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libro -- i vultaggio di monte san giuliano rivisto - 3 - Trapani Nostra

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de ANGELO<br />

Guglielmo Vultaggio sposò, il 7.11.1343 d.C., Giacoma de Angelo. Secondo il Mugnos e il<br />

Palizzolo il casato <strong>di</strong>scende dall’imperatore bizantino Isacco Angelo Comneno <strong>di</strong><br />

Costantinopoli, i cui parenti dovettero rifugiarsi in Italia; tesi avvalorata da re Ferrante<br />

d’Aragona che concesse a Francesco de Angelis il comando <strong>di</strong> mille cavalieri senza alcuna<br />

plausibile spiegazione, ma solo per “lo splendore dei suoi gloriosi avi”. Stanziata ad<br />

Amalfi nel XIII secolo, si <strong>di</strong>ramò in varie città d’Italia, come a Napoli al seggio <strong>di</strong> Porto, in<br />

Trani al seggio <strong>di</strong> Campo dei Longobar<strong>di</strong>, in Tropea al seggio <strong>di</strong> Portercole, Foggia,<br />

Aquila, Malfatta, Teano ed in Romagna. Formò vari rami tra cui: D’Angelo baroni e<br />

marchesi <strong>di</strong> Bertolino; i De Angelis originando i marchesi <strong>di</strong> Ceglie, i principi <strong>di</strong><br />

Carbonara. Possedette numerosi feu<strong>di</strong>. Cavalieri <strong>di</strong> Malta, Calatrava, Santo Stefano e<br />

dell’or<strong>di</strong>ne Costantiniano. Bartolomeo cavaliere della Pentecoste nel 1272; Giacomo<br />

barone del contado <strong>di</strong> Teano nel 1303; Guglielmo capitano della città dell’Aquila nell’anno<br />

1332; Antonio e Giovanbernar<strong>di</strong>no cavalieri aurati (cavalieri della Guar<strong>di</strong>a Onorifica) <strong>di</strong><br />

Carlo V nel 1546.<br />

Da Amalfi un ramo passò, anche, in Sicilia, producendo non pochi nobili soggetti. Anche<br />

secondo quanto <strong>di</strong>ce il Dottor Antonino Poma-Zaccaria, Principe <strong>di</strong> Taso, questa è una tra<br />

le famiglie che ebbero vanto <strong>di</strong> maggior nobiltà in Monte San Giuliano e meritarono <strong>di</strong><br />

essere annoverate tra le più cospicue d'Italia. Questa stirpe vanta origine dai Comneno,<br />

imperatori d'Oriente, <strong>di</strong>nastia imperiale bizantina, che regnò con Isacco, 1057-59, e poi dal<br />

1081 al 1185 ininterrottamente con Alessio I, Giovanni II, Manuele I, Alessio II e Andronico<br />

I. Ebbe, inoltre, due imperatori a Eraclea <strong>di</strong> Ponto, <strong>di</strong>eci a Trebisonda e numerosi altri<br />

principi, <strong>di</strong>stintisi nei secoli con vari titoli, fra cui quelli <strong>di</strong> Cesare e <strong>di</strong> Augusto. Isacco II<br />

Angelo (1155-1204) fu spodestato e accecato dal fratello Alessio III; liberato da un figlio nel<br />

1203 con l'aiuto dei Veneziani, perì in una rivolta popolare l'anno successivo. Alcuni dei<br />

suoi figli si rifugiarono ad Amalfi. Da quella città un ramo passò a Monte S. Giuliano.<br />

Primo <strong>di</strong> cui si abbia notizie e, da considerare perciò come stipite, fu un Dominus Guido de<br />

Angelo miles, che vi conduceva vita agiata, e il cui nome si trova citato nelle imbreviature<br />

del notaio Giovanni Majorana a Monte San Giuliano negli anni 1298-99. Un altro<br />

amalfitano, congiunto del suddetto, Donadeo de Angelo, in quegli anni (1271) era notaio<br />

regio della dogana nel porto <strong>di</strong> <strong>Trapani</strong>, servizio cui pure era preposto un As<strong>san</strong>to de<br />

Angelo <strong>di</strong> Ischia, nei porti <strong>di</strong> val <strong>di</strong> Mazzara durante il biennio 1272-73, probabilmente<br />

della stessa famiglia. I figli del nobile Guido de Angelo formarono <strong>di</strong>versi rami che, nel<br />

corso dei secoli successivi, risedettero in varie località del contado ericino e della provincia<br />

con alterne fortune. Sarebbe impossibile fare una storia completa della famiglia Angelo<br />

senza consacrare un intero <strong>libro</strong> alla fedele enumerazione <strong>di</strong> tutti i rami in cui fu <strong>di</strong>visa, e<br />

<strong>di</strong> tutti quelli che più vi si <strong>di</strong>stinsero. Senza contare poi le altre linee, formatesi da altri<br />

illustri membri <strong>di</strong> questa famiglia, passati nel corso dei secoli da Napoli in Sicilia, i cui<br />

legami genealogici però è oggi alquanto <strong>di</strong>fficile riallacciare. Lasciando perciò <strong>di</strong> parlare,<br />

per brevità <strong>di</strong> tempo, <strong>di</strong> loro, <strong>di</strong>rò soltanto <strong>di</strong> quelli che, conservandosi nella loro patria,<br />

Monte S. Giuliano, rinnovarono per primi le onorevoli memorie dei loro antenati<br />

segnalandosi in vari campi della vita citta<strong>di</strong>na. Meritano breve cenno: Antonio, giurato nel<br />

1428; Aloisio, giurato nel 1530; Luigi, giu<strong>di</strong>ce civile nel 1572; Vincenzo, giu<strong>di</strong>ce civile nel<br />

1724; Salvatore, capitano giustiziere nel 1763. Questa casata ebbe sepolture gentilizie nelle<br />

chiese <strong>di</strong> Monte San Giuliano. Secondo quanto <strong>di</strong>ce Sergio Berruti: Nonostante i<br />

compiacenti collegamenti dei rètori <strong>di</strong> corte, il nome della famiglia che resse Bi<strong>san</strong>zio alla<br />

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