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numero 35 di Sant'Anna News - Scuola Superiore Sant'Anna

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lacero contuse che richiedevano<br />

pulizia chirurgica e antibiotici . Approssimativamente<br />

un terzo delle<br />

vittime erano bambini. La maggior<br />

parte delle persone aveva infezioni<br />

<strong>di</strong>ffuse o era deidratata, lasciata per<br />

giorni negli androni dell’ospedale<br />

senza ricevere nessuna attenzione.<br />

Un intenso odore <strong>di</strong> putrefazione<br />

permeava l’intero ospedale.<br />

All’inizio la mole <strong>di</strong> interventi<br />

da eseguire sembrò insormontabile.<br />

Nelle due sale operatorie agibili<br />

mancavano macchinari anestesiologici,<br />

ventilatori, riserve <strong>di</strong> ossigeno<br />

e saturimetri. Vi era sostanzialmente<br />

assenza <strong>di</strong> strumenti chirurgici e <strong>di</strong><br />

elettrobisturi, niente banca del sangue<br />

o possibilità <strong>di</strong> effettuare esami<br />

ematochimici; la mancanza <strong>di</strong> pellicole<br />

ra<strong>di</strong>ografiche rendeva inusabili<br />

i macchinari ra<strong>di</strong>ologici dell’ospedale.<br />

Era chiaro che avremmo dovuto<br />

adeguarci a uno standard <strong>di</strong> assistenza<br />

chirurgica ben <strong>di</strong>verso da quello<br />

a cui eravamo abituati nella nostra<br />

pratica quoti<strong>di</strong>ana.<br />

Ben presto ci siamo resi conto<br />

che avremmo visto solo alcuni tipi<br />

<strong>di</strong> pazienti: i quattro giorni che erano<br />

trascorsi dalla trage<strong>di</strong>a avevano<br />

già operato una selezione spietata.<br />

Senza assistenza me<strong>di</strong>ca efficace, la<br />

maggior parte dei terremotati che<br />

avevano sofferto lesioni maggiori<br />

al torso o alla testa era già deceduta.<br />

Inoltre, la maggior parte delle<br />

strade era impercorribile e gli unici<br />

che erano riusciti a raggiungere<br />

l’ospedale erano stati i feriti lievi e<br />

quelli che avevano riportato traumi<br />

La <strong>di</strong>sperazione <strong>di</strong> una donna haitiana tra le macerie.<br />

alle estremità superiori o quelli che<br />

erano facilmente trasportabili, in<br />

genere bambini.<br />

Prima del nostro arrivo, una dozzina<br />

<strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci internazionali coa<strong>di</strong>uvati<br />

dal poco personale sanitario locale<br />

avevano cercato <strong>di</strong> organizzare i<br />

feriti. Questi erano stati sud<strong>di</strong>visi in<br />

base alla gravità in una sorta <strong>di</strong> triage<br />

ru<strong>di</strong>mentale. I pazienti per i quali<br />

era stata posta l’in<strong>di</strong>cazione chirurgica<br />

erano circa una cinquantina a<br />

fronte <strong>di</strong> circa 200 pazienti presenti<br />

all’interno dell’ospedale, <strong>numero</strong><br />

che approssimava il migliaio considerando<br />

le persone radunate fuori,<br />

che tutte le mattine provavano a<br />

guadagnare l’ingresso nell’ospedale.<br />

Abbiamo imme<strong>di</strong>atamente cominciato<br />

a preparare i pazienti per<br />

gli interventi dando priorità alle<br />

persone che recavano fratture esposte.<br />

Senza la possibilità <strong>di</strong> indurre<br />

l’anestesia generale, eravamo costretti<br />

a operare con anestesia spinale,<br />

blocchi regionali o sedazione<br />

profonda. Sono state necesssarie<br />

<strong>numero</strong>se amputazioni, mentre i più<br />

fortunati hanno ricevuto interventi<br />

conservativi o sono stati trattati con<br />

fissatori esterni. Nei giorni successivi<br />

abbiamo effettuato le pulizie chirurgiche<br />

e le amputazioni <strong>di</strong>gitali.<br />

Con il passare del tempo la nostra<br />

efficienza è migliorata. Abbiamo<br />

cominciato a separare i pazienti in<br />

attesa <strong>di</strong> atti operatori da quelli già<br />

operati. Abbiamo tentato <strong>di</strong> eseguire<br />

controlli post-operatori ogni 24<br />

ore ma siamo stati indubbiamente<br />

limitati dalla mancanza <strong>di</strong> risorse a<br />

fronte della enorme mole <strong>di</strong> interventi.<br />

Il nostro team ha lavorato ininterrottamente<br />

per oltre 60 ore,<br />

riuscendo ad aprire altre due sale<br />

operatorie, ed effettuando oltre 100<br />

operazioni. Dopo cinque giorni dal<br />

nostro arrivo siamo tornati a casa fisicamente<br />

ed emotivamente esausti.<br />

Avevamo essenzialmente dormito<br />

sul pavimento dell’ospedale solo poche<br />

ore per notte e eravamo sopravvissuti<br />

a patatine, barrette proteiche<br />

e acqua. Tristemente sapevamo che<br />

alcuni pazienti che avevano subito<br />

amputazioni avrebbero contratto infezioni<br />

e sarebbero deceduti in preda<br />

alla sepsi. Per gli altri, sapevamo che<br />

la vita <strong>di</strong> un amputato in un paese<br />

sottosviluppato è gravata <strong>di</strong> ostacoli<br />

insormontabili.<br />

Il 12 Gennaio, la mia lista operatoria<br />

era colma <strong>di</strong> interventi estetici<br />

e ricostruttivi. Ero particolarmente<br />

concentrata su una paziente che<br />

non era sod<strong>di</strong>fatta per il fatto che<br />

dopo un intervento <strong>di</strong> mastectomia<br />

la ricostruzione non era speculare al<br />

seno naturale. Avevo già tentato <strong>di</strong><br />

correggere tale asimmetria più volte<br />

nel passato, e quella mattina stavo<br />

per utilizzare una tecnica nuova con<br />

cui non avevo molta esperienza.<br />

Le cose erano andate bene in sala<br />

operatoria e mi apprestavo a guidare<br />

verso casa particolarmente <strong>di</strong> buon<br />

umore. Appena accesi la ra<strong>di</strong>o, fui<br />

investita dalle notizie che provenivano<br />

da Haiti. Un terremoto del settimo<br />

grado della scala Richter che si<br />

era abbattuto a poche miglia dalla<br />

capitale, Port-au-Prince, dove vive<br />

la maggior parte della popolazione<br />

Haitiana. Le prime stime parlavano<br />

<strong>di</strong> centinaia <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> vittime e<br />

feriti, in uno scenario apocalittico.<br />

Con il passare dei giorni abbiamo<br />

assistito a immagini <strong>di</strong> devastazione<br />

che <strong>di</strong>ventavano sempre peggiori.<br />

Avendo avuto l’opportunità <strong>di</strong><br />

visitare Haiti nella metà degli anni<br />

’80 come turista e più tar<strong>di</strong> come<br />

chirurgo volontario, ero ben conscio<br />

della situazione sanitaria del paese.<br />

Haiti è il paese più povero dell’emisfero<br />

Ovest con un red<strong>di</strong>to me<strong>di</strong>o<br />

pro-capite annuo <strong>di</strong> circa 1000 euro<br />

e con il più basso rapporto <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci<br />

per paziente e <strong>numero</strong> <strong>di</strong> letti ospedalieri<br />

per paziente nel mondo.<br />

Era chiaro dall’inizio che i Chirurghi<br />

Plastici sarebbero stati necessari,<br />

specialmente nelle fasi successive<br />

per le procedure ricostruttive.<br />

Come Chirurgo Plastico ricostruttivo<br />

con ampio training in chirurgia<br />

del trauma ero sicura che le mie<br />

conoscenze mi consentivano <strong>di</strong> essere<br />

una can<strong>di</strong>data ideale per tale<br />

missione.<br />

Ho cominciato a prepararmi per<br />

il viaggio senza sapere quando effettivamente<br />

sarei stata chiamata per<br />

la partenza. Come Presidente della<br />

Società dei Chirurghi Plastici della<br />

regione <strong>di</strong> New York ho tenuto al<br />

corrente tutti i nostri soci. Simultaneamente<br />

ho ricevuto una e-mail da<br />

un collega che lavorava in un ospedale<br />

subito fuori da Port-au-Prince.<br />

Era arrivato sul luogo tre giorni dopo<br />

la trage<strong>di</strong>a e si era ritrovato in un<br />

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