> de’ Monti. Geracio Barone, caduto<br />
prigioniero, fu decapitato a Messina nel 1284. Coevo e forse congiunto del predetto è<br />
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