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libro -- i vultaggio di monte san giuliano rivisto - 3 - Trapani Nostra

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MAIORANA<br />

Bernardo Vultaggio sposò, il 16.10.1464 d.C., Giacoma Majorana. La famiglia Maiorana si<br />

vuole originaria <strong>di</strong> Calabria e godette nobiltà in Monte San Giuliano, Marsala, Messina e<br />

Palermo. Possedette il titolo <strong>di</strong> marchese <strong>di</strong> Leonvago, le baronie <strong>di</strong> Villa<strong>di</strong>mare e <strong>di</strong><br />

Nicchiara. Vanta un Giovanni, che, al <strong>di</strong>r del padre Castronovo, venne creato regio milite<br />

da re Pietro II d’Aragona e fondò nel 1335 la chiesa <strong>di</strong> S. Caterina in Monte S. Giuliano. Un<br />

Fabrizio fu senatore <strong>di</strong> Messina nel 1595-96; un Pietro fu giu<strong>di</strong>ce delle Appellazioni <strong>di</strong><br />

Palermo nel 1674-75; un Paolo fu senatore <strong>di</strong> Messina negli anni 1667-68 e 1673-74; un<br />

Francesco, barone <strong>di</strong> Villa<strong>di</strong>mare, fu giurato <strong>di</strong> Marsala nel 1694-95; un Vincenzo fu<br />

governatore della tavola <strong>di</strong> Palermo nel 1712; un Pietro Maiorana Lavaggi Ebbano e<br />

Maccagnone acquistò il titolo <strong>di</strong> marchese <strong>di</strong> Leonvago, del quale ottenne investitura a 21<br />

marzo 1751; un Agostino fu senatore <strong>di</strong> Palermo negli anni 1758-59, 1760-61, 1763, 1768-69,<br />

1771-72, 1773-74-75; un Benedetto, dottore in legge, acquistò il titolo <strong>di</strong> barone <strong>di</strong><br />

Nicchiara, del quale ottenne investitura a 10 aprile 1786; un Bernardo Maiorana e Lo<br />

Squiglio, marchese <strong>di</strong> Leonvago, a 24 novembre 1796 ottenne attestato <strong>di</strong> nobiltà dal<br />

Senato <strong>di</strong> Palermo.<br />

MARRONE<br />

Illustre componente <strong>di</strong> questa famiglia fu Tito Marrone. Suo nonno materno fu Gaspare<br />

Burgarella, fratello del mio trisnonno Giuseppe Burgarella, figlio dell’impren<strong>di</strong>tore<br />

Agostino Burgarella Ajola. Infatti, in una lettera scritta all'amico giornalista trapanese<br />

Pietro Vento del 16 agosto 1962, Tito Marrone ricorda come il nonno materno, Gaspare<br />

Burgarella, aveva salvato nel maggio 1860 la ban<strong>di</strong>era del piroscafo “Lombardo” sotto il<br />

bombardamento borbonico, che gli fu poi donata da Giuseppe Garibal<strong>di</strong> e che è<br />

conservata al Museo Pepoli <strong>di</strong> <strong>Trapani</strong>. Tito Marrone (Sebastiano Amedeo Marrone), nato<br />

a <strong>Trapani</strong> il 9 marzo 1882 e morto a Roma il 24 giugno 1967, è stato un poeta,<br />

comme<strong>di</strong>ografo italiano e fondatore della poesia crepuscolare in Italia. Nacque da<br />

Francesco Marrone (1851-1939), insegnante <strong>di</strong> francese nel liceo classico "Leonardo<br />

Ximenes" <strong>di</strong> <strong>Trapani</strong>, e da Filippa Burgarella (1843-1906), appartenente a una facoltosa<br />

famiglia impegnata nel commercio. Nel 1899, all’età <strong>di</strong> 17 anni, pubblicò il primo volume<br />

<strong>di</strong> liriche dal titolo “Cesellature”. Nel 1902, la famiglia si trasferì a Roma, dove Tito<br />

Marrone cominciò a frequentare i caffè letterari e instaurò rapporti <strong>di</strong> amicizia con Sergio<br />

Corazzini, Fausto Maria Martini, Pier Maria Rosso <strong>di</strong> San Secondo, Lucio D'Ambra e Luigi<br />

Pirandello, partecipando al movimento letterario del crepuscolarismo. Pubblicò ancora<br />

“Le gemme e gli spettri” (1901), “Le rime del commiato” (1901) e “Liriche” (1904), mentre<br />

suoi contributi apparivano su quoti<strong>di</strong>ani e perio<strong>di</strong>ci. Ebbe l'intuizione <strong>di</strong> reintrodurre<br />

dopo duemila anni sulle scene nazionali le trage<strong>di</strong>e del teatro greco. Tradusse in versi<br />

l'Orestiade <strong>di</strong> Eschilo insieme con Antonio Cippico per la rappresentazione nel 1906 presso<br />

il Teatro Argentina <strong>di</strong> Roma, e per questo conquistò un vasto successo <strong>di</strong> pubblico. Sue<br />

opere teatrali originali erano state rappresentate in Italia e all'estero. Dopo la morte della<br />

fidanzata Maria Valle, amareggiato anche dalla scarsa considerazione della critica per le<br />

sue poesie, smise <strong>di</strong> pubblicare le proprie opere, pur continuando a comporre liriche e<br />

comme<strong>di</strong>e. Dopo la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale, nel 1947, riprese a pubblicare i propri scritti.<br />

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