numero 35 di Sant'Anna News - Scuola Superiore Sant'Anna
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Ricor<strong>di</strong> su Francesco Orlando<br />
<strong>di</strong> Arnaldo Pizzorusso<br />
Fine anni ’90: Francesco Orlando a Santarcangelo <strong>di</strong> Romagna durante uno dei<br />
convegni <strong>di</strong> letterature comparate dell’Associazione Sigismondo Malatesta.<br />
Oltre all’intervista, pubblichiamo<br />
questa testimonianza <strong>di</strong> Arnaldo Pizzorusso,<br />
grande maestro e accademico<br />
dei Lincei, raccolta da Davide e Sabrina<br />
Ragone, mentre in tanti sono già<br />
al lavoro per l’organizzazione <strong>di</strong> convegni<br />
e la raccolta <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> e testi per<br />
mantenere attuali il ricordo e l’insegnamento<br />
dell’in<strong>di</strong>menticabile figura<br />
<strong>di</strong> Francesco Orlando.<br />
I primi passi<br />
Il percorso <strong>di</strong> Francesco Orlando<br />
fu particolare già in partenza,<br />
perché all’epoca era assai raro che<br />
uno studente residente in una città<br />
con una propria Università, come<br />
Palermo, si spostasse in un’altra sede.<br />
Ciò si deve al fatto che egli era<br />
stato <strong>di</strong>scepolo, sebbene non in se<strong>di</strong><br />
istituzionali, <strong>di</strong> Lampedusa, uomo <strong>di</strong><br />
grande cultura, che lo aveva iniziato<br />
a molte letture moderne e non solo.<br />
Da questo punto <strong>di</strong> vista, quin<strong>di</strong>,<br />
Orlando era uno studente privilegiato,<br />
conosceva i fenomeni culturali<br />
del suo tempo: con Lampedusa<br />
aveva letto molti autori, a cominciare<br />
da Proust. Allora perché allontanarsi<br />
dalla guida <strong>di</strong> un uomo<br />
<strong>di</strong> questa intelligenza? Perché l’aspirazione<br />
<strong>di</strong> Orlando era quella <strong>di</strong> intraprendere<br />
la carriera universitaria<br />
e la cultura che stava acquisendo lo<br />
arricchiva certo, ma non lo preparava<br />
per l’ambiente accademico <strong>di</strong><br />
allora. Quin<strong>di</strong>, anche per consiglio<br />
<strong>di</strong> Carmelo Samonà, noto ispanista<br />
e suo parente, si spostò a Pisa.<br />
Mi resi conto subito che era uno<br />
studente d’eccezione, anche se aveva<br />
fin dall’inizio una certa fretta: voleva<br />
scrivere qualcosa su Rousseau.<br />
Io pensavo, però, che la ricerca <strong>di</strong><br />
una tesi dovesse rappresentare una<br />
sorta <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>stato e che dovesse<br />
quin<strong>di</strong> trattare un argomento in precedenza<br />
non troppo “calpestato”, su<br />
cui cioè non vi fossero orientamenti<br />
già affermati nella dottrina. Se il<br />
laureando era un buon elemento,<br />
come nel caso <strong>di</strong> Orlando, ritenevo<br />
perciò opportuno dargli fiducia assegnandogli<br />
un tema originale.<br />
Scelsi, quin<strong>di</strong>, per la sua tesi <strong>di</strong><br />
laurea Jean de Rotrou, autore allora<br />
quasi <strong>di</strong>menticato, che aveva operato<br />
con una certa fortuna nella prima<br />
metà del ’600 con una sorta <strong>di</strong><br />
fiammata <strong>di</strong> opere negli anni ’30 e<br />
’40 <strong>di</strong> quello che fu un secolo straor<strong>di</strong>nario<br />
per il teatro francese. Mi<br />
sembrava un autore interessante per<br />
chi fosse <strong>di</strong>sposto ad affrontare un<br />
argomento che richiedesse maggiore<br />
impegno, perché poco era stato<br />
scritto al riguardo. Trovavo giusto<br />
che un giovane cominciasse a frequentare<br />
le biblioteche: le opere <strong>di</strong><br />
Rotrou non si trovavano certo in<br />
tutte le librerie... Così Orlando imparò<br />
a lavorare in ambiti innovativi.<br />
Nel 1958, prima della borsa presso<br />
la <strong>Scuola</strong> Normale, Orlando ebbe<br />
purtroppo la tubercolosi e in quel<br />
periodo ci avvicinammo molto:<br />
durante il suo ricovero presso una<br />
clinica nel Nord Italia, mantenemmo<br />
una fitta corrispondenza, quasi<br />
settimanale.<br />
Io avevo ammirato le capacità<br />
eccezionali <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> ricerca<br />
<strong>di</strong> questo giovane, anche se naturalmente<br />
i frutti dovevano ancora<br />
maturare, ed in quella fase ero il suo<br />
unico contatto nel mondo accademico.<br />
Orlando ebbe quin<strong>di</strong> un’interruzione<br />
nel percorso formativo: poteva<br />
leggere, ma dovette sospendere le<br />
sue ricerche. Dopo un certo periodo<br />
si rimise e dopo pochi anni ebbe i<br />
primi incarichi <strong>di</strong>dattici a Pisa.<br />
Come oggetto della tesi <strong>di</strong> perfezionamento<br />
in Normale, scelsi,<br />
invece, Louis Ramond de Carbonnières,<br />
che aveva ottenuto, in Svizzera,<br />
una notevole fama e scriveva<br />
soprattutto descrizioni <strong>di</strong> montagne.<br />
Ricordo bene entrambe queste<br />
tesi: Orlando le prese molto sul serio,<br />
si impegnò, fece le ricerche in<br />
biblioteca senza preoccuparsi se si<br />
trattasse <strong>di</strong> scrittori più o meno noti.<br />
Quello fu effettivamente per lui<br />
un periodo <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>stato, come<br />
speravo, e nessuno poi gli negò <strong>di</strong><br />
occuparsi <strong>di</strong> Rousseau, quando arrivò<br />
il momento giusto.<br />
Qualche tempo dopo mi trasferii<br />
a Firenze e poi lui insegnò a Napoli<br />
e in seguito a Venezia; i rapporti si<br />
<strong>di</strong>radarono per la <strong>di</strong>stanza, anche se<br />
comunque avevo avuto il piacere <strong>di</strong><br />
far parte della Commissione che gli<br />
<strong>di</strong>ede la cattedra.<br />
Orlando era però molto legato a<br />
Pisa, pensava che quello fosse il suo<br />
destino, e riuscì a farvi ritorno.<br />
Grazie alla ritrovata vicinanza, i<br />
rapporti fra <strong>di</strong> noi ritornarono ottimi<br />
e i contatti frequenti: veniva<br />
a trovarmi molto spesso a Firenze,<br />
parlavamo dei miei lavori e dei suoi<br />
e passavamo giornate intere assieme.<br />
Negli ultimi anni ci scrivevamo<br />
anche, oltre a vederci, e conservo<br />
un carteggio molto copioso della<br />
nostra corrispondenza.<br />
Il capolavoro<br />
Fra i suoi stu<strong>di</strong>, vorrei soffermarmi<br />
in particolare sul volume Gli<br />
oggetti desueti nelle immagini della letteratura,<br />
che, a mio parere, è la sua<br />
opera più riuscita. Già durante la<br />
stesura me ne parlò e mi parve subito<br />
una bellissima idea.<br />
Si tratta <strong>di</strong> un libro alla base del<br />
quale vi è un’immensa quantità <strong>di</strong><br />
letture, che poi Orlando fu capace<br />
<strong>di</strong> ricostruire alla luce della chiave<br />
interpretativa prescelta. I mattoni<br />
<strong>di</strong> quest’opera erano “cose defunte”,<br />
proprio perché esse necessitavano<br />
ancor <strong>di</strong> più <strong>di</strong> un’interpretazione,<br />
<strong>di</strong> una ricostruzione. L’“oggetto” <strong>di</strong><br />
per sé rappresenta uno dei termini<br />
più polisemantici della nostra lingua,<br />
ma, come afferma l’autore, nel<br />
suo lavoro si tratta sempre <strong>di</strong> oggetti<br />
esistenti, non immaginari: ciò che<br />
rileva, dunque, è la relazione che<br />
il soggetto ha instaurato e instaura<br />
con essi, che può essere stabile – come<br />
pare nel libro – o mutevole nel<br />
tempo.<br />
Data l’ampiezza della materia,<br />
il volume è molto denso e a volte<br />
ho pensato persino che ciascuna<br />
citazione, con il relativo commento,<br />
potesse essere lo spunto per un<br />
saggio separato. Orlando, però, non<br />
amava la forma del saggio, preferiva<br />
i lavori complessivi nella veste <strong>di</strong><br />
libri.<br />
Ne Gli oggetti desueti risulta poi<br />
fondamentale il rapporto con il<br />
lettore e ne è una <strong>di</strong>mostrazione la<br />
stessa prefazione, che rappresenta<br />
davvero una guida per chi si appresta<br />
ad affrontarne i contenuti, come<br />
raramente avviene. Anche alcune<br />
correlazioni e certi collegamenti<br />
all’interno del testo sono in parte<br />
rimessi alla sensibilità del lettore.<br />
Il vero oggetto del libro, secondo<br />
me, è la letteratura stessa, quel<br />
corpus indefinito che non può corrispondere<br />
alle opere scritte da un determinato<br />
autore né ai lavori in una<br />
determinata lingua: è un magma in<br />
continua evoluzione, che non conosce<br />
confini geografici o linguistici.<br />
Nell’intricato labirinto della<br />
letteratura, Orlando è riuscito a<br />
costruire un percorso e a proporlo<br />
all’attenzione del pubblico.<br />
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