numero 35 di Sant'Anna News - Scuola Superiore Sant'Anna
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giorno a bordo a preparare le sale<br />
operatorie che ci erano state assegnate,<br />
<strong>di</strong>stribuendo tra le tre sale<br />
operatorie tutto il necessario per gli<br />
interventi che sarebbero iniziati il<br />
giorno successivo. La giornata era<br />
scan<strong>di</strong>ta dagli orari della nave, con<br />
sveglia alle 5.30 del mattino. Dopo<br />
la classica colazione americana a base<br />
<strong>di</strong> omelette e bacon, ogni mattina<br />
veniva svolto un breve meeting, per<br />
<strong>di</strong>scutere <strong>di</strong> ciò che era accaduto il<br />
giorno precedente e dei pazienti che<br />
sarebbero stati operati quel giorno.<br />
Si iniziava quin<strong>di</strong> con la lunga<br />
giornata <strong>di</strong> interventi. La gestione<br />
della sala operatoria era affidata al<br />
team <strong>di</strong> Operation Smile. Noi ci<br />
siamo resi completamente <strong>di</strong>sponibili<br />
nell’aiutare gli infermieri <strong>di</strong> sala<br />
nella gestione della sala operatoria,<br />
dal lavaggio e sterilizzazione degli<br />
strumenti, alla conta degli strumenti<br />
e pulizia della sala operatoria alla<br />
fine della giornata. Il nostro ruolo è<br />
stato quello <strong>di</strong> “Scrub Tech”, ruolo<br />
che non si limitava al semplice<br />
ferrista, ma consisteva anche nel<br />
ruolo <strong>di</strong> aiuto del chirurgo, dato che<br />
l’equipe operatoria generalmente<br />
era costituita dal chirurgo plastico<br />
e dallo Scrub Tech. In alcuni casi<br />
all’equipe si aggiungeva anche un<br />
chirurgo locale, che operava sotto<br />
la guida del chirurgo plastico, con<br />
l’obbiettivo <strong>di</strong> trasmettergli quelle<br />
conoscenze necessarie per far sì<br />
che in futuro fosse stato in grado<br />
<strong>di</strong> operare autonomamente questi<br />
bambini affetti da labioschisi. La<br />
maggior parte dei casi è consistito in<br />
bambini affetti labioschisi o persone<br />
con una precedente chirurgia per<br />
labioschisi rioperate per la revisione<br />
della cicatrice chirurgica. Altri casi<br />
sono consistiti in bambini con palatoschisi<br />
e persone che presentavano<br />
esiti cicatriziali <strong>di</strong> ustioni responsabili<br />
della compromissione funzionale<br />
<strong>di</strong> articolazioni, quali per esempio<br />
quelle delle <strong>di</strong>ta <strong>di</strong> una mano.<br />
Finiti gli interventi, l’indomani<br />
abbandoniamo la nave per passare<br />
gli ultimi giorni nuovamente a Dili.<br />
Abbiamo quin<strong>di</strong> sfruttato l’ultimo<br />
giorno libero per visitare la gigantesca<br />
statua <strong>di</strong> “Jesus Christ the<br />
King”. La statua è stata eretta, nel<br />
1996, dall’amministrazione coloniale<br />
indonesiana nello sforzo atto<br />
a conquistare la lealtà dei nativi <strong>di</strong><br />
Timor Leste. Lungo il sentiero lastricato,<br />
lungo poco più <strong>di</strong> un chilometro,<br />
sono <strong>di</strong>slocate piccole grotte<br />
rappresentanti le stazioni della Via<br />
Crucis. L’alta statua in bronzo è appollaiata<br />
in cima ad una scogliera in<br />
roccia se<strong>di</strong>mentaria da dove si gode<br />
una magnifica visione <strong>di</strong> Dili e delle<br />
bianche spiagge con le loro chiare<br />
acque. A <strong>di</strong>stanza erano visibili le<br />
navi ormeggiate nel porto, tra cui<br />
anche la USNS Mercy.<br />
La missione si è conclusa con un<br />
party a cui hanno partecipato sia i<br />
membri del team <strong>di</strong> Operation Smile<br />
sia gli ufficiali della USNS Mercy<br />
che ci hanno accolto a bordo. L’indomani<br />
ognuno è quin<strong>di</strong> partito per<br />
la propria nazione, ripromettendoci<br />
però che ciò che questa missione<br />
ci ha lasciato avrebbe fatto sì che<br />
non fosse stata l’ultima missione a<br />
cui avremmo partecipato, ma che in<br />
futuro saremmo partiti per ulteriori<br />
missioni per aiutare persone meno<br />
fortunate <strong>di</strong> noi che, vivendo in<br />
paesi poveri, non hanno le nostre<br />
stesse possibilità <strong>di</strong> cura.<br />
Simone D’Imporzano<br />
*specializzando <strong>di</strong> Chirurgia generale<br />
Gregorio Di Franco<br />
*me<strong>di</strong>co<br />
... progetto Hope...<br />
(segue da pag. 23)<br />
lo <strong>di</strong> visibilità, del Sistema S. Anna<br />
potrebbero aprirsi in relazione a tutta<br />
una serie <strong>di</strong> iniziative da avviare<br />
nel campo dello Sviluppo (povertà,<br />
sviluppo economico e sociale, cosiddette<br />
<strong>di</strong>seguaglianze orizzontali,<br />
educazione, sanità, good governance,<br />
capacity e institution buil<strong>di</strong>ng,<br />
security sector reform, assistenza<br />
umanitaria, <strong>di</strong>ritti umani e così via)<br />
ovvero nel campo della Sicurezza,<br />
due campi che, come abbiamo visto,<br />
sono strettamente correlati ed<br />
interagenti. Iniziative <strong>di</strong> cui occorrerà<br />
peraltro ricercare ed assicurare,<br />
tramite appropriati raccor<strong>di</strong> con il<br />
Sistema ONU, la “system wide coherence”.<br />
Quanto a finalità e caratterizzazione<br />
delle iniziative che potranno<br />
essere avviate dal Sistema S. Anna,<br />
ci si potrà muovere o nell’ambito<br />
della cosiddetta “Structural Prevention”<br />
(chiamata ad “address the root<br />
causes of conflict”, nella definizione<br />
della Commissione Carnegie) ovvero<br />
sul piano della cosiddetta “Operational<br />
Prevention” (chiamata ad<br />
operare ed a far fronte ad episo<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
violenza già in atto o imminente).<br />
Suppongo che un rafforzato impegno<br />
del Sistema S. Anna potrebbe<br />
più facilmente profilarsi – come del<br />
resto già avviene adesso – nel quadro<br />
degli interventi <strong>di</strong> Prevenzione<br />
Strutturale, in uno dei due contenitori<br />
cui ho fatto <strong>di</strong>anzi cenno, e<br />
cioè in quello dello Sviluppo/Assistenza<br />
Umanitaria/Diritti Umani.<br />
Da tener peraltro presente che certe<br />
tipologie <strong>di</strong> interventi (ad esempio, i<br />
programmi <strong>di</strong> assistenza umanitaria)<br />
possono rientrare sia nella “Structural<br />
Prevention” che nella “Operational<br />
Prevention”, tipologie <strong>di</strong><br />
prevenzione i cui ruoli sono del resto<br />
complementari e strettamente<br />
interconnessi.<br />
Osservo del resto che talune<br />
componenti richieste per questi interventi<br />
<strong>di</strong> Prevenzione dei Conflitti,<br />
coincidono con il modus operan<strong>di</strong><br />
che caratterizza le iniziative <strong>di</strong> cooperazione<br />
internazionale a matrice<br />
S. Anna. Mi riferisco, ad esempio,<br />
alla necessità <strong>di</strong> una particolare<br />
“local context sensitivity”, avuta<br />
riguardo alle locali realtà sociali culturali<br />
religiose ecc.; alla necessità <strong>di</strong><br />
operare in stretta partnership con<br />
gli interlocutori locali; alla capacità<br />
<strong>di</strong> intercettare i loro reali bisogni;<br />
alla necessità <strong>di</strong> una visione strategica<br />
“comprehensive ”, che tenga<br />
ben presente, ad ogni sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> intervento,<br />
la complementarietà fra<br />
gli strumenti <strong>di</strong> sviluppo e quelli <strong>di</strong><br />
sicurezza e <strong>di</strong> natura politica, e che<br />
nel contempo incoraggi il “lavorare<br />
assieme” <strong>di</strong> peacekeepers, peacebuilders,<br />
Istituzioni Finanziarie Internazionali,<br />
Organizzazioni e realtà<br />
regionali, Società Civile.<br />
Una forte limitazione, purtroppo,<br />
per le attività <strong>di</strong> Prevenzione dei<br />
Conflitti è in genere rappresentata<br />
dalla scarsità <strong>di</strong> risorse finanziarie a<br />
<strong>di</strong>sposizione per iniziative in questo<br />
campo. La ragion <strong>di</strong> ciò è semplice.<br />
Le attività <strong>di</strong> Prevenzione dei conflitti<br />
si svolgono per lo più sotto<br />
traccia; hanno scarsa visibilità, in<br />
quanto trattasi <strong>di</strong> attività a lenta<br />
cottura, ad efficacia incrementale;<br />
ben raramente “fanno notizia”,<br />
non finiscono sulle prime pagine<br />
dei giornali: la conseguenza è che<br />
sovente i Governi tendono a sottovalutarne<br />
l’importanza, ed al limite<br />
ritengono <strong>di</strong> poterne fare a meno, o<br />
<strong>di</strong> poter fare a meno <strong>di</strong> contribuirvi<br />
finanziariamente. Il che avviene<br />
beninteso sopratutto in perio<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
ristrettezze <strong>di</strong> bilancio, ancorché sia<br />
intuitivo che fare Conflict Prevention<br />
sia cost effective rispetto fare<br />
Reaction (come da proverbio ricordato<br />
all’inizio).<br />
C’è da augurarsi che il nostro Governo<br />
sia pienamente edotto e consapevole<br />
dei termini in cui si pone la<br />
questione, e della importanza della<br />
posta in gioco. Sì che non ceda alla<br />
tentazione del risparmio imme<strong>di</strong>ato,<br />
effettuando tagli a quei finanziamenti<br />
che sono in<strong>di</strong>spensabili per<br />
poter portare avanti una o altra iniziativa<br />
nel campo della Prevenzione<br />
dei conflitti, del Peacebuil<strong>di</strong>ng,<br />
dello Statebuil<strong>di</strong>ng: tagli che, nel<br />
caso specifico, sarebbero esiziali e<br />
che, alla resa dei conti, porterebbero<br />
non già ad un risparmio, bensì ad un<br />
aggravio <strong>di</strong> spesa per l’Erario. Oltre<br />
beninteso ad incidere sulla nostra<br />
immagine, peso e cre<strong>di</strong>bilità a livello<br />
internazionale.<br />
Marcello Spatafora<br />
* Ambasciatore d’Italia<br />
alle Nazioni Unite<br />
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