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numero 35 di Sant'Anna News - Scuola Superiore Sant'Anna

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Timor Est<br />

Missione Operation Smile in Dili<br />

<strong>di</strong> Simone D’Imporzano*, Gregorio Di Franco*<br />

Nella foto in alto: veduta <strong>di</strong> una strada del lungomare <strong>di</strong> Dili; in basso: una volontaria infermiera australiana con in braccio un bambino con labioschisi; nella pagina<br />

a fianco: i tre italiani che hanno parteciato alla missione, da sinistra a destra Gregorio Di Franco, Simone D’Imporzano e Nicola Freda.<br />

Dopo un lungo viaggio della<br />

durata <strong>di</strong> quasi un giorno<br />

finalmente arriviamo all’aeroporto<br />

<strong>di</strong> Dili, capitale <strong>di</strong> Timor<br />

Est, paese che ha ottenuto a tutti<br />

gli effetti la propria in<strong>di</strong>pendenza<br />

dall’Indonesia solamente nel maggio<br />

2002. Il Paese è poverissimo,<br />

prevalentemente impegnato in<br />

un’agricoltura ed in una pesca <strong>di</strong><br />

sopravvivenza ma con una <strong>di</strong>soccupazione<br />

che sfiora il 70%. Complessivamente<br />

la popolazione è approssimativamente<br />

mantenuta con gli<br />

aiuti della comunità internazionale.<br />

Dell’estrema povertà ci se ne accorge<br />

facilmente girando per le vie<br />

della città, dove ai nuovi palazzi del<br />

Governo fanno contrasto le baracche<br />

e le abitazioni mal ridotte della<br />

popolazione locale, dove è possibile<br />

osservare ai bor<strong>di</strong> della strada gruppi<br />

<strong>di</strong> bambini che giocano scalzi,<br />

pescatori che girano con il pesce<br />

appena pescato, baracche a<strong>di</strong>bite a<br />

negozi alimentari.<br />

Il team internazionale <strong>di</strong> Operation<br />

Smile era composto da un folto<br />

gruppo <strong>di</strong> volontari australiani, a<br />

cui si aggiungevano anche volontari<br />

locali e volontari provenienti<br />

dagli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna,<br />

dalle Filippine, dal Vietnam<br />

e dall’Italia. Il gruppo italiano era<br />

composto dal chirurgo plastico<br />

Nicola Freda e dal dott. Simone<br />

D’Imporzano e dal dott. Gregorio<br />

Di Franco con il ruolo <strong>di</strong> “Scrub<br />

Technician”. Del team facevano<br />

parte chirurghi plastici, anestesisti,<br />

un pe<strong>di</strong>atra, infermieri, un dentista,<br />

un logope<strong>di</strong>sta, addetti alla documentazione<br />

sia fotografica che scritta,<br />

volontari locali con il compito<br />

<strong>di</strong> traduttori.<br />

La missione prevedeva la collaborazione<br />

con la USNS Mercy, nave<br />

ospedale della marina americana,<br />

ancorata nella baia <strong>di</strong> Dili. La prima<br />

parte della missione si è però svolta<br />

a terra con la visita dei bambini con<br />

labioschisi e palatoschisi. Dopo che<br />

ci siamo sistemati presso l’alloggio,<br />

con un pulmino ci siamo quin<strong>di</strong><br />

recati presso una clinica privata,<br />

che sembrava tutto tranne che una<br />

clinica privata. Ad aspettarci erano<br />

già presenti <strong>numero</strong>si genitori con i<br />

loro figli, con la speranza che questo<br />

gruppo <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci volontari potesse<br />

risolvere il problema dei loro bambini.<br />

Dopo una prima accoglienza<br />

da parte dei volontari locali, i quali<br />

raccoglievano i dati dei pazienti e<br />

spiegavano ai genitori come si sarebbe<br />

svolta la visita e la necessità<br />

poi <strong>di</strong> trasferirsi a bordo della nave<br />

per l’eventuale intervento chirurgico,<br />

i bambini venivano quin<strong>di</strong> visitati<br />

all’interno <strong>di</strong> uno stesso locale<br />

dai chirurghi, dagli anestesisti, dal<br />

pe<strong>di</strong>atra e dal dentista, in modo <strong>di</strong><br />

avere una valutazione completa del<br />

paziente e, nell’eventualità <strong>di</strong> un<br />

caso maggiormente impegnativo,<br />

poterne subito <strong>di</strong>scutere e giungere<br />

quin<strong>di</strong> alla migliore conclusione per<br />

il paziente.<br />

Dopo questi primi giorni de<strong>di</strong>cati<br />

alla selezione <strong>di</strong> quei casi can<strong>di</strong>dati<br />

alla chirurgia, ci siamo quin<strong>di</strong> trasferiti<br />

a bordo della USNS Mercy.<br />

Con un piccolo battello abbiamo<br />

quin<strong>di</strong> raggiunto dal porto <strong>di</strong> Dili<br />

la USNS Mercy, ancorata a largo.<br />

All’arrivo siamo stati accolti dagli<br />

ufficiali che ci hanno dato il benvenuto<br />

a bordo e ci è stato quin<strong>di</strong><br />

assegnato il nostro alloggio. La<br />

marina americana metteva a <strong>di</strong>sposizione<br />

le sale operatorie, mentre<br />

tutto il materiale necessario per gli<br />

interventi era <strong>di</strong> Operation Smile.<br />

Abbiamo quin<strong>di</strong> trascorso il primo<br />

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