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<strong>ar</strong><br />
4. Beatles for Sale<br />
«But tomorrow may rain, so I’ll follow the sun»<br />
Si può giudic<strong>ar</strong>e il lavoro della più importante<br />
band della storia del pop dal suo disco meno importante,<br />
il meno bello? Alcuni dicono «il più brutto».<br />
Se la band in questione sono i Beatles, la risposta<br />
è sì. Certamente. Altro che!<br />
Andiamo per ordine.<br />
Beatles for Sale esce a soli cinque (!) mesi di distanza<br />
da A H<strong>ar</strong>d Day’s Night e dopo meno di due<br />
anni dal primo album, Please Please Me: due anni<br />
nei quali era cambiato praticamente tutto. I quattro<br />
ragazzi di Liverpool avevano dato uno scossone a<br />
tutto ciò che era possibile scuotere, erano in testa<br />
alle classifiche di mezzo mondo e avevano già cambiato<br />
la storia della musica pop con una manciata<br />
di canzoni che, a metterle insieme oggi, f<strong>ar</strong>ebbero<br />
davvero impallidire la maggior p<strong>ar</strong>te di coloro i quali<br />
si definiscono ‘compositori’. Avevano allora fra i 21<br />
e i 24 anni di età e p<strong>ar</strong>tecipavano spavaldi a conferenze<br />
stampa durante le quali tenevano testa a<br />
schiere di giornalisti di ogni tipo. <br />
Crediamo quindi (e la storia lo ha dimostrato) che<br />
una leggera flessione fosse inevitabile. Non si possono<br />
reggere quei ritmi, soprattutto se si passa la<br />
maggior p<strong>ar</strong>te del tempo spostandosi da un concerto<br />
all’altro, da posti lontani fra loro a volte un intero<br />
oceano. Il tempo per scrivere era ridotto all’osso, i<br />
dischi venivano registrati in poche ore, spesso era<br />
buona la prima take di un brano: in questo nuovo<br />
lavoro successe con più di una canzone.<br />
Nonostante tutto, se continuiamo il gioco iniziato<br />
tempo fa e inseriamo in scaletta lo strepitoso singolo<br />
che lanciò l’album togliendo un paio di cover, vi<br />
invitiamo a definire ‘sc<strong>ar</strong>so’ Beatles for Sale.<br />
1. I Feel Fine (Lennon-McC<strong>ar</strong>tney)<br />
2. No Reply (Lennon-McC<strong>ar</strong>tney)<br />
3. I’m a Loser (Lennon-McC<strong>ar</strong>tney)<br />
4. Baby’s in Black (Lennon-McC<strong>ar</strong>tney)<br />
5. Shes’ a Woman (Lennon-McC<strong>ar</strong>tney)<br />
6. Rock and Roll Music (Berry)<br />
7. I’ll Follow the Sun (Lennon-McC<strong>ar</strong>tney)<br />
8. Medley: Kansas City (Leiber-Stoller) / Hey-Hey-<br />
Hey-Hey! (Penniman)<br />
9. Eight Days a Week (Lennon-McC<strong>ar</strong>tney)<br />
10. Words of Love (Holly)<br />
11. Every Little Thing (Lennon-McC<strong>ar</strong>tney)<br />
12. I Don’t Want to Spoil the P<strong>ar</strong>ty (Lennon-McC<strong>ar</strong>tney)<br />
13. What You’re Doing (Lennon-McC<strong>ar</strong>tney)<br />
14. Everybody’s Trying to Be My Baby (Perkins)<br />
<strong>ar</strong>tisti<br />
Sun”, da “Eight Days a Week” a “She’s a Woman”,<br />
tutto si può dire tranne che manchi la qualità.<br />
Una flessione si avverte, e vorremmo vedere.<br />
Le performance vocali di John e Paul su “Rock<br />
and Roll Music” e “Kansas City” sono straordin<strong>ar</strong>ie,<br />
la scelta delle cover sempre ottima; e “I Feel<br />
Fine” ha un piede nel futuro. A memoria, mai nessuno<br />
aveva iniziato un brano con il feedback di una<br />
chit<strong>ar</strong>ra, quando si dice essere avanti! Come nessuno<br />
aveva utilizzato una dissolvenza in entrata,<br />
anziché in uscita, come accade su “Eight Days a<br />
Week”. Sempre ricordando che p<strong>ar</strong>liamo di un disco<br />
da molti considerato ‘brutto’. E se togliamo ancora<br />
un paio di cover restano comunque dodici canzoni,<br />
quasi tutte originali, a cinque mesi di distanza da A<br />
H<strong>ar</strong>d Day’s Night, che è ancora oggi un disco fondamentale<br />
del ‘900. Pazzesco.<br />
Chit<strong>ar</strong>ra acustica<br />
Non molto spazio per la chit<strong>ar</strong>ra acustica se non<br />
in fase ritmica: la Gibson di John si fa trov<strong>ar</strong>e pronta<br />
in più di una occasione, mentre George si esprime<br />
piuttosto spesso attraverso l’uso del fingerpicking,<br />
come già accennato su Laster, in quella che è probabilmente<br />
la sua principale c<strong>ar</strong>atteristica rispetto<br />
ai musicisti del suo tempo e che – su questo album<br />
– è rappresentata in modo massiccio: forse mai così<br />
spesso H<strong>ar</strong>rison ha utilizzato la Gretsch imitando il<br />
suo maestro americano.<br />
Quattordici tracce intrise di rock’n’roll con punte di<br />
scrittura altissime: da “I Feel Fine” a “I’ll Follow the<br />
Gli <strong>ar</strong>rangiamenti<br />
Il tempo per registr<strong>ar</strong>e era sempre pochissimo, le<br />
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chit<strong>ar</strong>ra acustica 5 duemilaundici