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numero 35 di Sant'Anna News - Scuola Superiore Sant'Anna

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Inverno a New York: get the Consensus or <strong>di</strong>e tryng<br />

<strong>di</strong> Cinzia Morrone*<br />

Cinzia Morrone a New York<br />

con New York venendo<br />

da Pisa produce un<br />

L’impatto<br />

inevitabile straniamento<br />

dovuto al considerevole scarto in<br />

confusione e <strong>di</strong>mensioni tra le due<br />

realtà. Sono arrivata nella Grande<br />

Mela già consapevole che sarebbero<br />

stati tre mesi duri, in cui avrei<br />

dovuto imparare la città soprattutto<br />

attraverso il ritmo monotono e<br />

rassicurante delle giornate lavorative.<br />

Quello che ho potuto solo vagamente<br />

immaginare prima, e che<br />

forse tre mesi sono sufficienti a far<br />

cogliere appena, è la vita newyorkese,<br />

quel miscuglio indecifrabile <strong>di</strong><br />

fretta ansiosa, <strong>di</strong> vite che s’incrociano<br />

senza lasciare segni, <strong>di</strong> autobus<br />

pieni <strong>di</strong> persone che fanno percorsi<br />

sempre uguali in mesi scan<strong>di</strong>ti dal<br />

variare dell’intensità del vento. Soprattutto,<br />

non avrei mai creduto ci<br />

fossero così tanti ragazzi impegnati<br />

in stage a vari livelli nelle Nazioni<br />

Unite e nelle Rappresentanze <strong>di</strong><br />

tutto il mondo, una schiera <strong>di</strong> ventenni<br />

alle prese con il presente ed<br />

il futuro della pratica delle relazioni<br />

internazionali.<br />

Sapere <strong>di</strong> essere a New York per<br />

lavorare alla Rappresentanza Italiana<br />

presso le Nazioni Unite è stato la<br />

ciliegina sulla torta. Ogni mattina<br />

per ottanta giorni sono andata a lavoro<br />

all’incrocio tra First Avenue e<br />

la 44esima Strada con <strong>di</strong>nanzi il Palazzo<br />

<strong>di</strong> Vetro, che visto dall’esterno<br />

è gigantesco ed ambizioso almeno<br />

quanto si rivela spoglio e bisognoso<br />

<strong>di</strong> ammodernamenti all’interno:<br />

durante il mio stage la General<br />

Assembly Hall si è letteralmente<br />

sgretolata, con pezzi <strong>di</strong> soffitto<br />

in caduta libera che l’hanno resa<br />

inagibile. Gran parte dei lavori<br />

dell’ONU è stata trasferita già da<br />

tempo nel Temporary Buil<strong>di</strong>ng: un<br />

superprefabbricato che nella lamiera<br />

ha ingoiato il giar<strong>di</strong>no dell’Headquarter<br />

e le migliaia <strong>di</strong> funzionari<br />

che si avvicendano quoti<strong>di</strong>anamente<br />

al suo interno. Per le cassandre<br />

dell’inutilità del lavoro onusiano, il<br />

Palazzo <strong>di</strong> Vetro in <strong>di</strong>ssesto è il simbolo<br />

<strong>di</strong> un’organizzazione che fatica<br />

a fronteggiare le pressioni esterne,<br />

ed il Temporary Buil<strong>di</strong>ng è l’emblema<br />

della precarietà <strong>di</strong> un impegno<br />

che non va oltre generiche prese <strong>di</strong><br />

posizione e report tanto dettagliati<br />

quanto privi <strong>di</strong> seguito.<br />

Il lavoro nella Rappresentanza<br />

Italiana a New York è necessariamente<br />

<strong>di</strong>viso in aree <strong>di</strong> competenza<br />

affidate a singoli <strong>di</strong>plomatici in base<br />

a caratteristiche personali ed expertise<br />

acquisita in carriera. Dopo aver<br />

trascorso i primi due giorni a cercare<br />

<strong>di</strong> memorizzare il maggior <strong>numero</strong><br />

umanamente possibile <strong>di</strong> acronimi<br />

e abbreviazioni, una sorta <strong>di</strong> rito<br />

iniziatico per chi cerca <strong>di</strong> <strong>di</strong>stricarsi<br />

nei meandri imperscrutabili dei retroscena<br />

<strong>di</strong> tutto ciò che si muove<br />

attorno ad United Nations Plaza,<br />

ho avuto la fortuna <strong>di</strong> affiancare il<br />

Primo Segretario Roberto Storaci<br />

nell’ambito dei <strong>di</strong>ritti umani, campo<br />

potenzialmente sterminato. Più<br />

precisamente, sono stati due importanti<br />

appuntamenti a cadenza<br />

annuale a dettare i tempi del mio<br />

impegno a New York: la sessione<br />

annuale della Commissione per lo<br />

Sviluppo Sociale (CsocD) a febbraio,<br />

e quella della Commissione sulla<br />

Con<strong>di</strong>zione Femminile (CSW) a<br />

marzo, quest’ultima con l’arrivo <strong>di</strong><br />

una nutrita delegazione da Roma,<br />

guidata dal Ministro per le Pari<br />

Opportunità Mara Carfagna. L’Italia,<br />

nel Bureau della CSW con la<br />

vicepresidenza della Commissione,<br />

ha assunto un ruolo leader a New<br />

York nella lotta alle mutilazioni genitali<br />

femminili, con un approccio<br />

culturalmente sensibile apprezzato<br />

dai partner africani. Per la sessione<br />

<strong>di</strong> quest’anno, che commemorava il<br />

quin<strong>di</strong>cesimo anniversario dell’adozione<br />

della Dichiarazione <strong>di</strong> Pechino,<br />

l’Italia ha organizzato un evento<br />

a margine per <strong>di</strong>scutere del tema<br />

con, assieme all’On. Carfagna, i Ministri<br />

competenti <strong>di</strong> Egitto e Senegal<br />

e la First Lady del Burkina Faso,<br />

Madame Compaoré.<br />

I ritmi intensi imposti dai frenetici<br />

negoziati per l’adozione delle<br />

risoluzioni delle due Commissioni<br />

hanno portato a raddoppiare gli<br />

incontri a livello comunitario per<br />

coor<strong>di</strong>nare le posizioni dei 27 prima<br />

degli agguerriti match alle Nazioni<br />

Unite. Strappare concessioni anche<br />

soltanto su singole parole al Gruppo<br />

dei 77 a presidenza Yemenita ha<br />

spesso richiesto ore <strong>di</strong> interminabili<br />

trattative e fiumi del caffè <strong>di</strong>speratamente<br />

pessimo della Caffetteria<br />

del Temporary Buil<strong>di</strong>ng. Mai avrei<br />

pensato che per un Paese potesse essere<br />

<strong>di</strong> vitale importanza la sfumatura<br />

semantica che <strong>di</strong>stingue un “welcoming”<br />

da un “taking note”. Tuttavia,<br />

la cosa che lascia più basiti i neofiti<br />

della <strong>di</strong>plomazia è l’incessante<br />

lavorio sotteso agli stessi negoziati<br />

europei, volto a mettere insieme dei<br />

pacchetti <strong>di</strong> posizioni definite e <strong>di</strong>fen<strong>di</strong>bili<br />

me<strong>di</strong>ando tra approcci culturali<br />

che in molte occasioni sembrano,<br />

curiosamente, agli antipo<strong>di</strong>.<br />

Pertanto, mi sono appassionata ai<br />

negoziati per l’adozione della risoluzione<br />

sul tema della mortalità delle<br />

partorienti, poiché condensava in<br />

un’unica trattativa tutti i “temi cal<strong>di</strong>”<br />

del <strong>di</strong>battito internazionale, tra<br />

cui aborto e <strong>di</strong>ritti sessuali e riproduttivi<br />

<strong>di</strong> donne e ragazze. Ho assistito<br />

con stupore ai “drammi” dei<br />

capannelli europei che nottetempo<br />

hanno svelato le incolmabili <strong>di</strong>vergenze<br />

sul tema tra Paesi cattolici e<br />

conservatori, come Malta e Irlanda,<br />

e Paesi tra<strong>di</strong>zionalmente più progressisti,<br />

quali Svezia e Francia. È<br />

stato, quin<strong>di</strong>, interessante imparare<br />

l’importanza della “co-sponsorship”,<br />

ossia dell’esplicito supporto ad una<br />

risoluzione da parte <strong>di</strong> determinati<br />

Paesi che non si limitano al tacito<br />

consenso all’adozione. Ebbene, è<br />

anche sul terreno della “sponsorizzazione”<br />

che si accendono gli animi,<br />

a segnalare che un consenso palese<br />

e uniforme per aree geografiche può<br />

non solo rappresentare un successo<br />

<strong>di</strong>plomatico per il Paese che promuove<br />

la risoluzione, ma anche (si<br />

spera) in<strong>di</strong>rizzare la comunità internazionale<br />

sul tema.<br />

Inutile negare che lavorare<br />

all’ONU ri<strong>di</strong>mensiona molte delle<br />

aspettative che si nutrono sulla<br />

capacità dell’organizzazione <strong>di</strong><br />

farsi carico dei problemi planetari:<br />

la vocazione universalistica e l’infinità<br />

<strong>di</strong> temi affrontati, spesso a<br />

livello estremamente specialistico,<br />

contribuiscono all’immagine <strong>di</strong> una<br />

ipertrofica burocrazia ripiegata su<br />

se stessa. Ma le Nazioni Unite sono<br />

un’organizzazione <strong>di</strong> Stati, incapace<br />

<strong>di</strong> fare ciò che i suoi Membri si rivelano<br />

a loro volta incapaci <strong>di</strong> fare,<br />

essendo unwilling, o unable, oppure<br />

entrambe le cose. Pur tuttavia, ciò<br />

che resta è l’importanza dell’unico<br />

foro davvero mon<strong>di</strong>ale, <strong>di</strong> un luogo<br />

in cui ogni singolo Stato può fare<br />

sentire la sua voce, del solo posto<br />

al mondo in cui anche Stati minuscoli<br />

hanno una Rappresentanza <strong>di</strong>plomatica,<br />

sebbene a volte con soli<br />

2 funzionari ed un autista. Resta,<br />

ancora, un’organizzazione in cui,<br />

pur con tutti gli aspetti perfettibili<br />

e inefficaci, le ragioni delle Solomon<br />

Islands pesano in Assemblea<br />

Generale tanto quanto quelle degli<br />

Stati Uniti, in un gioco tra Davide<br />

e Golia emozionante da seguire ed<br />

emotivamente coinvolgente anche<br />

se si è solo per un attimo, magari per<br />

sbaglio, seduti con davanti il nameplate<br />

“Italy”.<br />

Cinzia Morrone<br />

*Allieva <strong>di</strong> Scienze Politiche<br />

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