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numero 35 di Sant'Anna News - Scuola Superiore Sant'Anna

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Giuseppe Moruzzi, il docente<br />

<strong>di</strong> Brunello Ghelarducci<br />

Giuseppe Moruzzi<br />

Ritratti <strong>di</strong> uno scienziato<br />

Portraits of a scientist<br />

a cura <strong>di</strong><br />

Michel Meulders<br />

Marco Piccolino<br />

Nicholas J. Wade<br />

E<strong>di</strong>zioni ETS<br />

In occasione del centenario della<br />

nascita del grande neurofisiologo Giuseppe<br />

Moruzzi, Pisa è stata teatro <strong>di</strong><br />

<strong>numero</strong>se iniziative in sua memoria.<br />

Tra queste, la recente pubblicazione del<br />

libro Giuseppe Moruzzi. Ritratti <strong>di</strong><br />

uno scienziato (ETS), che vede, tra<br />

gli altri, interventi <strong>di</strong> Rita Levi Montalcini<br />

e Mario Tobino. Pubblichiamo <strong>di</strong><br />

seguito uno degli interventi, scritto da<br />

Brunello Ghelarducci.<br />

Tra i motivi per cui, a cento<br />

anni dalla nascita, è giusto<br />

ricordare Giuseppe Moruzzi,<br />

oltre che il suo amore per la cultura<br />

e per la sua attività scientifica, per<br />

la quale è giustamente <strong>di</strong>ventato<br />

famoso nel mondo, vi è anche lo<br />

spirito innovativo che egli seppe infondere<br />

nella sua attività <strong>di</strong>dattica e<br />

formativa durante gli oltre trent’anni<br />

in cui fu professore nella Facoltà<br />

<strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina dell’Università <strong>di</strong> Pisa.<br />

Considerando poi il drammatico<br />

mutare dei valori <strong>di</strong> riferimento che<br />

vengono proposti sempre più <strong>di</strong> frequente<br />

dal mondo in cui viviamo,<br />

è confortante riandare col pensiero<br />

a una persona come Moruzzi, le cui<br />

opere nel campo della cultura e della<br />

scienza dovrebbero rappresentare<br />

valori <strong>di</strong> riferimento immutabili.<br />

Egli era dotato <strong>di</strong> una capacità <strong>di</strong>dattica<br />

eccezionale che gli ha conquistato<br />

un posto nel cuore <strong>di</strong> tutti<br />

gli innumerevoli studenti <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>cina,<br />

<strong>di</strong> Scienze e <strong>di</strong> Farmacia che<br />

hanno stu<strong>di</strong>ato con lui la Fisiologia<br />

dal 1950 al 1981, anno in cui si ritirò<br />

dall’insegnamento. L’incisività<br />

del suo <strong>di</strong>scorso e la sua chiarezza<br />

espressiva e logica erano esemplari.<br />

Le sue lezioni, che egli tenne sempre<br />

negli stessi giorni: il lunedì, il<br />

mercoledì e il venerdì; e allo stesso<br />

orario: dalle 10 alle 11, affascinavano<br />

tutti ed erano frequentate, specie<br />

quelle sul sonno, anche da studenti<br />

<strong>di</strong> altre Facoltà quali Lettere e Filosofia.<br />

Verso la fine degli anni ’50,<br />

spinto dalla esigenza <strong>di</strong> rendere le<br />

lezioni propedeutiche al massimo<br />

<strong>numero</strong> <strong>di</strong> argomenti svolti successivamente<br />

nelle cliniche, egli abbandonò<br />

progressivamente il metodo<br />

classico dell’insegnamento <strong>di</strong> tipo<br />

monografico, in cui ogni anno venivano<br />

svolti dettagliatamente solo<br />

alcuni argomenti principali, e iniziò<br />

a svolgere sistematicamente tutti gli<br />

argomenti del programma previsto<br />

nei due anni del corso <strong>di</strong> fisiologia.<br />

Moruzzi aveva un suo metodo <strong>di</strong><br />

prepararle a cui si mantenne fedele<br />

per tutta la sua carriera. Per prima<br />

cosa sceglieva per ogni argomento<br />

soltanto gli aspetti essenziali e quelli<br />

più caratterizzanti per la loro funzione<br />

propedeutica alle <strong>di</strong>scipline<br />

degli anni successivi del corso. Nonostante<br />

la sua grande esperienza e<br />

l’enorme cultura che possedeva su<br />

molti argomenti, specie quelli inerenti<br />

alla funzione del sistema nervoso,<br />

egli poneva la massima cura<br />

nel preparare ogni lezione seguendo<br />

una procedura estremamente razionale<br />

che garantiva il massimo <strong>di</strong><br />

completezza dell’argomento svolto<br />

e un perfetto rispetto dei tempi a<br />

<strong>di</strong>sposizione.<br />

Le illustrazioni relative all’argomento<br />

della lezione venivano proiettate<br />

come <strong>di</strong>apositive. Queste<br />

erano ottenute fotografando la fotocopia<br />

della illustrazione originale<br />

tratta da un testo o rivista scientifica,<br />

con in calce, dattiloscritta, la<br />

<strong>di</strong>dascalia tradotta in italiano. Il<br />

foglio originale veniva or<strong>di</strong>nato in<br />

un fascicolo rilegato per ogni argomento<br />

che veniva continuamente<br />

aggiornato <strong>di</strong> anno in anno. L’intero<br />

parco <strong>di</strong>apositive utilizzato per il<br />

ciclo completo del corso biennale<br />

occupava, verso la fine della attività<br />

<strong>di</strong>dattica <strong>di</strong> Moruzzi, nove volumi.<br />

Moruzzi era solito affidare una copia<br />

del volume con le figure pertinenti<br />

al corso che si accingevano a tenere<br />

per la prima volta, agli allievi che<br />

erano entrati nella carriera universitaria,<br />

quasi fosse un viatico e un<br />

dono <strong>di</strong> buon augurio per la nuova<br />

attività <strong>di</strong>dattica che stavano per<br />

iniziare.<br />

Alle otto del mattino del giorno<br />

<strong>di</strong> lezione il Professore chiamava il<br />

tecnico fotografo che <strong>di</strong>sponeva le<br />

<strong>di</strong>apositive nel contenitore secondo<br />

l’or<strong>di</strong>ne che egli aveva segnato<br />

prima a matita sul foglio del volume<br />

preparando la lezione, e poi trascritto<br />

su un foglio <strong>di</strong> carta, <strong>di</strong> solito<br />

quella già usata per le registrazioni<br />

elettroencefalografiche. Il tecnico<br />

azionava il proiettore posto nel sottoaula<br />

ad un segnale acustico azionato<br />

dalla cattedra dal Professore.<br />

Considerando oggi la laboriosità <strong>di</strong><br />

questa procedura, confrontandola<br />

con l’imme<strong>di</strong>atezza e la enorme<br />

varietà <strong>di</strong> materiale <strong>di</strong>dattico <strong>di</strong>sponibile<br />

in formato elettronico,<br />

non possiamo che restare ammirati<br />

e commossi dalla cura e dal tempo<br />

che Moruzzi de<strong>di</strong>cava alla attività<br />

<strong>di</strong>dattica. Dobbiamo anche riconoscere<br />

che tutto ciò era reso possibile<br />

dalla <strong>di</strong>ligenza e dalla <strong>di</strong>sponibilità<br />

dei tecnici fotografici Alberto Bertini<br />

e Giovanni Bottaro e della Bibliotecaria<br />

Anna Maria Mammini-<br />

Niccolai, che scriveva a macchina<br />

Moruzzi nel corso <strong>di</strong> una lezione sperimentale sulla fusione dei colori.<br />

tutte le <strong>di</strong>dascalie delle figure per<br />

comporre il pannello per la <strong>di</strong>apositiva.<br />

L’altro aspetto quasi unico del<br />

corso <strong>di</strong> Fisiologia che si svolgeva a<br />

Pisa in quel periodo erano le lezioni<br />

o <strong>di</strong>mostrazioni sperimentali. Erano<br />

eventi per molti in<strong>di</strong>menticabili che<br />

si svolgevano in aula, quell’aula ad<br />

emiciclo costruita da una Ditta tedesca<br />

nel 1911, tutta <strong>di</strong> legno con i<br />

banchi estremamente angusti posti<br />

in gironi a picco sulla grande cattedra<br />

dalla cui superficie, aprendo alcuni<br />

sportelli, emergevano come per<br />

magia, dei sostegni per l’animale,<br />

dei becchi <strong>di</strong> Bunsen, dei rubinetti<br />

per l’acqua, un lavan<strong>di</strong>no nascosto<br />

e altre componenti che trasformavano<br />

il piano della cattedra in un<br />

attrezzato banco <strong>di</strong> lavoro per l’esperimento.<br />

E allora, nei giorni prefissati, venivano<br />

impressi in maniera indelebile<br />

nella memoria <strong>di</strong> molte generazioni<br />

<strong>di</strong> studenti alcuni degli esperimenti<br />

più significativi che avevano<br />

segnato il progresso della Fisiologia<br />

e della scienza me<strong>di</strong>ca in generale.<br />

Il controllo nervoso del circolo con<br />

l’esperimento <strong>di</strong> Pagano e Siciliano<br />

veniva riprodotto sul cane anestetizzato.<br />

Il cuore isolato <strong>di</strong> coniglio,<br />

sistemato in un apparecchio da perfusione<br />

inventato da Spadolini, il<br />

predecessore <strong>di</strong> Moruzzi alla cattedra<br />

<strong>di</strong> Pisa, ci faceva vedere dal vivo<br />

le caratteristiche <strong>di</strong> auto-ritmicità<br />

dell’organo e <strong>di</strong> adattamento della<br />

sua portata al carico ematico, e la<br />

legge <strong>di</strong> Starling non aveva più segreti.<br />

Il gatto decerebrato che veni-<br />

2

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