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Scarica l'opuscolo - Diocesi di Brescia

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Un gruppo non è ancora<br />

una comunità.<br />

Quello che trasforma<br />

il gruppo in comunità non<br />

è solo un fine comune:<br />

è la consapevolezza<br />

che qualcosa continua,<br />

che qualcosa la precede<br />

e sarà ancora dopo <strong>di</strong> lei.<br />

Comunità è memoria<br />

che <strong>di</strong>venta presente<br />

e che lo motiva.<br />

Fare in sua memoria<br />

non è solo ricordare:<br />

è essere presenti,<br />

è accettare<br />

<strong>di</strong> non essere se non<br />

quando c’è Lui.<br />

Memoria per la comunità<br />

è attesa del compimento<br />

che non <strong>di</strong>pende da lei<br />

e certezza che<br />

questo avverrà.<br />

Pane e vino, corpo e<br />

sangue, il dono assoluto<br />

ed eterno della sua<br />

presenza, del suo essere<br />

con noi tutti i giorni<br />

fino alla fine dei tempi,<br />

sono il modo <strong>di</strong> vita,<br />

della comunità, il cuore<br />

che, come per il corpo,<br />

permette alla vita<br />

<strong>di</strong> esserci.<br />

È lì che la comunità<br />

si riconosce, pur nella<br />

<strong>di</strong>versità dei singoli,<br />

come corpo nato<br />

da un dono.<br />

E come tale capace<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare dono<br />

attraverso la memoria<br />

<strong>di</strong> Lui, la sua presenza,<br />

il suo corpo.<br />

Il cuore<br />

della comunità<br />

Ultima cena<br />

olio su tela centinata, 293x190 c m<br />

Girolamo Romanino<br />

(<strong>Brescia</strong> 1484c a-1566c a)<br />

Montichiari, Chiesa Abbaziale,<br />

Cappella del Santissimo Sacramento<br />

Collocata dalla critica verso la metà degli anni<br />

Quaranta del Cinquecento, questa Ultima Cena fu<br />

realizzata per la Scuola del Santissimo Sacramento<br />

e collocata nella vecchia parrocchiale <strong>di</strong> Montichiari.<br />

Ricostruita in forme monumentali la chiesa,<br />

la tela venne racchiusa nel monumentale altare<br />

marmoreo della Cappella del Sacramento. Le mutate<br />

proporzioni della chiesa e dell’altare un poco<br />

<strong>di</strong>minuiscono l’effetto che la tela doveva avere in<br />

origine. Qui Romanino calcola con grande precisione<br />

il punto <strong>di</strong> vista, molto ribassato, dando forte<br />

risalto alla volta a botte con lacunari della stanza<br />

nella quale si svolge la scena, in un’ora non ancora<br />

serale, con la chiarezza del cielo che ancora si vede<br />

dall’oculo aperto nella parete <strong>di</strong> fondo.<br />

La tavola è un capolavoro <strong>di</strong> indagine realistica e<br />

<strong>di</strong> virtuosismi luministici, ma più ancora colpisce la<br />

profon<strong>di</strong>tà psicologica con la quale sono indagati i<br />

personaggi alle prese con l’annuncio del tra<strong>di</strong>mento<br />

<strong>di</strong> Cristo e con l’istituzione dell’Eucaristia.<br />

A questo turbine emozionale non partecipa solo<br />

Giuda che, con l’atto simbolico <strong>di</strong> versare il vino<br />

per terra, esprime la sua volontà <strong>di</strong> sprecare<br />

il dono ricevuto da Cristo.<br />

Agostino, De Civitate Dei, XX, 17.<br />

E dal cielo fin dalla sua origine <strong>di</strong>scende la città <strong>di</strong> Dio, da quando<br />

continuamente i suoi citta<strong>di</strong>ni aumentano nella successione del<br />

tempo, con la grazia <strong>di</strong> Dio che viene dall’alto me<strong>di</strong>ante il lavacro<br />

<strong>di</strong> rigenerazione nello Spirito Santo mandato dal cielo. Ma col<br />

giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Dio, che sarà l’ultimo, me<strong>di</strong>ante il suo Figlio Gesù<br />

Cristo si manifesterà il suo splendore così grande e così nuovo<br />

in modo che non rimarranno tracce della tarda età, giacché i<br />

corpi soggetti al <strong>di</strong>venire e alla morte <strong>di</strong> una volta passeranno<br />

alla immunità dal <strong>di</strong>venire e dalla morte.

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