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Sgt. Pepper’s Lonely He<strong>ar</strong>ts Club Band<br />

“Lucy in the Sky with Diamonds” (qui suona anche<br />

un tambura indiano), “Getting Better” e “Fixing a<br />

Hole”, canzone nella quale esegue il bellissimo e<br />

c<strong>ar</strong>atteristico assolo. Le chit<strong>ar</strong>re elettriche utilizzate<br />

da H<strong>ar</strong>rison sull’album sono 
prevalentemente la<br />

Epiphone Casino e la Stratocaster.<br />


Il solo di “Good Morning, Good Morning” è di<br />

Paul, eseguito qui con la sua nuova Fender Esquire<br />

Custom (una Telecaster col solo pickup al ponte, in<br />

colorazione sunburst e doppio binding). Questo è<br />

anche l’unico brano in cui Lennon suona la ritmica<br />

con l’elettrica. John imbraccia invece l’acustica in<br />

“A Day in the Life” e in “Lovely Rita”, 
raddoppiata<br />

qui da un’altra acustica suonata con lo slide da<br />

H<strong>ar</strong>rison.<br />


In tutte le altre canzoni Lennon si occupa solo<br />

delle p<strong>ar</strong>ti vocali; in alcuni casi suona le percussioni<br />

e le tastiere (organi Hammond, Lowrey, <strong>ar</strong>monium).<br />


Altre p<strong>ar</strong>ti di tastiera sono suonate da McC<strong>ar</strong>tney<br />

e da George M<strong>ar</strong>tin: suo è l’assolo di piano in “Lovely<br />

Rita”.<br />


Gli amplificatori utilizzati, oltre al già citato Selmer,<br />

sono i Fender Showman e Bassman già introdotti<br />

nelle puntate precedenti.<br />


Paul usa esclusivamente il Rickenbacker 4001<br />

che segna il sound di basso di tutto l’album.<br />

Il disco che venne dal futuro<br />

di M<strong>ar</strong>co Bonfiglio<br />

Arricchisce questa puntata il contributo di M<strong>ar</strong>co<br />

Bonfiglio, scrittore, giornalista, musicista e profondo<br />

conoscitore della musica dei Fab Four.<br />

Dunque Lennon e McC<strong>ar</strong>tney se ne stavano uno<br />

accanto all’altro, la leggenda vuole nell’antro magico<br />

di Abbey Road, a ragion<strong>ar</strong>e sul testo di una canzone<br />

che prometteva p<strong>ar</strong>ticol<strong>ar</strong>mente bene, “A Day<br />

In The Life”: l’ultimo vero momento di collaborazione<br />

alla p<strong>ar</strong>i tra il sole e la luna dei Beatles. Doveva<br />

essere uno dei primi giorni dell’inverno del 1967 e<br />

quei due, insieme a quegli altri due un po’ meno in<br />

vista ma non meno importanti nell’economia dei Beatles,<br />

il mondo l’avevano già cambiato. E nemmeno<br />

loro, però, immaginavano cosa avrebbero scatenato<br />

con quella e altre dodici canzoni, circa sei mesi<br />

più t<strong>ar</strong>di. Lo intuivano, questo sì. Ragionavano sul<br />

testo e a un certo punto gli venne un verso: ‘I’d like<br />

to turn you on’. Mi piacerebbe eccit<strong>ar</strong>ti. Un momento,<br />

però: nessuno aveva mai usato p<strong>ar</strong>ole così audaci,<br />

dirette e sfacciate dentro un pezzo di musica<br />

popol<strong>ar</strong>e. Non s<strong>ar</strong>ebbe stato azz<strong>ar</strong>dato? Ci pens<strong>ar</strong>ono<br />

un paio di secondi, giusto il tempo di strizz<strong>ar</strong>si<br />

un occhio e dirsi ‘Vaffanculo, facciamolo’.<br />


Eccome, se lo fecero. I Beatles potevano f<strong>ar</strong>e<br />

tutto, <strong>ar</strong>rivati a quel punto. Lo sapevano loro, lo sapevano<br />

gli altri musicisti, lo sapeva tutto il mondo.<br />

È da qui che bisogna p<strong>ar</strong>tire, per rendersi conto di<br />

cosa ha significato Sgt. Pepper’s. Ci sono passati<br />

una qu<strong>ar</strong>antina d’anni, ma ancora non lo si è capito<br />

completamente. Probabilmente perché è un<br />

errore cerc<strong>ar</strong>e di capire un album del genere. È lui<br />

che capisce te. Ed è altrettanto ovvio che un simile<br />

capolavoro poteva succedere non semplicemente<br />

e soltanto negli anni ‘60, ma soprattutto e p<strong>ar</strong>ticol<strong>ar</strong>mente<br />

tra il 1967 e il 1968. Lì la cultura musicale<br />

e la controcultura sociale che stava esplodendo tra<br />

il vecchio e il nuovo continente vennero a contatto,<br />

ed esplosero letteralmente. Prima si erano soltanto<br />

annusate, si erano ascoltate a distanza coi vinili<br />

che attraversavano l’oceano sui transatlantici e poi,<br />

in un groviglio sempre più stretto e veloce, si mescol<strong>ar</strong>ono<br />

insieme in quella che superficialmente<br />

e rapidamente viene chiamata psichedelia. Acidi e<br />

sostanze in grado di aprire la mente: se si vuole uno<br />

stereotipo è la prima cosa che viene in mente quando<br />

si pensa alle influenze prim<strong>ar</strong>ie di Sgt. Pepper’s.<br />

Sì, ma poi ci vuole comunque la mente di quei<br />

quattro per f<strong>ar</strong>e una cosa del genere. Per dire, ci<br />

vuole la mente di McC<strong>ar</strong>tney, sia pure espansa<br />

dall’acido, per pens<strong>ar</strong>e a un nome come Sgt. Pep-<br />

50<br />

chit<strong>ar</strong>ra acustica 5 duemilaundici

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