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Help!<br />
stessa “You’re Going To Lose That Girl”, così sfacciatamente<br />
in stile beat primo periodo, non avrebbe<br />
sfigurato su un disco precedente.<br />
Chit<strong>ar</strong>ra acustica<br />
Il lato acustico viene fuori prepotente in quello<br />
che possiamo consider<strong>ar</strong>e il primo vero album ‘da<br />
studio’ dei Beatles, valutando quanto poco tempo<br />
dedicassero alle registrazioni in passato. Lennon<br />
posa la Rickenbacker in favore della Gibson. Mc-<br />
C<strong>ar</strong>tney ci regala la bella “I’ve Just Seen a Face”,<br />
ma soprattutto “Yesterday”, della quale ci sembra<br />
inutile sottoline<strong>ar</strong>e aspetti già analizzati da molti più<br />
bravi di noi in passato: limitiamoci a dire che Paul<br />
entrò in studio con la sola chit<strong>ar</strong>ra acustica, oltre<br />
alla voce, e immortalò qualcosa che il mondo f<strong>ar</strong>à<br />
fatica a dimentic<strong>ar</strong>e. Al qu<strong>ar</strong>tetto d’<strong>ar</strong>chi, chiamati<br />
da George M<strong>ar</strong>tin e dei quali fu entusiasta da subito,<br />
si limitò a dire: «Niente vibrato, per favore!»<br />
Gli <strong>ar</strong>rangiamenti <br />
Se accenn<strong>ar</strong>e agli <strong>ar</strong>chi che accompagnano Mc-<br />
C<strong>ar</strong>tney su “Yesterday” può sembr<strong>ar</strong>e banale, forse<br />
non lo è il not<strong>ar</strong>e la figura ritmica che Ringo suona<br />
su “Ticket to Ride”: alcuni sostengono fosse stata<br />
suggerita proprio da Paul, fatto sta che sembra più<br />
uno stacco che un accompagnamento, ma funziona<br />
alla perfezione. L’altra novità è nel fatto che ormai<br />
non si considera più indispensabile f<strong>ar</strong> ricorso<br />
all’ossatura ‘live’ della band: una volta acquisite le<br />
tecniche base da adott<strong>ar</strong>e in studio,<br />
si può tranquillamente f<strong>ar</strong> ricorso<br />
a poche ma efficaci p<strong>ar</strong>ti; questo<br />
ovviamente inizia a penalizz<strong>ar</strong>e il<br />
povero Ringo, perché la batteria<br />
era la prima a trasform<strong>ar</strong>si in tamburello<br />
o m<strong>ar</strong>acas. Comunque<br />
qualche salto nel passato, come<br />
“I’m Down” o “Dizzy Miss Lizzy”,<br />
era utile a rinfranc<strong>ar</strong>e lo spirito.<br />
Nessuno dei quattro aveva intenzione<br />
di moll<strong>ar</strong>e il rock’n’roll che li<br />
aveva cresciuti, come vedremo in<br />
futuro. Resta il fatto che la sola “Ticket<br />
to Ride” supera i tre minuti di<br />
lunghezza, gli altri brani si fermano<br />
tutti prima, a rinnov<strong>ar</strong>e una consuetudine.<br />
Più corto è, meglio è.<br />
George H<strong>ar</strong>rison con la Gibson J-160E durante le riprese<br />
di Help!<br />
Le voci <br />
“Yes It Is”, retro del primo 45<br />
giri di lancio dell’album, è scritta<br />
sulla fals<strong>ar</strong>iga di “This Boy” senza<br />
raggiungerne la drammaticità complessiva, ma<br />
offre una performance vocale di altissimo livello e<br />
un’<strong>ar</strong>monia delle voci piuttosto complessa. La stessa<br />
“Help!” è innovativa grazie anche alle voci, che<br />
prendono vita in una nuova linea melodica, la quale<br />
anziché rispondere al cantante ne anticipa le frasi.<br />
Per il resto la solita gestione tipo ‘tu canti, noi rispondiamo’,<br />
nella quale erano maestri. Anche “Another<br />
Girl” presenta una interessante doppia voce sulla<br />
frase «Who will love me ‘till the end», con una p<strong>ar</strong>-<br />
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chit<strong>ar</strong>ra acustica 5 duemilaundici